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da: organizzatori

Da Bologna riparte la lotta contro la “Buona Scuola” per una scuola laica, inclusiva, democratica e pluralista: per una buona scuola per la Repubblica.

9 ore di lavori, la presenza di 350 persone rappresentanti 130 soggetti del mondo della scuola, 90 interventi serrati e articolati nel merito e nel metodo hanno fatto sì che da Bologna il 6 settembre si sia levata – ferma ed inequivocabile – la voce della scuola, chiamata a pronunciarsi su due temi precisi dalla precedente assemblea del 12 luglio a Roma: la continuazione della mobilitazione e il referendum.
Sul primo tema la risposta è stata: adesione alla riunione nazionale delle RSU l’11 settembre a Roma; Notte Bianca della scuola il 23 settembre in tutti i territori; spinta e appoggio ai sindacati per una manifestazione nazionale e sciopero generale unitari della scuola in tempi brevi; definizione di una serie di azioni di contrasto rispetto ai singoli provvedimenti: assemblee sindacali in tutti gli istituti scolastici il primo giorno di scuola; determinazione di mozioni per ostacolare il voto sul comitato di valutazione, che andrà combattuto anche con la fondamentale collaborazione degli studenti; flash mob davanti alle sedi delle Regioni; fiaccolata il 19 dicembre; adesione al 9 ottobre, giornata di mobilitazione degli studenti. Fortemente sentito il tema del precariato: presente una consistente rappresentanza delle principali vittime della demagogia e del dilettantismo della Buona Scuola.
Sul referendum l’assemblea ha concordato l’inizio di un percorso che vagli la fattibilità – sia nel metodo che nel merito – di un referendum da celebrare nella primavera del 2017 e che tenga dentro da una parte il monito dei costituzionalisti, che hanno sottolineato la delicatezza del tema sia per motivi tecnici che politici; dall’altra la necessità di intervenire su un piano sociale più ampio, associando il tema della scuola con altri elementi dell’attuale emergenza democratica: ambiente, lavoro, riforme istituzionali ed elettorali.
Sia per ciò che attiene la mobilitazione che il vaglio del percorso referendario è stata registrato l’appoggio di forze politiche parlamentari (Sel, M5s, alcuni parlamentari del gruppo misto, Altra Europa con Tsipras) e non (Prc, Azione Civile, Sinistra anticapitalista) e l’interesse dei sindacati intervenuti (Flc, Gilda, Unicobas, Cobas, USB) che valuteranno nelle loro specifiche sedi le decisioni da assumere.
Analogamente faranno il Comitato Acqua Bene Comune, il Coordinamento per laDemocrazia Costituzionale, Giustizia e Libertà, Fiom – intervenuti nell’assemblea – relativamente alla questione referendaria alla quale si sono dimostrati interessati.
L’assemblea, organizzata dal comitato a sostegno della Lipscuola, i cui comitati locali si sono incontrati il giorno precedente per attualizzare il testo della Lip sui temi più strategici e procedere, dalla prossima primavera, alla raccolta di firme per la ripresentazione della Lipscuola come legge di iniziativa popolare, si è data appuntamento per l’8 novembre per aggiornare il percorso comune.
Ma soprattutto da Bologna il messaggio più esplicito è stato: il movimento della scuola – unito e senza primogeniture e protagonismo – rilancia attraverso la pratica democratica una nuova stagione unitaria di mobilitazioni contro la legge 107 e per la scuola della Costituzione, ribadendo la necessità di allargare trasversalmente la sua battaglia di civiltà per una scuola di tutte e di tutti.
Il documento relativo all’assemblea del 6 settembre è pubblicato sul sito LIPscuola:
lipscuola.it/blog/documento-assemblea-nazionale-6-settembre/

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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