Giorno: 17 Giugno 2022

TEATRO EX VERDI
Vedere la guerra in periodo di guerra: con “Due ieri fa” Roberta Pazi rappresenta l’oggi

 

Vedere la guerra in un periodo di guerra. È un’emozione particolare quella che ha offerto lo spettacolo messo in scena da Roberta Pazi nell’arena dell’ex Teatro Verdi, a Ferrara in via Castelnuovo, affacciato sull’animata e vivace piazza Verdi di Ferrara.

Il titolo è “Due ieri fa”, ma potrebbe essere anche solo ieri, oppure oggi e domani. Una rappresentazione che è come un affaccio oltre lo schermo che ci separa da un fronte aperto di spari, razzi, ordini marziali e paure. Notizie che apprendiamo dal giornale, in televisione e sui social e che per due sere sono rimbalzate vive e piene di pathos sugli spettatori da un’altra città o da un’altra fascia temporale, che si specchia e fa vibrare con trepidazione nel nostro petto e nella nostra anima il periodo di guerra che stiamo vivendo in maniera indiretta. L’interpretazione dell’attrice personalizza la sofferta abnegazione di questi militari con una logistica attuale. Ubbidienza, sacrifici e anche istinto di sopravvivenza vengono offerti in un’interpretazione che dà corpo e anima al dramma di cui ogni giorno possiamo avere notizia. Nell’incarnazione del soldato Vaccari Vincenzo, l’attrice rappresenta e fa sentire forte allo spettatore la situazione di tante persone che devono mettere a tacere la paura e ubbidire a degli ordini per andare in qualche avamposto a rischiare la vita. La trasposizione riesce proprio in questo, fa condividere in maniera reale e tangibile la vita quotidiana del soldato, l’assurdità di un confronto impari tra l’uomo e gli esplosivi di una forza brutale e cieca, con le sferzate dei cannoni che fanno tremare le truppe e la terra stessa sulla quale vanno ad avanzare.

La chiave ironica gestuale, che la Pazi mette in scena, rende ancora più umana e coinvolgente la vicenda. I momenti drammatici si alternano con scene dove la vita ordinaria viene narrata con un filo d’ironia. L’opera è la trasposizione scenica di un diario di memorie autentico, trascritto in bella copia all’indomani della fine della guerra e quindi portato fino a noi. Il protagonista – che come l’attrice ha rivelato è il suo stesso nonno, soldato sul fronte del Carso durante la Prima guerra mondiale – è una persona ordinata, pacata e dotata di un delicato umorismo, che anche in una situazione estrema ha tenuto annotati fatti ed emozioni. E che, una volta ritornato a una condizione di pace, ha sviluppato e trascritto fatti e stati d’animo.

Roberta Pazi in “Due ieri fa” in scena all’Ex Teatro Verdi, Ferrara – maggio 2022

Ecco allora l’attitudine di risposta ai comandi, che il protagonista incarnato dalla Pazi riporta in maniera quasi ironica e autoironica – “signorsì”, “sì, signor tenente!” – con una modalità quasi meccanica, da soldatino, che cela in maniera garbata ma ben percepibile l’obbligatorietà assurda di accettare di volta in volta le destinazioni operative alla quale è chiamato.

Non mancano i momenti maggiormente drammatici, in cui il giovane è solo coi compagni sotto le bombe, sotto la tempesta di fulmini fatali o nel dramma dell’arsura per la sete straziante in mezzo al paesaggio devastato.

La forte personalità del protagonista emerge e si afferma rispetto ad ogni contingenza: ubbidiente, educato e ligio, ma capace nei momenti cruciali di tirare fuori la grinta o la faccia tosta per tentare, sempre e comunque, di salvare la pelle, anche quando appare impossibile potercela fare.

Rispetto alla prima rappresentazione, andata in scena in agosto 2021 al Teatro Ferrara Off, l’atto unico di “Due ieri fa” andato in scena al Teatro ex Verdi inserisce episodi che esulano dalla vita militare stretta. Come l’incontro in osteria con la cameriera che ha perso il fidanzato in guerra e che si spende con il furiere, perché il giovane Vaccari possa rimanere lontano dal fronte per un po’ di tempo.

Roberta Pazi in “Due ieri fa” in scena all’Ex Teatro Verdi, Ferrara – maggio 2022

Un filo rosso lega alla precedente questa nuova rappresentazione, più articolata e più variegata nei toni: la cura particolare dei dettagli storici, la ricerca della divisa originale, la maschera antigas in forma di semplice schermo facciale che – ha spiegato Roberta Pazi alla fine – era proprio quella in uso nella prima guerra mondiale. Anche questi particolari autentici enfatizzano il ruolo del protagonista, figura minuta, che si pone in contrasto con tutti quei fardelli sovradimensionati e pesanti da portare, come gli scarponi, lo zaino con la tenda, i sacchi, la tromba dentro la quale soffiare marciando, anche quando – di fiato – sembra ormai non essercene più. Il protagonista accenna alla fatica senza lamentarsene più di tanto, ma questo grande sacrificio appare chiaro nel bell’effetto scenico che viene creato.

