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Mese: Luglio 2015

Sing&Sound ed il ‘Bancarella 2015’ per il debutto a Lido Estensi di “Aspettando la Sagra dell’Anguilla”

da: organizzatori

Doppio appuntamento serale fra Viale Leopardi e Viale Carducci: Mercoledì 8 luglio la prima selezione del contest per aspiranti cantanti. E venerdì 10 a “Librandosi” Paolo Roversi, insieme ad Alvaro Gradella

Musica & letteratura per il debutto a Lido degli Estensi di “Aspettando la Sagra dell’Anguilla”. Arriva nel ‘salotto’ dei sette Lidi il tour del cartellone-contenitore di eventi estivi verso la grande kermesse della “regina delle valli”. Mercoledì 8 luglio, con inizio alle 21 in viale Leopardi, si aprono le selezioni del contest canoro a tappe Sing&Sound. Con la supervisione di Arianna Carli nel corso della serata – animata dai dj di Radio Sound 98.1 Fm e accompagnata da un’esibizione di zumba a cura di Mad Dany – aspiranti cantanti di tutti gli stili ed età (info&iscrizioni al 392 1289283) si disputeranno il primo pass per la finale del 4 ottobre, sul palcoscenico dell’Arena di Palazzo Bellini a Comacchio proprio in occasione della XVII Sagra dell’Anguilla. Venerdì 10 luglio, invece, dopo la fortunata trasferta alla Casa Museo ‘Remo Brindisi’ di Lido Spina con Daria Bignardi, la rassegna letteraria Librandosi torna nella tradizionale cornice di viale Carducci. Che, per il primo dei quattro appuntamenti calendarizzati di fronte alla Libreria Le Querce, propone – sempre dalle 21 – una doppia presentazione con protagonisti Alvaro Gradella, (“Excalibur”, Runa editrice) ed il vincitore del Premio Selezione Bancarella 2015 Paolo Roversi, con “Solo il tempo di morire (Marsilio editore).

Il programma completo degli appuntamenti di “Aspettando la Sagra dell’Anguilla”, promossi con il coordinamento di Delta Input da Associazione L’Alba Porto Garibaldi, Unione Sportiva Volania, Jazzlife, Ca Tourism, Querce Project, Anam, Vivispina, Strada dei Vini e dei Sapori e Consorzio Vini Bosco Eliceo grazie al supporto di Comune di Comacchio, Provincia e Camera di Commercio di Ferrara e che proseguiranno sino al 24 agosto, è consultabile sul sito www.eventicomacchio.it

(in foto: Arianna Carli)

Diversamente Musica: tre serate di concerti a luglio

da: organizzatori

Il Centro Promozione Sociale ANCeSCAO “Acquedotto” di Corso Isonzo 42/a ospita serate musicali con giovani artisti. Tre appuntamenti estivi tra classico, moderno e jazz, con l’accompagnamento di chitarra, violino, flauto, pianoforte.

Mercoledì 08 LUGLIO ORE 20.30
FILIPPO ZATTINI – “FRAMMENTI JAZZ”

Mercoledì 15 LUGLIO ORE 20.30
MANUEL DI NUZZO – “TRA IL CLASSICO E IL MODERNO” PER CHITARRA SOLO

Mercoledì 22 LUGLIO ORE 20.30
EMMANUELA SUSCA -FLAUTO e ELISA PIFFANELLI -PIANO
“SICILIENNE”

L’ingresso è gratuito. Maggiori informazioni ai nostri contatti e in Sede.

Momento musicale dedicato al comitato genitori

da: organizzatori

Sabato pomeriggio ho accompagnato il mio amico Mario non vedente ex ristoratore di Milano ad ascoltare la Messa Vespertina nella chiesa del Lido degli Estensi, ho sentito che c’era un coro che cantava, molto bene e nel coro ho riconosciuto l’amica Laura che figlia di uno dei due proprietari del Ristorante Ragno ed è laureata in giurisprudenza.
Finita la messa sono andato a prendere l’amico Mario e gli ho detto che avevo trovato l’amica Laura e ci siamo incontrati e sono stati baci abbracci e cose belle.
Durante l’ufficiazione della messa ho notato che tra i tanti strumenti musicali c’era un Derbuca e mi sono divertito a picchiettarlo un po’ e a fare un po’ di musica e mentre facevo questo nel mio animo dedicavo il tutto al comitato genitori.

EVVIVA L’UMANITA’ ET SEMPER AD MAJORA

Distinti saluti,

Yussef Mejahed

Consultori familiari e consultori giovani: lettera al giornale

da: organizzatori

Il 1° luglio u.s. si è tenuto il primo incontro con il Direttore Generale dell’Ospedale di Cona dott. Tiziano Carradori e la Direttora Generale dott.ssa Paola Bardasi dell’Azienda USL con il Gruppo Salute Donna UDI sui punti critici e le relative richieste uscite dal lavoro svolto per l’applicazione e gestione della Legge 194. Vogliamo sottolineare l’importanza dell’incontro e dell’impegno uscito per proseguire nelle varie fasi della riorganizzazione dei servizi sia ospedalieri che territoriali, con particolare attenzione alle Case della Salute e la riorganizzazione dei Consultori Familiari e Giovani.
Da diversi anni a Ferrara siamo impegnate ad affermare i diritti di scelta della donna sul proprio corpo, per la tutela all’autodeterminazione sessuale e riproduttiva, proponendo idee sul piano della salute. In questa fase di riordino del Servizio Sanitario Nazionale, in particolare la riorganizzazione ferrarese della sanità e del sociale, dai presidi ospedalieri, agli Ospedali di Comunità e Case della Salute, siamo di fronte ad un cambiamento non solo organizzativo ma culturale, che richiederebbe un processo il più possibile partecipato e condiviso dai cittadini.
In questo contesto poniamo all’attenzione, per un loro rafforzamento, i Consultori Famigliari e i Consultori Giovani che dovranno far parte integrante delle Case della Salute.
In una recente indagine sono stati individuati alcuni punti critici. Per esempio, con i tagli alla sanità dei vari Governi, i Consultori rischiano di perdere la loro funzione, con conseguente diminuzione degli operatori, degli strumenti e dei mezzi necessari per la loro funzione.
Purtroppo oggi prevale una cultura economicistica che non mette più al centro la persona e la comunità.
Vogliamo riprendere invece l’importanza della Legge 405/75 che istituì i Consultori Familiari per affermare alcuni valori (promozione della procreazione responsabile, prescrizione dei mezzi necessari per poterla proseguire, tutela della salute della donna, assistenza psicologica e sociale della coppia e dei minori).
Fu una legge che non si limitò a investire in strutture già esistenti, ma propose l’istituzione di Servizi Pubblici dalle caratteristiche profondamente nuove che sarebbero poi diventate articolazioni del Servizio Sanitario Nazionale, collocati nell’area della prevenzione. Pertanto la prevenzione deve essere proposta come opportunità di vivere meglio e non come mezzo per evitare il peggio.
Il gruppo salute donna dell’UDI continua il proprio impegno per riprendere il valore e l’importanza del Servizio Sanitario Nazionale, in applicazione dell’art. 32 della Costituzione, spesso minacciato. Nell’attuale situazione di crisi, sono le donne a sopportare il peso maggiore, anche per l’aumentata pressione del lavoro di cura.
Ci sentiamo in presidio permanente, per vigilare e proporre.
Di fronte a risorse limitate, in un quadro di programmazione, non può mancare la nostra parola.

per il Gruppo Salute Donna UDI
Luana Vecchi

Accoglienza profughi: nota stampa del segretario generale Raffaele Atti

da: CdLT CGIL Ferrara

Il dibattito di queste settimane sull’accoglienza dei profughi, pone in evidenza la complessità dei temi dell’immigrazione e della capacità delle nostre società di essere coerenti con i valori sui quali si sono costituite.
Non sono in cantiere interventi efficaci per ridurre i conflitti e i processi di destabilizzazione che investono aree sempre più estese ai confini dell’Europa. Gli interventi della comunità internazionale finora hanno aggravato le situazioni invece che risolverle.
E in questo quadro sarà sempre più difficile distinguere tra profughi e richiedenti asilo da un lato e migranti per ragioni economiche dall’altro.
Il dibattito sui “tetti” e sui “numeri sostenibili” è quindi privo di senso, presupponendo che qualcuno abbia la mano su una valvola in grado di regolare questi flussi.
In realtà i processi in atto, più per la loro dinamica che per la loro dimensione numerica, vanificano l’idea, un po’ illuministica e un po’ utilitaristica, della regolazione dei flussi sulla base della capacità di accoglienza: i posti di lavoro e le risorse disponibili per l’integrazione, risorse che poi nessuno ha mai visto se non nell’impegno dei bilanci sempre più striminziti degli Enti Locali.
Se diventano invivibili, per qualunque ragione, i luoghi nei quali le persone sono nate, e queste preferiscono rischiare la vita pur di provare a cambiare il destino a cui sembrano condannate, e scelgono l’ Europa (come territorio e come contesto sociale ) come luogo sul quale riporre questa speranza, l’ Europa è chiamata in causa e deve scegliere.
La difficoltà a una gestione solidale di poche decine di migliaia di profughi ci dice come sia avanzato il processo di negazione delle proprie promesse costituzionali, del resto già ampiamente segnalato dai risorgenti nazionalismi, dal ritorno dell’antisemitismo, dalle discriminazioni verso le minoranze, dalla chiusura verso l’immigrazione. Chi non vuole “perdersi” deve lavorare per cambiare il quadro che produce la invivibilità ma anche cambiare il paradigma sull’accoglienza e scegliere di vedere l’immigrazione come risorsa demografica e farci i conti.
Cambiare davvero il quadro che rende invivibili intere aree (la versione seria del rozzo “aiutiamoli a casa loro” che fa il paio con il “stiano a casa loro”) richiede scelte di politica internazionale alternative a quelle praticate finora: un grosso investimento nella cooperazione internazionale, un investimento a sostegno della crescita delle società civili, il contrario insomma dell’esportazione delle “democrazia” con i caccia bombardieri.
E serve tempo.
Per questo cambiare il paradigma dell’accoglienza è la scelta più saggia. Non sarebbe buonismo ma realismo e lungimiranza, soprattutto per un Paese come l’Italia che vive un drammatico declino demografico.
Da tutte le statistiche risulta che il contributo all’economia degli immigrati è stato positivo in tutti sensi: non solo perché hanno sostenuto con il loro lavoro interi settori e filiere della nostra economia più pregiata, ma anche perché hanno dato di più di ciò che hanno ricevuto anche in termini di rapporto tra risorse versate (tasse e contributi) rispetto a quanto abbiano ricevuto da uno stato sociale che non gli è sempre stato amico.
Forse è a questo realismo che richiamava don Domenico con il suo intervento. E noi siamo d’accordo.
Ma cambiare il paradigma significa costruire il contesto nel quale accoglienza e integrazione siano accompagnati dal consenso necessario e ciò può avvenire solo se si operano due scelte:
– una svolta sul piano della crescita e dell’occupazione che contribuisca a rasserenare la vista del futuro, chiudendo con le politiche liberiste di austerità che comprimono la domanda interna e il welfare a vantaggio delle sole imprese esportatrici;
– un rinnovato impegno alla coesione sociale, chiudendo la politica della contrapposizione dei soggetti sociali, giovani contro anziani, lavoratori autonomi contro dipendenti, lavoratori precari contro lavoratori stabili, lavoratori privati contro lavoratori pubblici, studenti e famiglie contro insegnanti, nell’illusione che una società frammentata si governi meglio senza l’apporto del consenso dei corpi intermedi.
Se si alimenta l’egoismo sociale poi è difficile costruire la solidarietà necessaria a far valere i principi di accoglienza e magari si finisce per fare l’occhiolino alle politiche di destra promettendo più investimenti negli inutili rimpatri forzati.
E anche a livello locale si può nell’immediato estendere il consenso attorno alle politiche di accoglienza se si allargano informazione, coinvolgimento e partecipazione delle forze sociali, come la CGIL chiede da tempo, per essere posta nella condizione di svolgere il ruolo che può competere a una grande organizzazione di massa che sa che la solidarietà non si invoca e non si predica ma si costruisce quotidianamente.

