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Giorno: 8 Ottobre 2015

Coldiretti: prendono il via gli incontri sul territorio, incontro con i soci su P.S.R. e andamento dell’annata

da: ufficio stampa Coldiretti Ferrara

Coldiretti Ferrara inizia dalla prossima settimana un ciclo di incontri in tutto il territorio provinciale con i propri soci. Punto focale delle riunioni il nuovo piano di sviluppo rurale, in particolare il “pacchetto giovani”, ma anche gli strumenti per il credito e le garanzia in agricoltura e le considerazioni sull’andamento della campagna agraria 2015

Hanno preso avvio nelle scorse settimane i primi bandi per la richiesta di contributi al settore agricolo della nuova programmazione comunitaria per gli anni 2014-2020 (P.S.R.). Ritenendo strategico che le imprese agricole siano a conoscenza delle opportunità di finanziamento e di contributo per accrescere la propria competitività e redditività, Coldiretti Ferrara ha programmato una serie di incontri su tutto il territorio provinciale per illustrare i contenuti , ragionare sugli aspetti generali delle misure e dei bandi attivi e di quelli di prossima pubblicazione, raccogliendo nel contempo sollecitazioni ed esigenze delle imprese per tarare al meglio le nostre capacità di supporto e di affiancamento agli associati nel scegliere una o più misure specifiche, a partire dal contenuto del cosiddetto “pacchetto giovani”, per continuare con le possibili interazioni finanziarie messe a disposizione da CreditAgri Italia per realizzare ipotesi di investimento. I soci Coldiretti potranno quindi partecipare agli incontri programmati in tutto il territorio provinciale come dalla sottostante tabella.
“Gli incontri – chiosa il direttore Claudio Bressanutti – saranno anche occasione di maggiore conoscenza di CreditAgri Italia e del nostro sistema di servizi alle imprese, oltre che per raccogliere le prime risultanze della campagna agraria che si sta chiudendo, con la presenza del presidente Sergio Gulinelli e dei responsabili dei diversi servizi provinciali che saranno a disposizione per tutto quanto utile e necessario ai nostri soci per immaginare investimenti e scelte per il loro futuro aziendale.”

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Sanità: aperto oggi il nuovo reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Mirandola

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Il presidente Bonaccini: “Un ulteriore tassello per la qualificazione post terremoto dell’ospedale Santa Maria Bianca”

«La qualificazione post sisma dell’ospedale di Mirandola procede, come dimostra l’apertura di oggi del nuovo reparto di Ostetricia e Ginecologia». È quanto puntualizza il Presidente della Regione, Stefano Bonaccini, anche alla luce del percorso partecipativo avviato dal Comune di Mirandola, che sta coinvolgendo operatori sanitari, associazioni e cittadini, fornendo importanti stimoli per il futuro del “Santa Maria Bianca”.
«Dal percorso – prosegue Bonaccini – sono emersi i punti di forza di questo ospedale ma anche alcune criticità, alle quali intendiamo dare risposte puntuali ed efficaci, per un ospedale che guardi al futuro e non al passato. Per noi – afferma il Presidente – l’ospedale di Mirandola va qualificato perché rappresenta il riferimento indispensabile per un ampio bacino di persone. Occorre innanzitutto ridurre i tempi delle liste d’attesa, un fenomeno che non riguarda soltanto Mirandola, ma per il quale la Giunta regionale ha intrapreso azioni importanti, che stanno dando i primi risultati positivi. Nello specifico del “Santa Maria Bianca”, la strada per ridurre i tempi delle prestazioni passa attraverso il funzionamento a pieno regime della Chirurgia, l’ulteriore specializzazione di Ortopedia e la garanzia del personale necessario in modo continuativo».
Per Bonaccini occorre, inoltre, migliorare i percorsi dei pazienti prima e dopo il ricovero, attraverso un potenziamento del legame tra territorio e ospedale.
«Le risorse per finanziare e progettare i lavori della Casa della Salute, la Lungodegenza e la Riabilitazione ci sono. Ora occorre spingere l’acceleratore sulla strada fin qui intrapresa. Da un lato bisogna tenere assieme il completamento della ricostruzione post-sisma e la riorganizzazione dei servizi interni. Dall’altro occorre guardare ancora a più lungo termine, partendo da ciò che già avviene quotidianamente nel lavoro comune fra gli ospedali di Mirandola e Carpi, per rafforzare ulteriormente l’integrazione ospedaliera dell’area provinciale a nord del capoluogo».

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La scuola di Galliera danneggiata durante il sisma del maggio 2012: l’assessore Costi dice che l’edificio è sicuro e certificato

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

I collaudi dell’opera hanno certificato che l’edificio scolastico non ha problemi di sicurezza.

«La scuola paritaria di Galliera è sicura ed è certificata. I collaudi sulle strutture sono stati rigorosi e il loro esito ci dice che non c’è nessun rischio per chi accede all’edificio».
Così l’assessore regionale alle Attività produttive, con delega alla ricostruzione post sisma, Palma Costi intervenendo sull’edificio scolastico realizzato a Galliera dopo il sisma del 20 e 29 maggio 2012.
Sul versante delle indagini, la Direzione Distrettuale Antimafia ha avviato perizie, tutt’ora in corso, che hanno messo in luce aspetti della vicenda – legati alle modalità con le quali sono stati realizzati i lavori – che non erano noti alla stazione appaltante, cioè il Commissario delegato alla ricostruzione. Aspetti che, tuttavia, non ne pregiudicano la sicurezza.
La scuola è un struttura in legno, con fondazioni realizzate con soletta in calcestruzzo armato. L’indagine commissionata dalla DDA ha rilevato che il calcestruzzo utilizzato per i lavori è, tecnicamente, di una classe inferiore a quella richiesta. Come immediata conseguenza, la struttura tecnica commissariale ha disposto l’immediata verifica delle condizioni di sicurezza strutturale della scuola.
Queste verifiche hanno evidenziato, secondo i tecnici della Struttura commissariale, che le sollecitazioni trasmesse dalla struttura in elevazione sono risultate coerenti anche con l’effettiva resistenza del calcestruzzo in opera e pertanto non è emerso alcuna pericolosità delle strutture, benché fosse stato utilizzato un calcestruzzo leggermente inferiore a quello prescritto in capitolato di appalto. Il collaudo statico dell’opera – anche se realizzata con materiali parzialmente difformi ai requisiti di progetto, come è stato detto – ha quindi dato garanzie sulla stabilità dell’edificio scolastico.
«I fatti – aggiunge l’assessore Costi – sono avvenuti un anno fa e sono state oggetto di un immediato intervento delle nostre strutture tecniche: per noi la sicurezza è una precondizione assoluta. Dalle verifiche immediatamente effettuate, nel corso dell’interruzione natalizia dello scorso anno, è stato verificato che la scuola era sicura e poteva essere utilizzata dagli studenti. Ogni allarmismo sul versante sicurezza dell’immobile non ha ragione di essere. Per quanto attiene invece l’impresa, oltre a rimanere in attesa dell’esito del lavoro svolto dalla Magistratura, il Commissario delegato alla ricostruzione ha provveduto a rescindere gli altri contratti in essere con la ditta che ha eseguito i lavori nella scuola del bolognese».

Sabato 31 ottobre a Bondeno Caccia al Fantasma

da: organizzatori

Sabato 31 ottobre, dalle ore 20.00, nelle vie del centro storico di Bondeno (Fe), la tappa finale del 2015 del divertente gioco per gruppi e famiglie “Caccia al Fantasma – Visto in Tv!”

Il conto alla rovescia è partito…31 ottobre 2015 segnatevi questa data perché sarà una serata magica, una notte particolare per festeggiare Halloween in un modo davvero particolare! Divertimento, Cultura, Suggestioni, Teatro, Gioco e tanti Premi per la finale della Caccia al Fantasma – speciale Visto in Tv!
Bondeno, la cittadina matildica in provincia di Ferrara è pronta ad accogliervi, a farvi giocare, a farvi vincere e a regalarvi Emozioni! Una cittadina ricca di storia e di tradizioni che la sera del 31 ottobre a partire dal tardo pomeriggio si trasformerà in una favola…anzi un grande set televisivo! Vie, strade, piazze, monumenti, numerosissime attività commerciali aderenti all’iniziativa aperte, strutture ricettive e ristoranti pronti a dare il meglio e a coccolare il pubblico per la grande Caccia al Fantasma
Il gioco che strizza l’occhio alla storia, alla letteratura, al teatro, all’arte, alla musica, alla filmografia, alla fantasia, alla tv
Caccia al Fantasma arriva alla sua tappa finale del 2015 con all’attivo un crescente numero di successi in termini di tappe, pubblico, concorrenti e gradimento.
La consueta serata di Chiusura nella notte di Halloween, quest’anno sarà il momento per il Lancio di alcune novità di regolamento e per una “puntata speciale”.
La denominazione della serata è “visto in TV” … visto-in-tv sarà un momento per celebrare il “piccolo schermo” dai suo primi vagiti di tubo catodico sino ai giorni nostri con l’era digitale e i Flat screen a led.
Serie TV – Personaggi – Programmi – Sigle – Pubblicità … insomma tutto quanto è entrato con la quotidianità nel nostro modo di essere e spesso lo ha condizionato.
Questo è il tema … e non mancherà anche un finale degno della miglior tradizione televisiva ….. per cui “Allegriaaaa” ( è proprio il caso di dirlo )
Alle ore 20.00 il paese sarà invaso da “Fantasmi attori” che daranno vita ad una sorta di caccia al tesoro umana. Daranno informazioni al pubblico partecipante, informazioni precise ma birichine, e grazie alle informazioni e ad indizi che saranno posizionati nelle vetrine dei numerosissimi negozi aderenti all’iniziativa, il pubblico che avrà a disposizione una mappa e una scheda apposita, dovrà riuscire ad indovinare quale personaggio rappresentano questi fantasmi.
Punto di Partenza e Arrivo, i giardini di via Pironi dal Mosquito Summer Cafè. Dalle ore 19.30 – sarà presente il punto informazioni di piuweb.net, e il tavolo Giuria per punzonatura e ritiro e riconsegna della scheda di partecipazione.
Le iscrizioni sono gratuite. Si partecipa o da soli o con la propria famiglia o con il proprio gruppo di amici. Le schede di partecipazione si possono trovare presso i negozianti locali che espongono la Locandina QUI ISCRIZIONI “CACCIA A FANTASMA” oppure direttamente ONLINE al link: http://www.piuweb.net/eventi/eventi-caccia-al-fantasma/
Al link potrete trovare anche il Regolamento e tutte le informazioni necessarie per la partecipazione.
Vince il singolo o il gruppo che indovina più “FANTASMI” nel minor tempo possibile. Il gioco inizia alle ore 20.30 e termina alle ore 22.30. Alla 22.30 i Fantasmi dal palco dei Giardini di via Pironi si presenteranno al pubblico e il pubblico (mentre la giuria effettua lo spoglio delle schede) imparerà se ha dato le giuste soluzioni.
Notevoli i premi in palio: come il soggiorno in Sardegna 2016 (zona Gallura) in appartamento – giornate in Parchi tematici, acqua parchi, villaggi turistici, e tantissimi altri premi e buoni spesa. Le attività commerciali aderenti all’iniziativa saranno aperte. Non mancheranno i punti gastronomici dal dolce al salato sul percorso. Omaggi e assaggi per tutti. . La manifestazione è patrocinata dal Comune di Bondeno in collaborazione con AT Pro Loco.La manifestazione è un format di Lorenzo Guandalini. L’organizzazione della manifestazione è a cura Piuweb.net e Mosquito Summer Cafè.