Roberta Pazi in “Due ieri fa” in scena all’Ex Teatro Verdi, Ferrara – maggio 2022

L’opera ha trovato uno spazio strategico nell’ex sala del Teatro Verdi ferrarese, che torna così alla sua vocazione originaria di spazio scenico. Palco e pubblico, però sono un tutt’uno, in questa nuova conformazione dell’arena. E mentre all’esterno la Movida degli aperitivi spopola, qualcuno si affaccia curioso e l’impressione è che la scena potrebbe catalizzare tutta la piazza, così aperta com’è, con appena un leggero rialzo a separare pubblico e palco, rappresentazione e vita, memorie storiche e stretta attualità.

Quando il cinema fa bene alla salute

Il cinema fa bene, l’ho sempre saputo, o per lo meno sentito, e lo confermano anche studi scientifici di eccellenza. Uno studio della Facoltà di Psicologia Sperimentale della University College di Londra (UCL) del 2021 spiega perché vedere i film davanti al grande schermo sia una esperienza con importanti benefici fisici, mentali ed emotivi.

La ricerca è stata commissionata da Vue International (gruppo proprietario del circuito The Space Cinema) per esplorare cosa succede al corpo e alla mente durante la visione di un film al cinema. Il team di lavoro dell’ateneo londinese ha chiesto a un gruppo di volontari di guardare un film al cinema, indossando dei sensori biometrici. Grazie a questo sistema tecnologico gli esperti hanno misurato un notevole aumento della frequenza cardiaca dei partecipanti, mentre assistevano alla proiezione. Una situazione simile a quanto succede quando facciamo una passeggiata a ritmo sostenuto. La cosa stupefacente è che dopo un po’ si assiste a un progressivo allineamento dei battiti degli spettatori: la maggior parte dei cuori battono alla stessa velocità, quasi all’unisono. I test sulla cute hanno mostrato inoltre che in alcuni momenti più coinvolgenti nella trama si è innescato un aumento dei livelli di eccitazione emotiva. Nulla a che vedere con l’esperienza individuale dello smartphone.

La ricerca ha quindi suggerito tre elementi specifici e distintivi dell’esperienza cinematografica: l’attività focalizzata (contro la disattenzione e la moderna difficoltà di concentrazione), la socialità condivisa (contro la solitudine degli schermi piatti e anaffettivi dei cellulari che ci obbligano a essere multitasking impazziti) e l’elemento culturale (contro il vuoto di contenuti dilagante e la mancanza di stimoli culturali reali).

Andare al cinema significa dedicare completamente la propria attenzione, per un certo periodo di tempo continuativo, a una storia, senza distrazioni, concentrandosi solo su di essa. Bisogna solo immergersi in un racconto e non pensare ad altro, un privilegio che questi tempi frenetici e vorticosi ci lasciano ormai raramente. Il cinema rappresenta, quindi, una delle rare occasioni di intrattenimento e stimolo psicologico che non ha bisogno di una connessione internet, anzi al cinema i cellulari (si capirà ormai, che li detesto…) vanno rigorosamente tenuti spenti. E questo, nella nostra società, è già molto. La nostra capacità di mantenere la concentrazione e l’attenzione gioca un ruolo fondamentale nella costruzione della nostra resilienza mentale, perché la risoluzione dei problemi richiede in genere uno sforzo concentrato per superare gli ostacoli e questo ci rende più produttivi. Al cinema ci si può davvero perdere, e con gli altri. Piangere davanti a un film abbassa anche i livelli di stress e di ansia.

L’elemento dell’esperienza condivisa è quello che fa la differenza fra un film visto al cinema e uno in tv (lo ha ricordato anche il Ministro Franceschini all’ultima premiazione dei David di Donatello): tutte le attività che svolgiamo insieme agli altri ci permettono in qualche modo di aumentare la creatività e di migliorare i rapporti sociali, oltre a ridurre i sentimenti di depressione e solitudine. I contenuti poi, quelli belli, fanno la differenza.

Ecco perché arriviamo a parlare di cinematerapia, che da qualche tempo ha fatto ingresso negli ospedali. Cinema (e libri, aggiungo), sono un vero toccasana dal potere unico. Le principali applicazioni prevedono l’area clinica riabilitativa nei deficit mentali e quella terapeutica relativa a psicosi, nevrosi, disturbi dell’umore, oltre all’area dei pazienti oncologici e alle terapie della famiglia. La cinematherapy è ormai praticata da tempo in Italia e all’estero per indurre nei malati una sorta di “effetto pausa”, che consente di ridurre la percezione del dolore e creando uno stato di benessere riscontrabile a livello neurologico.