In Emilia – Romagna uno dei sei progetti selezionati dal bando “Culturability – spazi d’innovazione sociale”

da: organizzatori

Scelto un progetto dell’Emilia-Romagna fra i mille arrivati da tutta Italia: “Mercato Sonato” di Bologna riceverà 40 mila euro e un percorso di incubazione per altri 20 mila.
Ecco i sei progetti selezionati dal bando “Culturability” di Unipolis

C’è anche un progetto dell’Emilia-Romagna fra i sei selezionati del bando “culturability – spazi d’innovazione”. “Mercato Sonato”, il progetto presentato dall’associazione bolognese SenzaSpine, è stato scelto fra le mille proposte d’innovazione culturale e sociale arrivate da tutta Italia per la call promossa da Fondazione Unipolis.

Il progetto nasce per dare nuova vita al mercato rionale coperto del quartiere periferico San Donato di Bologna, trasformando un luogo oramai vuoto in uno spazio di produzione e fruizione artistica, attraverso l’organizzazione di spettacoli sinfonici e concerti, percorsi sensoriali, musicoterapia, residenze artistiche e un coworking.
La musica classica esce dai teatri per dare nuova linfa a un edificio abbandonato e rigenerare un intero quartiere. Il progetto è presentato dall’Associazione SenzaSpine, un’orchestra giovanile nata nel 2013 radunando diplomati dei conservatori italiani, che raccoglie attualmente 100 artisti under 35.
La gestione dello spazio è stata assegnata all’associazione dal Comune di Bologna, in seguito alla vittoria del bando IncrediBol.

Il bando “culturability” è stato promosso dalla Fondazione Unipolis con l’obiettivo di sostenere progetti culturali e creativi innovativi, in grado di coniugare capacità di promuovere reti associative e nuove forme di collaborazione, coesione e occupazione giovanile.

La Commissione di Valutazione del bando, composta in maggioranza da esperti esterni alla Fondazione, ha compiuto la propria scelta nell’ambito dei 20 progetti finalisti che, avendo superato la prima fase di valutazione nel mese di aprile, erano poi stati ammessi ad un primo percorso di accompagnamento e formazione finalizzato a migliorare e sviluppare le diverse proposte.

A ciascuno dei sei progetti selezionati verrà assegnato un contributo di 60 mila euro: 40 mila a fondo perduto e 20 mila in attività di incubazione. Complessivamente, quindi, 360 mila euro che Fondazione Unipolis ha destinato a questa seconda edizione del bando “culturability”.

Il bando culturability ha segnato un vero e proprio record di partecipazione, con ben 996 progetti arrivati da tutta d’Italia – presentati da gruppi di giovani e organizzazioni no profit composti in prevalenza da under 35 – riguardanti i diversi ambiti dei settori culturale e creativo.
Una ricchezza di idee e di visioni che offre uno spaccato interessante di quanto si muove nel mondo della cultura legata all’innovazione sociale, ma testimonia anche il fermento e la voglia di “intraprendere” degli under 35 del nostro Paese.

Un lavoro davvero non semplice per la Commissione che si è trovata a scegliere fra numerose proposte di grande qualità, impegno, innovazione e prospettiva. Utilizzando i criteri di valutazione indicati dal bando, hanno prevalso i progetti più capaci di aderire agli obiettivi indicati dalla call e provenienti da varie parti del Paese.

Ecco l’elenco in ordine alfabetico: Eyes Made (Roma), Laboratorio Permanente Pisacane (Roma), Mercato Sonato (Bologna), Polline (Favara – AG), Smartket (Milano), YouTopia (Perugia).

Diverse le progettualità, i campi d’azione e i modelli di sostenibilità. Tre progetti di rigenerazione urbana che partono dalla cultura per creare nuove occasioni di sviluppo e socialità per spazi ed edifici cittadini: due mercati che rinascono (Mercato Sonato e Smartket) e un edificio scolastico che si apre all’esterno per creare un modello per la scuola del futuro (Laboratorio Permanente Pisacane).
Un progetto che promuove l’accessibilità a contenuti e servizi culturali da parte delle persone sorde (Eyes Made), un hub di formazione e produzione di contenuti crossmediali per il web (YouTopia), una piattaforma con e-commerce dedicata all’arte digitale (Polline).

La Commissione di Valutazione era composta da: Massimo Alvisi – architetto e tutor 2014 del progetto G124, Giovanni Campagnoli – direttore di Politichegiovanili.it, Paola Dubini – docente Università Luigi Bocconi, Walter Dondi – direttore Fondazione Unipolis, Mauro Magatti – docente Università Cattolica del Sacro Cuore, Ivana Pais – docente Università Cattolica del Sacro Cuore, Pierluigi Stefanini – presidente Gruppo Unipol e Fondazione Unipolis.

Il bando “culturability – spazi d’innovazione sociale” è sviluppato in collaborazione con Avanzi/Make a Cube³ e Fondazione Fitzcarraldo come partner operativi, con il patrocinio e la collaborazione dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, con il patrocinio di Cittalia – Fondazione Anci e la media partnership di Nòva24.

Anche l’Africa nera guarda ad Irriframe ed ai Consorzi di bonifica italiani

da: ufficio stampa A.N.B.I.

Il Presidente Vincenzi: “con l’Uganda potrebbero aprirsi orizzonti nuovi”

“Un segnale concreto da parte del Governo dell’Uganda dopo l’interesse dimostrato per Irriframe, il sistema irriguo esperto, capace di ridurre i consumi idrici fino al 25%.”
Lo rende noto Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale Gestione Tutela Territori ed Acque Irrigue (ANBI) dopo la Giornata Nazionale del Paese africano, celebrata ad Expo Milano.
“Il nostro spazio espositivo – prosegue Vincenzi – era stato visitato da una delegazione ugandese, sollecitata dalla curiosità verso la gestione italiana dell’irrigazione.
L’Uganda è infatti un Paese ricco di risorse idriche, che potrebbero avere una funzione determinante per incrementare e migliorare l’agricoltura.
L’attenzione dimostrata verso il sistema dei Consorzi di bonifica italiani ci riempie d’orgoglio – conclude il Presidente ANBI – così come il crescente interesse internazionale verso il know-how italiano di Irriframe.
Finora, però, tale interesse era limitato all’Unione Europea ed ai Paesi dell’area mediterranea; l’Uganda potrebbe aprire orizzonti decisamente nuovi.”

Il “viavai” idrico: in Italia, ogni anno, spostati 800 milioni di metri cubi d’acqua

da: ufficio stampa A.N.B.I.

Il 18% di superfici agricole irrigate produe il 45% del fabbisogno alimentare mondiale

“In Italia, ogni anno, si movimentano per le esigenze primarie, da una regione all’altra, 800 milioni di metri cubi d’acqua”: lo afferma Vera Corbelli, Segretario Generale Autorità di Bacino Liri-Garigliano-Volturno, in relazione al convegno sull’uso delle risorse idriche dei bacini acquiferi della regione, organizzato a Milano dall’Unione Regionale Bonifiche Molise, che ricopre un ruolo fondamentale nella gestione dell’acqua in agricoltura.
“Il cibo è irriguo ed è questo il senso della nostra presenza ad Expo Milano con il sistema esperto d’irrigazione Irriframe – chiosa Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue (ANBI) – Basti pensare che, a livello mondiale, il 18% delle superfici agricole, irrigate, produce il 45% del fabbisogno alimentare del Pianeta.
In Italia, purtroppo, si investono nel Piano Irriguo Nazionale solo 300 milioni di euro secondo una programmazione pluriennale; nella sola regione australiana di Victoria, l’investimento nell’irrigazione è pari quasi ad 1 miliardo all’anno! Occorre pertanto una rinnovata consapevolezza della politica verso il fondamentale ruolo economico del servizio irriguo, perché non è pensabile pensare ad un futuro agricolo per l’Italia senza un’adeguata irrigazione.
L’esperienza di autogoverno e sussidiarietà dei Consorzi di bonifica è un esempio di gestione collettiva dell’acqua, studiato nel mondo. Come ANBI, siamo al fianco di chi crede in un modello Paese, che abbia il territorio e le sue attività al centro, dicendo stop allo sfrenato consumo di suolo e candidando i Consorzi di bonifica a ricoprire, per le loro competenze, quel ruolo intermedio, che l’abolizione delle Province lascia vacante.”

