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Ed è conto alla rovescia per gli ormai imminenti saldi invernali che partiranno ufficialmente il prossimo 5 gennaio e proseguiranno per i tradizionali sessanta giorni per concludersi, in Emilia Romagna, il 5 marzo.
“I saldi tradizionali hanno ripreso nuovamente ad essere quell’appuntamento atteso e desiderato dai consumatori con sconti significativi, e soprattutto se si considera la possibilità di acquistare capi importanti (abiti, cappotti, camice, pantaloni, giubbotti, maglieria, calzature, accessori e pelletteria) con l’opportunità di fare autentici affari; infatti in media lo sconto si aggira intorno al 30% – ricorda Giulio Felloni presidente provinciale Ascom Confcommercio Ferrara e Federazione Moda Italia, che prosegue: “Dopo la stabilità nei consumi prenatalizi, dove ad essere premiata è stata in particolare l’enogastronomia caratteristica, i Saldi sono un’occasione per individuare ed acquistare il capo d’abbigliamento o l’accessorio cercato perché necessario. Quest’anno tra l’altro abbiamo assistito ad un fiducioso ritorno del made in Italy, dei Marchi di qualità che andata riaffermandosi rispetto ai prodotti di fascia bassa. Sono segnali che aspettano ora una conferma più definitiva sui Saldi, un’occasione – conclude il presidente Felloni – per visitare i centri storici in città e sull’intero territorio provinciale che offrono una rete di negozi di vicinato che uniscono qualità, competenza e alti livello di servizio. Tra l’altro proprio nel capoluogo abbiamo ottenuto, come specificatamente richiesto dalla nostra associazione di categoria, che la prima domenica ecologica del 2018 fosse spostata in avanti e cioè il 14 gennaio invece che il 7” proprio per permettere un più agevole flusso veicolare in città nei primissimi giorni dei Saldi, (in partenza appunto venerdì 5 gennaio) giorni importanti per cogliere al volo le opportunità più convenienti.
Secondo le stime dell’ufficio studi nazionale di Confcommercio la spesa prevista nel Paese per i Saldi a persona si aggirerà sui 143 euro (complessivi 331 per nucleo famigliare medio) con un volume di affari stimato, sempre a livello Italia, di 5,2 miliardi.

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ASCOM FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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