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da: ufficio comunicazione Comune di Copparo

Grande appuntamento con il bel canto al Teatro Comunale De Micheli.

Sabato 7 febbraio, alle ore 21, l’associazione culturale Operiamo e il circolo musicale Varos Zamboni presentano “La Bohème”, opera lirica in quattro quadri di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, con l’Orchestra Città di Ferrara, direttore Renato Vanzini, maestro concertatore e direttore Mauro Perissinotto; regia di Maria Cristina Osti. Partecipano alla rappresentazione il coro “Giuseppe Verdi” di Ferrara e il Coro dei Monelli della scuola media “C. Govoni” di Copparo.

“La Bohème” è considerata da molti il vero capolavoro di Puccini. Uno di quei titoli che fotografano lo spirito di un’epoca e lo consegnano per sempre alla memoria dei posteri: la vita di bohème, tra soffitte fredde, affitti da pagare e ambizioni artistiche, fu un fenomeno vero della Parigi ottocentesca, dove l’opera è ambientata.
Quasi un mito, immortalato dal romanzo di Henri Murger “Scènes de la vie de bohème”, la fonte a cui si rifecero i librettisti Illica e Giacosa. I quattro quadri saltano da una situazione all’altra con la frammentarietà, il disordine, l’imprevedibilità tipica della vita precaria degli scapestrati protagonisti, il poeta Rodolfo, il pittore Marcello, il filoso Colline, il musicista Schaunard. La loro gioventù si consuma rapidamente tra grandi aspirazioni intellettuali, denti che battono per il gelo, padroni di casa da raggirare, serate di baldoria al Quartiere Latino, donne da amare…

Tra le opere più rappresentate al mondo, questo capolavoro del teatro dell’opera, ha racchiusa nella maestà delle sue melodie la capacità di evocare palpiti di sentimento; c’è nella musica la sensazione che proveremmo se ci trovassimo nel luogo descritto in quel momento, quindi ci siamo e ne veniamo immersi: sentiamo il gelo dell’alba invernale che ci pervade le membra, assaporiamo gli umori delle vivande declamate dai giovani artisti, cogliamo lo sbocciare delle rose descritte da Mimì, non possiamo non amare con la stessa fanciullesca passione. [Maria Cristina Osti]

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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