Skip to main content

Giorno: 9 Luglio 2020

Copparo: il parco di Tamara sarà dedicato a Marco Coletta

Da: Comune di Copparo

È arrivato il va libera della prefettura di Ferrara, dopo l’ok delle
giunte di Copparo e dell’Unione

La prefettura di Ferrara, sentita anche la Deputazione provinciale di
Storia Patria, ha autorizzato l’intitolazione dell’area verde nel centro
di Tamara di Copparo a Marco Coletta.
L’iniziativa è stata promossa dalla giunta comunale di Copparo. L’iter è
stato condotto in seno all’Unione Terre e Fiumi, raccogliendo il parere
positivo della Commissione per la Toponomastica e Odonomastica stradale
e della giunta, fino all’istanza alla prefettura e all’espressione
favorevole. L’intenzione è quella di apporre la targa nell’area verde
nel giorno dell’anniversario della morte del giovane.
Marco Coletta, nato a Copparo il 5 ottobre1982, è vissuto fino all’età
di 14 anni a Ponte San Pietro e successivamente si è trasferito con la
famiglia a Tamara. È scomparso il 10 settembre 2005 in un tragico
incidente, finendo con la propria auto nel Canale che costeggia via
Raffanello a Baura di Ferrara, all’epoca non protetto da guardrail. Il
ragazzo è diventato simbolo della battaglia sui temi della sicurezza
stradale perseguita con tenacia dai familiari con iniziative e convegni
di sensibilizzazione proprio su questi temi fortemente dibattuti anche
nelle aule dei tribunali: portatori del messaggio “La strada per andare
lontano”, superando i confini provinciali e regionali per approdare, in
tema di sicurezza stradale, a livello nazionale ed europeo.
Il giornalista e scrittore ferrarese Nicola Bianchi nel libro ‘La strada
di Marco’ ripercorre la vicenda del tragico incidente stradale e la
battaglia giudiziaria che ne è seguita.

Ferrara Summer Festival 2020
Primo appuntamento 31 luglio

Da:Organizzatori

Venerdì 31 Luglio 2020 sarà NEK con un inedito show a calcare il palcoscenico di Piazza Trento
Trieste nel pieno Centro Storico di Ferrara
“SOLO: CHITARRA E VOCE”: è questo il nome di questi concerti, in cui Nek sarà da solo con il
suo pubblico e il suono delle corde del suo strumento, in una dimensione intima ed essenziale.
Saranno poche date speciali per provare a lanciare un piccolo messaggio di ripartenza per il
settore della musica in difficoltà a cui, anche grazie a questi concerti, arriveranno alcuni sostegni
concreti.
I compensi dell’Artista di queste date, spiega Fabio Marzola, Presidente dell’Associazione
Musicale Butterfly e Organizzatore di Ferrara Summer Festival, verranno infatti devoluti al fondo
per i lavoratori dello spettacolo di MUSIC INNOVATION HUB, un’impresa Sociale che ha lo
scopo di supportare musicisti e professionisti del settore musicale in questo momento di crisi
globale.
Prevendite Online e presso i Punti Vendita www.ticketone.it :
A breve saranno comunicati gli orari di inizio vendita prevista per la prossima settimana.
Saranno disponibili 1800 posti numerati distanziati (Linee Guida Covid-19)
Ferrara Summer Festival è una manifestazione che punta a proporre Artisti ed Eventi
presentando una Rassegna di Spettacoli Musicali, e non, nel periodo estivo all’interno del
Centro Storico di Ferrara.
Accesso Disabili:
I portatori di handicap possono acquistare un biglietto a prezzo
standard previsto per l’evento, ed entrare con un accompagnatore gratuito solo se provvisti di
certificato di invalidità al 100%. I biglietti sono reperibili esclusivamente attraverso prenotazione
al 320 7871782.
Onde evitare problemi all’ingresso e poter accedere ad una sistemazione consona, si sconsiglia
fortemente l’acquisto di un biglietto generico.

Coronavirus, l’aggiornamento: 29 nuovi positivi, di cui 17 asintomatici individuati attraverso il contact tracing e gli screening regionali

Da: Regione Emilia-Romagna

Coronavirus, l’aggiornamento: nessun decesso e 29 nuovi positivi, di cui 17 asintomatici individuati attraverso il contact tracing e gli screening regionali. Le persone guarite salgono a 23.434 (+34)

Effettuati 5.343 tamponi e 1.485 test sierologici. I casi attivi sono 1.066, 5 in meno di ieri. Stabile il numero dei pazienti in terapia intensiva (10), in calo i ricoverati negli altri reparti Covid (96, 3 in meno). Nessun nuovo caso nelle province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e a Imola

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 28.769 casi di positività29 in più rispetto a ieri, di cui 17 persone asintomatiche individuate nell’ambito del contact tracing e dell’attività di screening regionale a seguito di test sierologici.  Dodici sintomatici (1 a Parma, 1 a Reggio, 1 a Modena, 8 Bologna e 1 a Rimini), per la maggior parte riconducibili a focolai o a casi già noti.

Nessun nuovo decesso in regione: il numero totale resta quindi 4.269.

nuovi tamponi effettuati sono 5.343, che raggiungono così complessivamente quota 536.432, a cui si aggiungono altri 1.485 test sierologici (per un totale di 167.293).

Le nuove guarigioni sono 34, per un totale di 23.434, l’81,4% dei contagiati da inizio crisi. I casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 1.066 (5 in meno di ieri).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 960, 2 in meno rispetto a ieri, il 90% di quelle malate. I pazienti in terapia intensiva sono 10 (come ieri), quelli ricoverati negli altri reparti Covid sono 96 (3 in meno).

Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 23.434 (+34 rispetto a ieri): 231 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 23.203 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Questi i nuovi casi di positività sul territorio, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.562 a Piacenza (+2), 3.708 a Parma (+8, di cui 1 sintomatico), 5.000 a Reggio Emilia (+1, sintomatico), 3.978 a Modena (+1, sintomatico), 5.015 a Bologna (+16, di cui 8 sintomatici); 404 a Imola (invariato), 1.031 a Ferrara (invariato); 1.080 a Ravenna (invariato), 963 a Forlì (invariato), 813 a Cesena (invariato) e 2.215 a Rimini (+1, sintomatico).

In seguito a un’ulteriore verifica dei dati, sono stati eliminati 16 casi da Reggio Emilia, in quanto 15 erano inserimenti doppi e uno frutto di un’errata attribuzione di Ausl. Quest’ultimo caso è stato correttamente attribuito a Cesena (Ausl della Romagna). Le correzioni sono state effettuate sui dati comunicati ieri./CV

Clara: CdA riconfermato per i prossimi tre anni

Da: Ufficio Stampa

L’assemblea dei soci di CLARA, riunitasi stamattina nella sala della Galleria Alda Costa di Copparo, ha deliberato il rinnovo dell’attuale Consiglio di Amministrazione.

