Skip to main content

Da: Ufficio Stampa

“Ritengo sbagliato limitare la possibilità di ripartire di una città, come Ferrara, che è riuscita a mantenersi sana, affrontando per settimane grandi sacrifici e rispettando le regole con serietà. Siamo stati tra i primi ad applicare le misure restrittive per la limitazione del contagio, abbiamo agito anticipando addirittura alcune scelte del Governo e della Regione e, adesso che chiediamo di poter anticipare di una settimana la riapertura delle attività commerciali ancora ferme, questa possibilità ci viene negata. Mi auguro che il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che a sua volta auspica da parte del Governo la decisione di riaprire anticipatamente rispetto alle date previste, comprenda l’errore e tenda la mano al nostro territori. Ferrara è diventata un “caso di studio” per la bassa contagiosità del virus, ora può diventare un “progetto pilota” per entrare finalmente nel vivo della Fase Due e dare respiro alle attività gravemente danneggiate dal lockdown”.

Così il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, commenta la decisione del Prefetto di Ferrara di considerare inefficace l’ordinanza con cui il primo cittadino dava il via libera alla possibilità per le attività commerciali di riaprire anticipatamente rispetto alla data fissata dal Governo del 18 maggio 2020.

“L’ordinanza serviva per dare il via alla graduale riapertura degli esercizi commerciali, fermi da settimane a causa del lockdown, molti dei quali vendono prodotti merceologici altrettanto importanti quanto quelli attualmente aperti. Ritengo un errore da parte della Prefettura invalidare quello che poteva essere un progetto sperimentale per tutta la Regione Emilia Romagna, per organizzare, con i tempi necessari e in piena sicurezza la riapertura delle attività – spiega il sindaco -. Insieme alle Associazioni di categoria di Ferrara che hanno accolto con grande favore la mia proposta, siamo pronti a collaborare con le autorità sanitarie e con la Regione stessa per avviare una sperimentazione in piena sicurezza: si può studiare un protocollo sanitario da applicare a seconda della merceologia o decidere fasce orarie di apertura per i diversi esercizi. In poche parole si potrebbe e si dovrebbe fare quello che il governo Conte non sta facendo: partire davvero con la Fase Due”.

E il sindaco Fabbri continua: “L’assurdità è che a prevedere che i singoli territori vadano trattati a seconda delle loro caratteristiche anche, e soprattutto nelle fasi emergenziali, è la stessa natura del Dpcm, in nome del quale il prefetto ritiene l’ordinanza inapplicabile. Come si legge all’articolo 1 comma 2 del Decreto Legge del 25 marzo 2020 numero 19, i provvedimenti sulle attività commerciali, anche emanati dalla massima autorità sanitaria locale, devono rispettare ‘principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio effettivamente presente su specifiche parti del territorio nazionale’. Ed è proprio su questo punto che ci siamo mossi con un provvedimento di graduale riapertura degli esercizi commerciali. Vorrei ricordare che Ferrara è una tra le città dove la diffusione del virus è più bassa rispetto a tutta l’Emilia Romagna e a gran parte del Nord Italia. La nostra provincia è diventata addirittura un caso di studio per questa caratteristica ed è stata definita dal commissario ad Acta dell’Emergenza Coronavirus dell’Emilia Romagna, Sergio Venturi, ‘un’oasi del contagio, dove il virus ha fatto meno male’. Per questo il blocco totale imposto dal Dpcm non è più accettabile”.

A questo punto “attendiamo una posizione del presidente Stefano Bonaccini. A lui chiediamo di esprimersi pro o contro un provvedimento che lui stesso auspica per l’intera Regione e che darebbe un segnale forte di fiducia nei confronti di tutti i cittadini, e in particolare alla categoria dei commercianti che sta subendo danni gravissimi a livello economico dal prolungarsi del lockdown” conclude Fabbri, ricordando quello che sta facendo in Sardegna il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, che con una ordinanza sulla Fase 2 ha “previsto la possibilità per i primi cittadini di decidere sulle aperture delle attività prendendo come unità di misura l’indice di diffusione del virus e prevedendo come condizione per aperture anticipate che l’indice di contagio R con T sia uguale o minore di 0,5 nei singoli Comuni”.

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it