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Mese: Gennaio 2019

Afghanistan, il cimitero degli imperi

Negli ultimi giorni si è tornato a parlare di Afghanistan “grazie” a due attentati, per fortuna senza conseguenze, ai danni dei nostri militari della missione Nato Resolute Support (già Enduring Freedom e Isaf). Una missione che oramai è arrivata al suo diciannovesimo anno di attività e di cui è difficile tracciare un bilancio che non metta in imbarazzo gli Stati partecipanti nei confronti dei loro cittadini/contribuenti.
Il 3 dicembre del 2018, Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, affermava che “in nessuna circostanza la coalizione internazionale si sarebbe ritirata dall’Afghanistan”, il 16 dicembre il Ministro Trenta rinnovava l’impegno italiano mentre era in visita a Herat e Kabul, il 19 dicembre e al momento di annunciare il ritiro delle truppe dalla Siria, il presidente americano Trump annunciava invece un dimezzamento del contingente americano. È facile presumere che se si dovessero ritirare gli americani difficilmente rimarrebbero altri “interessi nazionali” validi per lasciare i propri militari a migliaia di chilometri di distanza dalla Patria.
Del resto l’Afghanistan ha saputo resistere per secoli ai tentativi di invasione e di ingerenza dei grandi imperi. Prima si è difesa dagli inglesi e dai russi che si cimentarono durante tutto l’Ottocento in quello che Kipling battezzò il “grande gioco” e che vide le due superpotenze dell’epoca contendersi i territori cuscinetto che si frapponevano da una parte all’espansione a sud-est dell’orso russo e dall’altra agli interessi degli inglesi di difendere i loro possedimenti in India.
Tre guerre anglo-afghane, combattute nell’arco di un secolo (tra il 1839 e il 1919), non riuscirono a piegare quelle popolazioni ma lasciarono sul terreno migliaia di soldati occidentali che in molti casi non riuscirono nemmeno ad avere una sepoltura.
Nel 1979 fu la volta dell’Urss che vi trovò il suo Vietnam e fu costretta anch’essa a lasciare quel Paese in maniera scomposta dopo 10 anni di guerra e centinaia di migliaia di morti sul terreno tra militari e civili.
Nonostante i tentativi, la strategia e l’imponenza delle forze che seppero mettere in campo inglesi e russi nei due secoli passati, e nonostante la tecnologia in possesso delle attuali forze multinazionali precipitate in Afghanistan dal 2001, sembra evidente che l’Afghanistan sia un territorio troppo ostico per qualsiasi potenza occidentale. Tutti hanno preferito nel passato lasciar perdere, e anche oggi pare che la maggior potenza in campo, per bocca del suo Presidente Trump, voglia prendere la stessa decisione al fine di evitare una sconfitta militare, e per non impantanarsi in un paese che ancora una volta sta confermando la sua proverbiale fama di “cimitero degli imperi”.
Decisione che sta maturando anche perché, nonostante (stando ai dati pubblicati dal “Liberty Report” del 21 giugno del 2018) il quantitativo di bombe lanciato dagli Stati Uniti su base giornaliera in Afghanistan sia passato da 24 bombe al giorno nel corso della presidenza di George Bush junior a 30 bombe al giorno nel corso della presidenza di Barack Obama fino a toccare quota 121 bombe al giorno nel corso dell’attuale presidenza Trump, non si sono ottenuti risultati positivi da un punto di vista militare e politico né per il governo afghano, né per gli Stati Uniti e annessa coalizione internazionale.
All’Italia il conflitto è costato in vite umane 53 morti a vario titolo, alcuni in azione altri per cause diverse, e un bel po’ di denaro come possiamo vedere dal grafico di seguito

Un totale ad oggi di 7.280.420.653 di euro calcolando però solo la spesa direttamente imputabile al capitolo Afghanistan. A questo sarebbe necessario aggiungere tante altre voci per avere un quadro più preciso, ad esempio gli stanziamenti alla voce “Personale militare impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni in Medio Oriente e Asia”, ovvero per missioni che esistono perché sono di supporto alla guerra in Afghanistan e che, ad esempio e solo per il 2018, sono costati 13.375.711 euro. Poi ci sono le spese per le volontarie della Croce Rossa, poi altre voci singole, come ad esempio i 1.613.595 euro stanziati a luglio per “la cessione a titolo gratuito di mezzi e attrezzature per la gestione dell’aeroporto di Herat”. Ancora, per spostare uomini e mezzi si utilizzano anche aerei di compagnie civili, e, solo nel 2014, questi spostamenti ci sono costati oltre 14 milioni di euro per il rinnovo del contratto alla compagnia sarda Meridiana del principe Aga Khan. Altra spesa poco intuibile è il costo dei “sorvoli”, cioè la spesa che bisogna affrontare ogni qualvolta si attraversa lo spazio aereo di un Paese estero. Ad esempio un aereo che parte dall’Italia per l’Afghanistan con scalo negli Eau, attraversa Egitto, Arabia Saudita, Emirati e Iran e quindi staccherà un assegno per ognuno di questi paesi per la concessione del relativo spazio aereo.
Tutto questo potrebbe portare a pensare che in fondo, e comunque la si veda, non esistono problemi di soldi ma solo un problema di scegliere cosa fare di quelli che si hanno a disposizione e questo vale per l’Italia quanto per il resto del mondo. Ma varrà davvero la pena investirli in ferro e sangue? A giudicare dal numero dei conflitti e dalla spassionata partecipazione di tutte le nazioni “civili” ai conflitti in atto, parrebbe proprio che il mondo ne sia convinto!
I nuovi dati Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) certificano per il 2017 un aumento delle spese militari dell’1,1% in termini reali, con una stima che si attesta sui 1739 miliardi di dollari.

L’Italia oltre alla partecipazione diretta in una cinquantina di missioni attive è anche il 9° esportatore di armi nel periodo 2013-17, come riporta il report Sipri del 2018, mentre “I cinque maggiori fornitori di armi (nello stesso periodo sono) Usa, Russia, Francia, Germania e Cina e rappresentano il 74 per cento del volume totale delle esportazioni a livello globale”. Dall’altra parte c’è chi compra “I cinque principali importatori di armi sono India, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Cina, che insieme rappresentano il 35 per cento delle importazioni totali”.
Insomma l’unica cosa certa delle guerre è un grande movimento di soldi che per potersi muovere hanno appunto bisogno di guerre e per questo sarebbe difficile farne a meno, ma se questo dovesse succedere tutti i numeri riportati sopra potrebbero risolvere ben altri problemi.
Considerato che i paesi membri dell’Oecd stanziano meno di 150 miliardi di dollari all’anno per la cooperazione allo sviluppo e dato che tra i Sustainable Development Goals adottati dalle Nazioni Unite rientrano la fine della povertà in tutte le sue forme e la fine della fame, obiettivo che – secondo la Fao – sarebbe raggiungibile entro il 2030 attraverso un investimento addizionale di 265 miliardi di euro, spostare una percentuale del 10% di spesa militare in investimenti contro la povertà e contro la fame potrebbe essere sufficiente per raggiungere questo obiettivo.
Insomma, bisognerebbe chiedersi se una vera missione di pace potrebbe portare maggiori benefici di centinaia di missioni di guerra camuffate da missioni di pace.

