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Da: Cittadini del Mondo

I FATTI

Sabato scorso dopo le 20 un ragazzo di 28 anni nigeriano, cercando di sottrarsi ad un controllo di una pattuglia di carabinieri, viene investito da un’auto privata. Il ragazzo ferito è stato portato in ospedale e dimesso il giorno successivo con 18 giorni di prognosi.

Nel passaparola la notizia si è trasformata e si è sparsa la voce che un ragazzo nigeriano fosse stato investito ed ucciso dall’auto dei carabinieri. Da qui la rabbia di una quarantina di ragazzi che al grattacielo hanno rovesciato i cassonetti dei rifiuti ed urlato contro le forze dell’ordine. Nessuna testimonianza né filmato ha messo in evidenza attacchi fisici.

L’USO DEI FATTI

La descrizione, riportata sopra in poche righe, occupa nei media uno spazio enorme: leggendo o ascoltando attentamente si ritrovano tutti gli elementi ma in un mare di commenti, invettive ed ovviamente indicazioni politiche.

Si va dal “Corriere della sera” ed “Il resto del carlino”, per citare due fonti autorevoli, che nei titoli e sottotitoli non citano nemmeno il fattore scatenante dell’incidente stradale, al resto dei media e TV che in buona parte usa termini come “guerriglia urbana”, “Ferrara sotto assedio”, e via terrorrizzando.

L’uso che ne fa la politica, sempre in campagna elettorale, è guadagnare voti con promesse di soluzioni semplici e radicali come l’uso dell’esercito, scelta rarissima persino nei quartieri più violenti delle metropoli europee. Tante promesse urlate nessun progetto realistico o realizzabile, a parte i continui annegamenti nel Mediterraneo.

I FATTI NELLA NOSTRA CITTA’

Nessuno è giustificato a rovesciare i cassonetti né ad urlare contro le forze dell’ordine.

Ormai da anni si parla e si sparla di questo quartiere, ogni evento viene ingigantito, ogni intervento denigrato, ogni tentativo di miglioramento deriso.

E’ la nostra città! Ne vogliamo perdere un pezzo?

Forse dobbiamo cambiare metodi e cercare nuovi canali di comunicazione. Se ci sono degli spacciatori abbiamo la polizia per arrestarli, se ci sono comportamenti scorretti vanno perseguiti, la legge va applicata. Se ci sono bambini che hanno difficoltà ad andare a scuola vanno aiutati, se ci sono donne che hanno bisogno di uno spazio, cerchiamolo insieme. Il quartiere va rivalutato incentivando l’apertura di esercizi commerciali, l’uso dei locali vuoti, promuovendo una biblioteca popolare, un presidio scolastico permanente e attività culturali e festive non sporadiche ma a cadenza regolare, come cineforum, mercatini, ecc.

E’ interesse di tutti trovare canali di comunicazione e non serve a nessuno militarizzare e chiudere una parte della città come fosse un’eterna partita di calcio da gestire con muri e transenne.

Spaventano le parole che sentiamo circolare, anche da soggetti pubblici. Dove portano? Ad una battaglia razziale?

Un quartiere militarizzato è un quartiere perso per tutti.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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