Il presidente Annibale Cavallari e le consigliere Mary Luppino e Alida Padovani rimarranno in carica fino all’approvazione del bilancio consuntivo 2022, quindi prevedibilmente fino alla primavera del 2023.

L’assemblea ha confermato anche i compensi dei tre componenti del CdA, che resteranno invariati rispetto al mandato appena concluso.

Per il presidente Cavallari e la consigliera Luppino quello che sta per iniziare è il secondo mandato, per la consigliera Padovani il terzo. Tutti e tre hanno ringraziato i soci per la fiducia dimostrata con la conferma della nomina.

Il Prefetto Michele Campanaro riceve il neo commissario dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara Paola Bardasi

Da: Prefettura Ferrara

A Ferrara, dove è conosciuta e stimata per i suoi trascorsi manageriali ai vertici della sanità pubblica locale, l’attende un compito diverso ma altrettanto stimolante, quello di concorrere all’ unificazione delle due aziende, sanitaria e ospedaliero-universitaria. Sono certo che le numerose esperienze maturate ed i risultati ottenuti nel corso della sua brillante carriera le consentiranno di svolgere al meglio il mandato assegnatole, per rispondere con azioni concrete ai bisogni sanitari e sociosanitari dei cittadini, quanto mai attuali alla luce dell’emergenza COVID-19”.
Con queste parole il Prefetto Michele Campanaro ha salutato stamane il neo commissario dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, Paola Bardasi, ricevuta a palazzo don Giulio d’Este e da poco nominata per guidare, insieme al neo Direttore Generale dell’Azienda USL, il processo di aggregazione dei poli sanitari provinciali deciso da vertici della Regione.
La dottoressa Bardasi, proviene dall’Aulss 6 Euganea Regione Veneto dove ha svolto la funzione di direttore amministrativo. Nel 2016, dopo una parentesi “ferrarese” di direttore generale dell’Azienda USL di Ferrara, era stata direttore del coordinamento staff Policlinico di Modena per il progetto di fusione con l’Ospedale di Baggiovara.
Quella dell’Emilia-Romagna è una sanità d’eccellenza, ed è fondamentale che a guidarla concorrano persone capaci e con una storia professionale all’altezza dell’incarico. Rinnovo i miei più sinceri auguri alla dottoressa Bardasi, perché andrà a ricoprire questi ruoli in una fase particolarmente complessa come quella che stiamo ancora attraversando e che ci attende ulteriormente, perché la sanità è un pilastro imprescindibile della ripartenza”, ha dichiarato a fine incontro il Prefetto Campanaro.

Gelate Emilia-Romagna. Odg Morrone per risarcimenti, “NO” dalla maggioranza Giallorossa

Da: Ufficio Stampa Lega Romagna

Le gelate che, tra il 24 marzo e il 3 aprile 2020, hanno messo fuori combattimento tante aziende agricole in Emilia-Romagna non interessano al Governo Conte. La maggioranza giallorossa ha bocciato questa mattina un odg, di cui era primo firmatario il parlamentare della Lega Jacopo Morrone, dove si chiedeva un incremento delle scarse risorse previste per consentire alle circa 9.000 imprese colpite di poter ottenere un risarcimento adeguato alle perdite subite.
“La stima provvisoria dei danni si aggira sui 400 milioni di euro, mentre le aree colpite riguardano circa 48.000 ettari di frutteti ad alta specializzazione produttiva, con perdite che in alcuni casi arrivano al 90 per cento del raccolto previsto per quest’anno, in particolare di albicocche. Un disastro che ha interessato principalmente il settore ortofrutticolo delle province di Forlì-Cesena, Rimini, Ravenna, Modena, Reggio Emilia e la Città metropolitana di Bologna. Ma l’emergenza denunciata dalle aziende e dagli imprenditori agricoli emiliano-romagnoli non ha smosso neppure i parlamentari di maggioranza che provengono da queste aree, che hanno votato convintamente ‘no’. Gli stessi che sul territorio promettono interventi e risorse, ma poi, a Roma, si adeguano ai diktat del Governo”.

Sanità. Accordo con le Università per i medici specializzandi

Da: Regione Emilia Romagna

Da una parte la volontà di offrire un inserimento rapido nel mondo del lavoro ai medici specializzandi, che durante l’emergenza Covid hanno dimostrato di essere pronti al servizio in prima linea. Dall’altra, la necessità di dare una risposta al fabbisogno di medici che caratterizza in questo momento il Servizio sanitario.

La Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha siglato un accordo con le Università di Parma, Modena-Reggio Emilia, Bologna e Ferrara che sancisce la possibilità di assunzione dei medici specializzandi iscritti al penultimo e all’ultimo anno del corso di specializzazione.

Gli specializzandi potranno quindi partecipare ai concorsi, e per loro è previsto, in caso di esito positivo, un contratto a tempo determinato, durante il quale resteranno iscritti alla scuola di specializzazione universitaria. Non appena completeranno il loro percorso di studi, il contratto si convertirà a tempo indeterminato

In arrivo anche un’altra importante novità per gli specializzandi: gli incarichi a tempo determinato già affidati per il contrasto all’emergenza Covid-19 potranno essere prorogati fino al 31 dicembre 2020.

“Questi mesi così impegnativi per la nostra sanità sono stati un’occasione di crescita professionale molto importante per i medici specializzandi, che hanno svolto un ruolo fondamentale per tutto il sistema a fianco dei loro colleghi più esperti- spiega l’assessore alla Politiche per la salute, Raffaele Donini-. Hanno dimostrato sul campo di meritare la possibilità di entrare in maniera rapida e diretta nel mondo del lavoro, perché di bravi medici ce n’è più che mai bisogno”.

Ai medici in formazione specialistica assunti verranno affidati incarichi compatibili con le loro competenze, e sempre sotto la supervisione di un medico della struttura.

Per loro sono previste 32 ore settimanali di lavoro e formazione pratica, mentre l’Università pianificherà gli orari delle lezioni teoriche, che non dovranno essere lasciate indietro: l’obiettivo è conciliare lavoro e formazione senza prolungare la durata degli studi.

Si aprono poi anche nuove prospettive di mobilità per gli specializzandi e si potrà essere assunti anche se si proviene da un ateneo diverso della Regione. Ad assicurare l’applicazione uniforme dell’accordo in tutta l’Emilia-Romagna sarà l’Osservatorio regionale per la formazione medico specialistica, l’organismo paritetico Università – Servizio sanitario regionale.

Bellotti, CNA: “Le imprese hanno energia e vogliono ripartire. Bisogna intervenire subito, e non è permesso sbagliare”

Da: Ufficio Stampa CNA

“I dati che abbiamo raccolto dimostrano che il sistema produttivo del nostro territorio ha energia e vuole riprendere. Gli imprenditori dimostrano anche un forte orgoglio, sia riguardo alla propria azienda, sia riguardo al proprio personale, che non vogliono assolutamente abbandonare. E tuttavia, intervenire è necessario, e soprattutto non è permesso sbagliare”.

