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Nelle aree della Rete Natura 2000 la situazione è sempre più grave e le nuove regole sono inefficaci e non tempestive. Occorre una mediazione per evitare danni quotidiani alle aziende agricole

Ferrara – Piccioni, anatre, nutrie, corvi e lepri sono diventati i nemici quotidiani delle aziende agricole nella Valle del Mezzano, sito che rientra nella Rete Natura 2000, quindi protetto da regole di tutela della fauna selvatica. Gli agricoltori sono esasperati da una popolazione di animali fuori controllo, che si cibano di soia, orzo e grano ma anche di frutta e ortaggi, come spiega Luciano Maccanti, imprenditore agricolo di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara che nel Mezzano ha uno dei più importanti vivai del territorio.

“Il disagio degli agricoltori che lavorano nella Valle ha raggiunto quest’anno livelli inaccettabili – spiega Maccanti – a causa di una nuova delibera regionale che impedisce gli abbattimenti controllati dal 15 marzo a fine luglio. Un periodo lunghissimo, durante il quale gli animali proliferano e banchettano nei nostri campi. Piccioni, anatre e nutrie ci sono sempre stati ed erano un problema anche gli anni scorsi, ma grazie all’intervento tempestivo dei coadiutori, che potevano essere chiamati direttamente dall’azienda con una semplice richiesta, riuscivamo a contenere il fenomeno e a salvare i raccolti. I danni, peraltro, sono sostanzialmente a carico dell’agricoltore perché la Regione, che adesso gestisce procedure e controlli, non sempre li riconosce o comunque lo fa dopo molto tempo e nel frattempo è l’azienda a dover fare i conti con i mancati redditi.”
Una situazione, quella nel Mezzano, comune a tutte le aziende agricole che dal 2018 non possono più, dunque, fare richiesta diretta dell’intervento dei coadiutori dopo una segnalazione alla Provincia – che aveva competenza sulla fauna selvatica – ma devono procedere per gradi, attivando un percorso lungo e pieno di burocrazia che, secondo Massimo Piva, vicepresidente di Cia Ferrara “Risulta inefficace e totalmente inadeguato per rispondere alle esigenze degli agricoltori”.

“Le nuove norme regionali sul contenimento degli animali prevedono che le aziende agricole del territorio e di tutta la Regione – continua Piva – debbano, in prima battuta, tentare la strada della dissuasione senza abbattimento. Quindi utilizzare repellenti, cannoncini acustici e palloni per allontanare gli ospiti indesiderati. Se queste risultano inefficaci, e lo sono quasi sempre, si può chiedere alla Regione l’intervento di un tecnico che verifica l’effettiva gravità della situazione e autorizza l’intervento dei coadiutori per l’abbattimento. Questo processo richiede tempo, burocrazia e spesso non risolve il problema perché il contenimento arriva quando il danno è fatto. Questo nelle aree non protette, mente nella Valle del Mezzano anche questa procedura non è concessa fino a fine luglio. Comprendiamo – continua Piva – il giusto obiettivo di proteggere la fauna, soprattutto in alcune aree più vulnerabili, e gli agricoltori sono in prima linea per la protezione dell’ambiente, ma non è possibile che per questo venga compromessa l’attività agricola e venga eroso il reddito, già precario, delle aziende.

Chiediamo alla Regione di venirci incontro e di trovare una soluzione di mediazione. Abbiamo visto, infatti, che questo sistema non funziona e crea disagio non solo all’agricoltura, ma anche ai cittadini che si trovano di fronte ad abitazioni e monumenti storici coperti di guano di piccione – che ricordiamo è fortemente corrosivo per i materiali lapidei – e provoca infezioni. Inoltre rischiano costantemente nel percorrere strade e argini di fossi e canali resi instabili dal lavoro quotidiano di scavo delle nutrie.
La revisione delle norme dovrebbe nuovamente consentire all’agricoltore di chiedere interventi rapidi ed efficaci. Sarebbe un bene per ambiente, cittadini e aziende agricole, che potrebbero evitare gravi danni alle colture e il ricorso ai contributi messi a disposizione dalla Regione stessa per il contenimento e richieste di risarcimento”.

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CIA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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