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27 Aprile 2018

Cena 50° Palio di Ferrara.

Tempo di lettura: 2 minuti


Da ufficio stampa Ente Palio

Questo sabato 28, nei saloni di Palazzo Pendaglia a Ferrara, sede dell’Istituto alberghiero Orio Vergani, il Palio ricorda i suoi primi 50 anni dell’era moderna.
Si corse dal 1259 fino alla fine del sedicesimo secolo, poi ci fu la ripresa breve del 1933, poi una nuova interruzione per gli eventi bellici e finalmente si arriva al 28 aprile 1968, data della prima edizione del Palio moderno. Da allora ad oggi, un crescente continuo: si è passati dalle piccole stanze prestate da qualche parrocchia, alle sedi odierne, tutte in primo luogo insostituibili centri di aggregazione sul territorio con situazioni quasi museali, luoghi di studi e ricerche sul Rinascimento ferrarese, in ogni campo, dalle musiche alle danze, dalla scherma alla scuola della bandiera, dalla gastronomia all’estetica, alla cosmetica ed oltre.
Le sedi della Corte Ducale e delle contrade oggi vedono coesistere armonicamente diverse generazioni di appassionati, dai nonni ai nipoti ed è proprio questa la forza più grande di “quelli del Palio”.
Alla cena di questo sabato tra personaggi in costume, danzatrici, armati, sbandieratori e musici, verranno riproposti dalle cucine del Vergani, alcune rivisitazioni di piatti preparati dal più grande scalco degli Este, Cristofaro da Messisbugo, in occasione dei festeggiamenti del 24 gennaio 1529, per le nozze di Ercole II e Renè di Valois (Renata di Francia) alla presenza del padre Alfonso, da poco vedovo per la scomparsa di Lucrezia Borgia, e di grandissimi notabili della Corte di Francia e del Senato di Venezia. Dopo la rappresentazione della ariostesca “La Cassaria” i 104 commensali affrontarono e godettero una cena di 100 portate.
Il convivio del cinquantennale sarà decisamente più modesto e frugale, ma le donne e gli uomini del Palio, alla presenza delle autorità e dei sostenitori che con il loro concreto supporto permettono il proseguimento di questa passione, renderanno omaggio ai fondatori, ai quattro rimasti di quel gruppo di sognatori irriducibili, allora decisamente incompresi e sottovalutati che hanno dato origine a quello che è il Palio di oggi costituendo il “Comitato Ente Palio Città Ferrara”.
Oggi il Palio è considerato l’ambasciatore di Ferrara oltre le mura estensi, con il suo desiderio primario di rivisitare quei tempi che videro Ferrara primeggiare fra le capitali europee.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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