Cerchiamo tutti coloro che hanno un ricordo o una storia da raccontare sul passaggio di Sofia Loren a Comacchio (1954)

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

In vista della prima mostra sul cinema, che sarà inaugurata a fine estate, stiamo cercando coloro che si riconoscono nella foto in bianco e nero (qui allegata), scattata nel 1954, tra una pausa e l’altra sul set del film “La donna del fiume” di Mario Soldati, pellicola interpretata da Sofia Loren agli esordi di una folgorante, impareggiabile carriera artistica.
Chi si riconosce in quei magnifici scatti o comunque chi riconosce un parente, un amico, un vicino di casa?
E’ disposto a raccontare in un video quei ricordi, quell’esperienza vissuta sul set o con l’attrice tra le strade di Comacchio?
Insieme al foto-reporter Andrea Samaritani, vogliamo raccogliere aneddoti, ricordi, curiosità, racconti di quel periodo. Andrea realizzerà un video con le testimonianze dei comacchiesi.
Al fine di custodire e tramandare la memoria storica di quel periodo magico, che ha visto protagonista Sofia Loren, tra le più grandi interpreti del cinema mondiale, accoglieremo i vostri racconti, da intrecciare alla prima mostra sul cinema che appunto avrà luogo a Palazzo Bellini e che sarà curata dallo stesso Andrea Samaritani e da Stefania Marconi.

Si suggerisce di contattare il foto-reporter Andrea Samaritani (cell. 338-1913372), anche via mail: andrea.samaritani@gmail.com, oppure di segnalare la propria disponibilità all’indirizzo stampa@comune.comacchio.fe.it, indicando nome, cognome e recapito telefonico di riferimento.

Mercoledì il secondo appuntamento con la rassegna Comacchio a teatro Estate

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Un pubblico numerosissimo è accorso la settimana scorsa per assistere allo spettacolo inaugurale di “Comacchio a teatro Estate della ormai tradizionale rassegna estiva per ragazzi e famiglie, realizzata, sotto l’impeccabile direzione artistica di Massimiliano Venturi, in forma itinerante sui lidi comacchiesi. Mercoledì 8 luglio, dalle ore 21.15 in viale Alpi Centrali a Lido degli Scacchi andrà in scena un’altro appuntamento con il teatro dei burattini, spettacolo che segnerà anche un gradito ritorno: protagonista della serata infatti sarà il giovane talento della tradizione emiliana, Mattia Zecchi, che il pubblico ha già avuto modo di ammirare in occasione delle programmazioni invernali di questi anni.

L’artista porterà in scena uno dei suoi cavalli di battaglia, LA VENDETTA DELLA STREGA MORGANA: una fiaba adatta a tutti, re-interpretata con i burattini e le maschere della tradizione bolognese, con grande coinvolgimento del pubblico. Il Re Francesco ha indetto una grande festa per il matrimonio di suo figlio, il principe Ottavio, con la principessa Bianca figlia del re di Terrafelice e a corte sono stati invitati tutti i nobili del regno, sotto la supervisione del Dottor Balanzone. Durante la festa, si presenta a corte la Strega Morgana la quale, non essendo stata invitata all’importante evento, esige di conferire con il Re. Quest’ultimo però scaccerà da corte la strega, la cui presenza non è gradita, a causa della sua cattiveria e della sua crudeltà. Il gesto scatenerà la rabbia della strega, che rapirà il principe per vendicarsi. Per salvare Ottavio servirà l’aiuto di Fagiolino che partirà alla ricerca della strega. Lo spettacolo opera un coinvolgimento attivo del pubblico, trasportando tutti in un’atmosfera senza tempo, assicurando divertimento agli spettatori di tutte le età.

Mattia Zecchi (da Crevalcore BO) è una giovane rivelazione del panorama bolognese del Teatro dei Burattini, che dopo un apprendistato con i maestri emiliani, porta in scena con talento le storie ed i personaggi della tradizione, debitamente reinventati ed attualizzati. Brillante interprete della maschera di Fagiolino, è apprezzato sul panorama nazionale e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il “Premio Ribalte di Fantasia 2007”, “Premio Benedetto Ravasio 2010”, ma è anche finalista al “Campogalliani d’Oro 2010”.

Mercoledì 15 luglio 2015 al Lido di Volano, sarà proposto lo spettacolo DUE BURATTINI E UN BEBE’ presentato dalla compagnia di Vladimiro Strinati.La programmazione nei lidi è gemellata con la rassegna ravennate “Burattini alla Riscossa!”, giunta quest’anno alla nona edizione. Le due rassegne sono parte integrante di un cartellone, che attraverserà per tutta l’estate le due province di Ferrara e Ravenna, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e del Centro Unima Italia.

L’ingresso agli spettacoli è gratuito,mentre Il programma completo è in distribuzione negli Uffici Informazioni Turistiche del territorio e negli esercizi commerciali, ma è anche scaricabile sul sito www.comacchioateatro.it (dove è possibile consultare pure la descrizione degli eventi). In caso di pioggia gli spettacoli saranno rinviati a data da destinarsi. Per informazioni: 349 0807587 – email: info@comacchioateatro.it e www.massimilianoventuri.com , www.comacchioateatro.it, www.burattini.info

L’INTERVENTO
Il no della Grecia e gli scenari di un’Europa confusa

di Claudio Pisapia

Dunque la Grecia ha detto no ai diktat dell’Unione europea. La scelta di andare al referendum, al di là dell’esito, ha rappresentato di per sé un atto democratico in un’Europa che della democrazia ha oramai solo un vago ricordo.

Ora tutto è possibile e lo scenario è quantomai incerto. L’eventualità di un’uscita dalla zona euro potrebbe comportare un difficile percorso verso la ritrovata sovranità monetaria con un’economia oramai distrutta oppure potrebbero determinarsi le condizioni per un mantenimento della Grecia nell’eurozona, a condizioni tutte ancora da definire ma di certo non agevoli. Insomma, comunque vada sarà complicato. Se la scelta di uscire fosse stata fatta nel 2008 avrebbe di sicuro portato dei vantaggi, quanto meno in termini di interessi da pagare sul debito pubblico e privato.

In questi ultimi anni infatti la Grecia ha dovuto sopportare tassi di interesse fino al 25% che hanno trasformato un buco iniziale di 30 miliardi, oppure 50 tra pubblico e privato, in una voragine che gira intorno ai 400 miliardi totali. Uscendo dall’euro sarebbe mai potuto andare peggio?

Comunque Tsipras aveva un mandato popolare che lo obbligava a trattare e lo ha fatto fino alla fine, ma l’Europa non ha concesso sconti e ha sempre di più alzato la posta sulle politiche di austerità, non accettando le proposte ricevute nonostante, in cambio di un taglio del debito, si accettasse di aumentare l’Iva e di operare un ulteriore surplus di bilancio dell’1% per un totale di circa 4 miliardi. Siccome però la somma totale per saziare i creditori ammontava a circa 7 miliardi entro l’anno, si prevedevano anche contributi di solidarietà dalle aziende, tagli alle pensioni e ai redditi superiori ai 30.000 euro.

Da un punto di vista di politica economica non erano comunque proposte sensate e non avrebbero risolto il problema perché ulteriori tagli alla spesa e aumenti delle tasse, raschiare il fondo del barile e continuare a limitare o annullare gli investimenti statali attraverso i surplus di bilancio avrebbe solo continuato ad annullare qualsiasi speranza di crescita, prova di ciò i risultati fallimentari degli ultimi sette anni di politiche austere.

E nello stesso periodo in cui si chiudono i rubinetti e alla Grecia e si nega la prima parte degli aiuti, ovvero un misero 1,6 mld di euro, su un altro fronte abbiamo il quantitative easing della Bce di Mario Draghi che continua a stampare moneta per un obiettivo di 1.260 miliardi di euro in 19 mesi che però verranno dati alle banche invece che ai popoli. Proposta questa fatta da una serie di economisti (tra cui il professor Richard Werner che risulta esserne l’inventore) e che avrebbe significato almeno 175 euro al mese per ogni cittadino europeo per diciannove mesi. Cioè se lo scopo dichiarato è farli arrivare in qualche modo ai cittadini, allora glieli diamo senza che si crei ulteriore debito, lasciando da parte le banche.

Intanto la scorsa settimana anche la nostra televisione di stato nei suoi tg, dopo anni di buio totale, ha proposto servizi che hanno mostrato la disastrata situazione di ospedali, scuole e anziani in Grecia. Quindi, accantonando le cifre, abbiamo visto finalmente i problemi reali della gente: problemi simili ai nostri, di persone che si vedono rifiutare un posto in ospedale o le medicine per curarsi.

I conti della consistenza del debito (di cui sono detentori per lo più Stati e banche) e i rischi di perdite dei vari Paesi coinvolti in caso di uscita, all’indomani del referendum restano nodi ancora tutti da sciogliere. Cifre strabilianti, quasi metafisiche per chi la mattina si alza e va la lavoro sperando di portare a casa anche questo mese i suoi 1.500 euro.

E dovrebbero venire un po’ di dubbi. Da una parte c’è la Bce che ha nelle sue possibilità la stampa di montagne di soldi (evidentemente dal nulla, solo il frutto della decisione di farlo) ma lascia al suo destino un popolo intero per 7 miliardi e dall’altra vediamo che l’austerità colpisce lavoratori, pensionati, bambini, massaie cioè altro rispetto a chi rubava o non pagava le tasse o ne era esentato.

La Grecia che annaspa, soffre si identifica con le file disperate ai bancomat per ritirare i 60 euro permessi o con le file negli ospedali o alle mense dei poveri e non tanto con quelle trattative snervanti dove si parla di miliardi che la stragrande maggioranza di loro non ha mai visto. Forse nemmeno sanno che, come disse Vincenzo Visco (ex Ministro delle Finanze) in un’intervista a Repubblica, le banche tedesche, francesi e olandesi e belghe si erano tutelate da eventuali rischi già dal 2011-2012 scaricando i loro crediti nella pancia degli Stati che non si erano rifiutati allora di tutelarle riversando il carico del debito sui cittadini tedeschi, francesi, olandesi e belgi. Ma questo ovviamente non si poteva dire.

Più facile far credere agli onesti cittadini tedeschi che stavano intervenendo per salvare la pigra Grecia piuttosto che raccontargli che in realtà erano chiamati a salvare di nuovo delle banche. E l’Italia?
L’Italia aveva un’esposizione ridicola delle proprie banche di meno di 2 miliardi ma causa non-si-sa-bene-che-cosa ci ritroviamo con un credito di 40mld attualmente inesigibile, anche perché fanno parte dei 60mld che comunque ci toccava elargire al Fondo salva-Stati (Mes). Ma anche qui, seguendo i giornali o la tv, si nota che le cifre si rincorrono e sembrano aumentare o diminuire a seconda di quanto si voglia spaventare chi legge o cerca di seguire i fatti.