Davide Bellotti, presidente di Cna Ferrara, commenta così i risultati del sondaggio “Cosa ci aspetta a settembre?” lanciato dall’associazione tra i propri iscritti. Un questionario in due parti, a cui hanno risposto 512 imprese, che definisce una fotografia in tempo reale delle attese degli imprenditori.

“Abbiamo fatto una scommessa – spiega il direttore Diego Benatti – chiedendo alle imprese cosa si aspettano per settembre: ne è emersa la necessità di un impegno, da parte delle associazioni e delle istituzioni, per fare le cose giuste ed evitare che un 20-25% di aziende dopo l’estate vadano definitivamente in crisi e non possano più rialzarsi”

Nel corso della conferenza stampa di presentazione dei risultati del sondaggio, il Presidente Bellotti ha illustrato le sei priorità (i sei pilastri) che Cna considera prioritari per consentire alle imprese di ripartire.

“È necessario – ha spiegato – impostare un patto territoriale che prenda atto della necessità di far lavorare prioritariamente le imprese ferraresi. In questa chiave vanno riviste anche le logiche che presiedono all’assegnazione degli appalti. Bisogna studiare forme di incentivazione al mantenimento dell’occupazione, per esempio attraverso un bando multidisciplinare, dando più spazio al tempo determinato”

Non vanno dimenticate tre priorità strategiche di natura generale: la riduzione della burocrazia, una riduzione strutturale della fiscalità locale, e una revisione delle modalità di accesso al credito. “Se il metro di giudizio per la concessione del credito continuerà ad essere il rating aziendale, invece dell’andamento complessivo dell’azienda, del progetto che porta avanti, delle sue potenzialità, non andremo da nessuna parte. Il sistema pubblico deve mettere in condizioni le banche di adottare criteri nuovi per la concessione del credito alle imprese”.

I risultati del sondaggio

Pensi che il sistema Ferrara, dopo l’estate, riuscirà a riprendersi? A questa domanda il 37,6% risponde che ci vorranno mesi, forse anni per ripartire, il 49% risponde “Ci riusciremo, ma con grande fatica e sacrifici”.

Sul fatturato: il 70% degli imprenditori pensa che quello della sua azienda peggiorerà, e un altro 23% si aspetta che rimanga invariato.

Tuttavia, il 73,9% degli imprenditori ritiene che il personale della sua azienda rimarrà invariato, confermando la volontà di tutelare i propri dipendenti.

Infine, il 62,4% degli imprenditori spera di non dover ricorrere a nuovo credito, mentre solo il 12,7% è sicuro che non lo farà.

Nella seconda parte, CNA ha chiesto alle imprese di dare un giudizio sull’operato del governo, del proprio comune, della regione Emilia Romagna, della stessa CNA. Complessivamente negativo il giudizio medio sul governo, tra sufficiente e positivo il giudizio su Comune e Regione, nettamente positivo il giudizio sull’operato di CNA Ferrara.

CENTRI ESTIVI
In Emilia-Romagna già operative 2.600 realtà con 70.000 tra bambini e ragazzi che vi partecipano

Da: Regione Emilia Romagna

Un ritorno alla socialità per bambini e ragazzi che, dopo la chiusura forzata delle scuole a fine febbraio, non avevano più potuto incontrare amici e compagni per mesi. Al tempo stesso, un importante sostegno per la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia dei genitori, alle prese in molti casi con il ritorno all’attività lavorativa in presenza: ai tempi del post Covid, i centri estivi dell’Emilia-Romagna fanno la loro parte nell’offerta regionale del welfare, mentre si lavora già alla riapertura in sicurezza delle scuole a settembre.

Da Piacenza a Rimini sarebbero infatti 2.600 i centri attivi in quest’estate 2020, con 70.000 bambini e ragazzi coinvolti. A stimarlo è Anci Emilia-Romagna, a partire da un questionario a cui hanno risposto fino ad ora 159 dei 328 Comuni della Regione, con una copertura di 2,7 milioni di abitanti, pari al 60% del totale degli emiliano-romagnoli.

Le anticipazioni del sondaggio svolto dall’Associazione dei Comuni, in attesa della rilevazione ufficiale che svolgerà la Regione a fine estate, delineano un quadro di piena operatività. Nei 159 Comuni presi in esame, i Centri aperti sono 1.682, con 46.630 iscritti. La fascia di età più partecipe è quella degli alunni della scuola primaria e secondaria: a frequentare i 931 centri estivi a loro dedicati sono 28.800 tra bambini e ragazzi, di cui 21.122 sono allievi della scuola primaria, 7.093 alunni della scuola secondaria di primo grado e 585 ragazzi della scuola secondaria di secondo grado. I centri estivi per la scuola per l’infanzia operativi sono 499, con 13.000 bambini iscritti, mentre tra i più piccoli, nella fascia di età 9-36 mesi, i centri sono 252 con 4.830 frequentanti: 330 hanno meno di un anno (tra i 9 e i 12 mesi), mentre 4.500 hanno tra gli uno e i tre anni.

“A un mese dal via libera alla riapertura in sicurezza dei centri estivi – afferma Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e assessora al Welfare-, siamo davanti a un ottimo risultato, grazie agli sforzi fatti con enti locali e gestori. Dopo l’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, era fondamentale tornare a garantire due diritti imprescindibili: la socialità e l’educazione per i bambini e i ragazzi, la conciliazione dei tempi famiglia-lavoro per i genitori, con una particolare attenzione alle donne su cui ricade spesso il maggior carico familiare. Grazie all’impulso della Regione e alla collaborazione con l’Anci i centri estivi si confermano uno dei cardini del nostro sistema integrato di welfare e formazione: per questo da tre anni li sosteniamo con un importante investimento, per fare in modo che siano accessibili a tutti. Quest’estate i Centri garantiscono la massima sicurezza e, allo stesso tempo, offriranno servizi migliori, con più attività all’aperto, gruppi più piccoli seguiti sempre dagli stessi educatori in continuità per contenere i rischi di contagio”.

“Aver fatto partire i centri estivi in così poco tempo è un risultato straordinario, che dimostra una grande capacità dei nostri territori: grazie al coordinamento dei comuni, hanno saputo attivare ogni sinergia possibile, sostenendo le proposte di parrocchie, terzo settore, cooperative, società sportive, che hanno condiviso come questa fosse una priorità- dichiara Ilenia Malavasi, sindaco di Correggio e referente Politiche educative e scuola per Anci Emilia-Romagna-. Abbiamo saputo cogliere questa come una opportunità, sia per supportare le famiglie, sia per dare una rinnovata occasione di socializzazione e di aggregazione ai nostri bambini che, dopo aver sopportato con grande maturità i mesi di chiusura, avevano il diritto di ritornare in un contesto educativo. Credo che la proposta che i comuni hanno saputo mettere in campo sia senza precedenti, dato il contesto nel quale abbiamo lavorato, sia per il numero dei bambini che abbiamo saputo accogliere, sia per la qualità dei progetti. È sicuramente una prova superata che ci consente di guardare con fiducia alla riapertura delle nostre scuole a settembre”.