LA CITTA’ DELLA CONOSCENZA
La società pruriginosa

Ho deciso di iniziare l’anno nuovo con una lettura impegnata. Ho acquistato su Amazon l’ultima opera di Proudhon e Grattari (Grat ta ‘ri), “La società pruriginosa”, edizioni Scabbia. Dopo la società liquida di Bauman, che ha lasciato eczemi e irritazioni su tutta la cute del corpo sociale, è questa l’ultima frontiera della sociologia.
La società dei pruriti, come se la dermatite pruriginosa fosse il morbo sociale del secolo. Pare che tutti i corpi sociali siano presi da un irresistibile bisogno di grattarsi.
Grattarsi di dosso i parassiti provenienti da terre esotiche e sconosciute, portatori di malattie per le quali non sono ancora stati scoperti i vaccini, ma che hanno come effetto di spargere batteri che aggrediscono in particolare il populismo e il sovranismo.
Neppure la pomata, “Primaglitaliani”, prodigioso ritrovato galenico dei laboratori Salvini, dicono sia in grado di lenire l’irritazione che ricopre l’epidermide dei soggetti più sensibili o particolarmente allergici ai ceppi esogeni.
Tuttavia l’orticaria sociale più pericolosa è diffusa dall’Herpes Virus Rom, originario dei paesi dell’Est, per tentare di estirparlo i laboratori della compagnia “Lega Ruspe” continuano indefessi la ricerca degli anticorpi contro il nomadismo.
C’è perfino un movimento “Gratta e Vinci”. Vinci se grattando ti escono cinque stelle, anche se gli scettici seminano il dubbio che sia solo propaganda, promesse per invogliare all’acquisto, perché di cartelle con cinque stelle sembra che non ce ne siano proprio in giro, per ora circolano cartelle che di stelle ne hanno solo 2,04.
Promettono perfino di grattare via la miseria, quella che prude di più. Raccontano che ci si potrà rivolgere a centri specializzati per interventi personalizzati con una spesa, tutta a carico della comunità, che potrà toccare i 780 euro mensili pro capite.
È accertato che molto prurito è proveniente dall’Europa, con soggetti portatori sani ma pericolosamente contagiosi come i Moscovici di nazionalità francese e gli Juncker del Lussemburgo. Alcune voci accreditate garantiscono, comunque, che a maggio prossimo an-che questa ondata endogena sarà definitivamente debellata.
Proudhon e Grattari sostengono che le società pruriginose sono impegnate a grattarsi forsennatamente le croste precedenti, in particolare un tipo speciale di croste diagnosticate come eczema “Fornero”, dal virus che le ha prodotte, responsabile di causare una sorta di attaccamento morboso al lavoro, per cui la gente non lo abbandonerebbe mai, tanto che gli attuali governanti sono costretti a mandare le persone in pensione con la forza.
Le croste precedenti sono le più pruriginose e sono quelle che si sono formate in varie parti del corpo sociale a causa del virus “Pdr” e dei governi che sono venuti prima del GRANDE CAMBIAMENTO.
Le società pruriginose sono caratterizzate da comportamenti tendenzialmente monadici, ognuno si gratta la rogna da sé, a casa o davanti al computer, perché questa è la democrazia diretta, propria delle società pruriginose ostili alla democrazia parlamentare, ritenuta la causa della diffusione di ogni prurito e delle croste precedenti.
La democrazia diretta ha il vantaggio che uno vale uno e che soprattutto non si rischia il contagio per via dell’incontro con l’altro e ciò garantisce che non si sarà costretti poi a ricorrere ai detestati vaccini che di solito come effetti collaterali indesiderati producono fastidiosi pruriti. Il laboratorio Rousseau della Casaleggio associati da tempo sta lavorando in questa direzione e promette una profilassi di massa tale da rendere il corpo sociale indenne, esente da dermatiti ed eczemi futuri.
Nelle società pruriginose senato e camera dei deputati sono soggette a sistematici interventi di disinfestazione, in quanto luoghi che forniscono il brodo di cultura ai germi più pericolosi, che poi spargono pruriti per tutto il corpo sociale, tanto da prevederne la definitiva messa al bando.
Le società pruriginose non necessitano più di tali istituzioni antiquate, ormai superate dai tempi. È sufficiente e più igienica una stretta di mano dopo aver firmato un contratto, come in tutti i commerci di questo mondo. Ci si mette d’accordo su cosa vendere al corpo sociale, ognuno offre la sua merce e ogni prurito sparisce. Si nomina un notaio, le società pruriginose hanno bisogno di notai, sono caratterizzate dal ruolo sociale del notaio che ha il compito di garantire il rispetto delle clausole sottoscritte dalle parti.
È sufficiente un blog. Ognuno pubblica la sua proposta contrattuale e quelle che riceve-ranno più like saranno realizzate sotto l’occhio vigile dei notai delle società pruriginose. È un ritorno alle più autentiche origini illuministe del contratto sociale del ginevrino.
Non solo, ci guadagna la salute di tutto il corpo sociale che così non viene esposto a pericolose contaminazioni e, nello stesso tempo, anche le casse pubbliche sui cui non graverà più l’onere di spesa per costose e farraginose elezioni, con schede e tessere da stampare, seggi da insediare, personale tra presidenti e scrutatori da pagare.
Le società pruriginose grattano via il vecchio anche dalle parole, hanno filosofi in questo specializzati. Filosofi che sognano nuovi linguaggi contro l’uso criminale e colonialista della lingua inglese che crea insopportabili arrossamenti per tutto il corpo sociale del sovranismo e del populismo.
Neologismi comuni alle società pruriginose sono termini come: militonti, pidioti, turbocapitalismo, euroinomani, plusgodimento, demofobia, gendercrazia, turbomondialismo, globomondialismo, cogito interrotto ed altri ancora. Ma presto saranno grattate via dai dizionari le vecchie parole per fare posto alla neolingua.
Anche le vetere nozioni di destra e sinistra, ancora resistenti nelle società liquide, hanno ceduto il passo al loro superamento nel “rossobruno”, perché nelle società pruriginose gli opposti non si respingono ma si incontrano, questa è la vera forza rivoluzionaria del cambiamento prodotta dalla teoria politica del “contratto di governo” di fronte al quale ogni machiavellismo ormai impallidisce.
Proudhon e Grattari riferiscono che ancora la ricerca sociologica non è in grado di spiegare come tutto ciò abbia potuto accadere. Sono state formulate diverse ipotesi, qualcuno parla di mutazione genetica irreversibile, altri, più pessimisti, della vittoria dell’ignoranza sul sapere.

Fatturazione elettronica…prosegue il lavoro di Ascom Confcommercio Ferrara

Da: Ufficio Stampa – Ascom Ferrara

“Oltre il 95% delle aziende associate ad Ascom Confcommercio Ferrara hanno già aderito al nuovo sistema fatturazione elettronico (un obbligo di legge dallo scorso 1° gennaio) con la piattaforma proposta dai nostri servizi informatici e commerciali. Un grande lavoro iniziato a settembre scorso e preparato con almeno quindici incontri informativi svolti tra il capoluogo e l’intero territorio provinciale e con la presenza complessiva di oltre un migliaio di imprese che sono intervenute alle presentazioni” spiega il direttore generale di Ascom Ferrara, Davide Urban.
Per la cronaca la prima azienda associata (distributore carburanti) che ha emesso fisicamente, nel 2019, una fattura elettronica (alle ore 12.40 del 2 gennaio) è stata quella di Grandi Marco di Formignana.
“Un percorso nel quale abbiamo cercato di rendere semplice una nuova modalità di fatturazione che oggettivamente implica un cambio drastico nelle procedure, raccogliendo i suggerimenti, i dubbi e le preoccupazioni dei nostri imprenditori soci di fronte a questo cambiamento radicale e presentando nel contempo un prodotto/servizio il più possibile chiaro e semplice per l’uso quotidiano: lo scopo è andare realmente incontro alla semplificazione a favore di chi faccia impresa e dei cittadini contribuenti in generale. Un lavoro che ovviamente non è terminato certo ma anzi sarà sempre più intenso sopratutto in questa fase di ovvia transizione realizzando un servizio che è anche dal punto di vista dell’investimento economico risulta competitivo e ragionevole rispetto alla complessità della dinamiche in atto” conclude Urban.

Medico di base: si cambia!

Da: Segretario Regionale Democrazia Cristiana Emilia Romagna

La riforma sanitaria – che a fine 2018 ha compiuto 40 anni – ha illusoriamente garantito l’assistenza uguale, generalizzata e gratuita per tutti; illusoria, perché fra ticket, tempi d’attesa, riduzione di prestazioni, i cittadini sono stati allontanati dalle cure -specie oggi- ricevendo due tipi di assistenza: una per chi paga -ed esce così dal sistema schiettamente pubblico- e un’altra per chi non può pagare -e aspetta e rischia e soffre-.
Partiamo dal basso: il medico di base che doveva curare sul territorio subito e facilmente i propri iscritti si ritrova oberato di compiti burocratici imposti da logiche di budget e contenimento dei costi -come la spesa per i farmaci- e pressato da lunghe file di malati: e dove trovare il tempo per visitare con tanta gente in sala d’aspetto?
Allora è naturale che lievitino le richieste di esami clinici, visite specialistiche e ricoveri, anche se l’Usl con metodiche sempre più stringenti e controlli, fa di tutto per limitarle, a prescindere.
Il problema è, al di là dell’impegno del medico di base, che il sistema porta a guardare l’orologio più che il malato: oggi più che mai evidente nelle successive visite specialistiche richieste con un “tempario” da catena di montaggio anche per contenere i tempi delle liste d’attesa.
Stride, poi, che il medico di base abbia ancora un doppio trattamento: impiego da dipendente pubblico (per ferie, riposi, festivi, per festivi, ottimi emolumenti che per i massimalisti sfiorano cifre da capogiro … ecc.…) e attività libero professionale senza limiti -lavora qualche ora, quando vuole, quando può e poi si fa altro, con la gente che affolla l’ambulatorio.
Noi proponiamo, dunque, che ogni cittadino vada dal medico che vuole, quando ne ha bisogno, abolendo così un sistema vecchio.
L’Usl fornisce a tutti i medici della provincia iscritti all’Ordine il ricettario; la loro retribuzione sarà a notula per singola prestazione professionale a tariffa concordata; così si favorirà un rapporto sanitario facile realizzandosi la vera libera scelta basata sulla capacità professionale e al rapporto di fiducia e non alla sola appartenenza ad un elenco con estenuanti code per sostituire il medico quando va in pensione.

Nuova salatura della rete stradale provinciale

Da: Ufficio Stampa Provincia di Ferrara

La Provincia decide per una terza salatura degli 850 chilometri della rete viaria di competenza.
La decisione è stata presa dopo avere consultato i bollettini meteo che prevedono temperature anche sotto lo zero per i prossimi giorni. Il sale sulle strade, quindi, previene la formazione del ghiaccio e garantisce maggiori condizioni di sicurezza per chi guida.
Tutti i mezzi a disposizione dotati di spargisale saranno sulle strade nelle prime ore del pomeriggio, per concludere l’operazione di messa in sicurezza entro sera, quando cioè le temperature sono date in ulteriore calo.
Ciascuna salatura sulla rete viaria provinciale costa circa 30mila euro e con questa terza operazione l’amministrazione guidata da Barbara Paron arriva a spendere, finora, 90mila euro per garantire la sicurezza stradale.
La salatura strade provinciali è stata concordata con il Comune di Ferrara e comprende la messa in sicurezza, da parte della Provincia, anche di tutte la vie d’accesso al polo ospedaliero di Cona.

Auto a sgommare in Piazza Municipale? no grazie

Da: Ufficio stampa

Grazie al Governo del “cambiamento” libera circolazione alle auto
elettriche e ibride anche in Piazza Municipale, Via Garibaldi,
Bersaglieri del Po, Mazzini e San Romano. Il Comune salvi il nostro
Centro Storico. Question Time di Fiorentini.

Dichiarazione di Leonardo Fiorentini, consigliere comunale indipendente
per Sinistra Italiana:

“A volte si scherza, come fosse uno spauracchio, sull’eventuale “arrivo
dei barbari”. Poi si leggono i provvedimenti del Governo del cosiddetto
cambiamento e si capisce che l’espressione comincia ad essere purtroppo
più che attuale. Il Governo ha infatti previsto nella Legge di Bilancio,
quella votata senza alcuna discussione con voto di fiducia negli ultimi
giorni dell’anno scorso, di permettere “in ogni caso” l’ingresso alle
auto ibride ed elettriche a ZTL ed Aree Pedonali previste dai Comuni.

Una norma assurda, che consente a chiunque possegga un’auto a trazione
anche solo parzialmente elettrica di entrare senza alcun titolo (o
motivo reale) addirittura nelle aree pedonali. Una norma in contrasto
con la ratio della normativa di tutela dei centri storici, di quella di
tutela della qualità dell’aria e della sicurezza stradale. A Ferrara
vorrebbe dire vedere quasi 600 auto (dati 2017) poter circolare un
sabato pomeriggio di saldi in Bersaglieri del Po, Mazzini, Garibaldi e
San Romano senza che nessuno possa fermarle. E poi magari vederle farsi
una bella sgommata in Piazza Municipale.