Ma alla fine, si può tagliare il debito pubblico a colpi di avanzi primari come suggeriscono le solite dottrine salva-stati-europei (ovvero austerità a danno dei cittadini)? L’Italia ha avuto avanzi primari negli ultimi venti anni risultando la nazione più virtuosa del mondo, anche della Germania, ma il debito pubblico non è mai sceso, anzi aumenta costantemente e questo a causa degli interessi. Quindi gli avanzi primari non solo diminuiscono la capacità degli Stati di fare investimenti e di dare una mano ai cittadini in difficoltà, ma non servono nemmeno a ripagare il debito che viaggia su binari diversi.

E allora a cosa serve pretendere dalla Grecia che ne faccia sempre di più? Forse perché la gente non è importante, si parla di Grecia come se fosse un’entità astratta, spersonalizzata in modo da tenere lontano sentimentalismi che potrebbero affiorare se si parlasse di anziani, bambini, malati, esseri umani. Si pensa a quei quattro (o sette o cento) miliardi semplicemente come somma di denaro da recuperare e poi destinare a quelle banche che già ne hanno avuto centinaia (o migliaia) attraverso la speculazione prima e i salvataggi dopo e non come il possibile risultato del taglio di posti letto negli ospedali, di posti di lavoro o di cibo alla mensa dei poveri.

Anche la Chiesa con papa Francesco si è schierata a difesa dei popoli e contro le speculazioni ma la situazione non migliorerà finché non saranno proprio i popoli a schierarsi contro la mercificazione del denaro e per il ritorno alla sua vera natura. Un utile mezzo di scambio di beni e servizi e non un mezzo per affamare le popolazioni.

ACCORDI
Grecia: istruzioni per l’ouzo.
Il brano di oggi…

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

The Theme Of The Day di The Knacks.

E alla fine il referendum in Grecia ha smentito sia me che il mio amico greco.
Eravamo tutti e due un po’ scettici su una possibile vittoria del no.
Lui mi diceva che là la paura era tanta e proprio per questo molta gente avrebbe votato sì.
Adesso c’è da capire cosa succederà.
Io ho in testa un sacco di cose e davvero non so cosa aspettarmi. Il mio amico pure.
Però ci siamo resi conto di avere le idee un po’ più chiare di Rita Dalla Chiesa (riportiamo il suo commento sulla Grecia uscito su Facebook in fondo all’articolo, ndr).
E’ da ieri pomeriggio che cerchiamo di interpretare l’idea che ha questa donna riguardo alla Grecia e alla gente che ci abita. Ma c’è un lato positivo: abbiamo riso tutto il giorno.
Purtroppo però il mio amico non ha saputo confermarmi se i suoi connazionali si accontentano davvero di un tavolino blu (?) accanto al mare, un po’ di formaggio con le olive, un piatto di patatine “ignoranti”. Non ha neanche saputo dirmi come siano queste patatine “ignoranti”.
Ed è anche parecchio bravo con le patate lui. Davvero. Uno dei due sommelier della patata che conosco. Entrambi però eravamo d’accordo su una grave dimenticanza di Rita Dalla Chiesa: i MUDHONEY.
In Grecia vanno davvero forte. E’ grazie a loro che io e il mio amico ci siamo conosciuti. Ma forse Rita Dalla Chiesa non li conosce.
Quindi proverò ad allargare gli orizzonti di Rita Dalla Chiesa con questo bel pezzo al sapore di feta e olive.
Ciao, scappo a rovesciarmi in testa dell’ouzo su skype col mio amico!

album: Greek Garage Bands Of The 60’s
ouzo

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3 Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

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IMMAGINARIO
Ludovico addio.
La foto di oggi…

Ludovico Ariosto se ne va. E’ il 6 luglio 1533 il giorno della morte del grande poeta, autore dell’Orlando furioso, l’eroe “che per amor venne in furore e matto,/d’uom che sì saggio era stimato prima”. Ferrara, per chi ama l’Ariosto, ha tanti luoghi e mete da raggiungere: la casa che lui stesso si compra e dove va vivere, in via Ariosto 67, che è visitabile; quella dove è cresciuto con i suoi genitori, in via Giuoco del Pallone 31; la piazza Ariostea con la statua a lui dedicata; la biblioteca Ariostea, in via Scienze 17; il liceo intitolato al poeta per lo studio delle lettere classiche, ma non solo, in via Arianuova 19; il giardino del liceo, dove un grande murales è dedicato alla sua opera. Per rimmettersi sempre sulle tracce di Ludovico.

OGGI – IMMAGINARIO RICORRENZE

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulle foto per ingrandirle]

ludovico-ariosto-tiziano
Dipinto di Tiziano che si ritiene il ritratto di Ludovico Ariosto
piazza-ariostea-ferrara-fotografia
Piazza Ariostea, a Ferrara
biblioteca-ariostea
La biblioteca Ariostea (foto Camera 24)
Ariosto-liceo-Orlando-furioso-dipinto-murale-street-artist-Mambo
Il dipinto murale sull’Orlando Furioso al liceo Ariosto

GERMOGLI
Kiss me.
L’aforisma di oggi

Giornata mondiale del bacio.

bacio
La foto scattata da Alfred Eisenstaedt in Times Square il 14 agosto 1945

Un bacio, insomma, che cos’è mai un bacio? un apostrofo rosa fra le parole t’amo… (Edmond Rostand)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

NOTA A MARGINE
La finanza europea svuota l’utopia dell’Europa

Le dichiarazioni dei rappresentanti delle istituzioni dell’Unione Europea, in occasione dell’imminente referendum greco, svelano con chiarezza la deriva sociale che sta investendo l’Europa del XXI secolo. L’arroganza di premier e presidenti nei confronti della situazione greca rivela lo stato reale dell’Unione, un progetto partito male e che, se il cittadino non farà appello alla sua ultima lacrima di umanità, finirà peggio.

bandiera-greca-grecia-vittorio-colamussi
La bandiera greca fotografata da Vittorio Colamussi

E’ vergognosa la costante ingerenza dell’Unione Europea nella politica interna degli Stati membri. Juncker, che consiglia fortemente ai greci di accettare le proposte della Commissione e dei creditori, e Angela Merkel, che paventa disastri internazionali nell’ipotesi che l’uscita dall’Euro della Grecia si avveri, dimostrano i reali principi fondanti dell’Unione Europea: paura, ricatto e usura.

Dagli accordi di Bretton-Woods del 1944 fino al Trattato di Lisbona del 2007 è stato costituito un tessuto economico-sociale che sistematicamente prevede l’annullamento del cittadino privilegiando la logica ferrea del profitto capitalistico e la cieca adesione e fede nella dottrina liberistica imposta ai paesi europei dopo il disastro della Seconda guerra mondiale.

L’uomo da cittadino è stato riportato allo stato di suddito e si è concretamente realizzata quella totale alienazione profetizzata già a fine Ottocento, ma che nel XXI secolo assume i caratteri della sua deriva più inquietante. L’uomo è stato annullato in quanto soggetto creativo e lavoratore e in quanto soggetto razionale e coscienziale. Analogamente alle api virgiliane private del frutto della loro attività, la maggior parte degli uomini, integrati nell’elefantiaco apparato burocratico, è di fatto resa estranea al prodotto del lavoro. L’uomo è sostanzialmente alienato anche rispetto la propria essenza e al proprio libero arbitrio, inserito in un ormai insensato sistema di democrazia “delegata” che sancisce la rinuncia alla sovranità.

La distruzione dello stato sociale (istruzione, pensioni, sanità) si aggiunge alla privazione del lavoro, l’unica vera ricchezza di una nazione e unico modo per assicurare il rispetto della giustizia economica e sociale. E nell’ambito dello stato sociale è fondamentale aggiungere anche il concetto di cultura “inutile”, cioè non utilitaristicamente finalizzata alla produzione di merci. Il fallimento definitivo della società moderna risiede proprio nel non riconoscere il valore e la necessità della Cultura, come dimostrato dai costanti tagli alla ricerca scientifica, all’istruzione e alla conservazione del patrimonio artistico.

Si è deciso di preferire la finanza alla cultura, di preferire l’homo oeconomicus all’homo sapiens e di fondare così una società in cui è più importante controllare le oscillazioni dello spread anziché conservare il patrimonio artistico di Pompei, in cui ha più valore un punto percentuale del PIL rispetto a una poesia di Leopardi, a un dipinto di Botticelli o a un’opera di Rossini.

J.M. Keynes, nel suo “Prospettive economiche per i nostri nipoti” spiega come nella moderna società industriale si finga che “il male sia il bene e che il bene sia il male; perché il male è utile e il bene no”. E’ stato deciso di rinnegare la Repubblica dell’Utopia di Ezra Pound preferendo “leccare le scarpe dei panciuti della borsa e dei sifilitici del mercato”, rinunciando alla virtù dell’onestà.

In particolar modo, per la Grecia e l’Italia ciò ha rappresentato un omicidio dei propri saperi.

La deriva dell’Unione Europea era facilmente prevedibile dall’origine della sua costituzione e progettazione. L’istituzione europea, infatti, non sgorga dalla vita storica e collettiva di un popolo e non riconosce la particolarità di ogni realtà nazionale. L’Unione, che invece di unire ha diviso e inimicato, sgorga dalla falsa morale di uomini e donne che, con un termine nietzschiano, rappresentano gli odierni “predicatori di morte […], gente superflua che ha inquinato la vita”.

LA BELLEZZA CI SALVERA’
Il Marc Chagall che non ti aspetti

Marc Chagall considerato uno dei maestri dell’arte pittorica più originali di questo XX secolo appena trascorso, nasce a Vitebsk nell`attuale Bielorussia il 7 luglio 1887. Morirà nel 1985 a Saint Paul de Vence in Francia.

Il suo peregrinare aldiquà e aldilà dell’oceano Atlantico e fra est e ovest del continente europeo, inseguito dagli eventi della storia e dal suo essere di origine ebraica, ha opportunamente disseminato la sua presenza artistica nei musei più importanti del mondo e ha fatto sì che la sua poesia pittorica semplice fosse, oggi più che mai, apprezzata da milioni di persone che affollano le sue mostre itineranti. Una di queste, molto importante, si è tenuta a Milano nei mesi scorsi, formando lunghe code ai botteghini per innumerevoli giorni.

Ma c’è anche un Marc Chagall che i più non si aspettano: un grande esecutore e pittore di estese vetrate istoriate legate al piombo, fantasioso e visionario come da par suo. Schermi diafani, ispirati, opere d’arte saldamente bloccate da oltre cinquanta anni sulle secolari pareti di imponenti cattedrali come quella di Metz, che si concedono solamente a coloro che si predispongono ad andare…verso la montagna,in quanto l’inverso non è possibile.