Come da decreto regionale, i centri estivi hanno potuto riaprire l’8 giugno, ma il calendario si è poi differenziato a seconda delle fasce d’età e dei territori. Per le scuole d’infanzia in prevalenza il primo giorno è stato il 22 giugno e si proseguirà fino al 14 agosto, con alcuni aperti però fino all’11/12 settembre, mentre per i ragazzi delle scuole primarie e secondarie la maggior parte dei centri ha aperto il 15 giugno e continuerà l’attività fino a metà agosto o inizio settembre. Per i centri dedicati ai bambini dai 9 ai 36 mesi, il 10% ha riaperto dal 22 giugno, i restanti invece hanno avviato le attività tra il 6 e il 7 luglio.

Nel protocollo recepito dal decreto del 1° giugno per la riapertura in sicurezza, il filo conduttore comune delle regole e dei requisiti messi a punto è garantire la massima tutela della sicurezza e della salute di bambini, ragazzi, educatori e familiari. Fra le principali misure previste e da adottare: attività da svolgersi preferibilmente all’aperto, bambini e adolescenti organizzati in piccoli gruppi e seguiti sempre dagli stessi educatori senza mescolanze tra gruppi, entrate e uscite scaglionate, triage all’ingresso, attenzione ai contatti, pulizia e disinfezione costante degli ambienti e dei materiali.

A supporto delle attività dei centri estivi la Regione ha previsto una formazione in merito alle norme igienico sanitarie, sui temi della prevenzione di Covid-19, nonché per gli aspetti di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale: a tale formazione hanno aderito migliaia di operatori.

Per quanto riguarda la gestione, il 49% dei centri (830) è a gestione privata, il 19% (316) a gestione pubblica mentre il 32% (536) è affidato al terzo settore.

La Regione in aiuto alle famiglie per pagare le rette

Quest’anno, per il terzo anno consecutivo, la Regione Emilia-Romagna ha confermato il bonus economico alle famiglie, veicolato tramite i Comuni, per sostenere i costi delle rette di frequenza dei Centri estivi aderenti al progetto. Lo stanziamento di 6 milioni di euro, provenienti dal Fondo sociale europeo, rientra nell’obiettivo di conciliare i tempi lavoro-famiglia, e prevede un contributo alle famiglie con nati dal 2007 al 2017 (quindi dai 3 ai 13 anni) e reddito Isee entro i 28.000 euro. A supporto della riorganizzazione in sicurezza dei centri estivi sono arrivati ai Comuni della Regione Emilia-Romagna anche quasi 10 milioni di euro stanziati dal Governo con il Decreto Rilancio.

POMPOSA ASPETTA
Marco Fabbri (Pd): “Musei statali ancora chiusi”

Da: Ufficio Stampa Gruppo PD Emilia Romagna

Interrogazione in Regione del consigliere che richiama il caso dell’Abbazia di Pomposa, per la quale non è ancora nota la data di riapertura

Da quando, con il Dpcm che ha normato la cosiddetta ‘fase 2’, è stata decretata la riapertura dei musei e delle mostre per il 18 maggio, di regione in regione si è proceduto in ordine sparso. Ad oggi le istituzioni museali statali riaperte risultano nettamente inferiori a quelle civiche.

Marco Fabbri, consigliere regionale Pd, a riguardo annuncia: “Ho depositato un’interrogazione alla quale sarà presto data risposta in Commissione, per chiedere alla Giunta dell’Emilia-Romagna se sia al corrente del cronoprogramma di riaperture al pubblico di tutti i musei, gallerie, pinacoteche, monumenti e dimore storiche di proprietà statale nel territorio regionale gestiti dalla direzione Musei Emilia-Romagna del Mibact. Si tratta complessivamente di ventisei siti, di cui attualmente risultano aperti soltanto quattro”.

“Nella comunicazione istituzionale del Mibact non è nota la programmazione delle riaperture degli altri. – aggiunge Fabbri, che sottolinea – Simbolico è il caso del complesso monumentale di Pomposa nel comune di Codigoro. Il museo e l’abbazia benedettina, primo in provincia e quarto tra i luoghi della cultura statali più visitati in regione, sono ancora chiusi al pubblico”.

“L’offerta culturale è un elemento indispensabile per la promo-commercializzazione di tutta la Regione Emilia-Romagna specie in una stagione turistica complessa come quella in corso, l’auspicio – conclude il consigliere – è che l’azione del Ministero sia rapida per garantire un beneficio all’economia del territorio”.

Lettura inclusiva nella Biblioteca Civica “Muratori” di Comacchio

Da: Comune di Comacchio

La Biblioteca Civica L.A. Muratori è uno spazio accogliente ed inclusivo, che garantisce l’accesso alla lettura e all’informazione al numero più ampio possibile di persone, non solo mediante l’abbattimento delle barriere architettoniche, ma anche attraverso specifiche strategie di sviluppo delle raccolte.

Da qualche anno la biblioteca partecipa al progetto Leggere facile, leggere tutti promosso dalla Biblioteca Italiana per Ipovedenti B.I.I. Onlus di Treviso, che ha donato e continua a donare alla Biblioteca L.A. Muratori testi di vario genere, dedicati a persone ipovedenti o dalla vista indebolita. I libri sono stampati a grandi caratteri secondo criteri grafici, di impaginazione e di qualità della carta che rendono la lettura più agevole. Si tratta di un patrimonio che al momento conta oltre 50 titoli, tra narrativa e saggistica, che viene periodicamente incrementato. Si segnalano autori come contemporanei come Niccolò Ammaniti, Andrea Camilleri e Paolo Cognetti, autori classici come Edmondo De Amicis e Giovanni Verga, o autori di testi non narrativi come Papa Francesco e Ilaria Corli.

Anche la sezione dedicata a bambini e ragazzi è diversificata per andare incontro alle diverse esigenze di lettura e consentire la fruizione degli spazi e dei servizi della biblioteca anche a chi ha maggiori difficoltà di approccio al libro, soprattutto in una fase come quella scolastica in cui la promozione della lettura svolge un ruolo rilevante. In biblioteca è presente una ricca dotazione di libri ad Alta Leggibilità, differenziati per fascia d’età, adatti a chi ha specifiche difficoltà di lettura, come ipovedenti e dislessici, ma che possono essere letti da tutti. Questi libri, che hanno lo scopo di abbattere le barriere tipografiche e agevolare la comprensione del testo, hanno peculiarità come: caratteri tipografici specifici, paragrafi non giustificati e sono stampati su una carta che non dà riflessi o trasparenze.

Recentemente, infine, la biblioteca si è arricchita di una importante sezione di libri per ragazzi in Braille – sistema di lettura e scrittura tattile a rilievo per non vedenti e ipovedenti -, acquisiti principalmente presso la Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” di Monza, che ne è anche editrice e curatrice. Al momento la sezione conta 33 titoli, selezionati per proporre un’offerta variegata sia per quanto riguarda l’età di lettura, sia il livello di conoscenza del braille.

