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Da: StoryElla
Quando il viaggio di lavoro può diventare una vacanza: la mostra fotografica di Nicola Lucchi, che si terrà alla Gallery Annunziata di Ferrara, dal 4 maggio 2019 al 30 giugno 2019, lo racconta, valorizzando il senso del moderno “bleisure”.
Viaggiare per lavoro può diventare una vacanza. L’esperienza “bleisure”, infatti, è un modo vivace, pratico e intelligente per combinare dovere (business) e svago (leisure).
Su questa nuova tendenza si concentrano gli scatti fotografici di Nicola Lucchi, che verranno esposti dal 4 maggio al 30 giugno 2019 alla Gallery Annunziata presso l’Hotel Annunziata di Ferrara, in Piazza della Repubblica 5, uno dei gioielli del Consorzio Visit Ferrara.

Le fotografie di Lucchi raccontano gli ultimi dieci anni di viaggi del blogger-viaggiatore da una prospettiva inaspettata e originale: le sue scarpe. Fedeli compagne di avventure e di esplorazione nella natura o in contesti metropolitani, le scarpe si trasformano da accessorio di moda ad una vera e propria estensione della personalità del proprietario e dello stile di viaggio o di vita che si intende intraprendere. Il giusto paio di scarpe può, infatti, influenzare il tipo di giornata che andremo ad affrontare e, metaforicamente, anche i passi e le scelte che saremo portati a compiere.

L’attenzione per la giusta calzatura, insomma, non è prerogativa solo delle “shoes addicted”, o espressione di pura vanità, e la selezione di fotografie di Nicola Lucchi intende dimostrarlo. Gli scatti, condivisi via Instagram (instagram.com/wheresnik) nel corso degli anni, hanno raccolto consenso e apprezzamenti da un vasto pubblico di followers, sia maschile che femminile.

La selezione d’immagini di Nicola Lucchi, presentata presso la Gallery Annunziata, è un tributo vero e proprio a queste compagne di viaggio sempre pazienti e disponibili; le scarpe accompagnano ovunque, raccontano la storia di chi le indossa, il percorso di vita avviato, gli ostacoli da superare e quelli già oltrepassati. Sono amiche leali e non dicono mai di no se le si vuole fotografare.

Per conoscere qualcosa in più del lavoro di Lucchi, si può visitare anche il profilo instagram @GalleryAnnunziata, oppure il sito di riferimento www.annunziata.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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