Le pitture su vetro di Metz, con l’uso delle grisaglie, storie impresse con la maestria del pittore sulle tessere di vetro soffiato, richiamano e ci rimandano alla vicina cattedrale gotica di Saint Denis, un sobborgo a nord di Parigi, a poca distanza da Metz. Qui l’abate Suger aveva ideato otto secoli prima la prima vetrata istoriata, profondamente legata alla fede religiosa e alla spiritualità, e raccontato i testi sacri e le vite dei Santi come in un grande libro illustrato aperto per tutti.

Per apprezzare questi capolavori si deve quindi preventivare un’escursione sul posto, a Metz.

Nell’est della Francia, al confine con il Lussemburgo, la città offre ai visitatori il suo superbo duomo gotico, risalente all’inizio del XIII secolo: viene chiamato la “lanterna di Dio” per la luminosità proiettata all’esterno la notte proprio grazie ai 6500 metri quadrati di vetrate dipinte alle pareti dalla sua costruzione fino al 1970.

vetrata di Chagall
Un’immagine delle vetrate di Marc Chagall

Chagall dipinge le sue vetrate dal 1958 al 1968, con la collaborazione di un laboratorio artistico di Reims, Simon e Marc, già collaboratori nel 1957 di un altro artista importante, Jacques Villon, che dipingerà le vetrate della Cappella del Sacro Sacramento.

Immaginarle al tramonto o al buio della notte, e poi inebriarsi dei loro colori quando la luce naturale le illumina e trasmette all’interno della cattedrale tutto il caleidoscopio delle pietre preziose, zaffiro, rubino, topazio, smeraldo e ametista, produce una profonda e vibrante emozione dal sapore plurisecolare.

La versatilità e la padronanza della tecnica pittorica su vetro di Marc Chagall si esprime nella vetrata a tre bifore dei “Mazzi di fiori e uccelli”, la cui rappresentazione appare come un paravento setoso sul quale vengono ricamati i soggetti. Ma è la rappresentazione attraverso un tratto favolistico del genere umano sospeso, leggero, in odore di santità, come i soggetti ispirati dai passi del vecchio e nuovo Testamento, che lascia attoniti. All’interno di un contesto severo, circondati da raffigurazioni ieratiche, le immagini fuori dal tempo di Chagall impreziosite dalla trasparenza e dal gioco della luce trasmessa colpiscono per i colori intensi, forti e per i contorni decisi.

È una reale sorpresa come la rappresentazione di narrazioni secolari, quali le scene ispirate dal libro della Genesi, poste in questo contesto, possano concretizzarsi in una figurazione per alcuni irriverente, con corpi nudi femminili in abbondanza, esplicitati e ripetuti nelle diverse lancette, e che non escludo abbiano fatto dormire sonni non troppo tranquilli alla commissione giudicante del tempo. Ma Marc Chagall era Marc Chagall.

vetrata di Chagall
Il rosso rubino delle vetrate di Marc Chagall

I colori dominanti del rosso, del blu, del verde e del giallo, solitamente di fondo come nella fantasiosa vetrata dalla Creazione alla Cacciata dei Progenitori, esaltano volti che paiono usciti da un fumetto curvilineo, ma è sempre l’intensità delle scene a tenere banco.

Marc Chagall dipingerà altre vetrate nello stesso periodo nella cattedrale di Assy e a Gerusalemme, senza dimenticare quella donata ed esposta al Palazzo di vetro dell’ONU a New York.

A Metz sul fianco sinistro della Cattedrale c’è un mercato alimentare e di fiori coperto a forma di ferro di cavallo dove si vende il pesce, la carne, le torte strepitose, pane di tutti i tipi ed una quantità inverosimile di formaggi ragione per la quale De Gaulle diceva :

“Non potete ignorare un paese che ha duecentosessantacinque varietà di formaggio.”

Verrebbe comunque la voglia di rimanere ad annusare questi profumi tutto il giorno.

Siamo a due passi dalla zona dello champagne: una ragione in più per apprezzare quello che l’artista venuto dall’est voleva che si vedesse attraverso le sue opere raccontate sul vetro, nutrite da una luce colorata nelle sue mutevoli trasformazioni del giorno e della notte, e delle stagioni.

L’ANALISI
Oro nero, il grande gioco del petrolio ridisegna la politica energetica internazionale

In un mondo complesso, connesso e inter-relazionato, dove il ruolo del petrolio assume importanza sempre maggiore (anche se, in realtà, questa importanza strategica è sempre esistita), vi sono alcune letture interessanti che analizzano scenari sempre più articolati e in continua evoluzione. E’ ormai chiaro a tutti come la presenza di nuovi paesi produttori alla ribalta stia già alterando irrimediabilmente gli equilibri geopolitici del mondo. Per questo è importante fare un’attenta analisi delle mappe energetiche del pianeta, e conoscerla bene. Equilibri e attori sono cambiati: il vecchio cartello dell’OPEC trova rivali nelle repubbliche indipendenti dell’ex U.R.S.S., che hanno avviato importanti progetti di estrazione delle risorse naturali energetiche, o nella stessa Russia che, dopo l’era eltsiniana di grandi privatizzazioni, ha progressivamente riportato sotto il controllo dello Stato la maggior parte dei colossi energetici russi.

Il petrolio rappresenta, e rappresenterà sempre di più, la variabile strategica con cui pilotare le scelte di politica interna ed estera, di chi consuma, di chi produce e di chi vede (e lascia) transitare gasdotti e oleodotti nei propri territori. Lo si comprende oggi con la situazione-crisi russa, per non parlare del Nord Africa o dell’Iran. Questa risorsa strategica e i suoi nuovi scenari sono, e saranno, una variabile destinata a stravolgere il ruolo del Mediterraneo, anello di congiunzione tra i gasdotti russi e gli oleodotti di un’Africa già controllata dai cinesi e in forte sconvolgimento politico-culturale. E non solo. La chiamano anche la politica del petrolio.

copertina del volume petrolio
Il volume Petrolio. la nuova geopolitica del potere (Excelsior 1881, 2011)

Una di queste interessanti e dettagliate letture, utili per capire le regole di questo “grande gioco” (anche se è del 2011, la sua attualità è evidente) è sicuramente il saggio “Petrolio, la nuova geopolitica del potere”, composto di 8 capitoli e scritto da un eminente docente universitario massimo esperto di relazioni internazionali, il professor Giancarlo Elia Valori.

Il volume ripercorre e delinea il ruolo di petrolio e gas negli scenari economici e produttivi mondiali, attraverso un’analisi precisa e attenta della geopolitica mondiale di produttori e consumatori. Quest’ultima, definita, con precisione, come “l’insieme delle relazioni che esistono tra la condotta di una politica di potenza sviluppata sul piano internazionale e il quadro geografico in cui essa si esercita”, è oggi lo strumento essenziale per comprendere i fatti che ci circondano quotidianamente. Il suo ruolo viene estremamente enfatizzato e rilanciato, ove si consideri che le oscillazioni del prezzo del petrolio al barile determinano trasferimento di risorse ma anche, e soprattutto, di potere e pressione geopolitica dai compratori ai venditori.

Giancarlo Elia Valori
Giancarlo Elia Valori

L’analisi contenuta nel testo si concentra su numerose questioni: sul terrorismo internazionale, sulle rotte dei rifornimenti (attuale il problema posto da vie quali lo Stretto di Hormuz), sui dati relativi alle riserve reali o presunte di fonte energetiche, oltre che sulle politiche finanziarie, sui prezzi e sui vari orientamenti strategici dei Paesi produttori. Un’attenzione particolare è posta ai movimenti che hanno portato alle primavere arabe, da cui emerge che qui l’elemento religioso non ha avuto alcun ruolo reale ma dove, piuttosto, un’ondata forte di cambiamento e un’accresciuta coscienza della popolazione hanno portato una nuova aria che, d’altro canto, potrà comportare tensioni anche più forti sulle risorse energetiche. Di fronte a un disordine generalizzato del mercato, i costi delle principali fonti di energia sono comunque in aumento, anche se a ondate più o meno cicliche. Le difficoltà e criticità che emergono, ed emergeranno, nel panorama generale, sono principalmente dovute a richieste crescenti in termini di energia, da parte dei Paesi emergenti quali Cina, India e Brasile e i costi in aumento della prospezione di nuove fonti. Particolare attenzione è data alla “geopolitica delle pipeline”, con capitolo dedicato al ruolo di Israele, oltre che ai sistemi petroliferi iraniani e russi e al nodo asiatico.
Uno sforzo di collaborazione congiunta e una strategia comune per aree regionali dovrebbero essere rinforzati nel futuro, con un ruolo, pertanto, fondamentale riconosciuto alle politiche pubbliche e alla cooperazione multilaterale e sovranazionale in tema di energia.

Giancarlo Elia Valori, Petrolio, la nuova geopolitica del potere, Excelsior 1881, 2011, pp. 245.

ACCORDI
A qualcuno piace caldo. A me no. .
Il brano di oggi…

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

Rake di Townes Van Zandt.

Oggi è domenica, di nuovo.
E c’è un caldo orrendo, di nuovo.
Sui giornali si parla di “emergenza caldo” e “BOLLINO ROSSO”.
Non lo so, ma non ne parlano ogni anno?
Quest’anno però grosse novità: mancano i soliti mantra come “bere molta acqua”, “mangiare molta frutta”, “adotta un anziano e portalo al supermercato”.
Mi viene voglia di prendere un megafono, piazzarlo sul balcone e urlare quei consigli saggi con il fervore di Totò quando faceva quello sketch.
Dicono che il picco dovrebbe arrivare proprio oggi e “un nuovo picco” arriverà la settimana prossima.
Boh.
Alcuni, anche alla luce di queste piogge blitz mi parlano di una “tropicalizzazione del clima”.
Non so cosa pensare.
Mi sa che fino a quando non vedo i tucani e le scimmiette preferisco non pensarci.
L’unica cosa che posso fare è soffrire più o meno in silenzio.
Per fortuna ho i miei rimedi non “della nonna” ma “da nonna” proprio.
La mia lista di dischi assorbicaldo.
Fanno come le piantine con quella storia dell’anidride carbonica e dell’ossigeno.
Quindi ecco una piantina per oggi.

album: Delta Momma Blues (1971)

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3 Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

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IMMAGINARIO
Metafisica del cuore.
La foto di oggi…

Un tenda di cotone a separare il dentro dal fuori, tre gradini, scarpe da donna rimaste lì ad aspettare. Le calzature rosa potrebbero essere quelle di Antonia, la fidanzata del pittore metafisico Giorgio De Chirico. Un paesaggio, silenzioso e assolato, che fa sentire l’approdo in un angolo di frescura domestica nel pieno del calore estivo. L’immagine di Flavia Franceschini, artista e scultrice, è quella selezionata per il premio speciale metafisica del concorso fotografico dedicato alle “Case abitate”.