Perché se il tema è agevolare la transizione all’elettrico per la
mobilità privata, la soluzione non è certo permettere ai SUV ibridi –
che per dimensioni e motorizzazione consumano e inquinano quanto e più
un’auto alimentata tradizionalmente – di entrare nei centri storici. Di
fatto poi si promuove così un privilegio censuario, perchè anche la più
piccola macchina elettrica o ibrida costa spesso molto di più, anche con
gli incentivi governativi, dello stesso modello ad alimentazione
fossile. Nei mesi scorsi abbiamo dibattuto anche in Consiglio Comunale
sulla possibilità di permettere l’accesso alle sole ZTL ai veicoli
elettrici. Era quella una discussione che – pur non convincendomi –
forse poteva anche avere un senso, se limitata nel tempo, e visti i
numeri molto limitati in ballo (6 auto elettriche nel nostro comune nel
2017).

Ma oggi il Governo ha concesso alle vetture ibride ed elettriche di
entrare addirittura nelle aree pedonali laddove, in teoria, anche le
biciclette dovrebbero essere condotte a mano. Se ci aggiungiamo che la
dotazione di fondi per la mobilità ciclabile è passata dai 372 milioni
di euro per la rete ciclabile nazionale del Governo precedente ai 2
milioni per le “autostrade ciclabili” (pessimi anche nella forma) il
quadro è chiaro. Attila forse non avrebbe fatto di peggio.

Prendo atto del dietrofront di un Sottosegretario del M5S, che però
conferma solo di governare a sua insaputa. Non sappiamo se, quando e
come il provvedimento sarà abolito o modificato dai pentaleghisti. Nel
frattempo è bene che il Comune trovi subito qualche escamotage per
evitare il caos e salvare il nostro Centro Storico. Per questo ho
presentato oggi un Question Time a cui sarà probabilmente data risposta
già al prossimo consiglio comunale.”

Lotteria Solidarietà Estrazione 7.01.2019

Da: Made Eventi

FERRARA. Domenica 6 gennaio si sono conclusi i 50 giorni di eventi che hanno animato il centro cittadino nell’ambito delle manifestazioni del Natale e Capodanno a Ferrara, organizzate dall’ATI Cultura Eventi e Società (Delphi International, Made Eventi e Sapori d’Amare), e realizzate grazie al sostegno del Comune di Ferrara e della Camera di Commercio, insieme a Visit Ferrara.

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All’interno del Fideuram Christmas Village, davanti ad un foltissimo gruppo di persone che hanno acquistato il biglietto, alle ore 17.30 si è tenuta l’attesissima estrazione della lotteria della solidarietà, giunta quest’anno all’ottava edizione.
Anche quest’anno i biglietti venduti sono stati migliaia, ben 41.204. Hanno partecipato alla vendita dei biglietti 72 enti senza scopo di lucro di Ferrara e provincia, con il coordinamento di Agire Sociale. Il ricavato che, al netto delle spese, andrà a queste organizzazioni no profit a sostegno delle loro attività è in totale di euro 25.841,90.

I premi quest’anno sono stati particolarmente importanti: partendo dal 4° premio, è stata messa in palio una City Bike uomo, il terzo premio prevede un Smart TV Wifi 32’, il secondo premio, grazie al Gruppo Tomasi Tourism, consiste in un fantastico soggiorno presso l’Airone Bianco di Lido delle Nazioni. Venendo al primo premio, quest’anno è stata messa in palio una meravigliosa Jeep Renegade Longitude. Un premio di grande valore che è stato possibile grazie alla collaborazione con Ghedini Automobili.

Il 1° premio corrisponde al biglietto 05956
Il 2° premio corrisponde al biglietto 45145
Il 3° premio corrisponde al biglietto 18332
Il 4° premio corrisponde al biglietto 21005

Nomina del prof. Luigi Pepe a professore emerito dell’Università di Ferrara

Da: Organizzatori

Laudatio del Prof. Emerito Luigi Pepe, letta il 20 dicembre 2018 dalla prof. Alessandra Fiocca, all’apertura dell’Anno Accademico 2018/19 dell’Università degli Studi di Ferrara, 628° dalla fondazione.

Magnifico Rettore, gentili colleghi, colleghe, studenti, studentesse e graditi ospiti, è per me un grande piacere e un onore essere qui a illustrare la carriera del mio maestro, la cui partecipazione attiva e costante alla vita accademica ferrarese data da oltre quarant’anni.

Il professore Luigi Pepe è nato a Piedimonte Matese (Caserta) nel 1947. Dopo la laurea in matematica conseguita a ventidue anni all’Università di Pisa è diventato assistente nella stessa università, e successivamente ha insegnato nelle Università di Ferrara e Trento. All’età di ventotto anni, nel 1976, ha vinto il concorso per un posto di Professore Ordinario di analisi matematica all’Università di Ferrara, un avvenimento eccezionale anche per quei tempi. Alcuni risultati ottenuti sulle superfici minime e i sistemi di equazioni quasi lineari furono citati nelle conferenze generali del congresso internazionale dei matematici di Nizza (1970) e ancora oggi sono presenti nella letteratura matematica. Dal 1986 ha ricoperto la cattedra di Storia della Matematica.

Ha svolto corsi per l’INDAM, e nelle Università di Trento e Ferrara di analisi matematica, calcolo delle variazioni, analisi superiore, meccanica superiore, storia della matematica, storia degli insegnamenti matematici.

E’ stato invitato a tenere conferenze in molte università all’estero (Parigi VII, Parigi ENS, Lione, Nantes, Cambridge, Saragozza, Valencia, Los Angeles, Hyderabad, Beijing, Hanover, Montpellier, Liège, Moscow, Amsterdam …) e nelle principali università del territorio nazionale.

E’ membro di comitati scientifici di diverse riviste italiane (Physis, Annali di Storia delle Università Italiane, Educazione Matematica, Annali di Ferrara), della rivista sulla storia della matematica dell’Accademia delle Scienze della Russia (Russian Science Academy’s journal on the history of mathematics) ed è co-editore del Bollettino di storia delle scienze matematiche.

Ha ricoperto molti incarichi istituzionali all’Università di Ferrara (presidente del corso di studio in matematica, membro del senato accademico allargato, membro del consiglio di amministrazione, ecc.).

E’ autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche su temi di analisi matematica e di storia della matematica, uscite su riviste specializzate, sia italiane che straniere, e in volumi curati da studiosi di alta qualificazione scientifica.

Molti dei suoi lavori, in gran parte ad un solo nome, tra i quali una ventina di volumi monografici, hanno nel titolo la parola ‘Italia’ o il nome di un autore italiano e attivo in Italia. Per questo egli si considera patriota e non nazionalista secondo la celebre distinzione di Adolfo Omodeo: nazione nasconde qualcosa di assoluto, patria indica un’affezione privilegiata che può coesistere con quella per altre patrie.
Grazie a suoi interventi la corrispondenza di Vilfredo Pareto è stata assicurata all’Italia, l’archivio di Gaetano Salvemini è stato messo in sicurezza, e il professor Pepe ha contribuito al radicamento ferrarese della Fondazione Giorgio Bassani e alle celebrazioni nazionali per Vincenzo Monti. Fa altresì parte dei comitati scientifici per la pubblicazione delle opere di Gaetano Salvemini, e per l’edizione nazionale delle opere di Ruggero Boscovich. Considera suo grande onore il far parte delle istituzioni culturali ferraresi più antiche: l’Accademia delle Scienze di Ferrara, la Società Ferrarese di Storia Patria, il Comitato Ferrarese per la Storia del Risorgimento Italiano.

Come ho già sottolineato, dal 1986 ha ricoperto la cattedra di Storia della Matematica
Si tratta di un avvenimento importante a livello nazionale. La storia della matematica è stata coltivata in passato in Italia da illustri matematici. Nell’ottocento Guglielmo Libri ha scritto un’opera magistrale in quattro volumi Histoire des Sciences Mathématiques en Italie, e a distanza di pochi anni Baldassarre Boncompagni ha pubblicato la prima rivista in Europa di storia della matematica a carattere internazionale. In seguito Antonio Favaro, Pietro Riccardi, Ettore Bortolotti, ma anche Federico Enriques, Gino Loria, e tanti altri hanno continuato gli studi sulla storia delle scienze matematiche con particolare attenzione all’Italia. Questi studi hanno tuttavia vissuto fasi alterne, momenti di maggiore e momenti di minor risalto e cura.

Il prof. Pepe, insieme a Enrico Giusti, e su sollecitazione di Carlo Pucci, iniziò a occuparsi di storia della matematica alla fine degli anni settanta del secolo scorso. Una spinta in questa direzione gli venne dalla passione di bibliofilo, che gli era stata trasmessa dal collega Mario Fiorentini. A incoraggiare Pepe e Giusti a lavorare in questo ambito ci pensò anche Clifford Truesdell, un riferimento internazionale per questo tipo di studi, professore a Baltimora e fondatore degli Archive for the history of exact sciences, osservando che essa veniva coltivata in genere da studiosi ai limiti della pensione, mentre necessitava di ben altre energie. Storici delle scienze e della filosofia come Eugenio Garin e Ludovico Geymonat favorirono in quegli anni e in vario modo il ritorno, dopo decenni di regressione, agli studi originali di prima mano.

Ha svolto per decenni un’importante azione di promozione delle ricerche in storia delle matematiche organizzando convegni nazionali e internazionali con il patrocinio dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica, della Scuola Normale Superiore, del CISUI. In quegli anni è stata fondata una rivista (il Bollettino di storia delle scienze matematiche), creata la Società Italiana di Storia delle matematiche che il professor Pepe ha presieduto per sei anni e che oggi conta circa 150 membri. Purtroppo oggi stiamo vivendo tempi molto difficili per la disciplina. Da una parte i parametri ANVUR inadeguati alla valutazione della produzione scientifica nel settore della storia delle scienze matematiche (in cui sono importati le monografie, le edizioni critiche, i saggi su volumi, tutti prodotti ignorati dall’ANVUR, fortunatamente non dalla VQR, alla quale il nostro settore ha dato un contributo significativo), dall’altra le poche risorse per tutti.