Venerdì 16 riapre il Sax Pub Cafè di Lugo, nuove proposte enogastronomiche e musicali per rilanciare un locale storico

da: Alberto Mazzotti

E’ uno dei bar più vecchi del centro di Lugo: con l’originario nome di Bar Marcello è stato, per generazioni, un punto di ritrovo privilegiato per centinaia di giovani lughesi.
Oggi, dopo un periodo di alterne fortune e alcune settimane recenti di lavori, il Sax Pub Cafè di largo Repubblica 4 è pronto per tornare agli antichi splendori. A partire da venerdì 16 ottobre, il locale di fronte al Pavaglione riapre i battenti: rinnovato negli interni, nella “filosofia”, nei programmi. Merito di un team tenace e motivato: i due proprietari Sergio Mezzogori e Davide Ballardini; il “factotum” Luca Ghetti – chef di grande esperienza, personaggio ben noto nel lughese, che torna nella sua città dopo anni di attività in località diverse -; e Vince Vallicelli, notissimo batterista forlivese che ha il ruolo di direttore artistico delle serate dedicate al jazz.
Una delle poche conferme nella nuova attività del Sax Pub riguarda infatti gli appuntamenti con il jazz del venerdì sera, che hanno caratterizzato il locale anche nelle passate stagioni. Con Vallicelli come nuovo responsabile, il programma promette serate di grande spessore musicale: a partire proprio dall’inaugurazione, il 16, quando lo stesso Vallicelli accompagnerà un assoluto “big” dell’organo Hammond come Pippo Guarnera (session man abituale di artisti del calibro di Ligabue o Gianna Nannini, ma che ha un curriculum di assoluto rilievo anche in ambito jazz e blues), in trio con il talentuoso chitarrista Nahuel Schiumarini.
La musica sarà protagonista anche al sabato sera, con concerti live di gruppi locali e spazio a giovani band; e alla domenica pomeriggio, quando il dj set accompagnerà gli aperitivi al pianterreno.
Perché il locale, da sempre, è dislocato su due piani: e fra le novità della riapertura c’è anche un’attenzione fondamentale all’aspetto della ristorazione. Al piano terra, allora, alle spalle del salone del bar – dove ci si concentrerà sulla qualità sia del caffè che delle bevande – è stato realizzato un ristorante: avrà una quarantina di coperti, sarà aperto anche a pranzo per fornire pasti veloci ma squisiti, che partiranno dalla tradizione romagnola ma punteranno anche sull’utilizzo di prodotti biologici, sulla possibilità di piatti particolari per celiaci e per vegani, e con un menù che cambierà di giorno in giorno. Il ristorante sarà aperto anche di sera (tranne al lunedì): e ogni mercoledì sera sarà dedicato esclusivamente ai piatti di pesce.
Al piano di sopra, poi, ecco il pub, rivolto ai più giovani anche come menù: pizza (al martedì a metà prezzo), hamburger, spaghetti, bruschette… E quattro tipi diversi di birra alla spina, che varieranno di mese in mese a seconda delle stagioni.

Riordino istituzionale, riunito l’Osservatorio regionale

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Petitti: “Condivisi i criteri per la mobilità del personale delle Province e avviata la costituzione delle Unità tecniche per l’attuazione della legge 13. Procede il lavoro con i territori nella massima collaborazione con le forze sociali ed economiche”

“Abbiamo condiviso i criteri per la mobilità del personale delle Province e avviata la costituzione delle Unità tecniche per l’attuazione della legge 13”. Così l’assessore regionale al Bilancio e Riordino istituzionale Emma Petitti al termine della riunione oggi a Bologna dell’Osservatorio regionale sull’attuazione della legge di riordino territoriale (l. r. 13/15) che riunisce i rappresentanti delle Province e della Città metropolitana di Bologna, di Anci, Upi e Uncem.
“Procede il lavoro con i territori nella massima condivisione e collaborazione con le forze sociali ed economiche”, sottolinea Petitti. “Stiamo governando un passaggio importante nell’attuazione del progetto di riordino istituzionale, garantendo i lavoratori delle Province, la continuità dei servizi per i cittadini (con attenzione a temi cruciali come l’ambiente, l’agricoltura, il lavoro e la formazione) e il trasferimento dei beni mobili e immobili dalle Province alla Regione, nell’ottica della semplificazione”.
Nel dettaglio, l’Osservatorio ha innanzitutto fatto il punto sulle procedure di mobilità relative al personale delle Province e della Città metropolitana che si occupa delle funzioni oggetto della legge regionale 13/15 (come appunto agricoltura, ambiente, lavoro e formazione). Si tratta di 1200 dipendenti sui 4000 totali.I criteri e i tempi per la mobilità saranno, nei prossimi giorni, al centro di un incontro dell’assessore Petitti con le organizzazioni sindacali.
Contemporaneamente, l’Osservatorio ha dato avvio alla costituzione delle “Unità tecniche di missione” che garantiranno il lavoro comune tra Regione ed Enti locali per dare concretezza alla legge 13, gestire e coordinare la fase di passaggio della riorganizzazione territoriale e avviare il progetto sperimentale di istituzione delle Aree vaste interprovinciali e della Città metropolitana di Bologna.

Mercoledì 16 dicembre, al Teatro Comunale di Ferrara, Ale e Franz in “Tanti lati – latitanti”

da: organizzatori

Ale & Franz arrivano a Ferrara! Col loro nuovissimo spettacolo “Tanti Lati – Latitanti”, scritto da Alessandro Besentini, Francesco Villa, Antonio De Santis e Alberto Ferrari, regia di Alberto Ferrari, saranno al Teatro Comunale di Ferrara mercoledì 16 dicembre alle ore 21,00, grazie a Caos Organizzazione Spettacoli.

Il punto di partenza è proprio la loro singolare coppia: Alessandro Besentini e Francesco Villa in arte Ale e Franz.
“Tanti Lati – Latitanti” osserva in modo divertente e scanzonato l’intricata autostrada di emozioni e ragionamenti che siamo in grado di costruirci e costruire, mettendo a fuoco ciò che di comico e folle c’è nell’essere umano. La soluzione? Ridere insieme delle manie, ossessioni e ingenuità che inevitabilmente sono presenti in ognuno di noi.
“Ogni incontro nasce da una coppia. Ogni dialogo nasce da un incontro. Ad ogni azione verbale e non, corrisponde una risposta…quella dell’altro”.
In scena ci saranno carrellate di uomini scaltri, uomini dubbiosi, uomini saggi, uomini risolti, uomini strani che faranno ridere della loro e della nostra umanità. Un invito a cercarsi, specchiarsi e naturalmente a ridere, grazie alla stralunata ironia che caratterizza la comicità surreale della coppia di protagonisti.
Biglietti in vendita da sabato 10 ottobre presso:
Biglietteria del Teatro Comunale di Ferrara (Corso Martiri della Libertà 5 – FE) – telefono 0532 202675 – Orario di apertura: dal lunedì al venerdì ore 15,30-19,00 sabato 10,00-12.30 e 15,30-19,00.
On-line www.teatrocomunaleferrara.it, o tramite il circuito Ticketone.
Per informazioni: 0532 202675.

Pallamano Ferrara: amichevole sotto il segno dello “United” tra le squadre di Ferrara e Bologna

da: Redazione A.s.d. Ferrara United

Prima amichevole in casa per lo United Ferrara contro il felsinei del Bologna United che militano nel campionato di A1 e saranno i prossimi avversari dell’ Estense, l’altra squadra di Ferrara.

Mercoledì 7 ottobre, presso il Pala-Boschetto, si è disputata un’amichevole di lusso tutto targato United, a far visita la squadra ferrarese per la sua prima uscita casalinga, sono stati invitati i Bolognesi accettando l’invito sapendo della qualità della formazione di Ribaudo, con un risultato alquanto strepitoso, terminato con un pareggio di 29 a 29 dove i ferraresi conducevano di un punto alla fine del primo tempo.
Cera molta curiosità nel vedere questa nuova squadra e anche i pubblico non ha fatto mancare la sua presenza.
La partita parte sul filo dell’equilibrio con un ritmo decisamente alto; Ferrara inizia molto bene in attacco dove la palla gira veloce che permette a i terzini di essere precisi nelle conclusioni; Complice delle buone individualità dei Bolognesi la difesa arranca ma alla distanza prende le misure per poi chiudere bene gli spazi costringendo gli ospiti a tiri forzati.
Si chiude il primo tempo con una lunghezza di vantaggio per il Ferrara United, il secondo tempo riprende con un Bologna che impone un importante break portandosi sul più 5. Il ritmo della squadra dell’ intramontabile Beppe Tedesco sembra essere aumentato mentre Ferrara sembra accusare un po’ di stanchezza e perde in lucidità.
Siede in cattedra Scalabrin e non permette più agli ospiti di segnare così lo United Ferrara si rifà sotto al Bologna, recupera palloni ed organizza buone manovre di attacco per poi pareggiare allo scadere del triplice fischio.
Nonostante al Bologna mancassero alcuni giocatori non ha comunque sottovalutato l’ impegno, mentre Ferrara ha dimostrato di aver fatto passi avanti in attacco dove la manovra è stata per buona parte dell’incontro ben organizzata e intensa rispetto all’ultima uscita e dove in difesa può contare su due portieri importanti “Eddy e Franz”.
Questa è la formazione che è scesa in campo: Maranini, Scalabrin, Sgargetta C., Garani, Succi, Alberino, Castaldi, Hristov, Montanari, Giovanardi M., Gherardo, Zanella, Battaglia, Ferretti, Braiato, Rendine.