Ancora silenzi, luci e ombre negli altri scatti di Flavia. Le didascalie citano frasi, scritte da Giorgio De Chirico nelle lettere alla fidanzata, Antonia Bolognesi. “Cara Antonia”, “Carissima, qui è principiato il caldo”, “Scrivimi due righe e credimi tuo”. Metafisica del cuore.

La selezione delle foto di “Case abitate 2015. La metafisica del quotidiano” è in mostra nella sede di Acer (Azienda casa Emilia-Romagna), via Vittorio Veneto 7, Ferrara.

OGGI – IMMAGINARIO FOTOGRAFIA

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La fotografia di Flavia Franceschini vincitrice del premio speciale metafisica
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Un’altra foto di Flavia Franceschini per il concorso “Case abitate 2015”
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Case abitate 2015, foto di Flavia per la seconda edizione del concorso di Acer Ferrara

Ogni girno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic su una foto per ingrandirla]

GERMOGLI
L’Algeria è libera.
L’aforisma di oggi

In Algeria si festeggia la ricorrenza dell’indipendenza, acquisita il 5 luglio 1962, dopo una guerra durata quasi otto anni (scoppiata il 1º novembre 1954).

la battaglia di Algeri
Un’immagine da “La battaglia di Algeri”(1966) di Gillo Pontecorvo

La vita senza libertà, è come un corpo senza lo spirito. (Khalil Gibran)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

INTORNO A NOI
Gioie e dolori del fatidico “sì”

Amo viaggiare più di ogni altra cosa. La lista dei paesi in cui sono stata è molto lunga: ho visitato l’Oriente e l’Occidente, ho nuotato con le razze e con i delfini, ho fatto il bagno sotto cascate paradisiache, ho visto architetture uniche al mondo. La cosa più affascinante, però, è entrare in contatto con le culture più diverse e conoscere gente di ogni etnia. Se penso a una vacanza, è fuori dall’Italia che mi immagino. E sbaglio. Di recente sono stata in Sicilia, dove non solo ho visto paesaggi meravigliosi, ma ho vissuto un’esperienza nuova, stimolante e curiosa: l’organizzazione di un matrimonio.

Ho trascorso una settimana in un residence immerso nella natura, in compagnia di due care amiche. Villa Laura si trova in un minuscolo paesino, Rodì-Milici, una piccola parte di mondo in provincia di Messina, collocato tra i due paesi più grandi da cui prende il nome. Il residence, oltre che di accoglienza turistica, si occupa dell’organizzazione di eventi, come compleanni, anniversari, cresime e comunioni, matrimoni. Questi ultimi, che hanno subìto un drastico calo in tutta Italia, vengono ancora celebrati in numero consistente nel Mezzogiorno.

Dai dati Istat risulta che nel 2013, su tutto il territorio nazionale, ci sono stati 13.081 matrimoni in meno rispetto all’anno precedente. Inoltre, gran parte delle nozze organizzate sono miste, mentre calano quelle che celebrano l’unione tra due individui di cittadinanza italiana. Negli ultimi anni poi sono diminuiti i matrimoni religiosi e aumentati quelli civili: i primi prevalgono ancora al Sud, mentre al Nord sono i secondi a predominare.

Il matrimonio non incarna più i valori di una volta. Spesso i futuri coniugi si sposano per reciproca convenienza economica; oppure, ci sono coppie che, al contrario, decidono di non sposarsi perché oggi in Italia non conviene: il nostro paese, non solo non favorisce, ma penalizza chi decide di formare una famiglia; un esempio è l’Isee che permette a chi non è coniugato di dichiarare un solo reddito, o l’accesso prioritario all’asilo nido che hanno i figli di genitori non sposati.

Un’altra componente del grande evento che è cambiata in questi anni è l’età, sempre più tardiva, a cui si convola a nozze. Tra le cause determinanti: l’allungamento dei tempi formativi (per avere maggiori possibilità di assunzione oggi è consigliabile conseguire non solamente una laurea, ma anche uno o più master); le difficoltà che i giovani incontrano nell’ingresso nel mondo del lavoro (spesso i datori di lavoro richiedono ai ragazzi una pregressa esperienza, che però l’individuo non sa come ottenere perché in Italia senza esperienza non ti assumono…insomma il classico cane che si morde la coda!); la precarietà del lavoro stesso (in molti casi non si può parlare di veri e propri contratti); la ridotta disponibilità economica che oggi accomuna moltissimi giovani; la permanenza dei ragazzi nella casa e famiglia d’origine; infine, la convivenza prolungata con il partner.

Attualmente sono le regioni del sud a registrare l’età media al matrimonio più bassa. La sposa del ricevimento di nozze a cui ho assistito a Villa Laura ha, infatti, solamente 27 anni e già da tempo convive con il proprio compagno. E a quanto pare i matrimoni in Sicilia, come in Calabria o Campania, oltre ad essere più numerosi, sono anche più affollati: quello che ho visto a Rodì-Milici è stato organizzato per circa 200 invitati, mentre quello previsto per la settimana successiva avrebbe dovuto ospitare 140 persone.

Villa Laura è una struttura che offre tantissimo. Immersa nella natura, il panorama sulle colline circostanti è splendido, e in ogni angolo ci sono alberi da frutta e i tipici ulivi. È un luogo ideale sia per chi vuole staccare la spina e rilassarsi, sia per divertirsi con un ampio gruppo di amici, sia per trascorrere qualche tranquilla giornata con la propria famiglia. Ma Villa Laura è il posto ideale soprattutto per i matrimoni.

Quanta energia e dedizione per arrivare al grande giorno! Lo si capisce osservando i numerosi dipendenti all’opera e parlando con la signora Marcella Gentile, responsabile del contatto con gli sposi. I matrimoni vanno organizzati un anno per l’altro, perciò il rapporto con i futuri coniugi dura circa dodici mesi, durante i quali si crea una liaison con i responsabili. Gli sposi visitano più volte la struttura per stabilire ogni singolo dettaglio. Lo stress che si accumula è molto elevato e la tensione persiste fino al giorno del fatidico sì, quando infine si scopre se tutti gli altri, pronunciati per arrivare a quel momento sono stati mantenuti. Fare bella figura è fondamentale, specialmente in un paesino come Rodì-Milici, dove il canale principale di diffusione delle informazioni, oltre al web, è il passaparola. La gente parla, le coppie vogliono recarsi a Villa Laura per vedere i matrimoni che vengono organizzati, dunque il margine d’errore deve essere ridotto al minimo.

L’obiettivo di Villa Laura è offrire qualcosa di diverso rispetto a ciò che propongono le altre strutture. Fra i punti forti c’è l’accoglienza degli ospiti. La bellezza e l’eleganza della struttura, la gentilezza dello staff, le prelibatezze degli chef e il panorama mozzafiato di questo angolo di mondo fanno il resto.

Insomma, dopo questo breve soggiorno ho dovuto ricredermi e rivedere la mia visione di “viaggio ideale”: l’Italia è un paese meraviglioso, la Sicilia, con i suoi angoli nascosti e le sue infinite diversità, è tutta da esplorare e Villa Laura è un posto splendido in cui farsi coccolare, un luogo che consiglierei a chiunque per pronunciare il più romantico dei “sì”.

Foto di Silvia Malacarne. Clicca sulle immagini per ingrandirle.

mare Sicilia
Una veduta del mare siciliano da Villa Laura
campagna Sicilia
La campagna intorno a Rodì-Milici
Villa Laura
Villa Laura

Arena la Romana: lunedì 6 luglio in programmazione il film di Ken Loach “Jimmy’s hall”

da: organizzatori

1932, dopo 10 anni di esilio negli Stati Uniti, Jimmy Gralton torna nel suo paese per aiutare la madre a occuparsi della fattoria di famiglia. L’Irlanda che ritrova non è più quella di una volta. 10 anni dopo la fine della Guerra Civile, ha un governo tutto suo e tutto ormai è permesso.
Su sollecitazione dei giovani della Contea di Leitrim, Jimmy, nonostante la sua poca voglia di provocare l’ira dei suoi vecchi nemici, la Chiesa e i proprietari terrieri, decide di riaprire il “Hall”, locale aperto a tutti dove ci si incontra per ballare, studiare o discutere.
Il successo è ancora una volta immediato. Ma la crescente influenza di Jimmy e le sue idee progressiste danno fastidio a molti abitanti del villaggio.

L’arena è organizzata dall’Associazione Ferrara sotto le stelle con Arci Ferrara, con il Patrocinio del Comune di Ferrara e dell’Università di Ferrara.
Quest’anno al Parco sarà possibile acquistare abbonamenti da 10 ingressi che avranno validità per tutta la durata della manifestazione.
ABBONAMENTO 10 INGRESSI – 50 €
ABBONAMENTO 10 INGRESSI, SOCI ARCI – 35 €
INGRESSO: INTERO 6 €; RIDOTTO 4,50 € (Soci Arci, studenti Università di Ferrara e possessori della fidelity card – Gelateria La Romana).
Inizio proiezioni ore 21.30. Apertura Parco Pareschi (c.so Giovecca, 148) ore 21.00
In caso di maltempo le proiezioni si svolgeranno presso la Sala Boldini, via Previati 18. Per informazioni: Arci: 0532.241419, Arena Estiva: 320.3570689, Sala Boldini: 0532.247050.
Per il programma completo della manifestazione: www.cinemaboldini.it

Goro: Sabato 4 luglio 2015 , 93esima Giornata Internazionale delle Cooperative

da: Legacoop Emilia-Romagna

“Scegli la cooperazione, scegli l’uguaglianza”: a Goro ACI Ferrara celebra la Giornata Internazionale delle Cooperative

