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da: ufficio stampa Cciaa di Ferrara

Govoni: “Un’azienda che non è presente in rete o nei social media è un’azienda che comunica la propria assenza”
www.eccellenzeindigitale.it: nuovi strumenti gratuiti per offrire un’opportunità in più di raggiungere nuovi mercati

Prosegue l’impegno della Camera di commercio e delle associazioni di categoria per avvicinare le imprese ferraresi al digitale e al crescente potenziale economico derivante dall’utilizzo del web per promuovere la propria attività all’estero. Oggi, nel mondo, gli utenti online sono 2,5 miliardi ed entro la fine del decennio si stima che supereranno i 5 miliardi, connessi a Internet tramite dispositivi e schermi diversi. E recenti ricerche dei più accreditati organismi internazionali mostrano come le imprese che utilizzano il web per promuovere il proprio business crescano a velocità doppia rispetto a quelle che non sono online. Del resto, un’azienda che non è presente in rete o nei social media è un’azienda che comunica la propria assenza. È un’azienda che, probabilmente ingessata da una cultura interna poco ricettiva al cambiamento, non ha colto la reale potenzialità di crescita, non solo economica, ma anche etica e culturale, che le comunicazioni di massa possono offrirle.

E’ in questo spirito che la Camera di commercio ha attivato, nelle scorse settimane, due borse di studio (6.000 euro ciascuna) a giovani under 35 che, per 6 mesi, affiancheranno le piccole e medie imprese alla scoperta delle opportunità offerte dall’economia digitale. Lucia Romanelli e Daniele Borrelli – questi i nomi dei due giovani digitalizzatori – dopo aver frequentato un percorso formativo realizzato da Google e Unioncamere, stanno aiutando tanti imprenditori della provincia ad integrare le nuove forme di comunicazione e di marketing sociali all’interno di quelle tradizionali, per sfruttare al meglio le opportunità offerte dal web e far conoscere, nel mercato interno e a livello internazionale, le proprie eccellenze. E, grazie al grande successo sin qui registrato dall’iniziativa (più di venti le imprese coinvolte) la Camera di commercio ha chiesto ed ottenuto da Unioncamere l’autorizzazione ad estenderla all’intero comparto agroalimentare (e non più solo alla Coppia ferrarese e al Pampepato), che, lo ricordiamo, vanta ben 9 prodotti DOP e IGP.

“Circa un quarto del fatturato export delle piccole imprese ferraresi digitalmente avanzate – ha spiegato Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio di Ferrara – deriva ormai dal web, percentuale che sfiora il 40% per imprese di medie dimensioni. Eppure, secondo i dati del nostro Osservatorio dell’economia, solo il 16% delle imprese manifatturiere fa e-commerce. I media digitali offrono alle aziende opportunità impensabili sino a pochi anni fa, configurandosi come canali aperti e a basso costo di comunicazione, relazione e marketing globali. Cogliere tali opportunità – ha concluso il presidente della Camera di commercio – risulta particolarmente strategico per le aziende ferraresi, i cui prodotti di eccellenza competono spesso sui mercati globali, specie in questo momento di faticosa uscita dalla crisi economica che ha visto molte realtà sacrificare proprio gli investimenti in comunicazione e marketing”.

A breve, intanto, l’Ente di Largo Castello varerà un piano straordinario per la digitalizzazione delle imprese, con l’obiettivo di aiutarle ad incrementare i propri affari, contenendo i costi, aprendo a nuovi canali di comunicazione con la clientela ed entrando in mercati ancor più interessanti per i propri prodotti. Un pacchetto di misure e di agevolazioni che, una volta realizzato, ci aspettiamo contribuirà a far si che la nostra provincia si metta alla pari con i più avanzati sistemi territoriali italiani.

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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