Prima di concludere vorrei, tuttavia, fermare la vostra attenzione su un aspetto della ricerca del prof. Pepe che merita in questa sede di essere sottolineato doppiamente. Si tratta delle ricerche volte a illustrare la storia delle scienze matematiche nell’università di Ferrara e più in generale la storia dell’ateneo stesso. Furono proprio le ricerche sulla storia delle matematiche a Ferrara che mi diedero modo di collaborazione col prof. Pepe e di avviarmi verso questo ambito disciplinare. Dal prof. Pepe ho imparato che una ricerca storica si svolge frequentando archivi e biblioteche, e che solo risalendo alle fonti primarie si può aggiungere conoscenza. E come non ricordare allora l’attività svolta dal prof. Pepe per preservare e sviluppare il patrimonio della biblioteca del Dipartimento di Matematica e Informatica, in particolare arricchendolo con le edizioni più recenti delle opere dei grandi matematici, un fiore all’occhiello della nostra biblioteca.
Un avvio degli studi del professor Pepe rivolti alla storia della matematica si ebbe nel 1981 proprio a Ferrara per celebrare i 350 dalla nascita di Gianfrancesco Malfatti, professore a Ferrara nell’Università riformata del 1771 e matematico tra i più originali in Italia tra Settecento e Ottocento. Malfatti era ben noto alla letteratura internazionale, ma gli studi su di lui erano fermi da molti anni: su iniziativa dell’Unione matematica Italiana i suoi lavori furono raccolti in due volumi della Collana dei Grandi matematici Italiani. Il convegno Malfatti mise in luce anche le notevoli possibilità di studio che si aprivano, anche a livello internazionale, riguardo ad una storia non di occasione delle università italiane, le più antiche dell’Europa. Da questa esigenza nacque il Centro Interuniversitario per la Storia delle Università Italiane (CISUI), coordinato per molti anni da Gian Paolo Brizzi
Prendeva corpo intanto il programma di ricerca sulla storia delle matematiche e delle Università: il contesto non poteva essere che quello internazionale, ma l’ambito degli studi doveva partire dal ricco patrimonio documentario presente in Italia. Nascevano così gli studi sulla diffusione in Italia del calcolo differenziale e integrale e della geometria cartesiana, lo studio della trattatistica matematica nel Settecento e, in questo ambito, degli inediti di Lagrange negli anni torinesi, condotti in collaborazione con Maria Teresa Borgato. I risultati furono esposti nei più importanti convegni internazionali degli anni ottanta dedicati a Leibniz, Descartes, Newton ad Hanover, Amsterdam, Parigi, Cambridge.
Le ricerche d’archivio iniziate in Italia si estesero in Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra. Particolarmente interessanti si rivelarono gli archivi parigini: Institut de France, Académie des sciences, Ecole des Ponts et chaussées, Archives nationales, Ministère des affaires étrangères, ove furono rivenuti importanti documenti riguardanti i rapporti scientifici tra Italia e Francia: corrispondenze di Monge, Condorcet, Prony e ancora di Lagrange. Un singolare ritrovamento riguardò uno studioso allora quasi sconosciuto, Alfonso Bonfioli Malvezzi, dando luogo alla pubblicazione di un volume di suoi inediti, tra i quali il resoconto di un viaggio in Europa che lo portò anche a visitare Voltaire. Anche il viaggio in Italia di Monge, in compagnia di Napoleone, diede luogo ad un volume assai apprezzato anche dagli storici dell’arte e delle Costituzioni politiche(in collaborazione con Sandro Cardinali). Frutto di ricerche in archivi internazionali fu anche il suo volume sugli Istituti nazionali, Accademie e società scientifiche nell’Europa napoleonica, nel quale viene descritta la formazione del modello di istituzione scientifica nazionale che ha dominato in Europa dagli inizi dell’Ottocento alla metà del secolo scorso.
Luigi Pepe non ha mai ritenuto che questi studi, internazionalmente impostati e collocati, fossero di ordine superiore ad altri riguardanti matematici che hanno insegnato e ricercato con onore in ambito ferrarese o regionale. Oltre alle opere di Malfatti, ha infatti pubblicato nella Collana dei Grandi matematici le opere del matematico ravennate Giuseppe Vitali, e quelle di Cesare Arzelà che per decenni ha illustrato l’analisi matematica nell’Università di Bologna. Un suo ambito di studi ancora più ancorato al territorio ha riguardato la storia dell’Università di Ferrara (i primi lavori sono stati condotti in collaborazione con Alessandra Fiocca) e gli insegnamenti nei collegi della Riforma cattolica, in particolare nei collegi gesuitici e nel collegio Alberoni di Piacenza. Al termine di un trentennale lavoro di archivio e di ricerca libraria ha dato alle stampe una monografia sulla storia degli insegnamenti matematici in Italia, utilizzata per le sue lezioni a Ferrara e per presentare agli studiosi un’ampia scelta di manuali di matematica dal Cinquecento al primo Novecento nel sito Mathematica Italiana della Scuola Normale Superiore, che ha contribuito a creare.

Il Dipartimento di Matematica e Informatica ha potuto fino a pochi anni sostenere un’ampia offerta formativa nell’ambito delle discipline del settore Mat 04 comprendenti insegnamenti di didattica e di storia della matematica, rivolti principalmente a quegli studenti che si avviano alla professione di insegnante. Questo grazie alla tenace opera del prof. Pepe, e col sostegno dei suoi collaboratori. Ci auguriamo che tutto questo lavoro non vada disperso.

A nome di tutti noi che ci possiamo riconoscere come suoi allievi un grazie sincero e un auspicio che l’attività scientifica e di impegno civile del prof. Luigi Pepe, possa continuare a lungo con la qualifica di Professore Emerito dell’Università di Ferrara, meritatamente conseguita.

La Befana del poliziotto 2019

Da: Organizzatori

Come da 13 anni or sono, si è svolta l’iniziativa benefica La Befana del Poliziotto Penitenziario, quest’anno in partnership con il Comando dei Vigili del Fuoco di Ferrara a testimonianza che la solidarietà unisce.
Nel primo pomeriggio della festa dell’Epifania, una rappresentanza del Reparto di Polizia Penitenziaria della C.c. Costantino SATTA di Ferrara ed una delegazione del Comando dei Vigili del Fuoco di Ferrara si sono recati presso il Reparto di Pediatria del Presidio Ospedaliero di Cona (Fe), grazie alla disponibilità anche dei Dirigenti della struttura.
La visita è stata allietata dagli operatori, giocosi ed allegri, della Associazione Vola nel Cuore Onlus, esperti in volontariato e clawnterapia e dai volontari della Associazione Giulia.
Stupiti della visita a sorpresa i piccoli degenti e i loro fratellini spesso presenti che hanno ricevuto i giocattoli da Parte della Polizia Penitenziaria, grazie alla generoso contributo del negozio Giocheria Ferrara, in Via Ferrari, che si ringrazia per il prezioso gesto di attenzione e solidarietà ed hanno ricevuto una calza piena di cioccolate e dolci donata dai Vigili del Fuoco.
Ma non sono mancati giochi, gag e performance di musica che hanno, per qualche minuto, allietato momenti non facili dei bimbi oggi ricoverati e dei loro genitori e parenti.

Margherita Giacobino parla del suo romanzo L’età ridicola

Da: Centro Documentazione Donna

Giovedì 10 gennaio 2019 ore 18 presso Biblioteca del Centro Documentazione Donna in via Terranuova 12/b – Ferrara

Una vecchia quasi novantenne vive sola in un appartamento nel centro di Torino, in compagnia dei ricordi di Nora, la donna che ha amato più di se stessa e che è morta da più di un decennio. Ora ha solo due creature di cui prendersi cura, Veleno, il felino matusalemme, e la dolce Malvina, l’amica di tutta la vita, che vede procedere a piccoli passi incerti sui sentieri della demenza. Le sue giornate sono cadenzate dalla presenza di Gabriela, giovane governante proveniente da un Paese dell’Est.

Il libro è una dichiarazione d’amore per la vita. La vita per quello che è, più che mai in questo nostro tempo orfano di ogni possibile sol dell’avvenire, intento a fare i conti con ciò che resta dopo la rinuncia a credere in un senso delle cose, divino o umano che fosse.

Il ridicolo del titolo può riferirsi all’età della vecchia o alla nostra epoca, in ogni caso il ridicolo è il sentimento di ilarità che meglio di altri può proteggerci davanti all’assurdo ed è il più consigliabile da coltivare per fare i conti con la vita stessa.

Margherita Giacobino, da Un’americana a Parigi (pubblicato nel 1993 con lo pseudonimo di Elinor Rigby e ripubblicato nel 2018 da Il dito e la luna) e Casalinghe all’inferno, del 1996, seguiti da altri sei romanzi (di cui La morte giovane, pubblicato con lo pseudonimo di Rita Gatto) fino a questo L’età ridicola del 2018 si è affermata come una delle scrittrici più apprezzate e amate da un pubblico non solo lgbt. Tradotta in numerosi paesi è autrice anche di saggi sulla letteratura lesbica e curatrice di una collana della casa editrice Il dito e la luna.

La presentazione è organizzata in collaborazione con Arcilesbica Ferrara

Chiediamo Che Il Sindaco Di Ferrara Si Opponga Concretamente Al Decreto Sicurezza Di Salvini

Da: Rifondazione comunista Ferrara

Rifondazione Comunista si unisce alla richiesta del gruppo GAD (Gruppo Anti Discriminazioni) rivolta al sindaco Tagliani di disobbedire al Decreto (IN)Sicurezza perché nell’escalation di disumanità a cui stiamo assistendo le parole non sono sufficienti, servono fatti concreti. La disumanità non è solo nelle politiche del governo, ma anche intorno a noi. Ricordiamo il recente episodio di aggressione a sfondo razziale avvenuto pochi giorni fa in pieno centro a Ferrara ai danni di un ragazzo ivoriano o il barbaro gesto del vicesindaco di Trieste che si è vantato in questi giorni di gran freddo, di aver ripulito la sua città buttando in un cassonetto le coperte di un senzatetto.
Contro l’applicazione burocratica di norme ripugnanti chiediamo uno straordinario atto di disobbedienza civile, azioni concrete a tutela di persone che non possono difendersi dalle conseguenze di provvedimenti profondamente ingiusti. Il sindaco Tagliani afferma che a suo parere il decreto Salvini viola l’art. 3 della Costituzione, dove si recita che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Crediamo che il sindaco abbia ragione, e proprio per questo non può limitarsi a dichiarazioni cerchiobottiste e ad una burocratica applicazione di norme ripugnanti. Inoltre ricordiamo in tal senso, l’articolo 10 sempre della Costituzione con riferimenti ad impegni internazionali assunti e l’articolo 26 della Convenzione di Ginevra.
L’applicazione del Decreto (IN)Sicurezza prevede un’eliminazione della protezione umanitaria ai migranti inseriti nei progetti di accoglienza, privandoli dei documenti di riconoscimento, limitandone l’accesso all’assistenza sanitaria ed escludendoli da ogni percorso di inserimento sociale e lavorativo. Il ministro Salvini non fa altro che fomentare allarme sociale per l’imminente campagna elettorale, costringendo sulla strada e spingendole alla marginalità centinaia di persone. Non contrastare le conseguenze di quel decreto fa solo il gioco del Ministro dell’Interno.
Riteniamo che la disobbedienza al Decreto (IN)Sicurezza possa essere un efficace strumento di lotta politica, e per questo invitiamo Tagliani a ripensarci, mettendo da parte il timore di perdere consenso elettorale, e a tradurre in azioni concrete la sua contrarietà al decreto e connotare la nostra bella città rinascimentale come accogliente, inclusiva e solidale!
Invitiamo anche tutti i sindaci della provincia di Ferrara a seguire l’esempio dei primi cittadini di Palermo e Napoli che pongono come guida della loro azione prima di tutto il rispetto dei diritti costituzionali e umani.