Il 4 luglio 2015, su indicazione dell’Allenaza Internazionale delle Cooperative (ICA) e dell’ONU, in tutto il mondo si celebra la Giornata Internazionale delle Cooperative, festeggiata ogni anno il primo sabato del mese di luglio.
Per il 2015, il tema indicato congiuntamente dall’ICA e dall’ONU è “Scegli la Cooperazione, scegli l’Uguaglianza” (“Choose Co-operative, Choose Equality”).
Per l’occasione, l’Alleanza delle Cooperative Italiane (ACI) di Ferrara, il coordinamento che riunisce le centrali di rappresentanza Legacoop, Confcooperative e AGCI, ha promosso un evento presso il porto turistico di Goro per le cooperative associate, per festeggiare insieme il proprio impegno quotidiano di cooperatori.
L’iniziativa è organizzata da Generazioni Legacoop e OOP! Giovani Confcooperative, i coordinamenti territoriali dei giovani cooperatori under 40. Alle ore 10:30 è prevista un’escursione in barca nella Sacca di Goro, cui seguirà un aperitivo a base di cozze e vongole, offerto da ACI Ferrara e dal Consorzio Pescatori di Goro.
Nel corso della giornata proseguirà inoltre la raccolta di firme, promossa da ACI su tutto il territorio nazionale, per la proposta di legge di iniziativa popolare contro le false cooperative.
“Il modo migliore per festeggiare una giornata delle Cooperative dedicata al tema dell’uguaglianza – afferma Roberto Crosara, Presidente di Confcooperative – è quello di riaffermare la lotta contro l’illegalità. Le cosiddette cooperative spurie, oltre ad inquinare il mercato, spesso sfruttano i lavoratori e vengono utilizzate come strumento per fare l’interesse di pochi, agendo in contrasto con uno degli obiettivi principali delle vere cooperative: la redistribuzione equa delle risorse”.
Oggi al mondo ci sono più di 2,6 milioni di cooperative, con oltre 1 miliardo di soci – tre volte più del numero degli azionisti diretti delle società di proprietà degli investitori. Inoltre, 250 milioni di persone lavorano nelle cooperative o organizzano la loro esistenza attraverso di esse.
Nella nostra provincia, l’ACI conta circa 200 cooperative, che occupano più di 14 mila lavoratori e sono governate da 160.000 soci. Un ferrarese su due con più di 15 anni è socio di una cooperativa (considerando anche le cooperative di consumo). Il tema dell’uguaglianza, caro al movimento cooperativo sin dall’origine, diventa cruciale nella fase storica in cui viviamo, segnata da crescente disparità.
Secondo dati recenti, lo 0,7% della popolazione mondiale possiede il 44% delle ricchezze, mentre il 70% ne possiede solo il 3% (fonte ICA – Dichiarazione ufficiale in occasione della Giornata Internazionale delle Cooperative 2015). Ovunque vi sono ancora persone discriminate per genere, età, religione, condizione socio-economica o altre ragioni.
Come si legge nella dichiarazione dell’Alleanza Internazionale delle Cooperative, stilata in occasione delle celebrazioni del 4 luglio, “le imprese cooperative dimostrano quotidianamente che è possibile una scelta che consenta di cambiare paradigma e rendere l’uguaglianza dominante nello sviluppo economico e sociale”. Nelle cooperative la partecipazione del socio è aperta e volontaria – senza discriminazioni di alcun genere – e vale il principio “una testa un voto”, a garanzia di un controllo dell’impresa equo e indipendente dalla capacità finanziaria dell’individuo.
Le cooperative, inoltre, lavorano per soddisfare i bisogni e le aspirazioni dei propri soci e per uno sviluppo sostenibile della società, prestando quindi particolare attenzione alla ricaduta sulle comunità di appartenenza. “Le cooperative –– afferma Francesca Tamascelli, referente territoriale di Generazioni Legacoop Ferrara – praticano l’uguaglianza attraverso la proprietà condivisa dell’impresa: esse non appartengono ad un proprietario ma sono, per natura, intergenerazionali e collettive.
I giovani, che sono spesso parte debole nella nostra società, possono trovare in questa forma di impresa uno strumento di riscatto e responsabilizzazione”.
“La ricchezza prodotta dalle cooperative – conclude Andrea Benini, Presidente di Legacoop Ferrara e Aci Ferrara – viene in parte redistribuita tra i soci e in parte reinvestita per capitalizzare la cooperativa stessa e per sostenere il territorio e la comunità.
Questa è una realtà da cui partire per affrontare le sfide del mondo contemporaneo, in cui la forbice che segna il divario tra ricchi e poveri si apre sempre di più.
Pur consapevoli che anche le cooperative possono essere strumentalizzate per fini personali, riteniamo il movimento cooperativo capace di garantire ad un numero sempre più ampio di persone l’accesso a standard di vita equi e dignitosi”.

PAGINE DI GIORNALISMO
Pensieri sul corpo morto di una terrorista

Dal basso vedevo quell’albero gonfio di foglie e di frutti, “sopra, vede? Cinquanta metri sopra l’albero, ecco quella cascina è Cascina Spiotta, è là che c’è stata la sparatoria”, mi disse un contadino. Risalii il campo un po’ faticosamente, erano due giorni che giravo come un matto per il Piemonte, da Casale Monferrato, ora ad Acqui Terme, posti stupendi che giustamente i romani frequentavano nelle loro vacanze. Erano, quelli, i dolci luoghi delle villeggiature, del benessere, erano le spa di allora: ruscelli zampillanti, acque sulfuree, acque tiepide, gran vino, tortelli (già allora?), gente burbera che parla poco, a volte scontrosa. La sparatoria si era svolta lassù, “dicono che ci sono dei morti”, aveva concluso la sua informazione il contadino, rimettendo poi in moto con due pedalate il ciclomotore e per scomparire dietro la curva cinquanta metri più avanti. Potevo fare la stessa strada, troppo lunga, preferii risalire la collina sotto un sole montagnardo di mezza mattina, sole pesante sulle spalle. Il borsello, come usava allora, era un orpello greve, antipatico, per fortuna ero allenato alla montagna: la mia piccola casa sopra San Pellegrino in Val Brembana era un rifugio sicuro, tranquillo, si udivano soltanto i gridi gioiosi di mio figlio, che giocava con l’amico Tullio, rampollo di montanari. Andava a scuola ma, soprattutto, lavorava sui campi ripidi dov’era nato, tagliava l’erba, la portava alla stalla dove io, la sera, andavo col pentolino a prendere il latte appena munto. Era un bimbetto Tullio, ma già sconciato dal lavoro; quando vedeva una nuvola in cielo si fermava e cominciava a pregare: “goccina santa, goccina santa, vieni goccina santa” ché, se pioveva, era la benedizione di Dio e della Madonna e Tullio smetteva di lavorare. Quella era montagna dura, i campi venivano tosati per dare cibo da ruminare alle bestie, ma anche per impedire che d’inverno persone e case venissero investite e travolte dalle slavine. Venivano giù a velocità incredibile, le slavine, sporche di terra, di rami, di tutto quello che trovavano sulla loro rapida discesa.

La montagna una volta era un luogo di tragedia greca; di fianco a casa mia c’era stato un grande ciliegio al quale i genitori del vecchio Giuseppe, parente di Tullio, attaccavano la corda doppia per portare su e giù dall’alto della collina il fieno, gli strumenti e perfino anche il fratellino di Giuseppe nella sua culla, un bimbo appena nato che la madre si portava al lavoro e, di tanto in tanto, gli dava la tetta. Ma quel giorno maledetto improvvisamente nella rudimentale teleferica si ruppe la corda e il cassonetto della funivia, a velocità vertiginosa, piombò a valle fracassandosi contro il ciliegio. Il fratellino di Giuseppe morì sul colpo: il padre prese la mannaia, tagliò il ciliegio, ne fece assi, con cui costruì una piccola cassapanca per Giuseppe che andava soldato: Giuseppe mi regalò quella bara, dipinta di rosso sangue, e ora il bauletto è a Roma in casa di mio figlio. Strani viaggi fanno le cose.

Salivo, dunque, la collina sempre in direzione dell’albero ricco che vedevo ormai poco più in alto. Intorno non c’era anima viva. Modi di dire, non c’era anima viva, ma quel giorno di caldo precoce e soffocante, era realtà. Quando fui sotto l’ombra protettrice delle fronde coperte di marasche, mi accorsi che ai miei piedi giaceva nell’erba un fagottone, che non era un fagottone, era una giovane donna. Guardai meglio: morta. Una delle tre vittime di quella assurda, feroce battaglia tra carabinieri e fuorilegge (5 giugno 1975). Avevano sequestrato l’industriale Vallarino Gancia e l’avevano portato lassù a Cascina Spiotta. Lo sapevano tutti, ma quegli improvvisati e sciocchi banditi no, non avevano capito che in quei meravigliosi luoghi, dove il lavoro è il lavoro, è fatica, è rinuncia, ma anche possesso e proprietà, tutti sanno tutto di tutti e le voci giravano: “le Br hanno portato a Cascina Spiotta il Gancia e lo tengono prigioniero”. Le voci erano salite fino alle orecchie degli inquirenti: “Si – mi disse il giorno dopo la sparatoria il procuratore capo di Acqui – sapevamo ed è per questo che ho chiesto al generale Dalla Chiesa di mandare su a circondare la casa un piccolo esercito. Ha invece inviato tre uomini…le pare possibile?” chiese a me. Forse lo scontro a fuoco doveva esserci, azzardai. Il suo silenzio fu una risposta eloquente.

E ora questa ragazza con la quale cominciai a dialogare, poverina, mi addolorava vederla lì perduta per sempre alla vita in un silenzio che soltanto di tanto in tanto il vento riusciva a rompere facendo frusciare le foglie e l’erba alta del prato e portando alle mie orecchie voci sconosciute provenienti dalla cascina; poi così com’erano arrivati i rumori cessavano e rimaneva quell’assurdo silenzio dell’estate. Guardavo di tanto in tanto quella ragazza così immobile, soltanto una ciocca di capelli, neri mi pare, si alzava sul capo, mossa da un refolo di vento, pareva voler sottrarsi alla morte. Non farai più l’amore, pensai a voce alta, come se lei potesse sentirmi e quelle parole mi pesarono sul cuore: com’è possibile, chiesi sempre a voce alta morire ammazzati così giovani? Poi, quasi per provocare quel povero essere domandai: si fa così la rivoluzione? Ammazzare e farsi ammazzare una mattina calda e assolata di giugno? La terrorista non si mosse. Ma la sua presenza, sia pure immota, mi spingeva a imbastire un dialogo assurdo: immaginavo la sua inutile fuga dalla cascina, a balzi giù per la collina, gli altri suoi compagni già sparsi sul prato, salvi per il momento, li sentiva sparare mentre scappavano e poi, improvvisamente più nulla, la terra l’attirò per sempre fino a che le radici del ciliegio non fermarono il suo ruzzolare e lei rimase lì a braccia aperte come a chiamare il cielo su di sé. No, le dissi ancora, questa non è rivoluzione. Ai tuoi nemici, quelli che tu avevi indicato come tuoi nemici, a loro tu servivi morta. Strappai dall’albero un mazzetto di ciliegie: ho sete, mi scusai con la morta. Intanto guardavo questo pacifico panorama, la pena che mi aveva riempito il cervello non accennava a diminuire e stavo lì imbambolato quando mi raggiunse un collega trafelato: “l’hanno identificata, è Mara Cagol, la moglie di Curcio”. Mara, le ripetei ora che conoscevo il nome, non si fa così la rivoluzione, tu sei morta per che cosa?

