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Da: Mario Resca, Teatro Comunale di Ferrara

CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE FONDAZIONE TEATRO COMUNALE DI FERRARA

IN DATA 14/01/2021, il Consiglio d’Amministrazione, nell’intento di chiarire le illazioni lette a stampa frutto di errate interpretazioni di notizie non ufficiali, onde consentire una corretta informazione su alcuni recentissimi eventi che riguardano la Fondazione del nostro Teatro cittadino, comunica quanto segue:

In data 10/12/2020 il Consiglio, su sollecitazione del socio unico Comune di Ferrara, acquisito uno specifico parere da parte di un legale amministrativista relativo alle procedure giudirico-amministrative da attuarsi, ha attribuito espresso motivato mandato al Presidente della Fondazione di formalizzare un incarico temporaneo a Direttore del Teatro al sig. Moni Ovadia, autore, attore, regista di teatro, fissandone i limiti della durata e del compenso attribuibile. Ciò tenuto conto che il ruolo offerto non si limita alla Direzione Artistica, bensì alla più completa e complessa Direzione Generale del Teatro.
Tale delibera del CdA è stata positivamente accolta al termine della seduta, nel pieno rispetto dello spirito di collaborazione istituzionale tra Teatro ed Ente Comunale, dal vicesindaco Nicola Lodi e dall’Assessore alla Cultura Marco Gulinelli, presenti alla riunione del Cda.

Nei giorni immediatamente successivi alla conferenza stampa tenutasi l’11/12 u.s., il Presidente ha appreso da alcuni rappresentanti del socio unico, dallo stesso Moni Ovadia e dal Presidente di Ferrara Arte che i termini della proposta contrattuale andavano totalmente ridiscussi, con un sensibile aumento del compenso e con un prolungamento del contratto a favore del Direttore, in contrasto con la delega ricevuta sulla base di quanto deliberato dal C.d.A. in forza delle sue competenze.
Risulta pertanto a tutt’oggi non definita la posizione di Moni Ovadia.

In occasione della seduta di CdA tenutasi ieri sera, si è preso atto del preconsuntivo 2020 estremamente brillante, sia sotto l’aspetto artistico-culturale che dei risultati economici.
Il Consiglio ha quindi ritenuto opportuno assumere la seguente determina che si riporta sinteticamente:
Il Consiglio, ritenendo di aver adempiuto al proprio mandato con competenza e senso di responsabilità, nell’interesse esclusivo della Fondazione e quindi del Socio Unico Comune di Ferrara, preso atto delle divergenti determinazioni, dopo ampia discussione, all’unanimità, ritiene corretto e istituzionalmente opportuno rimettere il proprio mandato nelle mani del Sindaco stesso, perché il Rappresentante dell’Amministrazione Comunale possa assumere le determine che ritiene più opportune per il futuro della Fondazione Teatro Comunale.

Ciò deliberato, il Consiglio, d’intesa con il Presidente, dà mandato allo stesso per fissare con il Sindaco del Comune Alan Fabbri, una data prossima di convocazione dell’Assemblea della Fondazione da tenersi entro la fine del corrente gennaio 2021, che, forte di una investitura con espressa fiducia, determinerà i profili soggettivi e oggettivi del prossimo mandato al Consiglio della Fondazione, rimanendo l’attuale Consiglio disponibile a proseguire nella ordinaria gestione della Fondazione fino alla data della nomina del Consiglio formalmente supportato dalla necessaria fiducia del Socio Unico Comune di Ferrara.

Per il Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Teatro Comunale
dott. Mario Resca

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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