Comunicato dell’ Udi di Ferrara sull’ ennesimo caso di femminicidio

da: Udi Ferrara

Pochi giorni fa a Mesola e’ morta Ishrak, una giovane donna, bella e sorridente. Non è stata una morte accidentale. L’ha uccisa il padre. Non siamo cadute nel rituale delle dichiarazioni sdegnate, abbiamo cercato di conoscere i contorni relazionali di questa drammatica vicenda, che è ormai evidente quanto sia una “ordinaria” trama di femminicidio. Ordinaria, perché si ripete quasi sempre uguale nelle motivazioni e nelle dinamiche, a Ferrara come a Catania. Nessuna mancanza di rispetto per la sofferenza del padre suicida, ma la morte di Ishrak è la conseguenza di una distorta idea di possesso, di controllo, di rivendicazione affettiva che, purtroppo ancora è radicata in gran parte della cultura maschile e patriarcale di relazione con le donne.
Leggiamo sui giornali che i femminicidi sono calati nei primi sei mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del 3,5%, così come sembrano calare gli atti persecutori denunciati e i maltrattamenti in famiglia.
A parte i dubbi sul balletto dei numeri, visto la arretratezza del nostro Paese nel costruire un Osservatorio Nazionale sistemico e integrato tra tutte le fonti che intercettano la violenza sulle donne, noi non siamo soddisfatte perché a tutt’oggi sono 78 le donne inutilmente uccise da persone che avrebbero dovuto amarle e rispettarle. E la uccisione è la parte più evidente di una trama sotterranea di violenze che , nonostante nuove leggi, continuano.
L’Istat nell’ indagine La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia ha aggiornato i dati 2009 / 2014. Sono 6 milioni 788 mila le donne che hanno subito qualche forma di violenza nella loro vita. La violenza sessuale resta la forma più diffusa (21%), affiancata da quella fisica (20,2%) e dallo stalking (16,1%). A commettere le violenze più gravi sono proprio i partner attuali o gli ex compagni, sono questi a commettere stupri nel 62,7% dei casi. Violenze fisiche e sessuali riguardano le donne italiane come le straniere, ma i soggetti più vulnerabili sono le donne separate, divorziate o con problemi di salute o disabilità.
E’ sicuramente aumentata la consapevolezza delle donne di essere vittime di reati e di avere bisogno di aiuto; è consistente la richiesta alle associazioni come l’UDI ed quindi, quasi raddoppiata la richiesta ai Centri antiviolenza, ma ancora un dato insufficiente. I dati non stupiscono se è ancora così lento il radicamento dei centri antiviolenza e il loro adeguato finanziamento, visto che siamo ancora all’impegno delle risorse nazionali definite per il 2013.
Nei territori, Associazioni e Comuni continuano a spendersi quotidianamente non solo nell’aiuto, ma anche in quell’azione di contrasto culturale che dovrebbe espellere la violenza dalle relazioni personali e sociali. Nuovi Comuni, dopo Cento, adesso Comacchio e Codigoro, in rete con il Centro Donna Giustizia, aprono punti di ascolto e di accoglienza. IL tavolo coordinato dalla Prefettura sta lavorando sulle nuove Linee Guida della Procura con le Forze dell’Ordine, la Azienda USL continua a investire sulla formazione degli operatori dopo la adozione delle procedure di accoglienza decise dalle due Aziende sanitarie. Continuano per UDI e CDG il lavoro con i giovani delle scuole perché la violenza sessuata non entri nelle loro prime relazioni affettive. Continuano progetti, azioni, incontri, mobilitazioni anche di partner diversi.
Non possiamo e non dobbiamo fermarci, anche quando i risultati sembrano pochi.
Lo dobbiamo a Ishrak e a tutte le donne, giovani e adulte, italiane e straniere che chiedono di essere cittadine libere, rispettate e vive.
Il Centro Donna Giustizia di Ferrara
L’ Unione Donne in Italia di Ferrara

Il caso Volkswagen: un esempio di irresponsabilità sociale

da: organizzatori

Minimizzare gli esempi di irresponsabilità aziendale lascia le grandi organizzazioni, come Volkswagen e Fifa, libere di ripetere gli stessi errori.

Un nuovo studio intitolato ‘On the Forgetting of Corporate Irresponsibility’ (Dimenticare l’irresponsabilità aziendale), redatto dai ricercatori della Cass Business School, City University London, e della Università Aalto, in Finlandia, spiega come, spesso, nelle grandi organizzazioni si tenda a minimizzare rapidamente grandi esempi di irresponsabilità aziendale utilizzando metodi tra i quali tattiche di distrazione.
La ricerca ha dimostrato che le aziende minimizzano il pericolo che l’evento ha causato, scaricando la responsabilità su terzi e deviando l’attenzione dallo scandalo verso un altro problema. Secondo quanto asserito dai ricercatori, Volkswagen sta cercando di scaricare la responsabilità di una mancanza collettiva sulle spalle di pochi individui, come il Direttore Generale, che ha già rassegnato le dimissioni.
I metodi descritti sono stati dimostrati durante lo scandalo delle emissioni Volkswagen: l’organizzazione si è scusata pubblicamente, il Direttore Generale si è dimesso e ora i titoli dei giornali affermano che le emissioni “truccate” siano un problema che riguarda l’intero settore.
Azioni simili sono state intraprese da Toshiba all’inizio di quest’anno in relazione allo scandalo contabile da 1,3 miliardi di dollari e da tante altre organizzazioni, che in situazioni analoghe hanno assunto comportamenti dello stesso tipo.
Tuttavia, i ricercatori sottolineano che Volkswagen potrebbe non imparare dai propri errori evitandoli in futuro: al contrario, potrebbe essere destinata a ripeterli.
Sébastien Mena, professore di Management alla Cass Business School afferma:
“Abbiamo notato che diverse società coinvolte in grandi scandali, o i loro concorrenti, hanno finito per commettere gli stessi errori negli anni seguenti. Ad esempio, il settore tessile in Bangladesh è stato interessato da diversi incidenti che hanno minacciato la vita degli operai, tra cui i crolli avvenuti in edifici industriali nel 2005, 2006 e 2010 e il drammatico incendio di una fabbrica nel 2012. Questi incidenti non hanno tuttavia impedito il crollo della fabbrica di Rana Plaza nel 2013, costato la vita a migliaia di persone. Molti di noi ricordano questo fatto, molto meno noti sono invece gli incidenti precedenti. Pensiamo anche ai diversi scandali bancari, alle manipolazioni del mercato o al comportamento delle compagnie petrolifere e alle ripetute fughe di notizie. L’obiettivo della ricerca era comprendere il motivo di questo oblio e del non far tesoro degli errori commessi.”
Il Professor Peter Fleming aggiunge:
“A breve, i responsabili cercheranno di negare o eludere le proprie responsabilità, magari scaricandole su pochi individui, minimizzare la portata e il danno dello scandalo e distrarre l’attenzione su altre questioni. E comunque, nel giro di 3-6 mesi non ci saranno più grandi discussioni sulla crisi. Sebbene le persone all’interno dell’azienda continueranno probabilmente ad affrontare le conseguenze dello scandalo, l’enorme pressione pubblica sarà passata. Questo può essere pericoloso, in quanto può dare alle aziende l’impressione che si possa tranquillamente tornare a comportarsi come in passato”.
Nel lungo termine, spesso le organizzazioni coinvolte in uno scandalo cambiano direzione per dimenticare (e far dimenticare) gli errori commessi. Questo è possibile riducendo al silenzio i loro interlocutori, rimuovendo o mettendo a tacere le persone che potrebbero ricordare l’incidente e distruggendo o minimizzando le prove del misfatto.
André Spicer, professore di comportamento organizzativo alla Cass conclude:
“In assenza di ricordi o di persone che potrebbero ricordare gli sbagli commessi, errori simili possono ripetersi con maggiore probabilità, ad opera delle stesse aziende o dei loro concorrenti. Per impedire questa situazione, le organizzazioni devono adottare alcuni provvedimenti decisivi. Chiedere scusa è solo l’inizio. Nel caso di Volkswagen, l’azienda deve essere onesta in merito agli errori commessi ed eliminare le cause all’origine del problema. Il semplice allontanamento delle persone potrebbe far peggiorare i problemi. Talvolta, continuare a contare sulle persone che hanno commesso l’errore può aiutare l’organizzazione a imparare. L’azienda deve continuare a ricordare i propri errori, facendone tesoro per i responsabili decisionali del futuro.”

Rettifica sugli orari di apertura del Museo “Remo Brindisi” per la “Giornata del Contemporaneo”

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Ad integrazione e parziale rettifica del comunicato inviato ieri, si segnala che in occasione della “Giornata del Contemporaneo”, in programma per sabato 10 ottobre prossimo, la Casa Museo “Remo Brindisi” del Lido di Spina (Via Nicolò Pisano, 51) resterà aperta, ad ingresso gratuito, con i seguenti orari: dalle ore 10 alle ore 12.30 e dalle ore 15 alle ore 17.30.
L’evento, giunto all’XI edizione, mira a promuovere l’arte contemporanea e a valorizzare l’attività degli artisti contemporanei.
Secondo le intenzioni del Maestro Remo Brindisi, la casa museo doveva porsi come uno scrigno dell’arte del ventesimo secolo, con una veduta d’insieme più ampia possibile del secolo ed il progetto è certamente riuscito, tanto che nella “Giornata del Contemporaneo” la struttura merita decisamente il posto d’onore. Tra le opere esposte anche quelle di artisti di fama internazionale, quali Picasso, Mirò, Fontana, Modigliani e De Pisis e molti altri.
Per informazioni: tel 0533-81302, e-mail: info@podeltatourism.it e http://www.amaci.org/…/undi…/museo-alternativo-remo-brindisi

Testimonianza di due giovani donne in difesa dei diritti umani e contro la guerra

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Yasmeen Al Najjar e Taya Govreen Segal a Ferrara per parlare della questione israeliano-palestinese

Yasmeen e Taya. Due giovani donne, una palestinese e l’altra israeliana, unite per rivendicare il loro diritto ad una vita di pacifica convivenza in due liberi Stati.
Stiamo parlando rispettivamente di Yasmeen Al Najjar, diciannovenne disabile dall’età di tre anni che, pur con un arto amputato, è riuscita a realizzare il sogno di scalare il Kilimangiaro portando, con la sua straordinaria impresa, l’attenzione dei media internazionali sulla vita difficile di tanti giovani e di tutto il popolo palestinese ancora costretto a subire privazioni e indebite violenze.
E di Taya Govreen Segal, giovane video reporter indipendente, impegnata nel sociale, femminista e antimilitarista, firmataria di un documento di rifiuto del servizio militare, il che è considerato un reato, e della politica di occupazione e violazione dei diritti fondamentali del popolo palestinese da parte dello Stato di Israele.
Le due giovani, vincitrici della nona edizione del Premio Internazionale Daniele Po, che quest’anno punta i riflettori sulla scottante questione israeliano-palestinese, parleranno di Difesa dei diritti umani e contro la guerra, lunedì 12 ottobre alle ore 15 in Aula Magna di Economia e management di Unife (via Voltapaletto,11).
Dopo i saluti di Cristiana Fioravanti, delegata del Rettore per le Pari Opportunità, e di Massimo Maisto, Vice Sindaco del Comune di Ferrara, sarà Nedda Alberghini, Presidente dell’Associazione “Le Case degli Angeli di Daniele Onlus” a introdurre le due donne, che porteranno importanti testimonianze di vita e di aspirazione a risolvere, senza più spargimenti di sangue, l’annosa questione conflittuale.
All’incontro interverranno due docenti Unife esperti in materia: Alessandra Annoni, Dipartimento di Giurisprudenza, e Andrea Baravelli, Dipartimento di Studi umanistici.
Come afferma Fioravanti: “Mentre a Gerusalemme e in Cisgiordania continuano le violenze e la comunità internazionale si prepara ad assistere, inerte, allo scoppio di una terza intifada, Taya Govreen Segal, video reporter indipendente israeliana, e Yasmeen Al Najjar, scalatrice disabile palestinese, rivendicano con forza il proprio diritto a convivere pacificamente, e con la loro tenacia gettano una luce di speranza su un conflitto troppo spesso archiviato come irrisolvibile”.
Mercoledì 14 ottobre alle ore 16 in Residenza Municipale (p.zza del Municipio,2), Yasmeen e Taya saranno insignite dal Sindaco Tiziano Tagliani del riconoscimento per l’impegno profuso nella difesa dei diritti umani e nella condanna alla guerra, alla presenza dell’On. Luisa Morgantini, ex Vice Presidente del Parlamento Europeo, con delega alla Palestina.
Organizzazione a cura di Unife, in collaborazione con Comune di Ferrara.
Il Premio Internazionale Daniele Po viene istituito per volontà di Nedda e Fortunato Po, fondatori dell’Associazione Onlus “Le Case degli Angeli di Daniele nel mondo”, per onorare la memoria del figlio attraverso un riconoscimento anche oneroso ad un personaggio che, a livello nazionale od internazionale, si sia particolarmente distinto nella difesa dei diritti umani e nell’esaltazione di tutti quei valori che concorrono alla realizzazione di una Civiltà di Pace. In data 6 aprile 2014 all’interno dell’Associazione “Le Case degli Angeli di Daniele Onlus” nasce il progetto UN.VI.NU. (Università della Vita per una Nuova Umanità) che inserisce il Premio Internazionale Daniele Po nella programmazione di ogni anno accademico. http://www.lecasedidaniele.org/it/premiointernazionale.html
Per informazioni: Maria Grazia Campantico, cmpmgr@unife.it, tel. 0532 293263, cell. 3351409739