Nota su candidata Fusari

Da:Il Coordinamento Provinciale di Mdp – Articolo 1 di Ferrara

Leggiamo ora, da un articolo pubblicato su Il Resto del Carlino, di un appoggio di Articolo Uno alla candidatura di Roberta Fusari. Rispetto ai contenuti del pezzo in oggetto, ci premono due precisazioni.
Anzitutto preferiremo non essere indicati come bersaniani. Mdp è infatti un movimento eterogeneo che non si esaurisce certo in quella parte del Partito Democratico, non solo ex bersaniana, che decise di fuoriuscire in aperto conflitto con le politiche neoliberiste sostenute in quel contesto, ma include anche anime differenti, provenienti dal ben più vasto arcipelago della sinistra di questo paese.
In subordine, per quanto riguarda la succitata candidata, vogliamo esplicitare con fermezza che nessuno dei candidati oggi in campo ha ricevuto fino ad ora il nostro sostegno. Che non verrà prima di un confronto serrato sui contenuti e programmi che ciascun candidato del centro sinistra che cerchi il nostro appoggio sta predisponendo. Abbiamo chiarito in ogni occasione la priorità che riserviamo ai contenuti e la necessità di segnare una decisa discontinuità.
Pertanto auspichiamo che tutte le forze presenti in città, desiderose di costruire un’alternativa a destra e populismi, si impegnino a realizzare una proposta programmatica generosa e coinvolgente. Mai come in questa fase è necessario che aspirazioni personali e partitiche vengano abbandonate in favore di un obiettivo irrinunciabile, ovvero restituire speranza ai cittadini, risparmiando alla nostra comunità un destino triste conflittuale. Continuiamo a ritenere che tale risultato sia conseguibile solo coinvolgendo tutte le esperienze virtuose sin qui emerse, a partire dagli interessanti laboratori civici sorti di recente. È in questi spazi ampi che vanno valutate proposte e soluzioni. Ogni imposizione proveniente dalla solita politica incurante della necessità di innovare, superando rigidi rituali e pericolose abitudini, rischierebbe di condannarci al fallimento.

DIARIO IN PUBBLICO
Sull’onda delle canzoni

Che noia le feste! Che noia ascoltare i sapientini che discettano per ore su tutti i talkshow, chi per promuovere i propri libri, chi per dar man forte al governo o combatterlo, chi per ‘esserci’. Poi una specie di illuminazione: perché non ascoltare e vedere il programma dedicato a Celentano nell’anniversario della nostra comune età? Così dismetto i panni di colui che ha ammesso Chopin solo da poco tra gli immortali, di colui che adora Muti, Pollini, Argerich, la divina Maria e in tal modo, miracolosamente, sul filo del ricordo, si ricompone la vita spiegata sull’onda di canzoni dimenticate, di gambe impazzite, di un bel viso che si è macchiato di cuperose, di denti ingialliti un tempo forti e bianchi. E con quelle canzoni si dipana il filo dei ricordi e le tappe della nostra gioventù.

Si sa. Il ritorno al passato non sempre è produttivo. Balzano e si evidenziano nello specchio della memoria le scelte fatte, i condizionamenti, i compromessi, ma anche gli atti di una responsabilità che ti rende uomo, che finalmente ti fa capire chi sei e cosa ti ha prodotto tale in un certo momento, specie se la tua gioventù si è svolta nel momento più acuto delle ideologie novecentesche. Così una canzone da strada come quella che Celentano cantava e il cui ritornello era “Chi non lavora, non fa l’amore” ci piaceva perché in essa si realizzava quella parola oggi ormai desueta: “impegno”, che oggi sembra sparita. Anzi abborrita.
Certe situazioni poi prospettavano l’uso dell’ironia, che nel vocabolario salviniano è priva di senso tanto da rendere ancora più greve la “pesanteur” della sua retorica e della sua didattica. Una di queste mi rimane impressa.
Arrivo finalmente all’Università e Claudio Varese mi conduce al colloquio, fondamentale, con colui che lo sostituirà come Maestro, Walter Binni. Impietrito dal timore che potessero venire evocate le scelte fasciste della mia famiglia, non ancora a 17 anni consapevole di cosa volessero dire ‘destra’ e ‘sinistra’ nonostante i tre anni passati alle secondarie con Varese, ingozzato di libri di cui ancora non distinguevo il fondo politico, mi ero inventato se non una fede almeno, secondo le mie confuse idee, una risposta che mi avrebbe salvato dall’interrogatorio di Binni, uomo della Costituente. Così alla domanda per quale scelta politica avessi optato, serenamente risposi: “monarchica”. Vidi il bel viso del Binni abbuiarsi, vidi che guardava incredulo Varese e che mestamente scuoteva la testa. Poi col tempo, con la frequentazione nelle lezioni e lo schiarimento delle idee imboccai quella strada che solo ora mi accorgo mi ha reso eticamente consapevole delle scelte che ho fatto d’allora in poi. I miei compagni di corso ridevano perché Binni, che il primo anno arrivava tutto affannato da Genova, se non mi vedeva in aula (eravamo in trenta giovani e forti) domandava curioso: “Il monarchico non viene”?

Ora di fronte a scelte gravi, quasi inaspettate per chi sta concludendo il proprio percorso, ascolto incredulo i contorcimenti politici tesi a risposte che non facciano male a nessuno o che lascino lo spazio necessario per accodarsi al carro del vincitore se non rimane altra strada. Sento, con orrore che si traduce in una nausea fisica, un ministro che rifiuta l’attracco dei migranti sballottati nel gelo del mare su una nave che non può attraccare a cui si rifiuta l’ingresso. Ascolto incredulo un altro politico che suggerisce di far sbarcare donne e bambini e non gli uomini forse considerati una specie minore e i commenti di un’autorità religiosa che mi stringe lo stomaco. A me laico, figurarsi ai cristiani! Non tutti però, come si evince dal seguito nutrito che il prelato può vantare.
Così a vedere Celentano che canta a Bologna davanti al Papa Woitila la sua canzone di fede mi vien la malinconia.

Svegliatevi bambini – per parafrasare una vecchia canzone qui riprodotta al maschile – fra poco è primavera. E bisognerà votare.

Indossare un’opera d’arte: con Rdress si può

di Altilia Mascalese

Quando pensiamo alla moda, a ognuno di noi viene in mente un’immagine diversa: una modella in posa su una rivista, la Fashion Week, le ultime tendenze… In ogni caso l’immaginazione ci figura davanti agli occhi un bellissimo capo finito e pronto da indossare; il pensiero difficilmente ci trasporta in una fabbrica fatiscente in Cina, India, Bangladesh o Nord Africa piena di sfruttamento e pratiche vietate.

Rovine del palazzo Rana Plaza

Il servizio di Report andato in onda su Rai3 il 3 dicembre scorso ha messo invece a nudo le pratiche attuate dai fornitori di brand fast fashion come Zara e H&M, che al consumatore offrono un prezzo quasi irrilevante e allettanti saldi che non mancano mai. Dal servizio però si evince la partecipazione a queste pratiche di alcuni grandi brand, che nel periodo di crisi cercano di rimanere competitivi e salvaguardare la marginalità economica, producendo gli articoli altrove, tradendo consapevolmente i loro sostenitori che si fidano da sempre del made in Italy di qualità, garantito dalle aziende altamente specializzate presenti nel nostro paese. Lo sfruttamento, la disponibilità di servizi vietati in altri paesi come la sabbiatura, per citarne uno, e l’avvelenamento delle falde acquifere del nostro pianeta con sostanze tossiche pericolose per i lavoratori, quasi sempre non protetti, sono solo alcuni degli aspetti del rovescio della medaglia dell’apparente prezzo basso. Del resto se non lo paghiamo noi, probabilmente lo paga qualcun altro, come le 1.129 persone morte e i 2.515 feriti del palazzo Rana Plaza crollato a Dacca in Bangladesh.

È importante però specificare che non tutti i brand ricorrono a delocalizzazioni o materie prime scadenti. Tra i big per esempio è noto l’impegno ecologico di Stella McCartney; tra i piccoli artigiani fortunatamente trovare prodotti etici e sostenibili è più facile e si possono trovare articoli per tutti i gusti: borse e scarpe in sughero, abiti o borse in fibra vegetale (bambù, arancia, ananas), prodotti con materiali di riciclo come borse realizzate con cinture di sicurezza delle auto rottamate. Inoltre la certezza dei prodotti artigianali è che non ci sono sfruttamenti, perché sono quasi sempre realizzati direttamente dal creatore del brand.

Abito Cerimonia “Kromika” di Rdress (www.rdresscouture.com)

Parlando del nostro territorio, possiamo conoscere un brand molto particolare che mette insieme arte, sartorialità e innovazione tecnologica. “Perché le opere d’arte devono restare appese al muro? Perché non indossarle?” – sono queste le domande da cui ha avuto inizio Rdress couture, il brand fondato ufficialmente nel 2015 in Svizzera, ma ideato nel 2013 durante la mostra d’arte alla Galleria Wikiarte di Bologna. Il primo elemento fondamentale infatti è l’arte, reso possibile dall’artista Raffaela Quaiotti, maestra d’arte ma anche ex docente di sostegno ai ragazzi con disabilità più o meno gravi per 38 anni nella regione Veneto. Per lei la pittura non è solo un’espressione dell’anima, ma soprattutto dei sentimenti, uno sfogo mediato da carboncino, cartoncino e colori più o meno sgargianti, soprattutto nell’ultimo periodo della sua carriera. Attualmente la collezione è di oltre 100 opere d’arte, ormai quasi un museo personale.
Ma torniamo all’abbigliamento, il secondo punto fondante del brand è la sartoria: curata nei minimi dettagli come una volta, con gli abiti, per lo più di seta, cuciti da sartorie esperte in Italia e in Svizzera esclusivamente su ordinazione. La seta è stata una scelta obbligata secondo il General Manager: “Il nostro cliente deve avere il meglio. Un abito Rdress couture non è solo particolare perché raffigura un’opera d’arte, è anche prezioso, confortevole e avvolgente grazie alla seta elasticizzata ed è totalmente anallergico grazie ai pigmenti innovativi a base d’acqua”. Spesso altri artigiani come Rdress producono su ordinazione, certamente non è lo shopping immediato a cui siamo abituati, ma indubbiamente è utile al pianeta in quanto si evita di inquinare con la realizzazione di prodotti non necessari che rimangono invenduti; in fondo è indubbiamente un ottimo motivo per aspettare un prodotto che qualcuno realizzerà esclusivamente e appositamente per noi.