Di fondamentale rilevanza, ai fine della costituzione della sezione braille è stata anche la collaborazione con il Consiglio Comunale dei Ragazzi comunale.

Si tratta della sezione braille più consistente è variegata di tutto il polo bibliotecario ferrarese, ponendo la Biblioteca Muratori come punto di riferimento non solo del territorio, ma anche degli utenti delle altre biblioteche della rete provinciale.

Si segnalano, infine, alcuni libri in simboli secondo i linguaggi della Comunicazione Aumentativa Alternativa, adatti a chi non è in grado di comprendere ed utilizzare il linguaggio verbale, a causa ad esempio di una disabilità, ma che si sono rivelati molto utili anche per l’avvio alla lettura in età prescolare o nel caso di lettori che sono in fase di apprendimento della lingua italiana.

La biblioteca è costantemente al lavoro per l’implementazione di tali sezioni per raggiungere tutti i propri utenti nonché quelli potenziali.

Consorzio Bonifica – Rendiconto di bilancio

Da: organizzatori

Nei giorni scorsi, con l’approvazione del consiglio d’amministrazione del bilancio consuntivo 2019 e l’incontro in Castello a Ferrara con i sindaci della provincia, per il Consorzio Bonifica Pianura di Ferrara si è chiuso ufficialmente il 2019, guardando però al futuro. Il bilancio consuntivo presentato, infatti, è la fotografia dell’attività svolta ma anche della puntuale e precisa gestione di ciò che e’ successo sull’intero territorio estense in seguito all’andamento del clima, che sempre di più condiziona la sicurezza idraulica e Il servizio irriguo per l’agricoltura.

“E’ un bilancio che ci dà soddisfazione perché abbiamo attraversato un anno complicato a causa di una primavera eccessivamente piovosa, preceduta da una forte carenza invernale, con una fase, ancora a fine anno, di intense precipitazioni. Emergenze che hanno comportato alti costi – è il punto del presidente Franco Dalle Vacche – nonostante ciò, ci permette di registrare uno scostamento positivo minimo di 332.455 euro, pari ad un + 0,8%. Significa che abbiamo centrato l’obiettivo”. Elemento che dimostra la virtuosità del Consorzio e l’uso attento dei contributi consortili, ma anche la capacità di avere una conoscenza tale del territorio da poter fare previsioni precise sulle risorse che saranno necessarie per la gestione ordinaria e le emergenze, a cui si aggiunge il quadro più possibile esatto dei piani colturali per programmare i volumi irrigui.

“L’approvazione del bilancio consuntivo è uno dei momenti più importanti della vita di un ente perché fotografa non solo l’ esercizio economico/finanziario ma riassume le attività svolte, fortemente condizionate dall’andamento climatico – aggiunge il direttore generale Mauro Monti – nel 2019 infatti, sulla provincia sono caduti 772 mm di pioggia, sopra la media ma con un andamento non regolare, che ha comportato alti consumi e quindi alti costi per l’energia elettrica, mettendoci in difficoltà. E sono circa 5 i milioni di euro necessari per la gestione degli impianti idrovori. Nel nostro sistema di canali sono transitati ben 2 miliardi di metri cubi d’acqua arrivati con le piogge e altri 400 milioni di metri cubi li abbiamo derivati dal Po: il 50% necessari per l’equilibrio del sistema ambientale e agricolo, 900 milioni per ricaricare le falde e il rimanente è stato ricondotto al mare”. Un altro elemento importante è legato all’agricoltura. “Siamo in uno dei settori più importanti di questo territorio – prosegue Monti – questa attività condiziona anche la nostra, cercando di accompagnare e seguire le scelte colturali delle aziende agricole, con servizi irrigui particolari, anticipati (nel 2019 al 1 marzo) con 337 richieste pari a 2810 ettari o posticipati , 114 domande 668 ettari”. Di particolare rilievo ed impegno sono i circa 13.000 ha di secondo raccolto, un dato costantemente in crescita.

A supportare l’attività sono i contributi richiesti ai consorziati e nonostante il pagamento cadesse nel periodo del Covid 19, hanno dato una risposta positiva. “Hanno fatto registrare un incasso in linea al preventivato ed è un dato confortante che ci fa affrontare gli investimenti e il bilancio del 2020 con meno preoccupazione – spiega Monti – nonostante le difficoltà del momento che ci avevano lasciato pensare ad un contraccolpo negativo, soprattutto per i consorziati urbani, si è invece notata una percentuale di pagamenti positiva di tutte le categorie.

“Tirando le conclusioni, è importante che i preventivi siano molto vicini ai consuntivi permettendoci di chiedere ai consorziati il contributo minimo necessario – conclude il Presidente Franco Dalle Vacche – Il cambiamento climatico per il consorzio è un costo e va analizzato. Sull’energia elettrica va fatta una precisazione: su circa 5 milioni di euro di spesa, due terzi è fatto di accise e costi fiscali. E di fatto quando si è in difficoltà, ci viene chiesto di pagare più tasse per cui in passato abbiano fatto delle azioni ma non siamo stati ancora ascoltati. Nella nostra provincia è preponderante il settore agricolo e siamo l’unico Consorzio in Emilia Romagna ad avere una supercficie coltivata così estesa. Questo ci comporta un grande impegno e dobbiamo favorire e stimolare la miglior gestione irrigua, che può migliorare il reddito delle imprese agricole”.

Dai consiglieri del Consorzio, sono arrivati commenti positivi al bilancio, tra i quali il consigliere Mario Ercolano di Lagosanto che, in rapporto al rinnovo degli organi con le elezioni di metà dicembre, si è raccomandato che l’amministrazione sia molto attiva per favorire la partecipazione al voto a conferma dell’importanza dell’ente.

“Il Consorzio ha chiuso un bilancio solido, che prevede anche molti investimenti di messa in sicurezza della rete idraulica su tutto il territorio e in linea con le aspettative e le richieste dei sindaci, con i quali si è lavorato in sinergia – è la riflessione di Barbara Paron, presidente della Provincia – Un incontro importante in quanto il Consorzio rappresenta la struttura che garantisce la sicurezza idraulica in un territorio fragile come il nostro, caratterizzato dalle vie d’acqua che rappresentano un patrimonio da valorizzare e mantenere con grande cura ed anche un’opportunità legata alla tipicità e alla bellezza del nostro territorio. La provincia di Ferrara è a tutti gli effetti una “metropoli di paesaggio” in cui la nostra identità viaggia sulle vie d’acqua e incontra la bellezza dei nostri comuni fatta di storia, architettura, cultura, ambiente in un connubio che è patrimonio paesaggistico ma anche fattore economico estremamente importante per la crescita a livello turistico, commerciale, sociale, culturale”

Peruffo: “Approvata la legge sulla cefalea cronica”

Da: Forza Italia Ferrara

Finalmente, con 235 favorevoli, 2 contrari e nessuna astensione, il Senato ha definitivamente approvato la Legge sulla cefalea cronica inserendola tra le malattie sociali.
Esprimo la mia più viva soddisfazione per questa battaglia che sono orgogliosa di aver condotto, a livello locale, al fianco dell’associazione Al.Ce. – Alleanza Cefalalgici, avendo sostenuto un ordine del giorno su questo tema, presentato dalla consigliera Fedeli oltre 5 anni fa, il 9 febbraio del 2015, nel corso della precedente legislatura.
Oltre ai rappresentanti ferraresi dell’associazione ci tengo a ringraziare l’on. Mara Carfagna che ha contribuito a seguire l’iter di questa Legge in Parlamento.