Sabato 10 ottobre, Libreria Ibs e Libraccio di Ferrara ospita Marcello Simoni che presenta il suo ultimo libro “La cattedrale dei morti”

da: responsabile eventi Ibs Ferrara

Presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino, Libreria Ibs+Libraccio di Ferrara, Matteo Bianchi dialoga con lo scrittore comacchiese che presenta la sua ultima fatica letteraria edita da Newton & Compton.

Dotato di arguzia e di un formidabile spirito di osservazione, il giovane Vitale Federici, cadetto di Montefeltri, viene chiamato a indagare su un concatenarsi di delitti all’apparenza insolvibili. L’Italia di fine Settecento, tuttavia, si rivelerà presto ai suoi occhi come un insidioso gioco di apparenze, sotto il quale si celano le macchinazioni di aristocratici, religiosi e magistrati. Le città di Roma, Urbino e Venezia diverranno per lui autentiche trappole mortali, dalle quali potrà salvarsi soltanto grazie al lume dell’intelletto e all’arte della dissimulazione.
Le indagini:
I sotterranei della cattedrale
L’enigma del violino
La prigione delle anime
Marcello Simoni è nato a Comacchio nel 1975. Ex archeologo e bibliotecario, laureato in Lettere, ha pubblicato diversi saggi storici; con Il mercante di libri maledetti, romanzo d’esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60° Premio Bancarella. I diritti di traduzione sono stati acquistati in diciotto Paesi. Sempre con la Newton Compton ha pubblicato in seguito La biblioteca perduta dell’alchimista, Il labirinto ai confini del mondo, secondo e terzo capitolo della trilogia del famoso mercante; L’isola dei monaci senza nome, con il quale ha vinto il Premio Lizza d’Oro 2013, L’abbazia dei cento peccati e L’abbazia dei cento delitti, primi capitoli della trilogia Codice Millenarius Saga. Nella collana Live è uscito I sotterranei della cattedrale.

Il 10 ottobre, a Wunderkammer, un caffè per ripensare la darsena

da: organizzatori

Sabato 10 ottobre, a Wunderkammer, i cittadini e le istituzioni si confrontano sulla riqualificazione della darsena di Ferrara

Confrontarsi, discutere e trovare assieme nuove idee per valorizzare la darsena di Ferrara, il tutto davanti a una buona tazza di caffè. Sono tanti i ferraresi che hanno già confermato la loro partecipazione al laboratorio partecipato sulla riqualificazione del fronte fluviale previsto dal progetto Smart Dock. Residenti del Quartiere Giardino, studenti e professori universitari, negozianti e imprenditori che lavorano nelle vicinanze del Po di Volano, rappresentanti di istituzioni, enti e associazioni, persone curiose di sapere cosa succede in quella porzione di città, interessate ad ascoltare proposte e valutare criticità.
L’incontro si terrà negli spazi gestiti dal consorzio Wunderkammer, al primo piano di Palazzo Savonuzzi, sabato 13 ottobre dalle 15 alle 18. La metodologia utilizzata sarà quella del world caffè: l’approccio informale e l’atmosfera conviviale stimoleranno i partecipanti a mettersi in gioco e contribuire in maniera operativa.
«Ci auguriamo che siano in tanti a voler contribuire a questa riflessione – commentano Leonardo Delmonte e Maria Giovanna Govoni, che condurranno il laboratorio per l’associazione Basso Profilo -. Soprattutto sarebbe importante in un momento come questo poter sentire la voce dei residenti che abitano nelle vicinanze, le associazioni attive localmente, i commercianti che lavorano nella zona. Anche dai tecnici e dai rappresentanti dei vari servizi del Comune ci piacerebbe arrivassero spunti di programmazione e di intervento».
Il laboratorio si articolerà in due fasi. La prima sessione servirà a definire gli elementi positivi e negativi dell’attuale fruizione pubblica dello spazio, della conservazione e della qualità ambientale di vari luoghi connessi alla presenza del fiume in città: la darsena di San Paolo e la parte di città compresa tra il Po di Volano e le mura estensi, il complesso Darsena City, la conca di Pontelagoscuro, il canale Boicelli, il tratto urbano del Po di Primaro. La seconda sessione individuerà i possibili scenari positivi o negativi del riverfront.
La partecipazione è libera ma è necessaria l’iscrizione, da segnalare entro venerdì 9 ottobre all’indirizzo info@rigenerazioneurbana.org.
I promotori e finanziatori di Smart Dock, oltre a Basso Profilo, sono: le associazioni Fiumana, Encanto e Amf – Scuola di Musica Moderna, Consorzio Wunderkammer, Canoa Club Ferrara, Unife attraverso il Citer. Collaboreranno alla realizzazione dei vari eventi: il Centro per le famiglie, la motonave Nena, lo studio creativo Altrosguardo Design, Andos Ferrara. Il progetto è co-finanziato dalla Provincia e patrocinato dal Comune di Ferrara.
Per ulteriori informazioni sul world cafè e su Smart Dock: l.delmonte@rigenerazioneurbana.org

Sabato 10 ottobre, aperitivo letterario con Rita Calabrese e Franziska zu Reventlow

da: organizzatori

Nella biblioteca del Centro Documentazione Donna, via Terranuova 12/b, sabato 10 ottobre 2015, dalle ore 17 si terrà un incontro con Rita Calabrese che parlerà della scrittrice tedesca Franziska zu Reventlow in occasione della pubblicazione di Piccoli amori. Da Paul a Pedro, uno dei romanzi di Franziska zu Reventlow di cui Rita Calabrese è stata traduttrice e curatrice.
Franziska zu Reventlow, nata nel maggio 1871 ad Husum, nel nord della Germania, con il nome di Fanny Liane Wilhelmine Sophie Auguste Adrienne contessa zu Reventlow, lasciò presto la famiglia della quale non condivideva il rigido stile di vita e si trasferì a Monaco nel quartiere bohémien di Schwabing dove condusse una vita tumultuosa all’insegna della trasgressione artistica ed erotica a contatto con personaggi quali Rllke, Wedikind, Klages. Gli ultimi anni della sua vita li trascorse in Ticino dove era arrivata come ospite della colonia utopica di Monte Verità.
Delle sue numerose opere, traduzioni, disegni e altro sono conosciuti in Italia alcuni dei suoi romanzi:
“Il complesso del denaro” (Adelphi, 1983) e “Piccoli amori. Da Paul a Pedro” (Elliot, 2014) uscito in una prima edizione, sempre a cura di Rita Calabrese, presso le edizioni La Luna di Palermo già nel .
Rita Calabrese, già docente di Germanistica presso l’università di Palermo, si occupa di letteratura delle donne e cultura ebraica. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: “Dello stesso padre e della stessa madre. Tredici sorelle di geni” (con Eleonora Chiavetta, Tufani 1996), “Acher. L’Altro. Figure ebraiche nella letteratura tedesca” (Campanotto 1996), “Sconfinare. Percorsi femminili nella letteratura tedesca” (Tufani, 2003), “Dopo la Shoa” (ETS 2010). Inoltre saggi su Dorothea Schleghel, Christa Wolf, Anna Seghers e su figure del femminile.

Giornata mondiale contro la pena di morte, Nessuno tocchi Caino: “Effetti letali della guerra alla droga”

da: Ufficio Stampa Nessuno tocchi Caino

In Iran quasi l’89% delle esecuzioni per droga nel 2015.

La Giornata Mondiale contro la Pena di Morte, che cade il 10 ottobre, è stata celebrata oggi a Roma con una conferenza presso la Stampa Estera, promossa da Iran Human Rights, Amnesty International, Nessuno Tocchi Caino e la Comunità di Sant’Egidio.
In occasione della Giornata Mondiale, che quest’anno è focalizzata sulla pena di morte per reati legati alla droga, Nessuno tocchi Caino, che ha partecipato alla Conferenza con Marco Perduca, ha denunciato, con dati alla mano aggiornati al 30 settembre, quelli che ha definito come veri e propri “effetti letali della Guerra alla Droga”.
Nel 2015, al 30 settembre, almeno 615 persone sono state giustiziate per reati connessi alla droga in 4 Paesi: almeno 546 esecuzioni sono avvenute in Iran, che corrispondono a circa l’89% del totale mondiale; 55 in Arabia Saudita, quasi la metà delle esecuzioni nel Regno; 14 in Indonesia, tutte per droga. Come è noto, in Cina i dati sulla pena di morte sono coperti dal segreto di stato, per cui non è possibile sapere quante esecuzioni per droga sono state effettuate, anche se Nessuno tocchi Caino stima siano decisamente diminuite negli ultimi anni.
Inoltre, nel 2014 e nei primi nove mesi del 2015, centinaia di condanne a morte per droga sono state pronunciate, anche se non eseguite, in altri 9 Stati: Egitto, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Malesia, Pakistan, Qatar, Sri Lanka, Thailandia e Vietnam.
L’Associazione radicale fa presente che la pena di morte per droga oltrepassa il limite dei “reati più gravi” che il Diritto Internazionale ha fissato per chi ancora pratica la pena capitale, mentre gli organismi delle Nazioni Unite sui diritti umani hanno dichiarato esplicitamente che i reati di droga non rientrano nella categoria dei “reati più gravi”.
Per Nessuno tocchi Caino è grave l’atteggiamento dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (Unodc), che condanna idealmente l’uso della pena di morte, ma continua a destinare fondi a Governi, in particolare quello iraniano, che li utilizzano per catturare, condannare a morte e poi giustiziare presunti trafficanti di droga. Altrettanto grave, denuncia Nessuno tocchi Caino, è il ruolo di un certo numero di Stati europei abolizionisti, tra cui la Francia, la Germania e il Regno Unito, che non hanno ritirato, come hanno fatto invece Danimarca e Irlanda, i loro finanziamenti a programmi dell’Unodc in Iran o in Pakistan, pur consapevoli che le donazioni rischiano di alimentare la pratica della pena capitale.