Per approfondire
Report 3 dicembre 2018
www.fashionrevolution.org
www.agoefiloshop.com
Altraqualità
The true cost – (documentario che mostra il funzionamento e le conseguenze del fast fashion)

Leggi anche
Alla fiera della vanità con la fast fashion: 52 stagioni all’anno e uno sfruttamento intensivo della manodopera

C’era una volta la Rinascente di Padova

Il palazzo ritratto nella foto ospita, nel cuore di Padova, la Rinascente. Per chi, come me, vive da sempre in centro quel palazzo è la Rinascente. Un punto di ritrovo il caffè all’ultimo piano da cui godere di una vista inedita, un riferimento per acquisti di qualità e tappa obbligatoria per i numerosi turisti che affollano la città tutto l’anno.
Quasi impossibile ricordare come fosse prima, ma ancor più difficile è immaginare come sarà. Perché a quasi vent’anni dalla sua inaugurazione la Rinascente lascia Padova, e quindi il Veneto essendo l’unico punto vendita in tutta la regione. Non perché le vendite vadano male, ma perché la proprietà del palazzo ha deciso per un nuovo aumento dell’affitto, e proprio il mancato accordo sull’affitto, divenuto ormai insostenibile, ha costretto lo storico marchio a recedere dal contratto. Lasciando probabilmente il posto a qualche catena low cost dai grandi numeri.
E non importa se i lavoratori si ritrovano all’improvviso senza impiego e senza stipendio per sé e per le proprie famiglie, perché ciò che importa è solo che chi più ha, ancor di più abbia, senza curarsi delle conseguenze che questo possa comportare.
Non c’è spazio per ciò che conviene ai più, per i valori e per il senso di comunità se bisogna rispondere alle leggi di mercato.
No, questo non è solo un negozio che chiude. È una plastica raffigurazione del mondo in cui viviamo.

L’arte di cambiare per restar se stessi

L’arrivo di un nuovo anno, come una tappa importante della vita o una ricorrenza significativa sono tutte circostanze che ci inducono ad un bilancio e spesso a desiderare un cambiamento. A volte invece il cambiamento arriva indesiderato e dobbiamo essere in grado di adattarci alle novità.
Il cambiamento può essere fisico o spirituale, sperato o temuto, sconvolgente o appena percepibile. Cambiano le mode, le leggi, la società e i governi. Cambiano i capelli delle donne quando hanno voglia di rinnovarsi. E cambiare tre abitudini al giorno rende più intelligenti, pare.
“Tutto scorre” direbbe Eraclito, tutto è in continuo mutamento, intorno a noi e dentro di noi.
È inutile opporsi aprioristicamente al cambiamento, e dannoso abbandonarsi mollemente alla corrente, ma saggio sviluppare il proprio modo di affrontare il cambiamento.

“La nostra unica sicurezza è l’abilità di riuscire a cambiare.”
John Lilly

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

7 and 7 is

Finalmente, con questa settimana, ci liberiamo – o almeno io, mi libero con somma gioia – di queste festività.
Non ne potevo veramente più – ancora prima che iniziasse tutto l’ambaradan – e mai come quest’anno ho optato per la spartanità più totale.
Non ho mangiato neanche un pezzo di panettone, solo un pezzo di pampepato ma perché quello mi piace e me ne farei fuori dei chili tutto l’anno.
Da oggi, dunque – per tutta la settimana – mi darò al delirio più totale, celebrando la quotidianità ma senza esagerare.
Il mio piano prevede:
1) appostamenti ai supermercati per vedere se son già in arrivo colombe e uova di Pasqua.
2) gavettoni ai passanti per capire se si è già in attesa dell’estate ormai prossima ventura.
3) ricerca zucche per Halloween che ormai è quasi dietro l’angolo.
4) studiare bene Gramsci in attesa di Natale/Ultimo dell’anno/Befana di quest’anno che filerà via lentissimo a sprazzi e velocissimo a sprazzi, come sempre.
5) approntare un bel crowdfunding per farmi delle plastiche facciali così da poter sparire entro le festività infernali del 2019 ed evitare finalmente, totalmente, questi spiacevoli rallentamenti alle mie ordinarie ed umilissime attività quotidiane.
Buon anno a tutti, cordiali saluti, grazie mille e via col pezzo della settimana.

7 and 7 is (Love, 1966)

PER CERTI VERSI
Un’altra radura possibile

Ogni domenica Ferraraitalia ospita “Per certi versi”, angolo di poesia che presenta le liriche del professor Roberto Dall’Olio, all’interno della sezione “Sestante: letture e narrazioni per orientarsi”.

 

AUGURIO DEL PETTIROSSO

È tornato il pettirosso
Non il bosso
Cerca
Ma la vite americana
È puntuale
Come una campana
Si appoggia
Da manuale
Allo stipite degli scuri
E tocchetta con misura
Le dolci uve
Vietate alla razza umana
È il nostro piccolo tesoro
Offre ristoro
Alla mente
È un toccasana
Lampeggia isolato
Nella fumana

 

NUOVE UTOPIE

In questa radura
Di intellettuali distopici
Oh le mode le mode
Di romanzieri della catastrofe
Da ammirare
Come scrittori
E venditori
E gli acquirenti
Si alza la voce calma
Ferma e sicura
Di un uomo
Di manna
Pura manna bianca
Che invita all’utopia
Ne invoca lo spirito e la prassi
Richiama la pace con la natura
Tra gli uomini
Le mani tese
Semplice colto
Con rare pretese
Ci parla di una altra radura…
Possibile

Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti

Sarà forse perché ci ha lasciato giusto vent’anni fa (e chissà oggi che Italia avrebbe cantato), ma la prima cosa che mi è venuta in mente è un verso di Fabrizio De Andrè: “Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti.” E’ una frase scomoda. Scomodissima. Da usare solo in casi eccezionali, quando tutti i ragionamenti intelligenti non funzionano più, quando le armi dell’ironia e della satira risultano inutilizzabili.
Ecco, l’impressione che mi sono fatto è che questa volta non siamo di fronte a un “caso come tanti altri”, uno scontro politico tra un super ministro e qualche sindaco “disubbidiente” da aggiustare con una mediazione di rito. No, la situazione è molto diversa e molto più grave: quasi un punto di non ritorno. A forza di tirare la corda, la corda si è spezzata. Da una parte c’è la Costituzione Italiana e il suo primo custode (il presidente Mattarella), i trattati internazionali, la dichiarazione dei diritti dell’uomo. Dall’altro un leader politico (in gran spolvero nei sondaggi) che ha deciso scientemente di rompere il quadro delle istituzioni e della democrazia italiana. E’ Stato Salvini ad accendere la miccia, a porre le premesse dello scontro istituzionale a cui stiamo assistendo: Il Decreto Sicurezza, l’attacco al Sistema di Accoglienza e integrazione realizzato a Riace, ora la “disobbedienza politica” in nome della Costituzione dei Sindaci di Napoli e Palermo ne è la diretta conseguenza. Gli esiti di questo braccio di ferro sono ad oggi inconoscibili. Siamo cioè di fronte a un quadro che potrà evolvere o in senso democratico o in senso autoritario.
Per capire la gravità del momento, basta spostarci un poco a Est e guardare l’Ungheria del dittatore Orban che, dopo aver chiuso le frontiere, riesuma il lavoro forzato (50 ore settimanali) per i propri sudditi. Le piazze ungheresi sono a ferro e fuoco e si temono conseguenze incalcolabili. L’Ungheria ha bisogno di lavoratori stranieri per far funzionare le sue fabbriche e alimentare il suo sviluppo economico, ma Viktor Orbàn ha scelto una misura demagogica e totalitaria. Vuole il potere, sempre più potere, e per raggiungere il suo obbiettivo ha deciso di andare anche contro le leggi dell’economia.
L’impressione è che la strategia di Matteo Salvini sia molto simile. I Porti chiusi, gli atteggiamenti muscolari, lo smontaggio e la vanificazione del sistema dell’accoglienza, la trasformazione (di fatto) di tutti gli stranieri in clandestini, non sono solo norme antiumanitarie ma assolutamente controproducenti. Anche l’Italia, come l’Ungheria, ha bisogno di lavoratori stranieri regolari per far funzionare le proprie fabbriche. Abbandonare i canali dell’immigrazione legale e brandire l’arma (spuntata) delle espulsioni di massa, ci consegna l’Italia di oggi e di domattina, dove centinaia di migliaia di immigrati senza diritti non possono né lavorare nè procurarsi pane e companatico.
Ho l’impressione che Salvini lo sappia benissimo. Sa che dietro lo slogan “prima gli italiani” non c’è un’idea di economia e di società che possa in qualche modo funzionare. Salvini ha semplicemente continuato a tirare la corda – esattamente come Orban in Ungheria – per portare l’Italia nel caos e nella ingovernabilità. Non vuole cioè un’altra Italia: vuole un’Italia ingovernabile. Non assomiglia a uno statista, ma a un capopopolo deciso a giocarsi il tutto per tutto in uno scontro frontale. Magari, dio non voglia, attraverso una battaglia civile.
Fino a ieri, In molti abbiamo pensato che la strategia del leader leghista  fosse solo quella di accaparrarsi qualche punto in più nei sondaggi elettorali. Ma se la sua strategia fosse invece quella di prendersi il Paese, l’Italia tutta intera?
Magari mi sbaglio, ma se siamo davvero a questo punto, se la strategia di Salvini sta finalmente scoprendo la sua vera natura: eversiva, antistatalista, antidemocratica, allora siamo davvero alla frase di Faber: “Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”.
In tutti i casi, d’ora in poi è vietato distrarsi. Occorre capire e prendere una posizione precisa: da una parte o dall’altra. Tutti, compreso questo piccolo giornale.