Attraverso questo passo l’Italia diventa il primo Paese in Europa ad adottare un provvedimento in materia: un importantissimo punto di partenza e di attenzione verso i circa sette milioni di italiani che soffrono di cefalea cronica, con una prevalenza netta di donne nella fascia compresa tra 20 e 50 anni.

Un segnale concreto che accende i riflettori su una malattia, facendo sì che i soggetti affetti da questa patologia non siano più abbandonati a loro stessi e possano finalmente avere una nuova dignità di vita.

Extinction Rebellion: agiamo ora per migliorare l’aria che respiriamo

Da: Extinction Rebellion

Prima azione dei “ribelli” del movimento Extinction Rebellion andata in scena oggi a Ferrara, nella quale gli attivisti hanno avuto modo di “mostrare” quelle che sono le problematiche maggiori legate all’aria che respiriamo.
“Il messaggio che vorremmo comunicare alla nostra città con questa performance, è che non c’è più tempo per esitare.” Queste le prime parole del portavoce di XR Ferrara Matteo Graldi, il quale a margine della manifestazione ha chiarito alla stampa quali fossero le motivazioni del flash mob di Piazza Trento Trieste con al centro la problematica dell’inquinamento atmosferico, tema che a Ferrara è particolarmente sentito visto i continui sforamenti per quanto riguarda le famigerate PM10 e PM 2.5 e che pone tutta la Pianura Padana sul fondo delle classifiche europee per quanto riguarda la qualità dell’aria.
Proprio su questo aspetto Graldi ha aggiunto: “Troppi soffrono per causa dell’inquinamento atmosferico già oggi; riguarda tutte e tutti: chi non si ammala ha aspettative di vita ridotte e una qualità della vita inferiore.”
Infatti in una prima fase del flashmob, ad ogni malattia correlata all’inquinamento dell’aria diversi attivisti cadevano per terra, per inscenare la morte delle migliaia di persone che ne sono colpite.
Sulle possibili soluzioni, nella seconda parte i “ribelli” ripetono che “Il futuro può essere diverso”, e dopo essersi alzati, uno alla volta hanno elencato alcune delle stesse proposte fatte all’Amministrazione dalla Rete per la Giustizia Climatica – di cui fanno parte – ,tra le quali trasporto pubblico gratuito, la chiusura del centro storico alle automobili, costruzione di piste ciclabili in più e la creazione di una cintura di boschi intorno alla città per mitigare sia i danni dell’inquinamento sia i fenomeni atmosferici sempre più intensi e distruttivi.
“È ora di far sapere alle persone sensibili che c’è qualcuno che non ci sta, – ha proseguito il portavoce con un chiaro invito a tutte le persone a cui stanno a cuore i temi ambientali – e a quelle che non lo sono che questi problemi sono enormi e li riguardano molto da vicino.”
Ed infine ha concluso dicendo che “dobbiamo agire ora, subito, e ribellarci a questo sistema tossico, di cui siamo tutti e tutte parte, incapace fin qui di proteggere la Vita in tutte le sue forme.”

TERZO TEMPO
Prima del Fischio d’Inizio: SPAL-Udinese

La sconfitta pesante subita a Genova fa si che la retrocessione in serie B sia solo una questione di tempo. La matematica non condanna ancora la SPAL ma, a 8 giornate dalla fine della stagione, la salvezza si allontana sempre più.

Per la 31ma giornata l’avversario è l’Udinese, anch’essa coinvolta nella lotta per non retrocedere. SPAL e Udinese, assieme al Brescia, sono le uniche 2 squadre ad aver segnato meno goal delle partite giocate fino ad ora: rispettivamente 23 e 27 reti segnate al fronte di 30 partite giocate. Meno di una a partita.
Nei precedenti tra le due squadre ci sono dei numeri che fanno ben sperare: i biancoazzurri hanno vinto 6 degli 13 scontri in serie A, perdendo 4 volte e pareggiandone 3. La SPAL ha ritrovato la vittoria in serie A, dopo il ritorno nella massima serie nel 2017, proprio contro l’Udinese. Finì 3 a 2 al Paolo Mazza con le reti di Borriello, Lazzari e Rizzo per i ferraresi e di Nuytinck e Théréau per i bianconeri. Come abbiamo visto però, le statistiche lasciano il tempo che trovano di fronte ad una squadra che fatica a ritrovarsi dopo la sosta forzata.

Mai come in questo caso la speranza è l’ultima a morire e la SPAL ha 8 partite davanti a sè per provare a salvarsi. Il sogno non è ancora svanito.

