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Da: Associazione Musicisti di Ferrara
Domenica 17 marzo alle ore 10,30 nell’aula magna Stefano Tassinari della Scuola di Musica Moderna di Ferrara in via Darsena 57 verrà presentato il primo libro edito da Associazione Musicisti di Ferrara dal titolo Storie di Standard.
Il pubblico verrà accolto con una tazza di caffè, un pasticcino e un po’ di musica suonata da Organic 3 (Roberto Formignani chitarra, Roberto Poltronieri batteria e massimo Mantovani tastiere), per poi passare alla presentazione del libro da parte degli autori; l’ingresso sarà libero.
L’incontro fa parte di un mini ciclo di presentazioni letterario musicali organizzato da AMF dal titolo Nero su Bianco. Storie di standard, di Massimo Mantovani e Giorgio Rimondi, è il primo dei “Quaderni della Scuola di Musica Contemporanea” di Ferrara, e inaugura una serie di pubblicazioni pensate come strumenti di divulgazione musicale.

Il libro parte dalla consapevolezza che in ambito jazzistico si sono prodotte molte opere originali, ma alcuni dei maggiori successi derivano dalla rielaborazione di composizioni precedenti, spesso tratte dal mondo della musica leggera. Si tratta per lo più di canzoni, scritte da jazzisti come Duke Ellington o Thelonious Monk ma più spesso opera di compositori appartenenti al mondo del musical e del teatro di Broadway, come George Gershwin, Jerome Kern e Hoagy Carmichael.

Una volta rielaborate queste composizioni prendono il nome di “standard”, e iniziano una seconda vita. Trattandosi di canzoni non va dimenticato che a decretare il loro successo concorrono anche le voci degli (e delle) interpreti: quelle di Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Tony Bennet e tante altre ancora.

Gli autori ne hanno scelte alcune (fra le quali Stardust, Autumn Leaves e Sophisticated Lady), ne hanno raccontato l’origine e gli sviluppi, quindi hanno preso in considerazione le esecuzioni più importanti, sia vocali che strumentali, e infine ne hanno esaminato le caratteristiche musicali.

In questo modo hanno costruito una sorta di mappa, stilistica e tematica, che definisce un territorio musicale ormai universalmente apprezzato, quello del jazz moderno.
La Scuola di Musica Moderna nasce a Ferrara nel 1988, da un’idea di Stefano Tassinari. Negli anni successivi aumenta l’articolazione dei corsi e il numero degli iscritti, fino a diventare una delle realtà più interessanti del settore. Partita da un’impostazione prevalentemente collegata alla musica afroamericana, e al jazz in particolare, nel corso del tempo si è aperta a tutti i generi musicali, tanto dell’area popolare quanto della tradizione colta.
Per completare la propria offerta formativa la Scuola affianca alle lezioni tradizionali momenti di ascolto e approfondimento, in collaborazione con studiosi e appassionati interni ed esterni alla sua struttura. Si tratta di un’attività ormai pluriennale, che accumulandosi ha finito per costituire un vero e proprio archivio.
La pubblicazione dei “quaderni” rappresenta il tentativo di ordinare l’archivio in vista di una fruizione pubblica. Per salvaguardare la memoria di un lavoro comune, e per offrire a tutti uno strumento di formazione e di riflessione.

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Riceviamo e pubblichiamo


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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