in copertina elaborazione grafica di Carlo Tassi

Insorgenti e Gad Sicura incontrano l’Arcivescovo Perego

Da: Insorgenti

Nell’ottica di confronto costruttivo con le istituzioni che da sempre contraddistingue le nostre associazioni di cittadini attivi, mercoledì 9 gennaio incontreremo presso il Palazzo Arcivescovile di Ferrara l’Arcivescovo Gian Carlo Perego.
Come rappresentanti dei cittadini e laboratorio di idee, tra i temi dell’incontro cercheremo di capire come sia possibile coniugare quell'”Accoglienza” ormai elevata a problema principale degli italiani, non solo dalla Chiesa ma anche dalla politica e associazionismo di sinistra, con l'”Integrazione” cioè l’unico vero antidoto per fare in modo che masse indistinte di migranti non possano provocare lo sconquasso della società civile nella quale viviamo, che è sotto gli occhi di tutti, ma invece gestire quel fenomeno con intelligenza e lungimiranza, senza secondi fini di tipo prettamente economico e/o ideologico.
Questo sarà uno dei temi principali, ma non l’unico, che sottoporremo al Monsignore, altri argomenti saranno riguardanti, ad esempio, le tante chiese chiuse a causa del terremoto ma non solo, sulle quali lo stesso Arcivescovo si è già espresso proprio pochi giorni fa sulla stampa, auspicandone la riapertura; la salvaguardia del patrimonio monumentale e delle opere d’arte sacra; l’aiuto alle famiglie bisognose del territorio; la necessità di vivere in una città sicura e rispettosa delle leggi. La delegazione delle nostre associazioni esporranno al prelato alcune proposte e idee concrete formulate a tale proposito.
Questo incontro istituzionale, come quelli avuti con il precedente Prefetto Tortora e il Sindaco Tagliani, hanno l’obiettivo di portare a conoscenza degli interlocutori delle problematiche quotidiane che il comune cittadino, la famiglia in difficoltà, l’anziano solo e senza interlocutori, si trovano a dover affrontare solitamente in perfetta solitudine e inascoltati. Abbiamo chiesto ufficialmente appuntamento anche al Questore e al nuovo Prefetto, a tale scopo, ma l’udienza tarda ad arrivare, speriamo comunque di ottenerla in tempi brevi.
In ultimo, ma non ultimo, essendo le nostri associazioni principalmente un laboratorio di idee fattive e costruttive a favore della città, del territorio e della cittadinanza, abbiamo elaborato un “Regalo della Befana” che consiste in una serie di punti programmatici per il rilancio della città che metteremo da domani a DISPOSIZIONE TOTALE delle forze politiche che vorranno farsene carico, pubblicando il nostro contributo sul sito internet www.insorgenti.it sui social, sui media e presentando anche una serie di video esplicativi.

Polizia locale Replica all’assesore Modonesi e alla comandante

Da: Coordinatore Provinciale Diccap E Sulpl

Polizia locale di ferrara: mentre all’amministrazione non tornano i conti sul quarto turno, e la comandante non risponde sull’ordine pubblico, la polizia locale continua a garantire il presidio del territorio

I Sindacati DICCAP (Dipartimento Autonomie Locali e Polizie Locali e SULPL (Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale) intervengono nuovamente in riferimento alle dichiarazioni odierne dell’Assessore Modonesi sul quarto turno della Polizia Locale.
Aspettiamo la convocazione dell’Assessore Modonesi, per poter di parlare con lui delle leggi, circolari e numeri sbandierati sugli organi di informazione.
L’Assessore però dimentica di citare alcuni aspetti fondamentali.
Come possono essere sufficienti i soldi stanziati a bilancio, quando solo per pagare le attuali indennità esterne della polizia locale in un anno occorrono 232.000 € senza contare l’eventuale quarto turno? A noi pare ben poco “sostenibile” un progetto di istituzione del quarto turno della polizia locale quando ad oggi e lo ripetiamo nuovamente il Comune di Ferrara investe di più nelle indennità esterne del settore opeaio che in quelle degli Agenti.
Modonesi parla poi di assunzioni con il concorsone regionale collegato alla nuova legge regionale di disciplina della polizia locale…anche qua si omette di dire che siamo ancora molto indietro in quanto devono ancora uscire le disposizioni attuative del concorso unico e realisticamente si potrà parlare di fine 2019 per iniziare le procedure concorsuali regionali…
Siamo pronti anche al confronto sul nuovo Comando…
DICCAP e SULPL hanno acquisito con accesso atti copia del progetto, e sono state rilevate diverse criticità, che porteremo immediatamente all’attenzione dell’amministrazione, motivo per cui abbiamo già chiesto un incontro..
Alcune criticità che abbiamo rilevato sono importanti e vanno discusse immediatamente.!!
Ben venga invece e prendiamo atto dell’apertura su armamento e dotazioni degli Agenti, dopo le dichiarazioni infelici dei giorni scorsi, forse anche a Ferrara si inizierà ad applicare la Circolare del Ministro dell’Interno sui servizi della polizia locale dopo le 22.00.
Circolare che nessun esponente dell’amministrazione cita nei suoi interventi sugli organi di stampa, ma che va rispettata a pieno per la sicurezza degli Agenti, auspichiamo a tal fine, anche alla luce della richiesta inoltrata dal SULPL al Ministro Salvini, un intervento diretto dello stesso Ministro o in via sussidiaria del Prefetto.
Restiamo in attesa delle convocazioni dell’Assessore, anche sul tema dell’indennità di ordine pubblico, tematica su cui la Comandante Trentini continua a non rispondere e a prendere tempo…
Mentre la Comandante prende tempo per la risposta sulle indennità dovute per legge, gli Agenti continuano a svolgere i servizi di ordine pubblico in ausilio alle Forze di Polizia…segno evidente di come gli Agenti di Polizia Locale continuino a garantire il controllo del territorio a tutela della sicurezza dei cittadini, nonostante i tentennamenti o le non risposte di chi è al vertice del Corpo.

La Befana a Ferrara non brucerà: l’aria ringrazia (e anche i fan della ‘vecchia’)

Il giorno della Befana quest’anno a Ferrara la ‘vecchia’ non brucerà nel mezzo di piazza Trento Trieste, a fianco del Duomo. Per una volta niente rogo, ma solo canti, balli e calze piene di caramelle, cioccolata e dolcetti.
La scelta di non fare il falò e di non bruciare la strega che porta doni è stata dettata da motivi ambientali. I ripetuti sforamenti dei valori di polveri sottili nell’aria di Ferrara (come in quella di Cento e di diverse altre città dell’Emilia-Romagna) hanno reso necessario prolungare le misure di emergenza fin dopo l’Epifania. Ciò ha comportato che in questi giorni si siano rese necessarie le limitazioni al traffico per le macchine più inquinanti, la riduzione delle temperature negli edifici e – appunto – anche il divieto di accendere fuochi all’aperto. Nel Ferrarese il provvedimento del sindaco, che prevede queste restrizioni basate sulle indicazioni regionali, è entrato in vigore il 31 dicembre 2018 con validità fino a lunedì 7 gennaio 2019, andando così a scontrarsi con la tradizione di accendere i falò per bruciare la ‘vecchia’.

Befana in volo a Vigarano Mainarda (Ferrara), 3 gennaio 2019 – foto Valerio Pazzi

Per questo, a pochi giorni dall’Epifania, a Ferrara è scattato il dilemma: fare o non fare il rogo, chiedere una deroga o cercare di cambiare qualcosa? Finalmente ieri (venerdì 4 gennaio) è arrivata la decisione. Il presidente della contrada Rione di San Paolo, a cui è affidata l’organizzazione della giornata di festa per i più piccoli, ha deciso in accordo con il Comune di Ferrara che il rogo si poteva evitare. L’idea che ha prevalso è stata quella di festeggiare la Befana e basta, senza bisogno di andare a tirare in ballo fuochi, roghi e falò.

Rogo della Befana a Casumaro (Ferrara)
Il falò documentato dal fotografo Valerio Pazzi

“La decisione – si legge sulla pagina del quotidiano online del Comune di Ferrara Cronacacomune [cliccare sul nome della testata per leggere l’articolo] – è stata presa per dare un segnale di attenzione alle problematiche dell’aria e della salute dei cittadini, rispettando anche i sacrifici già richiesti ai cittadini attraverso i provvedimenti di limitazione messi in campo a livello regionale e recepiti dai Comuni aderenti al protocollo Liberiamolaria”.

L’allestimento di una Befana qualche anno fa a Casumaro (Ferrara) – foto Valerio Pazzi

Le stesse direttive coinvolgono, ad esempio, il territorio di Cento (sempre in provincia di Ferrara) dove invece è stato deciso di mantenere il rogo della Befana, spostandolo però in quel caso fuori dalla zona sottoposta alle misure di tutela della qualità dell’aria. Grazie anche al fatto che il territorio comunale centese è più ridotto, domenica 6 gennaio 2019 la “vecchia” sarà bruciata comunque, ma non nella centralissima piazza della Rocca, bensì nel piazzale del Palasport.

Magari piano piano si potrebbe pensare a rimpiazzare anche altri roghi con le feste. La Befana ha un suo fascino magico e da bambina non ho mai trovato divertente vederla bruciare. È vero che può portare un po’ di carbone, nel caso in cui inevitabilmente non ci si sia comportati proprio bene. Ma è bello pensare di lasciarla svolazzare nell’aria, sperando magari che nel frattempo possa spazzare via anche un po’ di smog.

Le foto a documentazione dei festeggiamenti ferraresi della Befana sono tutte di Valerio Pazzi

Coldiretti: Pubblicato Il Bando Per Contributi regionali messa in opera di reti contro la cimice asiatica

Da: Coldiretti Ferrara

Contributi fino al 50% delle spese per coprire i frutteti con reti che impediscano l’ingresso alle cimici. La provincia di Ferrara prioritaria negli interventi.

