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Da: News da Ella Studio
Sempre più spesso si sceglie una meta in base alla sua offerta di tipicità sulla tavola. L’esplosione della mania del Food tourism ha creato la necessità di dotare gli esploratori del gusto di strumenti in grado di guidarne le incursioni nel patrimonio enogastronomico mondiale ma, curiosamente, le pubblicazioni riguardanti un universo sconfinato come quello delle tradizioni culinarie italiane si possono ancora contare sulle dita di due mani. Un vero dramma per il food traveller, che sente la necessità di inserire la propria passione per cibo e vino in un’esperienza culturale e di scoperta, un tuffo dietro le quinte dei sapori che ne sazi anche la sete e la fame di informazioni e retroscena.
Stampata in 16mila copie grazie a un bando della Destinazione Romagna – PTPL, la guida tascabile Food Experience della Strada dei Vini e dei Sapori della provincia di Ferrara è gratuita e si propone di colmare questo vuoto e di offrire una breve ma esaustiva e aneddotica panoramica sui prodotti alimentari più caratteristici del territorio, uscendo dagli schemi per includere ingredienti e piatti storici o innovativi, pietanze esclusive o ereditate da altre tradizioni, fino a quelle sulla cui origine si dibatte da sempre. L’intento è quello di fornire un mezzo per approfondire e trasformare un piccolo momento di piacere in una grande esperienza.
Dal grano, che nella pianura ferrarese si coltivava già nel Medioevo, fino alla caratteristica Coppia IGP, risalente al Carnevale del 1536 – anno nel quale il libro di Cristoforo da Messisburgo testimonia la presenza di quei “60 pastelletti e piccioli di pasta reale ripieni” che darebbero alla città estense l’inequivocabile paternità di cappellacci e tortellini – le pietanze tipiche della provincia di Ferrara diventano quindi il punto di partenza o quello di transito per un viaggio nel tempo e nella storia. Si esce dal piatto e si vola nei secoli, semplicemente gustando un sapore che magari si nasconde agli occhi, come quello del sale di Comacchio, o immaginando scene antiche di sudore e di vita nei campi evocate dal riso del Delta, dagli asparagi e dall’aglio di Voghiera.
Distribuita a tutti i soci della Strada, agli IAT della provincia di Ferrara e in tutti gli eventi organizzati dall’ente – come mercati contadini, manifestazioni enogastronomiche o degustazioni – la pubblicazione suggerisce per ogni categoria esperienze da vivere inerenti ai piatti descritti, individuando le coordinate di quelle food experience che, non a caso, prestano il nome alla guida stessa, realizzata in partnership con i Comuni di Voghiera, Cento e Argenta.
Naturalmente, i piatti e i prodotti – illustrati anche dal punto di vista storico – assumono i contorni dello spunto per un excursus ad ampio raggio su un’area ricchissima, che valorizza il proprio repertorio enogastronomico nell’ambito di manifestazioni e luoghi dedicati ma che non manca di riconoscere gli intrecci culturali e culinari alla base di un’offerta sterminata, dal primo fino al dolce. Il planisfero è pertanto destinato ad allargarsi, facendo di Ferrara l’ombelico di un mondo di food experience che da qui partono e qui, curiosamente, ritornano sempre.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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