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Da: Organizzatori
Ordine del giorno in materia di reinserimento lavorativo delle persone con disabilità da lavoro (presentato da Riccardo Grazzi e Maria Lisa Cavallini).

Il diritto alla salute è un diritto fondamentale fondativo di molti altri diritti sociali e per questo va tutelato rimuovendo le cause che ne ostacolano l’effettività. Il peggioramento delle condizioni economiche e sociali deve essere considerata la principale minaccia alla costruzione della salute delle persone, e per questo la battaglia della Cgil si farà più incisiva sui temi dello sviluppo, del lavoro, della lotta alla povertà, della redistribuzione della ricchezza.
Il diritto alla salute va contemperato con la possibilità per tutti di poter avere un’occupazione libera e soddisfacente e la stessa occupazione deve ridurre i rischi di contrarre malattie o subire infortuni.
Tuttavia, spesso con preoccupante frequenza, le persone che lavorano denunciano situazioni di difficoltà psicofisica che limita la loro capacità lavorativa.
Con altrettanta assidua ricorrenza le prescrizioni che solitamente vengono dichiarate dai medici competenti aziendali per salvaguardare le residue idoneità delle persone affette da qualsivoglia patologia divengono la via per certificarne la completa inservibilità da parte delle imprese. Nel nostro territorio sono aumentati i licenziamenti che dietro la causale del giustificato motivo oggettivo, nascondono il vero obiettivo: quello di liberarsi delle persone che, magari a causa dello stesso lavoro, hanno contratto una disabilità e per questo sono considerate meno efficienti e meno funzionali al ciclo produttivo. Il comitato direttivo della Cgil di Ferrara richiama su questo preciso punto l’importanza rivestita dal D.lgs. 216/2003 in attuazione della direttiva comunitaria 200/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione di condizioni di lavoro, la quale pone a carico del datore di lavoro l’obbligo di adottare per i disabili i cosiddetti accomodamenti ragionevoli.
Gli accomodamenti ragionevoli non sono altro che misure integrative finalizzate alla progettazione e implementazione degli interventi di reinserimento.
Il principio tutelato è la parità di condizione tra chi è normodotato e chi non lo è.
La diversa abilità lavorativa necessita di interventi mirati alla conservazione del posto di lavoro in via principale con la stessa mansione, nell’ambito della stessa azienda e secondariamente con mansione diversa nell’ambito della stessa azienda.
Dal 2015 all’Inail sono state attribuite dal legislatore italiano competenze in materia di reinserimento e di integrazione lavorativa delle persone con disabilità da realizzare con progetti personalizzati mirati alla garanzia di mantenere il posto di lavoro.
L’Inail è dotato altresì di capacità economica per finanziare ciascun progetto rimborsando ai datori di lavoro il 100% dei costi sopportati per gli interventi di abbattimento barriere e/o adattamento delle postazioni di lavoro sino ad un massimo di spesa di € 135.000; il 60% dei costi per gli interventi di formazione sino ad un massimo di € 15.000.
Il comitato direttivo della Cgil di Ferrara consegna alla Confederazione e alle Categorie il compito di sollecitare le istituzioni, gli organi di vigilanza, quelli assicurativi, le associazioni datoriali, le imprese, al rispetto degli obblighi imposti dal quadro normativo, respingendo ogni qualsiasi azione che contrasti con il diritto delle persone disabili di vedersi riconosciuta la concreta opportunità di ottenere un eguale trattamento in ambito lavorativo.
Il comitato direttivo impegna le strutture della Camera del lavoro a promuovere iniziative che sostengano il valore della parità tra le persone sul lato dei diritti al lavoro, qualora negati dalle condizioni di salute svantaggiate, non escludendo il ricorso sia ad azioni collettive che all’autorità giudiziaria.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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