Con delibera di giunta regionale 2225 del 17/12/2018 è stato pubblicato il bando relativo alle azioni di prevenzione per la riduzione delle conseguenza derivanti da avversità biotiche, ovvero contributi per la messa in opera di RETI PREVENZIONE CIMICI.
Entro le ore 13.00 del  15/03/2019 le aziende agricole potranno presentare la propria domanda di accesso ai contributi per la CHIUSURA  degli impianti di frutteto coperti da rete con i laterali anti insetto oppure di reti monofila.
Le risorse messe a disposizione per questo bando sono di  2.753.827 €
I beneficiari sono le  imprese agricole di tutto il territorio regionale, ma rispetto all’ultimo bando Ferrara ha ottenuto, visto l’acuirsi del problema, la priorità massima rispetto al grado di rischio.
Ulteriore novità è un punteggio supplementare per le aziende frutticole che operano in regime di lotta integrata o biologica, con un incremento di + 30% per le aziende in lotta integrata e + 100%  per le aziende biologiche
Il sostegno è pari al 50% del costo ammissibile dell’investimento per domande che raggiungano almeno 6 punti.
Sono ammissibili le spese sostenute per investimenti volti:
all’acquisto e messa in opera di reti anti-insetto (compresi i dispositivi di apertura/chiusura meccanizzata/automatizzata per l’accesso) esclusivamente a completamento di impianti di copertura esistenti al momento della domanda di sostegno posti a protezione di impianti fruttiferi, al fine di prevenire i danni da Halyomorpha halys;
all’acquisto e messa in opera di reti anti-insetto monofila;
alle spese tecniche generali, come onorari di professionisti o consulenti, in misura non superiore al 3% dell’importo ammissibile di cui ai precedenti punti.
Per ogni ulteriore informazione rivolgersi ai tecnici CAA degli Uffici Zona Coldiretti Ferrara.

Comune di Tresignana insediamento commissario prefettizio

Da: Ufficio Elettorale – Servizio Segreteria Comune di Tresignana

Il 2 gennaio scorso a Tresignana, presso la sede del Comune di Tresigallo, si è insediato il Commissario prefettizio, Dott.ssa Adriana Sabato (Viceprefetto Vicario a Ferrara), la quale ha in questi giorni incontrato gli ex Sindaci, Laura Perelli e Andrea Brancaleoni, ed il Presidente dell’Unione “Terre e Fiumi”, Nicola Rossi.
Ha già riunito i Responsabili dei Servizi al fine di conoscere le problematiche di interesse e di delineare il cronoprogramma delle attività amministrative e contabili necessarie alla “ fondazione ” del nuovo ente locale, fissando le priorità degli interventi.
A breve è prevista la visita del Commissario presso la sede distaccata di Formignana.
Il Commissario, che resterà in carica fino alle prossime elezioni amministrative per la provvisoria Amministrazione di questo Comune, ha già maturato un’esperienza importante nel processo di fusione da cui è nato il Comune di Terre del Reno oltre ad aver svolto le funzioni di Commissario straordinario presso i Comuni di Cesano Maderno (38.000 abitanti in provincia di MB), di Seveso (20.000 ab. In provincia di MB), e Sedriano ( 12.000 ab in provincia di MI) sciolto per infiltrazioni della criminalità organizzata.

“Blocchi del traffico: intervenire in maniera strutturale sulle emissioni industriali e domestiche”

Da: Ufficio Stampa – Ascom Ferrara

“Ci auguriamo davvero che la Regione possa ripensare i provvedimenti del blocco del traffico che includono anche i diesel Euro 4 – commenta Giulio Felloni, presidente provinciale di Ascom Ferrara – provvedimenti di limitazione del traffico veicolare che stanno diventando ormai fotocopia, perché si stanno purtroppo ripetendo con continuità stante anche le condizioni atmosferiche che non sono d’aiuto all’abbassamento delle polveri sottili – e prosegue il presidente di Ascom – lo ripetiamo ormai da troppo tempo: bisogna intervenire strutturalmente sul tema sulle emissioni industriali e quelle degli impianti civili e domestici e provvedere periodicamente al lavaggio delle strade. Il provvedimento così come è applicato e congegnato ora ritengo sia assolutamente inutile ed incompleto. L’inquinamento non lo possiamo fermare circoscrivendo per decreto una zona quando una provincia limitrofa non ne è soggetta”.
L’occasione dei saldi è comunque da non perdere anche grazie alla possibilità di avvicinarsi al centro grazie all’esistenza nel capoluogo di corridoi d’accesso ai parcheggi principali (ad esempio centro storico “Kennedy”, ex Mof, Diamanti, rampari San Rocco, rampari San Paolo, via del Lavoro, palazzo delle Palestre e piazzale dei Giochi) oltre all’istituzione di quello straordinario nell’anello centrale di piazza Ariostea per gli automezzi che possono invece accedere al centro.

Play Mr D’Adamo, concerto di beneficenza a favore di Ado (Assistenza Domiciliare Oncologica) in ricordo dell’armonicista Antonio D’Adamo

Da: Associazione Musicisti di Ferrara

Il 5 gennaio 2019 alla Sala Estense di Ferrara ( Piazza Municipale ) alle ore 21,00 si terrà la quattordicesima edizione di Play Mr D’Adamo, concerto di beneficenza in memoria di Antonio D’Adamo armonicista blues (6-1-1960 30-1-2005); l’intero ricavato della serata sarà devoluto all’ADO ( assistenza domiciliare oncologica);
Sul palco il quartetto “The Bluesmen” accompagnerà 15 armonicisti amici di Antonio D’Adamo che provengono da varie parti della regione.
The Harmonica Players:
Roberto Manuzzi, Federico Pellegrini, Fabrizio Seva, Gianandrea Pasquinelli, Ermanno Costa, Paolo Giacomini, Vincenzo Cattani, Max De Rosa, Angelo Adamo, Guido Poppi, Sophia Karimlawani, Andreino Cocco, Paolo Santini, Gianluca Caselli, Paolo Bertelli.

The Bluesmen: Roberto Formignani chitarra e voce, Massimo Mantovani tastiere, Roberto Poltronieri basso, Roberto Blanzieri batteria.
Ospite d’onore alla voce Rossella Graziani.
La sezione fiati sarà composta da: Riccardo Baldrati tromba, Federico Benedetti sax contralto, Stefania Bindini sax tenore, Paolo Santini sax tenore

Il concerto è organizzato da: Associazione Musicisti di Ferrara
Ado Assistenza Domiciliare Oncologica
Con il patrocinio del Comune di Ferrara

In questi anni la manifestazione ha sempre visto una grande risposta di pubblico, diventando di fatto
uno dei pochissimi eventi a livello nazionale che porta l’armonica diatonica in primo piano.
Ogni anno l’organizzazione propone situazioni diverse, dal repertorio acustico a quello dei classici blues Chicago style con sezione fiati come in questo caso, fino al repertorio originale della band The Bluesmen della quale D’Adamo faceva parte; sarà anche l’occasione per ricordare un altro grande musicista e amico che ha fatto parte della band The Bluesmen dalla nascita fino al 2008: Bruno Corticelli bassista storico scomparso nel 2013 e che ha partecipato alle edizioni di Play Mr D’Adamo dal 2006, cioè dalla prima edizione.

Alan Fabbri (Ln): “Tagliani Ridicolo: Gli Irregolari Ci Sono Già e Li Ha Portati Il Pd. Se i Cittadini Sono Con Noi Con Il Prossimo Sindaco Si Cambia Rotta”

Da: Ufficio Stampa Lega Nord Emilia Romagna

“Mentre da anni la città è assediata da immigrati violenti e clandestini e interi quartieri sono in mano alla malavita nigeriana Tagliani ha la faccia tosta di criticare il decreto sicurezza. Le sue parole sono quasi ridicole: non si rende conto che è stato il Pd a riempire le città di irregolari, con una accoglienza incontrollata su cui ha fatto business grazie alle cooperative? Eppure anche a Ferrara il meccanismo dovrebbe essere ben noto… Il prossimo sindaco di Ferrara dovrà cambiare rotta e rimettere ordine nel caos che la sinistra ha creato. Il governo ha fornito gli strumenti giusti e se i cittadini ci daranno fiducia sapremo come utilizzarli”.

Alan Fabbri, capogruppo Lega Nord in Regione Emilia Romagna interviene commentando le parole del sindaco che ha criticato il decreto Salvini, sull’onda dei sindaci ribelli di sinistra che si oppongono alla sua applicazione.

“E’ veramente ridicolo, se non fosse anche drammatico per i ferraresi, il fatto che proprio Tagliani attacchi il decreto sicurezza: proprio lui che ha lasciato che Ferrara venisse invasa dagli irregolari, senza porre un vero contrasto alla presenza di clandestini nè alla criminalità, sostiene che sarà la nuova legge a portare immigrati irregolari in città”, spiega Fabbri “si tratta chiaramente di una strategia per cercare un nuovo colpevole alle gravissime colpe del Pd e per cercare di nascondere le proprie responsabilità, dopo anni di immobilismo. Proprio quello che ha portato interi quartieri a diventare invivibili ghetti in cui la criminalità e la mafia nigeriana fanno il bello e il cattivo tempo”.

Per Fabbri “è incredibile come ancora il primo cittadino insista a non voler vedere e ammettere qual’è la situazione reale” e come “preferisca attaccare un governo che usa il buon senso invece di agire in contrasto ad un fenomeno che sta danneggiando gravemente tutti i ferraresi.

In ogni caso “le elezioni sono vicine e, ne siamo certi, le cose cambieranno. Oltre a fermare l’invasione incontrollata la Lega al governo ha dato ai sindaci strumenti concreti per agire e per contrastare la criminalità, strumenti che prima non esistevano. Se i cittadini ce ne daranno la possibilità li sapremo utilizzare a dovere e il prossimo sindaco di Ferrara potrà mettere ordine nel caos creato dal Pd”.

Newsletter Informanumeri 4 gennaio 2019

Da:  Sistan, Comune di Ferrara, Statistica
Newsletter
INFORMANUMERI 4 gennaio 2019

Le notizie di oggi: 

Banner prezzi piccoloANTICIPAZIONE DEI PREZZI – Dicembre 2018
A Ferrara, nel mese di dicembre 2018, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) con tabacchi resta invariato rispetto al mese precedente ed aumenta dello 0,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente…..
anticipazione_dicembre_2018.pdf


genteBILANCIO MENSILE DELLA POPOLAZIONE
Pubblichiamo l’ammontare dei flussi registrati nell’Anagrafe Comunale (nati, deceduti, iscrizioni confermate e cancellazioni), rilevati mensilmente con il modello Istat D7B, e il numero degli atti stato civile registrati a Ferrara nella popolazione presente nel mese: nati, deceduti, matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi, cioè il modello Istat D7A. Secondo i dati rilevati con il modello Istat D7B, la popolazione residente al 30 novembre 2018 ammonta a 132.064 abitanti.
res2018novembre.xls
pres2018novembre.xls