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Da: Ufficio Stampa Coldiretti

 

Nel rigoroso rispetto delle norme anticovid, lo scorso 14 luglio si è tenuta presso la sala convegni IFM al Petrolchimico di Ferrara, l’assemblea dei delegati di Coldiretti Ferrara, in rappresentanza degli associati della provincia estense. Il presidente Floriano Tassinari ha presentato il bilancio consuntivo dell’anno 2019 della Federazione, che i convenuti hanno approvato all’unanimità, e che segna un risultato positivo di gestione nonostante un andamento dell’annata scorsa con molte ombre per le produzioni del nostro territorio. Parere favorevole anche per il preventivo del 2020, che pur dovendo fare i conti con l’emergenza covid-19, segna un risultato atteso positivo.  

Nella sua relazione Tassinari ha rimarcato le numerose difficoltà del settore, alle prese con problemi contingenti (dalla cimice asiatica, alle gelate, all’emergenza Coronavirus, che pure ha provocato danni ad alcune filiere agricole importanti), ma anche con la necessità di ripensare ad interi settori produttivi che scontano difficoltà ormai strutturali.

L’assemblea ha poi affidato ai consiglieri ed alla giunta esecutiva alcuni temi da affrontare al più presto per ridefinire le prospettive dell’agricoltura provinciale, a partire da una più efficace gestione della presenza della fauna selvatica nociva, cogliendo anche la disponibilità dell’assessore regionale Mammi a visitare aziende ferraresi che stanno subendo danni rilevanti da nutrie ed altri selvatici, a rivedere le dinamiche delle filiere frutticole e cerealicole, ai sistemi aggregativi della produzione e dei servizi alle imprese, ai prossimi rinnovi di importanti enti territoriali come il consorzio di bonifica ed il consorzio di difesa, alla istituzione di un vero e proprio distretto del pomodoro da industria che possa far fare ulteriori passi in avanti nel settore dopo i primi miglioramenti del contratto 2020. Un altro tema di rilievo è stato quello dell’adattamento ai cambiamenti climatici, che costringono ad un ripensamento delle tecniche agricole per poter continuare ad essere produttori di cibo salubre e di qualità, e consentire il più possibile la sovranità alimentare made in Italy.

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COLDIRETTI


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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