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Il continuum di pensieri non seguiti dall’azione (o tempora…) producono notevoli quantità di libri sul tavolone da lavoro. Sfilano, Morante, Bassani, Canova, Cicognara tra affannati consulti, problemi (guai a chi osa scandire anche solo nel pensiero l’orrido ‘problematiche’!) esecutivi, scansioni temporali.

Invano chiedo conforto alle idiozie televisive, che mi rimandano l’immagine di un’Italietta ormai irrecuperabile. Pochi conforti (per citare ancora una volta l’Amatissima, ovvero Elsa) splendono nel buio della notte, tra i quali la certezza di avere dato casa dignitosa ai miei ‘bambini’ siano essi libri o dischi.

Ora il distacco più triste, ma più necessario: quello per cui affiderò alla Biblioteca Ariostea i libri più amati e importanti della storia del giardino, che ancora occhieggiano qui vicini al computer, atteso che, unici in Emilia, possediamo – da me voluta e avviata – la raccolta più specializzata in questa disciplina. Ovviamente attraverso l’aiuto e l’appoggio del Garden Club di cui un tempo ho fatto parte.

Ed ora è tempo di scalare la montagna. A Parigi trionfa al Petit Palais la mostra su Giovanni Boldini [Qui] organizzata dalla bravissima Barbara Guidi, amica che, in quel di Bassano, sapientemente conduce la direzione del Museo-Biblioteca.

A breve l’Edizione Nazionale delle opere di Antonio Canova [Qui], di cui mi pregio essere presidente, organizzerà con il Comune di Bassano un grande Convegno dedicato al bicentenario della morte dell’autore, e la presentazione del volume – primo della serie delle lettere di Canova – nei luoghi da lui frequentati: da Bassano, a Roma, Venezia, Firenze.

Ma ciò che rappresenta l’omaggio ‘ferrarese’ più importante sarà un convegno internazionale su Leopoldo Cicognara [Qui], che si terrà nella Biblioteca Ariostea. Almeno spero!

Ma ora l’impegno più pressante e certamente il più difficile sarà quello che dovrò sviluppare sui rapporti tra Proust [Qui] che ‘racconta’ l’arte e i suoi referenti, i pittori, tra cui in primo piano è ovviamente Boldini.

Un impegno che non so se riuscirò a portare a termine, ma che già avevo cominciato a scandagliare studiando di Proust l’amico Robert de Montesquiou [Qui] e l’omonimo parigino di Boldini, Paul César Helleu [Qui]. Nel frattempo, l’amica e collega Anna Dolfi annuncia l’uscita di un volume proustiano dove, se le forze reggeranno, scriverò il saggio sul tema qui annunciato. Basterà a confermare cosa farò da grande?

Tra uno scroscio di pioggia e un timido raggio di sole, che esalta la fioritura straordinaria di camelie, giacinti e tromboncini del giardino, ancora una volta la mente è oppressa dalla tristezza della malvagia guerra in Ucraina condotta dall’orrido dittatore russo.

Ma il pensiero, per non condannare una storia così necessaria al progresso della civiltà occidentale e mondiale, va ai meravigliosi luoghi dell’arte russa, che con diversi toni si declina anche tra Russia e Ucraina. E bene ha fatto il ministro Franceschini a convalidare l’impegno di ricostruire il teatro di Mariupol, come si evince da un suo twitter.

Come è possibile dimenticare l’influsso dell’arte russa nel mondo? Ancora una volta mi vengono in mente i viaggi a Mosca, San Pietroburgo e nel territorio russo, fatti con entusiasmo e impegno ed organizzati dalla CGL ferrarese forse ‘un milione di anni fa’! Eravamo giovani e bambini. Ora da grande il ricordo di quei luoghi conforta e riscalda.

Mai ne potremo fare a meno!

Per leggere tutti gli altri interventi di Gianni Venturi nella sua rubrica Diario in pubblico clicca  [Qui]

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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