Lunedì 12 ottobre, presentazione del libro di Sonia Serravalli “Chiedete alla reception”

da: organizzatori

Lunedì 12 ottobre 2015, alle ore 21:00, presso il Centro di discipline olistiche Ajna (La Piramide) in Via Zappaterra 13/1 a Ferrara, si terrà la presentazione del libro umoristico “Chiedete alla reception” di Sonia Serravalli (Laura Capone Editore, 2013), per una serata all’insegna del buonumore.
Relatore: Giorgio Salmi, scrittore e poeta.
Sarà presente l’autrice Sonia Serravalli.
Spuntino conviviale a fine serata.
“Chiedete alla reception” racconta episodi esilaranti del mondo turistico, sbirciando nelle vacanze (degli altri) da un punto di vista molto particolare: la reception di un hotel (nello specifico, si tratta di due reception, l’una a Bologna e l’altra in Sud Tirolo). Sin dalla prima pagina, i lettori sono guidati in un percorso avvincente da una simpatica receptionist, che ora li stupisce, ora li stuzzica, ora li fa ridere a crepapelle o riflettere, e alla fine li lascia soddisfatti, sepolti sotto un sano mucchio di risate.

Coldiretti: aumento del 10% sulle vacanze in agriturismo nell’estate del 2015

da: ufficio stampa Coldiretti Emilia-Romagna

Non solo mare, a confermare il buon andamento della stagione turistica ci sono anche i risultati degli agriturismi con oltre 6 milioni presenze stimate durante l’estate 2015 in aumento stimato attorno al 10 per cento rispetto allo scorso anno. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati di Terranostra a commento dei risultati dell’indagine di Federalberghi sulla crescita nell’estate appena trascorsa del 4% di presenze alberghiere da giugno a settembre. Sono aumentati gli italiani e gli stranieri che quest’anno hanno fatto vacanze in Italia e a beneficiarne – sottolinea la Coldiretti – sono state le diversificate destinazioni che caratterizzano l’offerta turistica Made in Italy, dal mare ai monti fino alla campagna. A spingere le presenze di italiani e stranieri in agriturismo è stato infatti il successo complessivo del turismo ambientale ed enogastronomico Made in italy anche grazie ad Expo. L’Italia – spiega la Coldiretti – è l’unico Paese al mondo che puo’ contare su che puo’ contare su ben 871 parchi e aree naturali protette che coprono ben il 10 per cento del territorio 4.886 prodotti tradizionali censiti dalle regioni, 274 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario, 415 vini Doc/Docg e oltre 6.600 fattorie dove acquistare direttamente dagli agricoltori di Campagna Amica, senza dimenticare le centinaia di citta’ dell’olio, del vino, del pane ed i numerosi percorsi enogastronomici, feste e sagre di ogni tipo. La capacita di mantenere inalterate le tradizioni enogastronomiche nel tempo è – continua Coldiretti – la qualità piu’ apprezzata dagli ospiti degli agriturismi italiani che però hanno qualificato notevolmente la propria tradizionale offerta di alloggio e ristorazione con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, come l’equitazione, il tiro con l’arco, il trekking o attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici, ma anche corsi di cucina e wellness. Molti agriturismi si sono attrezzati con l’offerta di alloggio e di pasti completi, ma anche di colazioni al sacco o con la semplice messa a disposizione spazi per picnic, tende, roulotte e camper per rispettare le esigenze di indipendenza di chi ama prepararsi da mangiare in piena autonomia ricorrendo eventualmente solo all’acquisto dei prodotti aziendali di campagna amica. L’Italia – conclude la Coldiretti – puo’ contare su una offerta capillare diffusa lungo tutta la penisola con 20897, aziende agricole autorizzate all’esercizio dell’agriturismo delle quali 7628 aziende svolgono contemporaneamente alloggio e ristorazione, mentre 10184 aziende uniscono all’alloggio le altre attività agrituristiche.

Sagra dell’Anguilla: venerdì 9 ottobre apertura straordinaria dello stand gastronomico per la cena-evento “I Sette Lidi in Sagra”

da: organizzatori

Ultimo fine settimana per la kermesse della “Regina delle valli”. Gara di navimodelli nei canali di Comacchio, cena-evento “I Sette Lidi in Sagra” e premiazione dell’estemporanea di pittura ed arti grafiche “Comacchio tra Storia e Colori”.

Aspettando le attesissime esibizioni e gare di navimodellismo nei canali, buona cucina ed arte in passerella a Comacchio per la Sagra dell’Anguilla 2015. Sarà un’apertura straordinaria non soltanto di carattere gastronomico quella in programma venerdì 9 ottobre allo Stand Gastronomico di Argine Fattibello. Insieme all’ormai consolidato appuntamento con “I sette Lidi in Sagra”, cena-evento degli amici della costa comacchiese organizzata in collaborazione con gli operatori turistici dei sette Lidi, che avrà come protagonista in cucina lo staff della Sagra della Seppia e della Canocchia di Porto Garibaldi – in tavola, a partire dalle 19,30, antipasto misto di mare (seppie, gamberi e pomodorini) € 6,00; sedanini alla Magnavaccante (seppie, gamberi e cozze) € 5,00; canocchie in umido con polenta € 8,00; Bocconcini d’Anguilla fritti con verdure fresche € 7,00; dolcetto comacchiese € 2,00 (menu completo € 23,00, bevande escluse) – durante la serata saranno proclamati e premiati i vincitori dell’estemporanea di pittura ed arti grafiche “Comacchio tra Storia e Colori” promossa nell’ambito della Sagra 2015 e le cui opere in concorso – diciotto in tutto – sono esposte, anche per l’ultimo week end di Sagra, alla Manifattura dei Marinati. Un fine settimana che, fra escursioni e visite guidate, degustazioni e regate di imbarcazioni tipiche, vedrà anche un’assoluta novità fra le iniziative inserite nel programma della grande kermesse dedicata alla ‘regina delle valli’: in collaborazione con Amirel, associazione di navimodellisti romani, già dalla mattinata di sabato 10 fra sponde ed acque del Canale Cavour saranno esposte fedeli riproduzioni di modelli in scala che, navigando tra moli, isole e fari, daranno vita ad una curiosissima esibizione di riproduzioni navali radiocomandate che andranno ad attraccare alle banchine di veri e propri scali in miniatura. Mentre domenica 11, dalle 9,30 sempre nel Canale Cavour, è in programma una vera e propria gara di abilità e destrezza per navimodelli.
Il programma completo e dettagliato della XVII Sagra dell’Anguilla è consultabile e costantemente aggiornato sul sito www.sagradellanguilla.it

Sabato 10 ottobre l’inaugurazione della piazzetta Mauro Orlandi a Copparo

da: Ufficio Comunicazione Comune di Copparo

Intitolazione della piazzetta dedicata al dottor Mauro Orlandi.

Sabato 10 ottobre 2015 alle ore 10 avrà luogo la cerimonia di intitolazione della piazzetta Mauro Orlandi, situata dietro al complesso della Casa della Salute, adiacente a piazza Maestri del Lavoro.
Tutto ha preso inizio dall’iniziativa di un nutrito numero di cittadini e di pazienti del medico di base, molto stimato a Copparo, che, in seguito all’improvvisa scomparsa avvenuta nel marzo scorso, hanno promosso una sottoscrizione per dedicare una via di Copparo a Mauro Orlandi.
La scelta dell’amministrazione comunale è caduta sulla nuova piazzetta, adiacente la Casa della Salute.

Sabato 10 ottobre la commemorazione in ricordo di Ugo Coluccia

da: Ufficio Comunicazione Comune di Copparo

Sabato 10 ottobre alle ore 11 si svolgerà presso il cimitero di Copparo una breve commemorazione in ricordo di Ugo Coluccia, nel ventesimo anniversario della scomparsa.
Alla presenza di familiari e amici, il sindaco Nicola Rossi ricorderà l’impegno e la grande umanità con cui il dottor Ugo Coluccia ha svolto la sua attività per la comunità locale, sia come medico per più di 30 anni all’ospedale San Giuseppe, che come assessore alla Cultura per due legislature.
Fra le iniziative che ha realizzato, si ricordano le prime stagioni teatrali e i corsi di università popolare. L’amministrazione comunale dedica alla sua memoria i “Corsi di Cultura Ugo Coluccia”, corsi di educazione permanente organizzati ogni anno dall’assessorato alla Cultura.

Spi-Cgil: eletto il nuovo segretario della lega Copparo-Ro

da: Area Comunicazione Spi-Cgil Ferrara

Ferrara, 8 ottobre 2015, la Lega Spi – Cgil di Copparo-Ro ha un nuovo segretario: è Daniele Baccarini, 60 anni, ex operaio della Berco. Baccarini, eletto all’unanimità dal Comitato direttivo della Lega, subentra ad Angelo Zappaterra, che ha guidato l’organizzazione negli ultimi quattro anni e che è stato eletto presidente del Comitato direttivo.

Cosmic Strips, dal 17 ottobre al 10 gennaio la pop art di Giancarlo Montuschi all’Alchimia di Ferrara

da: organizzatori

Gli affascinanti spazi espositivi dell’Alchimia r&b di Via Borgo dei Leoni 122, a Ferrara, ospitano “Cosmic Strips”, mostra personale di pittura di Giancarlo Montuschi a cura di Barbara Vincenzi e Angelo Andriuolo. L’esposizione, a ingresso libero e gratuito, è in collaborazione con Ars Imago Dei. Sabato 17 ottobre, alle ore 17,30, l’inaugurazione alla presenza dell’artista e dei curatori.

