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Da: Servizio Organizzazione Interna e Comunicazione

Con la chiusura di ristoranti e bar, lo stop ad alberghi e agriturismi e il mercato estero in frenata, anche il settore vitivinicolo ferrarese è in forte sofferenza. Vittorio Scalambra della cantina Corte Madonnina, azienda associata a Confagricoltura Ferrara, è una realtà storica che da oltre 60 anni produce, dai propri vigneti, i vini Doc del Bosco Eliceo. L’Azienda Agricola Corte Madonnina si trova a pochi passi dall’Abbazia di Pomposa, i vigneti confinano con il monastero, sul territorio che nel Medioevo veniva chiamato “Insula Pomposiana”. Per raccontare la storia dei vini delle sabbie della provincia di Ferrara si dovrebbe partire da molto lontano, un lungo viaggio di oltre 2.500 anni quello dei vini del Bosco Eliceo il cui habitat naturale sono i terreni sabbiosi dell’area costiera, dalle bocche del Po di Goro sino alla foce del fiume Reno, lungo l’antica via Romea. E’ alquanto preoccupato Vittorio Scalambra “Siamo una piccola cantina, dai nostri 6,5 ettari di vigneto produciamo circa 50.000 bottiglie, una produzione limitata che ci consente una continua ricerca qualitativa dei nostri prodotti. Rifornisco bar, ristoranti, enoteche, tutti rimasti chiusi in questi mesi e, vista la mia posizione strategica, vivo molto di enoturismo, ma anche questo spazzato via da una situazione senza precedenti. Quest’anno, fino ad ora, ho fatturato il 10-15% rispetto allo stesso periodo del 2019; quel poco che ho venduto è stato grazie ai miei clienti affezionati e dalle vendite effettuate con l’e-commerce. Meglio è andata per quei produttori che riforniscono i supermercati. Il problema, se non dovesse aprirsi il turismo e con lui gli alberghi, i ristoranti e i bar, sarà alla vendemmia; come faremo a vendemmiare con tutto l’invenduto ancora da imbottigliare? E soprattutto questi mesi sono ormai persi, anche se non siamo mai stati fermi perché nel vigneto è necessaria una cura costante per evitare il rischio di danni permanenti. Oggi siamo impegnati con le potature verdi, la vigna è sana e se il meteo lo permetterà avremo un ottimo vino. E’ necessario consentire ai produttori l’accesso ai fondi regionali stanziati per il rilancio dell’immagine turistica dell’Emilia-Romagna, che non può prescindere dal binomio cibo-vino. Il nostro turismo è un mix di territorio, storia e convivialità, tutti elementi che sono stati azzerati.” Ci spostiamo a Berra per parlare con Federica Bellettato, che insieme alla cognata Silvia guida l’Azienda Terre di Ca’ Bindola, anch’essa associata a Confagricoltura Ferrara. Intraprendenti e giovani vignaiole per passione, chiediamo a Federica di parlarci dell’azienda e di come ha reagito in questi mesi di lockdown. “Tutto nasce nella primavera del 2013 quando piantammo la prima piantina di vite fino a ricoprire oggi gli attuali 7 ettari. Siamo cresciute a pane e agricoltura così, grazie alla nostra passione vitivinicola, abbiamo inteso riportare i sapori della tradizione in una dimensione moderna e nel pieno rispetto del territorio. In questi anni abbiamo aperto molti canali con l’estero, oggi fermi come tutto il resto; addirittura i nostri vini erano già arrivati in California, poi bloccati a causa del lockdown. Altro canale aperto è con il sud America, Venezuela e Santo Domingo, anche questo congelato, confidiamo di poter ripartire appena sarà possibile. Le vendite alla GDO non hanno compensato le ingenti flessioni subite dal comparto, non sempre il vino è considerato un prodotto di prima necessità e molte sono le famiglia che stanno facendo i conti con problemi economici, o anche solo con la paura di averne. In questi momenti pesantissimi, la nostra fortuna è derivata dal fatto che l’attività vitivinicola non fosse l’attività principale, le nostre aziende, quella prettamente agricola e quella che opera nel settore del compostaggio, hanno continuato a lavorare e noi con loro.” Federica Bellettato conclude con una considerazione. “Frutto di entusiasmo, competenza e fatica, le nostre uve ci hanno fin da subito dato grandi soddisfazioni; abbiamo sentito della proposta della distillazione volontaria del vino in alcol, ma per noi che trattiamo la nostra azienda, in vigna e cantina, come un gioiello produttivo, sarà davvero l’ultima spiaggia.”
Il comparto vitivinicolo è una delle eccellenze più rappresentative dell’Italia, con 356mila aziende, 650mila ettari vitati, 50 milioni di ettolitri, un valore di 13 miliardi di euro e 1,3 milioni di addetti.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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