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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna
Politiche sociali – Discriminazioni, la giunta approva le Linee guida per migliorare e rafforzare la rete regionale: allargamento dell’ambito di attività del Centro, modifiche nella struttura, adesione alla Rete Ready. La Regione destina 40mila euro per la prevenzione

Bologna – Si allarga a tutti i fattori di discriminazione (orientamento sessuale, religione, opinione politica, età, condizioni personali e sociali), e non solo prevalentemente a quelli legati all’immigrazione, l’attività del Centro regionale. Viene modificata la struttura stessa del Centro, con la creazione di “nodi” di coordinamento territoriale a livello provinciale. E c’è l’adesione a Ready, la Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Sono questi i contenuti principali delle Linee guida, approvate dalla giunta regionale, per la strutturazione e l’operatività della rete regionale contro le discriminazioni.

“I cinque anni d’attività del Centro – spiega l’assessore alle Politiche sociali Teresa Marzocchi – hanno evidenziato innanzitutto come la casistica vada ampliandosi verso altri fattori di discriminazione. Al tempo stesso abbiamo rilevato una sovrapposizione di fattori, le cosiddette ‘discriminazioni multiple’: da qui l’apertura a progetti incentrati su un allargamento dell’ambito di attività, e la necessità anche di intervenire sulla struttura e l’organizzazione del Centro, migliorando la gestione dei casi, il monitoraggio e la registrazione delle segnalazioni”.

Per migliorare l’efficacia e l’efficienza del Centro, la Regione destinerà quest’anno 40mila euro alla prevenzione delle discriminazioni attraverso il sostegno alle numerose attività territoriali di educazione, informazione e sensibilizzazione. La Regione inoltre è capofila del progetto STAR (Sportelli Territoriali Antidiscriminazioni in Rete): con i 126mila euro del Fondo europeo per l’integrazione, viene finanziata la sperimentazione di diversi assetti e funzioni dei punti che fanno parte della rete. La Regione partecipa inoltre – in qualità di partner – al progetto europeo “Roma-Matrix” sulle discriminazioni nei confronti di Rom e Sinti, e aderisce al progetto interregionale “Rafforzamento della rete per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni”, all’interno dei Programmi Operativi Fse 2007/2013.
A ciò si aggiunge l’adesione alla Rete Ready, che riunisce enti locali e regionali per promuovere culture e politiche delle differenze e sviluppare azioni di contrasto alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.

Il Centro regionale contro le discriminazioni: struttura e cifre
Sono in tutto 155, tra nodi, sportelli e antenne. E’ questa l’articolazione del Centro regionale contro le discriminazioni, il cui processo di costruzione è stato avviato nel 2008. Il Centro può contare su una rete diffusa su tutto il territorio (sportelli già attivi di Comuni e sindacati, sedi di associazioni del terzo settore) che hanno deciso di includere le attività di prevenzione e contrasto delle discriminazioni nel lavoro già svolto. Parallelamente alla costruzione e formalizzazione delle rete, sono stati organizzati corsi di aggiornamento di base per le figure incaricate da ciascun soggetto come referenti operativi dell’antidiscriminazione. Complessivamente, dalla fine del 2008 ad oggi, sono stati trattati circa 300 casi di discriminazione (che si sono verificati perlopiù in ambito lavorativo), segnalati direttamente alla rete dei punti territoriali o attribuiti dal numero verde dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nello specifico il Centro regionale elabora e diffonde materiali tematici, promuove iniziative di sensibilizzazione, organizza eventi di formazione, monitora il fenomeno delle discriminazioni a livello regionale, collabora con altri soggetti pubblici e privati, anche per progetti nazionali ed europei. Il Centro risponde entro 5 giorni lavorativi alla richiesta di attivazione e produce il parere, quando richiesto, entro 15 giorni lavorativi.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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