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Da: Associazione Ferraraincomune

L’associazione Ferraraincomune giudica del tutto insoddisfacente la conclusione della discussione in Consiglio comunale sulla nostra proposta di iniziativa popolare, visto che lo stesso ha approvato un testo di delibera che, nella sostanza, è assai distante da quello da noi proposto. Infatti, pur notando che l’oggetto dello studio di fattibilità volto alla ripubblicizzazione del servizio rifiuti, va almeno parzialmente da quanto da noi richiesto, il fatto di assegnare lo stesso ad Atersir significa svuotare l’effettiva possibilità di partecipazione dei vari soggetti presenti nel territorio all’impostazione dello studio di fattibilità. In questo quadro, il tavolo partecipativo si riduce ad essere un puro elemento di contorno e di commento da quanto prodotto da Atersir. In più, la scelta di far svolgere ad Atersir lo studio di fattibilità si scontra con il dato che Atersir non è propriamente un soggetto terzo ed autonomo nei confronti di Hera e delle scelte di privatizzazione del servizio dei rifiuti. Non lo sosteniamo solo noi, ma lo scrive l’Autorità Anticorruzione in una propria delibera del giugno 2017, quando, a proposito del rapporto tra Atersir ed Hera, parla testualmente della “carente interpretazione del ruolo da parte di Atersir con una sostanziale’ ‘cattura del regolatore’ da parte dei soggetti controllati”.Ci tocca constatare che, nei fatti, la maggioranza che governa il Comune di Ferrara non intende invertire la scelta di privatizzazione della gestione del servizio dei rifiuti, così come la stessa minoranza non ha adeguatamente sostenuto la nostra delibera per renderla effettiva e, comunque, contrastare l’ipotesi alla fine avanzata dalla maggioranza.
In ogni caso, la nostra battaglia per la ripubblicizzazione della gestione del servizio dei rifiuti e degli altri beni comuni, a partire dall’acqua, andrà avanti, ritenendo che questo tema dovrà stare al centro della discussione politica in città nei prossimi mesi. La cittadinanza è invitata lunedì 29 ottobre alle 21.30 al cinema Apollo per la proiezione di Brazil: a ritmo di samba verso la tecnocrazia!

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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