La mostra:
L’arte di Giancarlo Montuschi sbarca a settembre all’Alchimia r&b, un palazzo quattrocentesco nel cuore di Ferrara mirabilmente recuperato e adibito a sede espositiva e room & breakfast.
“Cosmic strips” comprende le opere recenti dell’artista tosco-romagnolo, selezionate dal progetto “Future in the Past”, una serie sviluppata dal noto pittore negli ultimi due anni e legata al mondo dei fumetti e della fantascienza.
“Future in the Past” è una indagine sulle generazioni pre-pop, quelle precedenti alla Seconda Guerra Mondiale. Come immaginavano il futuro i terrestri dagli anni Venti ai Cinquanta? Cosa non si è avverato rispetto alle congetture di quel periodo? Montuschi riflette su questi aspetti inserendo i personaggi dei comics in ambientazioni ibride.
Il visitatore ritroverà le figure più disparate – da Mandrake a Snoopy, da Superman a Geppo, da Betty Boop ai personaggi Disney, fino ai Beatles di “Yellow Submarine” – inserite in scenari che ricordano quelli del primo Novecento e allo stesso tempo quelli del celebre Pianeta Blu montuschiano.
«In questa esposizione – spiega la co-curatrice Barbara Vincenzi – accanto a evidenti influenze pop, derivanti dai suoi esordi faentini, le opere di Montuschi rivelano un linguaggio ludico, magico e incantato: supereroi provenienti dalle strisce dei fumetti degli anni Sessanta s’integrano in modo inedito ad atmosfere cosmiche ed esoteriche, un “luogo“ dove tutto è possibile, dove i colori accesi e brillanti proiettano lo spettatore in una riflessione tra un passato e futuro, quasi volendo esorcizzare il mondo reale in maniera giocosa, camuffando verità in forme fiabesche».
L’ennesimo appuntamento espositivo di prestigio per il pittore tosco-romagnolo, che dall’inizio del 2015 ha portato la sua nuova produzione nelle principali città d’arte italiane, riscuotendo ovunque successo di pubblico e critica.
Una tappa, quella ferrarese, che rafforza il ruolo di primo piano dell’artista nel panorama pop nazionale.
L’artista:
Giancarlo Montuschi è nato nel 1952 a Faenza (RA). Ha studiato al Liceo Artistico di Bologna e frequentato l’Accademia di Belle Arti prima nel capoluogo emiliano e quindi a Ravenna. Nel 1976 gli viene assegnata la cattedra di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico di Sansepolcro (AR), decide così di trasferirsi nella Valtiberina toscana, dove tutt’oggi vive e lavora nel suo atelier di San Leo di Anghiari (AR).
La ricerca di Montuschi abbraccia varie tecniche e muove dalla pop art e dai linguaggi post-pop del secondo Novecento per affrontare negli anni argomenti alchemico-esoterici, temi ludici, cicli diversificati come quelli legati a miti, animali, letteratura, comics e musica.
Dal 1972 espone regolarmente e con successo di pubblico e critica in Italia e all’estero. La sua partecipazione a premi e fiere internazionali riscuote sempre – sia in ambito pittorico, sia in quello della scultura in ceramica – i più ampi consensi.
Musei e fondazioni italiane conservano sue opere. Lavora stabilmente con prestigiose gallerie italiane e con una galleria americana di Chicago.

Carte Blanche, giovani artisti dal Nord Africa: Safaa Erruas, Farah Khelil, Massinissa Selmani

da: ufficio stampa Clp Relazioni Pubbliche

Dal 22 ottobre 2015 al 6 gennaio 2016, la galleria Officine dell’Immagine di Milano ospita la collettiva “Carte Blanche. Giovani Artisti dal Nord Africa”, curata da Silvia Cirelli, interamente dedicata al panorama dei Paesi del sud del Mediterraneo: una scena artistica che, come dimostra la sempre più costante attenzione internazionale, sta vivendo un periodo di notevole fermento creativo.

Safaa Erruas (Marocco, ’76), Farah Khelil (Tunisia, ’80) e Massinissa Selmani (Algeria, ’80) sono gli interpreti di questo talentuoso e versatile scenario, un palcoscenico vivace e dinamico che contraddistingue la multiforme contemporaneità nordafricana.
I tre artisti protagonisti dell’esposizione sono nomi noti a livello internazionale e spiccano per una ricercatezza estetica matura e incisiva. Massinissa Selmani è fra i protagonisti della mostra di Okwui Enwezor alla Biennale di Venezia – per la quale ha inoltre ricevuto una Menzione Speciale – e della Biennale di Lione; Safaa Erruas era quest’anno fra gli artisti invitati alla prestigiosa Biennale dell’Avana; Farah Khelil ha da poco concluso una mostra al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Palma di Maiorca.
Lontana dal tentativo di definire una specificità generazionale e tanto meno geografica, Carte Blanche – che nel titolo suggerisce la predilezione degli artisti all’utilizzo del disegno come medium espressivo o della carta come strumento – non vuole circoscrivere la dimensione estetica dell’arte emergente nordafricana, quanto al contrario valorizzarne le differenze, nell’approccio linguistico e nella grammatica stilistica. Fuori da facili retoriche culturali, si vuole offrire un punto di riflessione sulle realtà estetiche locali, consolidando chiavi di lettura inedite ed esaltandone la multidisciplinarietà: come dimostrano i diversi linguaggi fatti propri dagli artisti coinvolti, capaci di spaziare dal disegno alla fotografia, dal video all’installazione.
Le opere che la marocchina Safaa Erruas presenta a Milano intrecciano grazia e dolore, suggestione e pericolo, in un gioco di specchi dove l’apparente incanto si spezza, per lasciare il posto a strumenti di minaccia ripresi dal quotidiano. Aghi, vetri rotti, siringhe pungenti o fili di ferro si condensano dietro l’illusione di delicate e innocenti installazioni, in una duplicità tagliente che seduce per poi tradire lo spettatore.
La tunisina Farah Khelil concentra invece la sua ricerca estetica sui delicati equilibri fra scrittura, lettura e immaginazione, trasferendo l’attenzione sulla dimensione dello spettatore. Immagini e parole si alternano e si nascondono a vicenda, dando vita a nuove e autentiche rappresentazione della realtà, distanti dai cliché che a volte definiscono la cultura contemporanea.
L’algerino Massinissa Selmani infine, noto per le sue mise-en-scène tragicomiche, espone una selezione di lavori dove è il disegno, nella sua potente semplicità, a svelare scenari paradossali e ironici, per lo più ispirati a notizie o archivi fotografici ripresi da giornali locali. Come esperimenti del reale, manipolati e portati all’assurdo, le opere di Selmani giocano sul filo dell’ambiguità e rievocano l’inclinazione al sarcasmo, molto frequente nella letteratura algerina.
Note biografiche:
Safaa Erruas è nata a Tétouan (Marocco) nel 1976, al cui Institut National des Beaux-Arts si è laureata nel 1998. Attualmente vive e lavora a Tétouan. Al suo attivo ha numerose mostre in importanti Musei stranieri, come il Palais de Tokyo di Parigi, il Muhka Museum di Anversa, il Kunstforening di Oslo, il Musée de Marrakech, il MoCADA Museum di New York, l’Institut de Monde Arabe di Parigi o l’Emirates Palace di Abu Dhabi; ma anche partecipazioni a Festival e Biennali, come la recente Havana Biennale (2015), la Biennale di Alessandria (2010) e la Dakar Biennale in Senegal (2006 e 2002).
Farah Khelil è nata a Cartagine (Tunisia) nel 1980. Attualmente vive e lavora fra Tunisi e Parigi. Nel 2007 si laurea all’Institut des Beaux-Arts di Tunisi e nel 2014 si specializza con un PhD in Arte e Scienza alla Sorbonne di Parigi. Dal 2010 insegna Arte Visive alla Panthéon-Sorbonne Parigi I. Fra le sue recenti mostre, Mare Medi Terraneum all’Es Baluard Museum of Modern and Contemporary Art di Palma de Mallorca (2015), Un cabinet de curiosités all’Undercurrent Projects di New York (2014), Mapp’ing E-Fest al Palais Abdellia di Tunisi, Restitution al Centre d’Art de Port-de-Bouc di Martigues in Francia (2014) e la collettiva Perception de la Ciutat al Centre Civic Fort Pienc di Barcellona (2006).
Massinissa Selmani è nato ad Algeri (Algeria) nel 1980. Attualmente vive e lavora a Tours (Francia). Selmani è fra gli artisti dell’attuale 56esima Biennale di Venezia, nell’ambito della quale ha ricevuto una Menzione Speciale per la sua partecipazione alla mostra centrale All the World’s Futures, curata da Okwui Enwezor. L’artista è fra i protagonisti della Biennale di Lione 2015 e le sue opere sono anche presenti alla Triennale de Vendome, in Francia. Fra le sue mostre più importanti si ricordano la personale al CCC di Tours (2015), la partecipazione all’International Festival of Video Art di Casablanca (2014), alla Dakar Biennale (2014) e quella di Melle, in Francia (2011).

DIARIO IN PUBBLICO
La cultura dell’insulto e il suo rovesciamento

Tiene banco – e non è un caso – la polemica sull’insulto che invade aule parlamentari, che viene servito al tè, che nei casi più raffinati si esercita commentando le liste delle spese presentate dal sindaco di Roma Ignazio Marino mentre gli esegeti più dotati culturalmente lo sprecano alle buvette delle Istituzioni quando vengono interdetti dall’aula. Si veda al caso felpetta Salvini, il boccoluto Grillo, e il senior ormai accademico Bossi, entrare di diritto nel vocabolario della Crusca nella sezione de “le male parole” . Tutt’attorno il coro di Prefiche ma anche di Menadi che saltabeccano sui banchi del Senato o del Parlamento ripetendo a iosa gesti e vocaboli un tempo prezioso patrimonio della suburra o degli angiporti. Se ignaro passi per le vie della movida la meglio gioventù sorgente dall’ipnosi di smartphone o telefonini t’accoglie con saluti amicali anche questi suddivisi equamente fra i due sessi: le donne rigorosamente interloquendo con “c…o” gli uomini gioiosamente accogliendoti con “vaffa…”.

Purtroppo però manca quel quid di altissima cultura che solo un grande studioso e romanziere nonché filologo sa e può dare. Chi legga Umberto Eco nella sua Bustina di Minerva sull’”Espresso” commemorativo dei sessant’anni troverà una straordinaria analisi dell’uso e della dizione dell’insulto. Già l’evoluzione dei tempi è premessa necessaria per capire la preziosità di quei lemmi dedicati all’insulto di cui non si ha più traccia e che con grande munificenza intellettuale Eco ci fa dono:
“Una volta gli adulti evitavano le parolacce, se non all’osteria o in caserma, mentre i giovani le usavano per provocazione, e le scrivevano sulle pareti dei gabinetti della scuola. Oggi le nonne dicono “cazzo” (verissimo!!! n.d.r) invece di “perdirindina”¸ i giovani potrebbero distinguersi dicendo “perdirindina”, ma non sanno più che questa esclamazione esistesse”

Eh sì! L’ignoranza anche delle brutte parole è un segno della povertà dell’inventiva linguistica di oggi. Se valesse ancora la regola aurea manzoniana che la qualità della lingua è determinata dall’uso ci troveremmo in una situazione di crisi linguistica assai evidente,

Tra le magnifiche parole insultanti riportate da Eco ne trascelgo alcune banali come “imbolsito, balengu, lavativo, burino, lasagnone (nella versione dialettale “lasagnon” apprezzatissimo da mia nonna che lo usava nei confronti di mio fratello), impiastro, ciarlatano, cazzone, salame,gonzo,puzzone, gaglioffo”.

Altre legate a un momento storico: “coatto,cecè (il vanitoso che frequentava il caffè chantant, suppongo), frichettone,flippato, tanghero, fregnone.”