CSO Italy: un grande progetto sulla pera IGP

Da: Ufficio Stampa CSO Italy

L’eccezionale convergenza di fattori critici che ha sconvolto quest’anno le campagne ortofrutticole, dai parassiti alieni alle conseguenze nefaste del cambiamento climatico (gelate, trombe d’aria, siccità), ha messo a nudo la fragilità di quello che fino a 20 anni fa era l’asse portante del sistema ortofrutticolo italiano e forse europeo: l’ortofrutticoltura dell’Emilia Romagna. Negli ultimi 15 anni, l’ortofrutta emiliano-romagnola ha perso oltre 19 mila ettari, un’involuzione che ha subìto un’accelerazione drammatica negli ultimi anni, con la peschicoltura che da sola in 10 anni ha perso 15 mila ettari mentre le pere, che nella regione hanno il loro maggiore polo produttivo europeo, ne hanno persi seimila. Vuol dire un’enorme perdita di valore (un ettaro a frutteto vale quanto 400 ettari a seminativi) e di posti di lavoro (più o meno un posto per ettaro).
Come reagire?
Questa domanda è stata al centro dell’incontro promosso ieri pomeriggio da CSO Italy, per iniziativa del suo presidente Paolo Bruni, che ha coinvolto le istituzioni regionali al massimo livello, il mondo della cooperazione ortofrutticola e le grandi aziende private, e visto un serrato quanto concreto confronto, che pur confinato nell’ arco di un’ora e mezzo, può essere definito come “Gli stati generali dell’ortofrutta emiliano romagnola”. Non è mancata un’indicazione conclusiva: il rilancio parta dalla pera, con un forte sviluppo dell’IGP, per arrivare alle altre produzioni regionali.
Con il governatore della Regione Stefano Bonaccini e l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi sono interventi Davide Vernocchi, presidente di APO Conerpo e coordinatore per l’ortofrutta di ACI, Marco Salvi, presidente di Fruitimprese e grande imprenditore di Ferrara, Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit, Luigi Mazzoni del Gruppo Mazzoni. Un saluto è stato portato dall’europarlamentare Paolo De Castro mentre un’analisi acuta della situazione e delle prospettive è stata fatta da Roberto Della Casa.
“Non vogliamo parlare di problemi, quelli li conosciamo, ma di strategie” ha introdotto il presidente Bruni dando il tono al dibattito. Lucido il contributo del prof. Della Casa: “Il settore deve passare dall’efficienza, ovvero dal rafforzamento degli elementi di carattere industriale, che si possono dare per acquisti, che sono le conquiste di ieri, all’efficacia, cioè ad operazioni rilevanti, in grado di orientare il mercato, operazioni con il carattere della distintività”. Per Della Casa proprio la pera IGP dell’Emilia Romagna può essere il catalizzatore di un’operazione rilevante, che potrà tuttavia definirsi tale solo se in grado di “controllare una massa importante di prodotto lavorato”.
Preoccupato Davide Vernocchi dalla piega presa dalla politica europea (bene il Green Deal ma va accompagnato da misure atte a garantire la redditività delle imprese) e forse ancora di più dal rischio che tante aziende del territorio finiscano svendute “a chi non si conosce…”, ma favorevole al progetto di partire dalla pera per il rilancio della frutticoltura regionale.
Marco Salvi ha ricordato la strada già fatta dall’aggregazione produttiva della pera in ambito regionale ma – ha sottolineato – “ben venga un grande progetto” di sostegno sui mercati esteri e sul mercato interno con l’IGP che “dovrebbe diventare il prodotto standard”, perché la concorrenza di Paesi come Olanda e Belgio si è fatta strada in Europa e si è persino aperta varchi nel nostro mercato.
Servono alcune pre-condizioni per invertire il trend negativo, ha sostenuto da parte sua Ilenio Bastoni, a partire dalla competitività che passa da “sgravi contributivi sul costo del lavoro di almeno il 50%, tali da ridurre i costi per ettaro e liquidare ai produttori un 8-10% in più”. “Se non si recupera redditività per le aziende agricole – ha precisato – non si ferma l’emorragia di ettari”. E ha aggiunto: “Sulla pera è già stato fatto tanto lavoro per un coordinamento, ciò non toglie che, avendo l’IGP acquisito un nuovo valore sul mercato, proprio dall’IGP si possa partire per puntare più in alto”. Bastoni ha consegnato alla presidenza, che l’ha passato al presidente della Regione, un documento sottoscritto con Apofruit da altre aziende come Granfrutta Zani e Agrintesa, sui problemi del settore a livello regionale.
Anche Luigi Mazzoni, pur esprimendo preoccupazione per il calo degli investimenti che ha affetto il settore negli ultimi anni, ha affermato che “oggi l’IGP si può valorizzare” e che questa sfida per la pera “può essere affrontata”.
L’assessore Alessio Mammi ha apprezzato il gioco di squadra già dimostrato nel corso del pomeriggio, affermando che al primo punto deve esserci il reddito e la competitività delle imprese. “Dovete aiutarci a scegliere” ha tuttavia aggiunto, assicurando che sull’IGP Pera la Regione ci sarà.
Infine il governatore Bonaccini ha dato il suo imprimatur: “Dobbiamo intervenire prima che la curva di discesa non diventi una slavina, prima che la pera non abbia il declino della pesca. Investiamo sulla pera? Lo avete detto voi. Facciamo un progetto e presentiamolo anche a livello di governo. Portiamo la nostra pera in Cina”.
Il governatore ha tracciato lo scenario degli impegni regionali annunciando che a fine settembre presenterà il Patto per il Lavoro e per il Clima, che diventerà un caposaldo della politica regionale per i prossimi anni.

Parole a capo
Stefania Bergamini: “Poesia del tenere stretto” e altre poesie

I veri poeti, sono quelli che ci rendono un po’ più intelligenti, non soltanto per osservare la realtà, ma per parteciparvi attivamente. Un vero poeta non canta la rivoluzione: fa la rivoluzione cantando. E per rivoluzione intendo anche i piccoli gesti quotidiani. La vera poesia è forza liberatrice”.
(Joyce Lussu)

 

Poesia dei leggeri pretesti

Piccolissimi inganni
volabili
al primo soffio
di realtà non richiesta.
Ero là
tra due parentesi chiuse.
Scoperta.

 

Poesia del tenere stretto

Allenta,
non annodare
sciogli
dai respiro
a un respiro
In bocca.
Fa che l’errore
ti ammiri.

 

Poesia delle cicatrici

Sono fatte di tanti piccoli segni meno
manchi dal suo corpo
da circa
tre anni e due centimetri
amando quello
che non ha importanza.
Puoi confezionare brividi
su misura.
Tanto so
che lo sai fare

 

Poesia di piccoli imprevisti distratti

Capiresti che se non ti ho amato è solo per rispetto delle precedenze?
prima passa il tempo
poi l’amore
metteremo i peccati al loro posto
consegno tutto il non detto alla perfezione.

 

Stefania Bergamini
Stefania Bergamini dipinge e racconta. Ha frequentato e diplomata alla Accademia di Belle Arti a Bologna con una piccola tesi su Klimt e scelto restauro. Nata tra Bologna e Ferrara dove vive, quattro mostre personali con dipinti di animali i soggetti preferiti, cinque restauri importanti, arrotonda lavorando di sera in un pub. Trova bellissimo disegnare le facce dei clienti e scrivere in racconti le loro vite, racconti pubblicati in VersoDove, rivista letteraria bolognese.

Dal 6 al 18 luglio  Parole a capo, la rubrica di poesia di Ferraraitalia, esce ogni mattina durante tutta la settimana.
Per leggere tutte le puntate e tutti i poeti di ‘Parole a capo’ clicca [Qui]

LA FABBRICA DEGLI SCHEI
proposte eretiche, e intelligenti, per battere la velocità della crisi

‘Schei’, espressione veneta derivante da una storpiatura del termine tedesco stampato sulle monete austriache durante il Regno Lombardo-Veneto. Da noi ‘baioc’, come le monete dello Stato Pontificio di cui Ferrara divenne periferia dopo la fine del Ducato estense. ‘Danee’, si dice in gran parte della Lombardia.

Il breve excursus linguistico prende a riferimento Lombardia, Triveneto e Emilia Romagna, perché sono la macroarea italiana nella quale gli schei giravano di più, quella nella quale la pandemia ha picchiato più duro, quella nella quale i soldi stanno finendo. E i soldi che finiscono sono un problema, ma diventano una tragedia quando finiscono proprio laddove ne giravano ancora tanti. L’istantanea più livida del panorama nazionale la regala l’Istat: un’azienda su tre rischia di chiudere, pericolo di chiusura per sei alberghi e ristoranti su dieci, quattro nuclei familiari su dieci fanno fatica a pagare le rate del mutuo. E sono passati cinque mesi scarsi dall’inizio della crisi.