Per quel senso di giustizia sociale che il potere calpesta, al giorno d’oggi – vorrei dirle adesso – il terrorismo giunge da lontano, colpisce dove gli pare, taglia le teste innocenti, indifese e indifendibili. Mara, pensai, sei morta quando ancora la ribellione alle ingiustizie, alle torture dei poteri forti, alle prevaricazioni delle multinazionali aveva contorni romantici, ora viviamo dentro un film dell’orrore. Pensavi di fare la rivoluzione mentre un tuo compagno ti tradiva? A Milano, il giorno dopo, sui muri della città comparve una scritta: “Mara è viva e lotta insieme a noi”. Mara era morta.

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BORDO PAGINA
Tecnomagia, tra Sociologia e Fantastico. Intervista ad Ada Cattaneo

Ada, dal tuo background emergono interessi e dinamiche editoriali apparentemente eclettiche: tra nuovo fantastico popolare e sociologia persino sociocibernetica, uno zoom?

In realtà, in termini ideologici e di analisi culturale sono abbastanza diffidente rispetto al fenomeno sociologico della crescente diffusione del “fantastico popolare”, che sarebbe più corretto definire “fantastico commerciale”. Si tratti di fantasy, fantascienza o storia romanzata, in molti casi non siamo di fronte a null’altro che al saccheggio di un materiale mitico più o meno travisato, mal digerito, spesso addomesticato – e non di rado cambiato di segno in omaggio ad una political correctness del tutto contemporanea! – per creare prodotti culturali di largo e pronto consumo: film, videogiochi, fumetti, romanzi-spazzatura, serie televisive… Di questo mi interesso come sociologa dei consumi: per constatare come si tratti di un fantastico che non esorta più a divenire ciò che siamo – o meglio ancora a divenire più di ciò che siamo – ma semplicemente a fornirci un simulacro dolciastro delle vere imprese, delle grandi emozioni, dei sentimenti violenti e dell’avventura che siamo troppo decadenti, come individui e come società, per vivere nel mondo reale. Da tale considerazione nasce anche il mio tentativo di contribuire a una riappropriazione del vero fantastico popolare: quello che non mette insieme in un minestrone hollywoodiano supersoldati americani, dèi norreni e miliardari cardiopatici con esoscheletro affinché il coach potato globalizzato si senta solleticato per un attimo nel tedio di una vita insignificante, ma che ci parla delle tradizioni e della visione del mondo dei popoli cui apparteniamo.

Più nello specifico, una reinvenzione di certa Tradizione e una futuristica radicale, ma anche nel Presente, esatto?

Nietzsche diceva: “L’avvenire apparterrà a chi avrà la memoria più lunga”. Naturalmente, l’attualità oggi appartiene all’Ultimo Uomo, al protagonista della fine della storia, che saltella schiacciando l’occhio su un pianeta che diventa sempre più piccolo, alla ricerca della sua piccola felicità individuale. Ma se un avvenire ha ancora da essere, non potrà che appartenere a chi saprà coniugare le radici più profonde (la tradizione) con il futuro più grandioso (il progetto) attraverso l’impegno culturale, artistico, metapolitico nel presente.

Secondo te saranno possibili un consumo e una società edonistica più epicurei nel futuro?

Epicuro era il filosofo di una civilizzazione ellenistica al crepuscolo e già marcata dalle infezioni che qualche secolo dopo ne determineranno il crollo. La società consumistica contemporanea non è però una società davvero dedita al piacere, che deriva solo dalla ricerca del sublime, e alla gioia. Queste sono sensazioni forti e peccaminose, guardate con sospetto dalla mentalità pavida, egualitaria, remissiva di chi – come dicevo – è incline soprattutto alla ricerca elusiva di una piccola mediocre felicità individuale, intesa essenzialmente come assenza di minacce o stimoli negativi, magari da estendere buonisticamente al prossimo, indipendentemente da cosa tale prossimo ne possa pensare. Naturalmente è possibile il ritorno a un atteggiamento al tempo stesso più tradizionale e più futurista, e certo non necessariamente ascetico, pauperista o decrescentista, in cui la vita ha un senso non di per sé ma per quello che uno riesce a farne, e anche l’ebrezza, l’eccesso e il potlach hanno il loro posto.

E come vedi il tanto discusso futuribile Transumanesimo?

Se capisco bene, il transumanesimo è l’idea secondo cui l’uomo possa e debba far uso degli strumenti che la tecnica via via mette a sua disposizione per superarsi e accrescere la propria capacità di plasmare se stesso e il mondo in cui vive. In questo senso non solo costituisce da sempre l’essenza di ciò che essere “umani” rappresenta, ma anche la vera caratteristica identificante di quella che Spengler chiamava non a caso “civiltà faustiana” – che oggi giunge al capolinea, ma di cui siamo gli eredi e che possiamo, se lo vogliamo, trasfigurare in un’era postumanista e letteralmente postumana.

È possibile anche un’arte transumanista?

Come dice Stefano Vaj in “Biopolitica. Il nuovo paradigma”, “l’unica cosa che sappiamo con certezza del futuro della nostra specie e della nostra razza è che esso si trova di fronte a noi. Sappiamo anche che non esiste possibile “ritorno al passato”. Può esserci solo un ritorno (propriamente: l’Eterno Ritorno) di ciò che in passato ci ha consentito di affrontare sfide nuove e affermare noi stessi. La nostra inquieta esplorazione del mondo, le tecniche che ne discendono, ci condannano a delle scelte, ci offrono dei poteri, ma non possono dirci cosa farne. Questo non appartiene agli ingegneri o agli scienziati o ai giuristi, ma agli “eroi fondatori”, ai poeti, e alle aristocrazie che sanno tradurre in atto l’oscura volontà collettiva della comunità popolare da cui emanano, costruendole monumenti destinati a sfidare l’eternità, lasciando dietro di sé una gloria che non muore”. Wagner, d’Annunzio o Marinetti non sono naturalmente la stessa cosa di Omero, ma se siamo davvero uomini in transizione verso un futuro postumano è solo la creazione artistica nel senso più ampio e collettivo del termine che potrà darcene la motivazione e la direzione e prima ancora l’immaginazione… fantastica. E si ritorna alla prima domanda di questa intervista.

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Un ritratto di Ada Cattaneo

Ada Cattaneo, da Milano. Laureata in Filosofia all’Università Cattolica, formatasi alla scuola sociologica di Vincenzo Cesareo e poi a quelle sociologiche e socio-economiche di Francesco Alberoni e di Gianpaolo Fabris, con i quali ha collaborato tanto in università quanto nelle loro società di ricerca e consulenza. Docente di tendenze socioculturali, consumi e comportamenti dei consumatori presso l’Università IULM e di sociologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Giornalista, ricercatrice e consulente, scrittrice ed esperta di leggende e tradizioni.

ACCORDI
Independence flag.
Il brano di oggi…

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

The Night They Drove Old Dixie Down di The Band.

Ebbene sì, l’avevo previsto ed è successo.
Questa cosa della bandiera confederata è arrivata all’apice negli Stati Uniti.
Non sabato scorso con quella tipa che è salita sul pennone a tirarla giù ma in ‘sti giorni con la notiziona: LA CBS HA SOSPESO LE REPLICHE DI HAZZARD.
La motivazione non è stata resa nota ma si può intuire facilmente.
Posso ridere? Chissene, tanto ho già riso tutto ieri.
In realtà la mia previsione era: assolderanno qualcuno che ritoccherà ogni scena di Hazzard in cui si vede il tetto della macchina.
Però forse anche i nostri amici yankee hanno pochi soldi e beh, via così, tabula rasa, taglio netto.
Ovviamente sono fatti loro ma ‘sta cosa mi lascia un po’ così.
Se posso pemettermi, pensano di aggirare il/i problema/i in quel modo?
Smettere di vendere quelle bandiere?
Smettere di passare Hazzard in TV e a ‘sto punto mettere anche dei bip in certi punti del pezzo che ho scelto per oggi?
Io li amo ‘sti americani nonostante tutta la brutta roba che si portano dietro, se non altro mi fanno sempre ridere.
Anche se forse a questo punto c’è davvero poco da ridere.
Si può discutere per giorni sul significato di quella bandiera, simbolo di schiavismo e odio razziale o memoria di mezza nazione che ancora si vive male quel ricordo.
Boh. Forse basterebbe anche solo ricordare che nel “buon Nord” parecchia gente che manifestava contro la schiavitù fu linciata in nome del caro vecchio “non vogliamo rogne qui”.
Forse in realtà è questo che brucia e brucia con tante altre cose che si porta dietro.
Buona festa del tacchino, ceffi.

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album: The Band

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

radio@radiostrike.info
www.radiostrike.org

IMMAGINARIO
Garibaldi in Porto.
La foto di oggi…

Garibaldi fu ferito, fu ferito prorio qui. Nelle paludi, tra Ferrara e Ravenna, il generale, patriota e condottiero ci è passato insieme alla sua Anita. E in queste terre, nella fattoria Guiccioli, perde la vita lei, la moglie e compagna. In onore suo e loro si chiama così Porto Garibaldi, la località dei lidi di Comacchio, che alla coppia dedica un monumento. La scultura, in rame, è in via Ugo Bassi a Porto Garibaldi, fatta dagli scultori Nicola Zamboni e Sara Bolzani. La ricordiamo oggi, perché è il giorno del compleanno di Giuseppe Garibaldi, nato a Nizza il 4 luglio 1807. Auguri!

OGGI – IMMAGINARIO RICORRENZE

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Giuseppe Garibaldi e Anita morente in un dipinto che li ritrae nelle valli di Comacchio
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La coppia in fuga attraverso le valli nella scultura di Zamboni-Bolzani a Porto Garibaldi
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Garibaldi con Anita nel monumento (foto dal sito della scultrice Sara Bolzani)

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]