Altre invece di una qualità strepitosa che anche agli addetti ai lavori non sempre sono chiare come “papaciugo, pischimpirola, piciu zanzibar, bartolomeo, lucco, scricchianespuli, buzzicone, gandùla, pituano, pisquano”

Devo dire che quello che ho assunto come mia divisa linguistica dell’insulto è “magnafregna” che risulta offesa paternalistica a significare ragazzotto, un po’ scemo e sempliciotto. Perciò impunemente da rivolgere ai politici che usano l’insulto come arma di predominio. Pensate che bello. Arrivare in Parlamento o in Senato in mezzo alla bolgia della discussione isterica di molti e molte e dire tranquillamente: “ Siete proprio dei Magnafregna!”
Strepitoso.

Potrebbe esserci un’antitesi alla cultura dell’insulto?
Traggo da una piccola esperienza personale una convinzione che mi dimostra come non tutti i miei compatrioti siano “itagliani”.
L’altra sera alzando gli occhi per vedere dove s’annidava il colombo scagazzone che aveva già imbrattato il muro, mia cognata s’accorge che una tegola sporgeva dal tetto e minacciava di cadere per strada. Da buon cittadino chiamo il 115. Mi risponde il vigile del fuoco addetto e mi domanda con gentilezza e proprietà di cosa si trattasse. Esposto il problema un rassicurante “siamo lì tra dieci minuti” mi lascia incredulo. Eppure dopo cinque minuti la polizia municipale è sul posto a deviare il traffico ed esattamente dopo dieci minuti l’enorme macchina arriva con quattro ragazzi. Come in un film hollywoodiano un faro s’accende sulla minacciosa tegola ( mai proverbio fu più appropriato: “mi è caduta una tegola sulla testa”) e comincia la scalata. Il pronipote Checco che quel giorno compiva 16 anni è tutto eccitato. Il prozio Gianni chiacchera e richiacchera con il capo-vigile che dopo aver fatto gli auguri al sedicenne gli spiega che quella era una macchina del ’71, che l’altra dell’anno scorso ha un cestello dove far salire gli infortunati terrorizzati dal fare gli scalini della scala aerea finché arriva il ragazzo-vigile scalatore che consegna la tegola incriminata nelle mani di mia moglie. Sta per partire un applauso appena trattenuto dalla – per loro – lieve entità dell’intervento e tra sventolii di mani e decine di grazie l’enorme macchina riprende il suo cammino.

State sicuri che a nessuno di loro sarei capace di rivolgere l’insulto “magnafregna” e mentre l’indignazione montante di questi giorni mi fa prospettare di lasciare l’”Itaglia” ecco che un gesto consapevole e normale vanifica la politica dell’insulto.

LA RIFLESSIONE
Responsabilità civile e solidarietà: la comunità deve ritrovare il suo cemento

L’economia di mercato viene celebrata ogni giorno dai mass media secondo precise ritualità che ricordano da vicino le funzioni religiose dei tempi passati. Il discorso economico, banalizzato e semplificato, è diventato parte del discorso quotidiano del popolo, elemento portante della comunicazione politica, riferimento centrale di ogni tentativo di giudicare il passato e di guardare al futuro. Il mercato è diventato l’ineffabile dio che governa le sorti delle società, delle persone e delle nazioni. Questa rappresentazione rituale ci dice assai di più sulla natura e la possibile evoluzione della società di quanto possano dire i numeri, gli indici e gli indicatori, sui quali il discorso economico diventato scienza e quindi volgarizzato vorrebbe fondarsi.
Nessuno sembra più ricordare che il ragionamento economico si fonda su una serie di assunti, di presupposti taciti e di ipotesi che rappresentano solo una sezione di realtà osservata da una particolare prospettiva. Ed è proprio il riconoscimento pubblico di questi fondamenti che fa dell’economia stessa una disciplina, che può dirsi a buon diritto scientifica poiché aperta alla pubblica discussione.
Osservato da un punto di vista sociologico il sistema denominato ‘economia di mercato’ è semplicemente un’istituzione, ovvero un complesso di valori, norme, consuetudini, che definiscono e regolano durevolmente, i rapporti sociali e i comportamenti reciproci di soggetti la cui attività è volta a conseguire un fine socialmente rilevante. In quanto tale, anche il mercato è qualcosa che nasce nella società e si fonda su dei valori comuni condivisi.

L’economia, che al suo nascere si poneva come disciplina morale, connessa alla politica e all’etica, è andata specializzandosi per diventare una sfera autoreferenziale che funziona in base a implacabili regole interne. Essa si fonda su ‘valori’ quali l’efficienza, il profitto, la crescita a ogni costo, la competizione esasperata, che hanno  finito per scollegarla e metterla in contrapposizione con altri valori che riconosciamo ancora come fondativi del vivere civile. Con le parole più precise dell’economista David Korten:

“Non esiste espressione più forte per i valori di una società delle sue istituzioni economiche. Nel nostro caso abbiamo creato un’economia che stima il denaro al di sopra di tutto il resto, accetta la disuguaglianza come se fosse una virtù ed è spietatamente distruttiva nei confronti della vita”.

Questo meccanismo autoreferenziale, che per funzionare deve costantemente crescere e ampliare i propri confini sembra, oggi più che mai, sfuggito di mano, con conseguenze che rischiano di essere gravissime: sta inesorabilmente distruggendo i beni ambientali, i beni pubblici e i beni comuni, cioè quel capitale sociale immateriale che è necessario al suo stesso funzionamento. Tale rischio era già stato mirabilmente descritto da Adam Smith, uno dei padri dell’economia moderna, eletto a campione delle varie forme di liberismo e fonte inesauribile di citazioni.  Siamo nel 1774 ma l’analisi riportata ne “L’economia dei sentimenti conserva ancora oggi tutta sua attualità :

“Tutti i membri della società umana hanno bisogno di reciproca assistenza, e, allo stesso modo, sono esposti a reciproche offese. Quando la necessaria assistenza è reciprocamente offerta dall’amore, dalla gratitudine, dall’amicizia e dalla stima, la società fiorisce ed è felice. […] La beneficenza, dunque è meno essenziale della giustizia all’esistenza della società. La società può sussistere, anche se non nel suo stato più confortevole, senza beneficienza; ma il prevalere dell’ingiustizia non può che distruggerla completamente”.

Un mercato sano, fondato su una sana concorrenza, può prosperare solo all’interno di un contesto caratterizzato dalla giustizia sociale e dalla presenza di un adeguato stock di beni comuni. Solo all’interno di un contesto caratterizzato da regole chiare e da attori auto-interessati, ma ragionevolmente virtuosi, il mercato può esprimere tutto il suo valore positivo. Solo in un tale ambiente trova fondamento e significato la più celebre citazione di Adam Smith:

“Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del panettiere che ci aspettiamo la nostra cena, ma dalla loro considerazione del loro stesso interesse”.

E sempre Smith ci rammenta con due secoli e mezzo di anticipo i limiti e l’impotenza del consumatore ormai condizionato:

“Il clamore e i sofismi dei mercati e dei produttori persuade facilmente il popolo che gli interessi privati di una parte, e di una parte subordinata della società siano l’interesse generale di tutti”.

Il mercato, elemento quasi mitico dell’attuale economia, è un’istituzione meravigliosa e potente, ma per funzionare bene deve essere regolato in modo trasparente, in modo tale che nel suo funzionare non distrugga i beni comuni, indispensabili all’esistenza della società entro cui agiscono le forze economiche. Fiducia e reciprocità sono indispensabili per far funzionare gli scambi e le relazioni tra le persone. Giustizia e beni collettivi non sono dunque intralci al libero mercato, limitazioni che ne impediscono il buon funzionamento. Al contrario, costituiscono la base, in assenza della quale l’intero sistema è destinato a corrompersi e a implodere. Senza la prospettiva del bene comune l’economia perde ogni orientamento e ogni umana direzione; senza l’idea di reciprocità – che non è riducibile al mero utilitarismo – ogni persona perde la speranza; senza una base profonda di cooperazione e fiducia la competizione economica diventa semplicemente distruttiva; senza giustizia e con l’unico fondamento della fiducia del consumatore, il mercato non può espletare compiutamente la sua funzione positiva.

Oltre che produttiva la buona economia deve piuttosto diventare generativa: deve creare valore, ma deve anche contribuire a generare fiducia e inclusione sociale, deve riconoscere e controllare le esternalità che produce nel breve e nel lungo periodo. Se, al contrario, il sistema economico diventato rapace distrugge sistematicamente le risorse ambientali e relazionali, chi le potrà riprodurre? La politica travolta dagli scandali forse? La famiglia? Le comunità locali? Le istituzioni educative ormai ridotte a una branca del mercato stesso? Il pubblico ormai assoggettato ai poteri della finanza internazionale?
Non vi è dubbio che un sano ragionare economico debba essere, prima che tecnicismo specialistico, chiaro ragionamento sociale e morale. E dietro a questo buon ragionare non si può non vedere un’immagine dell’uomo, della società e dei suoi valori non più riducibili al mero dogma della crescita e all’imperativo del consumo forzoso. Se ancora si vive in una democrazia urge recuperare anche la valenza positiva della cittadinanza rispetto a quella del consumo, la dimensione della responsabilità civile e della convivialità rispetto a quella della concorrenza fine a se stessa, l’ambito delle virtù umane e civili rispetto a quello dei pur indispensabili diritti, la qualità dei prodotti e dei servizi rispetto alla pervasività incontrollata dei flussi finanziari. 

NARRAZIONI
Nel cuore del Congo tenebroso

L’idea di parlare dell’ex Congo belga, ex Zaire, attuale Repubblica Democratica del Congo, mi è venuta una sera di tanti anni fa, di rientro da un viaggio di lavoro in Nigeria, quando mi sono ritrovata a sfogliare un interessante articolo di un colorato giornale patinato italiano, non ricordo se proveniente direttamente dall’aereo che mi aveva riportato in Italia, se acquistato all’ultimo momento all’aeroporto di Linate o se semplicemente abbandonato sul mio tavolino milanese di finto cristallo sommerso dalle riviste. Fatto sta che, fra le pagine di un giornale pieno di slanciate fotomodelle, eleganti attori e noti personaggi televisivi, faceva capolino un articolo sui “bambini maledetti di Kinshasa”. Attratta ormai da qualche tempo dall’Africa e dai suoi misteri, leggevo curiosamente e avidamente (pure un po’ spaventata) quelle cinque pagine che portavano il lettore in un mondo terribile, oscuro, incredibile, e quasi fantascientifico.
Certo, fra le foto degli “enfants-sorciers” e quelle dei pastori esorcisti venivano maldestramente piazzate una pubblicità di gioielli e una del profumo “Very Valentino”. Un accostamento non proprio azzeccato, direi imbarazzante, ma la logica dei pubblicitari e di chi vuole vendere non è sempre quella che ci aspettiamo. Dicevo, dunque, che mi lanciavo nella lettura per scoprire il terribile fenomeno dei bambini stregoni della RDC.

