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da BookTribu

“Mi piace immaginare scenari che temo, ma che non vedo l’ora di esplorare. Echo Heads è nato così, portando alle estreme conseguenze l’ossessione umana per il dominio della creazione e la distopia di un mondo rinato alle prese con la sua seconda possibilità”. Simone Colombo anticipa con queste parole l’uscita del suo prossimo romanzo Echo Heads, edizioni BookTribu, in libreria da sabato 3 luglio.

Simone Colombo dimostra una vera capacità narrativa in un romanzo corale dove l’ossessione umana per la creazione si spinge a tal punto da arrivare al misticismo tecnologico. Non solo fantascienza quando in un mondo ormai al collasso, un cyborg hackerato è costretto a sentire come un essere umano: l’approfondimento psicologico a confronto con una realtà catastrofica, porta il lettore a riflettere sul futuro che l’umanità sta costruendo. Sullo sfondo, la distopia di un mondo rinato dalle proprie ceneri alle prese con la sua seconda possibilità. E permangono sempre, al di là di ogni avvenimento e a possibili conseguenze apocalittiche, le radici nelle quali ci riconosciamo come esseri umani: l’amore e, soprattutto, la speranza.

Il libro è inserito nella collana Blackout, curata dallo scrittore Gianluca Morozzi che commenta: “Ogni lettore si può approcciare a un libro in maniere totalmente differenti. C’è chi vuole essere rassicurato, e chi vuole essere sorpreso. Chi legge sempre lo stesso genere, rimanendo su binari consueti e conosciuti, e c’è chi cerca strade nuove. Questo romanzo vi porta in territori inesplorati, prende la fantascienza, la macina e la rigira secondo un personale estro e vi conduce in mondi nuovi, oltre l’infinito. Non fatevi spaventare, fate come me: seguite l’autore”.

Simone Colombo, laureato in Storia dell’arte, fotografo per attitudine, vive a Bologna dove lavora nel campo della comunicazione. Si è occupato di recensioni di narrativa per la rivista Argo. Nel 2016 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio Radio Heads, edizioni Il Foglio Letterario. Nel 2017 è presente nell’antologia Nel tempo e nello spazio, a cura di Gianluca Morozzi, con il racconto La strada più lunga.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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