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Da: Organizzatori

A ExpArt gli opposti si attraggono con la doppia personale di Michele Nave ed Enrica Zuffada

BIBBIENA – Dall’8 al 27 ottobre 2016 ExpArt studio&gallery, in via Borghi 80 a Bibbiena (AR), presenta “Dialoghi surreali”, doppia personale di Michele Nave ed Enrica Zuffada a cura di Silvia Rossi. L’esposizione, a ingresso libero e gratuito, sarà visitabile dal martedì al sabato, dalle 15,30 alle 19,30, o su appuntamento. Sabato 8 ottobre, dalle ore 17,30, l’inaugurazione in galleria con l’aperitivo offerto da Bar Le Logge.

LA MOSTRA:
Opere opposte ma dialoganti caratterizzano la mostra di ottobre a ExpArt. Protagonisti i lavori di Michele Nave ed Enrica Zuffada, che trovano spazio di incontro nelle accese cromie che li caratterizzano. Potremmo definirli il “passepartout” di un’analisi giocosa e fantasiosa, ma non esente da una riflessione più profonda della società attuale. Le opere dei due autori giocano infatti tra loro con un forte senso del ritmo,scandito da tinte e frasi, forme e materie che proiettano lo spettatore in un immaginifico gioioso e dissacrante. Lavori felici a un primo sguardo, malinconici a un secondo passaggio e infine irriverenti nei confronti di una realtà che ruota intorno alle tematiche da loro qui rappresentate: arte, infanzia, libertà, natura e società. Michele Nave ci proietta in una dimensione surreale, fatta di citazioni e “amusement”, dove i protagonisti ricorrenti nelle opere interagiscono con il soggetto stesso, spostando l'attenzione di volta in volta sull’uno o sull’altro gesto da essi compiuto. Un uomo, un ragazzo e la loro testa a forma di mela affrontano i simboli dell’arte e della società contemporanea, giocando con essi e stimolando chi li osserva a riflettere, a volte con sarcasmo, sull’uomo di oggi e sulla sua interazione non tanto con gli emblemi scelti, ma con i valori che essi rappresentano. Enrica Zuffada pone invece al centro della sua ricerca la relazione tra colore e materia: la juta prende vita tra i collage e i colori a olio, piccoli dettagli escono dalla tela, invitandoci a giocare con i sensi e l’immaginazione, alternando opere di grandi dimensioni ad altre più piccole. Ogni lavoro racchiude una sua narrazione, un suo spazio di riflessione, dove l'apparente frenesia dei colori vivaci trova la propria, equilibrata, dimensione, trasportando lo spettatore in un'osservazione libera e intensa. www.expartgallery.com

GLI ARTISTI:
Enrica Zuffada è nata a Piacenza nel 1978. Nel 1996 consegue la maturità al Liceo artistico ‘B. Cassinari’ e quindi approfondisce il suo percorso pittorico alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, dove si laurea nel 2011 in Pittura. Dal 2005 al 2008 partecipa a mostre ed eventi collettivi. Nel 2009 inaugura la sua prima personale alla Galleria ‘La Loggia’ di Carona, in Svizzera. Attiva nelle principali fiere d’arte, nel 2014 è stata finalista al Premio Internazionale “Giuseppe Gambino” di Venezia. Il colore e l’utilizzo di materiale grezzo come la juta sono i principali mezzi espressivi della sua pittura, basata sulla ricerca dell’accostamento o fusione di campiture cromatiche, in spazi consapevolmente definiti, fino al raggiungimento dell’equilibrio compositivo. www.enricazuffada.it
Michele Nave è nato a Rivoli (TO) nel 1975. Grafico professionista, all'età di 9 anni inizia a dipingere a olio e a 12 anni si trasferisce con la famiglia in Veneto, dove comincia a usare anche tempere, acrilici e acquerelli. La passione per il disegno e il fumetto lo porta a frequentare corsi per affinare le tecniche. Nel 2000, insieme a un gruppo di pittori e scultori di Ponte nelle Alpi (BL), costituisce l'associazione "Pontart". Successive esperienze lavorative lo conducono a Firenze e di nuovo in Veneto. Nella piccola Arsiè (BL) ha eseguito alcuni murales. Socio del Circolo Artistico Provinciale “M. Morales” di Belluno, ha ricevuto “critiche” di Vittorio Sgarbi e Joan Lluís Montané. Dal 1998 espone con personali e collettive in Italia e all’estero. www.michelenave.it
Martedì 4 ottobre 2016
Ufficio Stampa – Marco Botti
tessera ODG 118843 – cell. 3475489038 – marco.botti9@gmail.com – marco.botti@pec.giornalistitoscana.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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