Partenza da Kinshasa
La storia non è nuova, se ne è parlato spesso. A Kinshasa, soprattutto, molti bambini vengono accusati di stregoneria (“sorcellerie”), una maniera di spiegare disgrazie, dolori e sciagure che si abbattono quotidianamente su alcuni nuclei familiari disgraziati e diseredati. Quando non si riesce a fornire una spiegazione adeguata e ragionevole ai mali fisici, alla disoccupazione, alla povertà o ad altro evento sfortunato, spesso si accusano i figli piccoli della famiglia di possedere oscuri poteri occulti, di fare dei sortilegi, di trasformarsi di notte in animali malvagi, di essere insomma la vera causa della sventura domestica. E così questi bambini stregoni vengono picchiati e gettati per strada. Per le vie di Kinshasa, megalopoli di oltre 10 milioni di abitanti, i giovani vagabondi (“sheguè”) sono più di 30.000 e quasi tutti sono accusati di stregoneria. Una vera tragedia nella tragedia, una voragine in un paese già travolto da violenza e guerra. Abbondano i gruppi religiosi che cercano di “salvare questi indemoniati dalle fiamme dell’inferno”, per usare le parole del Pastore Onokoko, uno dei tanti esorcisti impegnati in un’operazione tanto assurda. Anche pensare di poter agire così giustifica, in qualche maniera, la credenza popolare in questa forma di stregoneria difficilmente comprensibile, non tanto nella nostra qualità di europei quanto di uomini moderni e ragionevoli. Ma anche questa è la complessa Africa, il continente di quei brusii, mormorii e cantilene uditi aldilà dei muri e delle recinzioni dove noi europei spesso lavoriamo, barricati dentro e risvegliati solo dall’odore dell’incenso.

bambini Congo
Bambini congolesi

Storie simili sono ormai all’ordine del giorno a Kinshasa e l’esistenza di questi bambini è ormai entrata a far parte della cultura popolare. C’è anche chi, come il cantante Papa Wemba (nome d’arte di Jules Shungu Wembadio Pene Kikumba), li fa salire sul palco in una sorta di provocazione pubblica che denuncia il fenomeno e esorta a credere in un destino più fortunato. E ci sono le ONG come “Save the Children” o i missionari italiani di Padre Daniele Lattuada (morto nel 2005), i Padri Bianchi che ospitano, nel centro congolese Simba Ngai (www.simba-ngai.org), bambini maltrattati e abbandonati. Stregoni di oggi, che sventura. Un’epidemia di furore superstizioso e di paura che distrugge vite giovanissime. Ma il fenomeno di oggi è anche in qualche modo collegato al passato, al momento del colonialismo europeo, belga per la precisione. Almeno nella sua dimensione di oscurità.

Gli stregoni di Conrad e di Coppola, ma non solo

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Cuore di tenebra di Joseph Conrad

L’epoca del colonialismo belga, i temibili stregoni di allora. Ci torna alla mente il 1885, gli anni in cui è ambientato il libro-cult “Cuore di tenebra”, di Joseph Conrad. Ho letto il libro con interesse e avidità, ho ripercorso su una canoa immaginaria il fiume Congo insieme all’ucraino di genitori polacchi Josef Teodor Kornad Korzeniowski (il vero nome di Conrad) e al suo Marlow, il marinaio. Ho quasi rivisto la verde e lussureggiante foresta, i suoi misteri e le sue tenebre. Ho parlato con il mercante d’avorio Kurtz, divenuto una divinità per gli indigeni, gli ho parlato poco prima che morisse colpito da una grave malattia, ho discusso con un uomo travolto dall’orrore della società in crisi del sovrano belga Leopoldo II. Ho quasi visto il nulla negli occhi di quel Kurtz che, preso da deliri di onnipotenza e travolto dal mondo “selvaggio” africano, si fa adorare come dio dai colonizzati e che, dopo averne adottato usi e costumi, muore, nel percorso verso casa, pronunciando le parole “l’orrore! L’orrore!”, quasi a volerci dire che, in quella solitudine selvaggia africana, la sua anima aveva guardato dentro di sé e, così facendo, era impazzita. Quel Kurtz mi ricorda qualcosa…

Apocalypse now
La locandina di Apocalipse now di Francis Ford Coppola

Il capitano Willard di “Apocalipse Now”? Certo, nel famoso film del regista italo-americano Francis Ford Coppola con Martin Sheen e Marlon Brando, Willard è incaricato di recuperare e, se necessario di uccidere, il capitano Kurtz, un disertore che ha creato nella foresta cambogiana un regno basato sull’idolatria della sua persona. Poco dopo, eccomi però in un negozio di fumetti alla ricerca dell’avventura dell’Agente Speciale Alfa Nathan Never, nel suo episodio “cuore di tenebra” (il n. 27 per gli appassionati e i curiosi). Faccio conoscenza con Bepi Vigna, autore dei testi di Nathan Never (i disegni sono di Stefano Casini e Claudio Castellini) e affezionatissimo alla sua creazione “cuore di tenebra”, dove Nathan si avventura con Marlowe (il nome non ci è nuovo…) nelle regioni tropicali del Margine alla ricerca del dottor Korzeniowsky (rieccoci). Lo scienziato anni prima conduceva, per un’industria farmaceutica occidentale, importanti ricerche su un nuovo vaccino per combattere la terribile malattia della kallentura e aveva trovato la soluzione miracolosa nei fiori di gromeliacea; dopo essersi dileguato nel nulla, ora si fa chiamare Amor Fati. Nathan lo trova ma, a differenza del Willard di Coppola, lo lascia vivere, facendo intravvedere una speranza di riscatto. È curioso e intellettualmente interessante passare da Conrad a Coppola a Vigna della redazione milanese della Bonelli, casa editrice del fumetto di Nathan Never. Legami, intrecci strani.

Nathan Never
La copertina di Nathan Never

Quegli stregoni passati fantasiosamente nel cinema e nei fumetti si incontrano con i presenti, in un filo conduttore sparso qua e là in una maniera un po’ disordinata ma costante. Chissà che quei poveri bambini stregoni non abbiano incontrato la salvezza in Nathan e che il cerchio si chiuda…

LA SEGNALAZIONE
Beppe Giampà mette in musica Pavese e Leopardi

Un disco solidale. Per la realizzazione del suo nuovo album, Beppe Giampà si affidata alla comunità: il 2 ottobre ha preso il via il crowdfunding a sostegno “Della fatal quiete“, titolo della raccolta dedicata alle poesie di alcuni dei più importanti scrittori della letteratura italiana come Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi, Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli e Dino Campana. Poesie musicate, cantate e interpretate con lo scopo di preservarne l’intimismo poetico anche sotto il punto di vista musicale. Tutti i sostenitori della sua campagna di crowdfunding riceveranno il cd, avranno il proprio nome inserito all’interno del libretto come coproduttori e/o partner e potranno scegliere altri gadget, tra cui la maglietta dedicata al progetto e la possibilità di organizzare un concerto live in un luogo a scelta.

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I mattini passano chiari
Beppe Giampà non è nuovo a questi progetti. In “I mattini passano chiari” ha già musicato e interpretato alcune poesie di Cesare Pavese, tratte dalle raccolte “La terra e la morte” (1945) e “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” (1950). Queste ultime, ritrovate tra le carte del poeta dopo la morte, sono liriche d’amore permeate di una struggente nostalgia, scritte con uno stile insolito per Pavese, dedicate all’attrice americana Constance Dowling, l’ultimo suo tragico amore.
Come ci ha insegnato Renzo Zenobi, non è facile tradurre le parole in musica, ma quando il suono dei testi riesce a trasformarsi in note, il risultato può essere stupefacente. Il progetto di Giampà è ambizioso, difficile e, soprattutto, si assume una responsabilità ‘senza rete’, come solo un animo poeta è in grado di fare.
Quante notti ha passato Beppe Giampà a respirare l’odore della terra descritta da Pavese, a leggere le sue poesie e a decidere quali musicare? Quanto ha influito il vivere nelle stesse terre, tra Langhe e Monferrato? Sono tanti gli interrogativi che vengono alla mente mentre si riassaporano gli amori, le paure, i colori della terra del poeta piemontese, tra note che spaziano dal folk al blues, dal jazz alla canzone popolare.
Il cantautore piemontese è stato coadiuvato, nella realizzazione del disco, da valenti musicisti quali Federico De Martino (piano, chitarra e basso), Manuel Daniele (programmazione batteria e percussioni), Italo Colombo (armonica e organetto) e Justina Wasowska (violino), Marco Genta (pianoforte e fisarmonica), Naudy Carbone (percussioni).

Le note del pianoforte e dell’armonica che accompagnano “Terra rossa terra nera”, il primo dei dodici brani dell’album, sciolgono subito ogni dubbio. L’interpretazione è viscerale e la musica rende melodica la poesia di Pavese, tragica, nostalgica e sanguigna allo stesso tempo.
Sarà anche un periodo di crisi per la discografia italiana ma certamente non lo è per la creatività dei nostri autori.
“Anche tu sei collina” si esprime in una ballata folk, dopo una lunga introduzione di pianoforte e fisarmonica, in cui le parole di Pavese sono cantate al ritmo di chitarre acustiche e semiacustiche, in una serie di suoni nitidi e puliti, idealmente silenti nei momenti in cui il testo domina: “Ritroverai le nubi e il canneto, e le voci come un’ombra di luna”.
“I mattini passano chiari”, il brano che dà il titolo all’album, è recitato da Giampà, accompagnato da piano, batteria e vocalist, d’influenza jazz. “Passerò per Piazza di Spagna” cattura l’ascolto sin dalle prime note, grazie a un’interpretazione intima e convinta con un andamento lento e incisivo.
“In the morning you always come back” trasforma la poesia in canzone, dove chitarra e piano dialogano alternandosi al testo, con un ritmo orecchiabile e piacevole all’ascolto.
“Tu sei come una terra” ha lo stile del vocepiano, con l’intervento vocale di Chiara Gallino, che ritroviamo anche in “To C from C”.
Il lavoro del cantautore piemontese ha facilitato la comprensione delle poesie di Pavese, grazie alla musica che le accompagna in perfetta simbiosi, esaltandone i lati oscuri con pause e alterazioni della voce e il suo contrario, manifestato dalla velocità del ritmo e da suoni brillanti.

Da “I mattini passano chiari” è nato uno spettacolo acustico dal titolo “Le parole di Pavese e Calvino dal Territorio alla Resistenza”, reading musico-letterario portato in tour da Giampà lungo la penisola e all’estero in Austria, Germania e prossimamente in Belgio. L’album è anche colonna sonora di un altro spettacolo teatrale che porta il medesimo titolo, scritto e diretto da Alessio Bertoli con Roberto Accornero, Barbara Forlai e lo stesso Giampà nei panni dell’ultima donna di Pavese: “La morte”. Se il reading tratta il rapporto del poeta piemontese con Territorio e Resistenza, nello spettacolo teatrale si parla, invece, del “Mestiere di vivere” dell’autore.

Beppe Giampà, domenica 11 ottobre alle ore 18, si esibirà a Ferrara presso la Sala della Musica, in via Boccaleone 19.

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    Video di “Alla sera”, poesia di Ugo Foscolo, il primo singolo tratto dal nuovo album: clicca qui
    Video di “Hai viso di pietra scolpito”, tratto dall’album “I mattini passano chiari” con le poesie di Cesare Pavese in musica: clicca qui
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