Come mai l’Italia (almeno al confronto con le altre economie europee) sta pagando e pagherà, secondo le stime, uno tra i prezzi economici più salati alla pandemia? Ci sono due risposte possibili: la prima è che siamo i più coglioni, la seconda è che siamo i più solidali. Preferisco la seconda. Quando succedono cose fatali, definitive, come una pandemia mondiale, una guerra, una catastrofe, può emergere il giacimento, la vena essenziale di un popolo, che deve decidere quali sono i suoi valori di fondo, consapevole che la scelta comporterà comunque dei prezzi altissimi. L’Italia, pur con tutti i suoi limiti (e con la tragica eccezione lombarda, che aveva privilegiato altri valori prima del Covid)) ha scelto di proteggere la salute dei suoi cittadini più deboli: le persone anziane, gli immunodepressi, gli ammalati. Altri giacimenti (quello anglosassone) hanno imboccato una strada diversa, quella dell’immunità di gregge, che di fronte ad un virus potenzialmente mortale verso i già deboli rappresenta un’opzione cinica, che accetta il rischio di una selezione naturale che sacrifica i più fragili e gli anziani in nome della salvaguardia del modello economico esistente. E’ la linea di Boris Johnson e di Donald Trump, che assume aspetti criminali nella variante latinoamericana di Jair Bolsonaro (è di ieri la notizia che la nemesi l’ha raggiunto), che ha deliberatamente lasciato la gestione della salute pubblica nelle favelas alle reti di socialità autogestite o addirittura ai gangster locali, che così consolidano il loro controllo del territorio.

Naturalmente esco subito dall’agiografia del ‘buon italiano’ (anche Formigoni e Maroni, anche Fontana e Gallera sono italiani) per ribadire che il rigido e prolungato lockdown in nome della salvaguardia della salute pubblica avrà un costo economico e sociale, quindi anch’esso misurabile in termini  profondamente e drammaticamente umani: salvare vite fragili appartiene ai fondamenti del diritto naturale, ma perdere il lavoro, dover chiudere l’azienda, ritrovarsi alla mensa Caritas sono drammi che segneranno l’esistenza di molti di noi, direttamente o indirettamente. E’ facile prevedere che i canali di decisione straordinaria (Next Generation EU) della politica europea saranno lenti.
L’area euro non è unita, ci sono interessi divergenti e solo alcuni leader sembrano essere consapevoli che la salvezza di una base comune permetterà di continuare ad amministrare le economie in modo “ordinario” – a dire il vero alcuni leader sembrano premere per distruggere questo equilibrio e crearne un altro sotto l’orbita russa. Ad ogni modo, se personalità come Von Der Leyen e Merkel (e Macron e Sanchez e Conte, perché no) dovessero mostrarsi all’altezza della sfida enorme di questo tempo, ugualmente i canali di trasmissione degli aiuti finanziari attraverso il sistema tradizionale (le banche) sarebbero troppo lenti e selettivi per le dimensioni della crisi. Al punto che diversi economisti di differente estrazione stanno proponendo di creare un canale parallelo al sistema bancario che accrediti denaro direttamente dallo stato sui conti dei cittadini a puro scopo di spesa e di consumo. Il più celebre tra questi è Nouriel Roubini, professore di economia alla New York University, divenuto celebre per aver previsto alcuni anni prima, tra lo scetticismo degli organismi ufficiali, la crisi finanziaria del 2008. Roubini propone una versione contemporanea del cosiddetto helicopter money, e ipotizza 1.000 euro a cittadino, a prescindere da età e condizione sociale. Una sorta di reddito di cittadinanza flat senza condizioni per tutti, ricchi e poveri. Perché senza distinzioni? Perchè la crisi è rapida, rapidissima, quindi ogni selezione di criteri ritarderebbe un intervento che deve avere l’immediatezza come caratteristica essenziale.

Roubini non è il solo propugnatore di un intervento immediato di pocket money. In Italia mi ha incuriosito la proposta di due professori universitari – Giorgio Ricchiuti e Sebastiano Nerozzi – più modesta nell’importo per individuo (300 euro) ma con cadenza mensile, che prevederebbe la creazione di un vero e proprio circuito parallelo in euro digitale, con conti dedicati (quindi diversi dal conto bancario o postale di proprietà) in cui i soldi accreditati (con risorse alimentate dalla BCE) servirebbero esclusivamente per i consumi, e se non spesi non potrebbero essere accumulati ma verrebbero persi;  insomma, niente trasferimenti al proprio conto dei soldi ‘risparmiati’. Si spenderebbe usando smartphone o pc, mediante una app collegata al conto digitale.
Quanto costerebbe? Un sacco di soldi, recuperabili in parte tassando le erogazioni l’anno successivo sulla dichiarazione dei redditi. Ma siccome la BCE non è un’autorità fiscale, il compito di tassare la cifra verrebbe lasciato ai singoli Stati. In che modo? Ad esempio, in Italia, usando le aliquote Irpef, ma con due fondamentali correttivi: aliquota zero per chi ha avuto un danno reddituale dalla pandemia; aliquota 100% per chi non ha avuto nessun danno. Quindi il singolo Stato ricaverebbe un gettito fiscale aggiuntivo dalle risorse BCE, che potrebbe usare per redistribuire reddito, finanziare spese sanitarie, ridurre il proprio debito.
A correggere le eventuali obiezioni di sperequazione fiscale su base nazionale, parte di questo gettito aggiuntivo potrebbe confluire su un fondo europeo di redistribuzione, gestito da BEI (la Banca Europea degli Investimenti). Poi ci sarebbero le misure di contenimento del rischio inflazionistico – che, almeno in una prima fase, appare lontano. In tutto ciò, le banche – pur con regole possibilmente meno rigide delle attuali – continuerebbero a fare il loro mestiere di erogatori di denaro secondo principi di merito creditizio. Si tratterebbe di due canali assolutamente indipendenti e non comunicanti.

Si tratta di proposte che si muovono in una logica di supporto immediato, non strutturale. Quindi in qualche misura sottendono una ratio diversa da quella dei contributi finanziari di cui si sta discutendo in Europa, fatta eccezione per i contributi a fondo perduto (che però sembrerebbero riguardare, nella logica UE, prevalentemente le imprese). La logica sottostante è tuttavia condivisa sia dagli economisti proponenti sia dagli studiosi dei fenomeni criminali – come il nostro concittadino Federico Varese, professore di criminologia ad Oxford – che hanno immediatamente colto l’enorme rischio che la lentezza del sistema finanziario legale apra nuove praterie di proselitismo alla galassia di organizzazioni, caratterizzate da uno spiccato senso di controllo del territorio, che dispongono di denaro fresco da “regalare” ai bisognosi, in cambio di favori criminali da riscuotere alla prima occasione.