In Italia abbiamo MediCinema Italia, un’organizzazione non profit nata nel 2013 e ispirata a MediCinema UK, attiva in Gran Bretagna dal 1996 (primi esperimenti al Saint Thomas Hospital di Londra). Si tratta del primo progetto a livello nazionale che si propone di portare la cultura e lo spettacolo in ambito ospedaliero a scopo terapeutico: il regista Premio Oscar Giuseppe Tornatore le ha donato un breve video per raccontarne il lavoro. La Onlus, con sede a Milano, nasce con l’obiettivo di allestire veri spazi cinema all’interno delle strutture ospedaliere e case di cura italiane da adibire alla terapia di sollievo per pazienti degenti e familiari. Questi spazi riproducono la struttura di una sala cinema dotata di soluzioni particolari, come la totale accessibilità anche per pazienti a letto o in carrozzina. Il servizio offerto consiste in incontri settimanali studiati secondo un proprio protocollo esclusivo mirato ai bisogni di ciascun partecipante. L’attività chiave del progetto è quella di utilizzare il cinema e le nuove tecnologie come risorse strumentali agli scopi terapeutici, quale processo di cura e recupero sociale. L’utilizzo del cinema come elemento evasivo e di distrazione diventa una “cura” per alleviare la sofferenza fisica e mentale. L’applicazione di questo metodo e il suo costante monitoraggio negli ambiti pediatrici, psichiatrici, geriatrici, pre e post-chirurgici, nelle terapie riabilitative, intensive e nelle lunghe degenze è un intervento che genera un beneficio e un’innovazione nel trattamento clinico, affiancando la tradizionale terapia medica.

MediCinema Italia è già presente all’interno del Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma (qui la sala, che può ospitare 130 persone tra pazienti, familiari, amici, volontari e personale di assistenza, è in grado di accogliere anche pazienti non autosufficienti, a letto o in sedia a rotelle, ed è stata costruita tra l’8° e il 9° piano del complesso ospedaliero), del Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano (sala nel Blocco Nord, Settore A, piano -1), della Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald’s Italia di Brescia. Collabora con il Centro Clinico Nemo di Milano e Roma, con lo Spazio Vita Coop Sociale, la Fondazione Don C. Gnocchi ed è parte della rete QuBi di Milano Niguarda.  Sono inoltre attive varie collaborazione con scuole e Università per gli interventi in ambito sociale, come il Progetto Giovani e Cinema in collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Fondazione Cineteca Italiana Milano. Dal 2014, ha il patrocinio del Ministero della Salute e dal 2017 gode del sostegno della Direzione Generale Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la promozione cinematografica.

I film proiettati sono accuratamente selezionati, con particolare attenzione ai contenuti, per la duplice funzione di stimolo e produzione di benessere. C’è bisogno di film di contenuto e stimolo allo stesso tempo. No a dialoghi troppo lunghi e serrati. Il tema in ospedale è la ripresa, la resilienza. Dunque, si fa una scelta accurata in questo senso”, ha spiegato la sua fondatrice, la dottoressa Fulvia Salvi. Per le donne malate oncologiche, per esempio, le aree su cui agire sono la riconquista di sé stesse, la paura, la sofferenza. In questo caso alcuni dei film utilizzati sono stati Love is all you need, Inside Out, Quasi amici, Sette anime. Per i malati di Alzheimer, invece, continua la Salvi, che fanno fatica a rimanere concentrati, “abbiamo costruito delle pillole filmiche, aiutati dalla fondazione cineteca italiana. Sono degli ‘spezzoni’ veloci, con un grandissimo contenuto di stimolo alla memoria che in questa patologia gradualmente si perde”. È il progetto “Ciack, curarsi insieme con il cinema kreativo”, realizzato ad hoc per pazienti con demenza cognitiva e i loro caregiver, coordinato dal Centro di neuropsicologia cognitiva dell’ospedale Niguarda, in collaborazione con la Fondazione Don Gnocchi.

MediCinema dal 2017 monitora e misura i benefici delle attività di cineterapia attraverso test di reattività e miglioramento psico-fisico. Grazie alla cineterapia è stato possibile ridurre l’ansia e lo stress dovuto al ricovero del 35%, soprattutto nei bambini. Globalmente si è registrato un indice di miglioramento psico-fisico pari al 55% e il 25% della riduzione della percezione del dolore, secondo la dottoressa Salvi. La cineterapia si attesta come valido strumento riabilitativo e di medicina complementare.

Ultimo e più recente esempio: Riccardo Milani (già regista di altre pellicole di successo tra cui  Come un gatto in Tangenziale e Come un gatto in Tangenziale-Ritorno a Coccia di Morto) che porta il suo film, Corro da te, al Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma, svelando, a un pubblico attento, tutti i segreti del back stage del nuovo film dedicato al tema della disabilità. Perché il cinema fa bene. Davvero.

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