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Da: Cia Ferrara

Scarsa la produzione delle varietà precoci, qualche problema nella raccolta dei medio tardivi e un prezzo che non soddisfa davvero nessuno

Il ritardo nella definizione di un prezzo che non soddisfa pienamente gli agricoltori e nemmeno l’industria e poi i problemi climatici che hanno determinato una scarsa produzione dei pomodori precoci e uno sfasamento nella raccolta dei tardivi. Il distretto del pomodoro da industria ferrarese sta vivendo una campagna di raccolta tra alti e bassi, con una media produttiva iniziale di appena 500 q/ha – quella generale del 2015 è stata di quasi 700 q/ha – poi risalita dalla metà di agosto a 600 q/ha e ritornata in media, fino a 700-750 q/ha a settembre. Alcuni dei maggiori produttori della Confederazione Italiana Agricoltori di Ferrara fanno il punto sull’andamento della campagna di raccolta 2016, senza parlare di vera e propria crisi ma dell’esigenza di maggiore valorizzazione di un distretto di oltre 7.000 ettari che l’anno scorso ha prodotto quasi 5 milioni di quintali di pomodoro. «A livello produttivo – spiega Alessandro Tedaldi, produttore di Anita di Argenta e vicepresidente di Terremerse – le varietà precoci non sono andate bene a causa delle piogge e delle bombe d’acqua della primavera che hanno reso difficili trapianti e trattamenti. I prodotti più tardivi, invece, danno rese discrete anche se alcuni cicli varietali si stanno sovrapponendo per il caldo anomalo di settembre e i pomodori stanno maturando precocemente, saturando l’industria di trasformazione. Confidiamo comunque che tutto il prodotto verrà ritirato e non ci saranno grossi problemi di prodotto lasciato in campo. Opinione condivisa anche da Barbara Bersani che a Longastrino coltiva oltre 200 ettari di pomodoro. «Il problema del calo produttivo delle varietà precoci è evidente – sottolinea la Bersani – a fronte di una qualità decisamente buona, con un grado Brix che è andato via via migliorando nel corso della campagna. Aggiungo che esiste anche un problema di assicurazioni perché la franchigia applicata al 30% per le calamità, grandine esclusa, è decisamente troppo alta. Occorre dunque rivedere le condizioni assicurative perché sempre più spesso i repentini cambiamenti climatici stanno condizionando la produzione.» Se le difficoltà a livello produttivo e di gestione del prodotto ci sono ma sembrano sotto controllo, più difficile è la situazione del prezzo che quest’anno è stato fissato con l’accordo di filiera a 85€/t. «Da qualche anno è difficile trovare un accordo sul prezzo – spiega Nino Rocchi, produttore del Mezzano – ed anche questa campagna è un “compromesso” perché chiaramente la parte agricola ha dei costi di produzione elevati e non può vendere il pomodoro al prezzo che vorrebbe la parte industriale cha sua volta ha costi di trasformazione da sostenere. In altri paesi produttori come la Spagna i costi di produzioni agricoli sono inferiori ma anche l’elettricità costa il 50% in meno. Una filiera, insomma, più economicamente sostenibile come vorremmo diventasse quella italiana e nei prossimi anni occorre impegnarsi a tutti i livelli per andare in questa direzione».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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