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Da: Organizzatori

Dallo stand gastronomico alle escursioni, la soddisfazione degli organizzatori.

Si è conclusa lunedì 7 ottobre con un bilancio positivo la 17° edizione della Sagra del Radicchio di Bosco Mesola, una delle sagre storiche del territorio, per il quarto anno consecutivo organizzata dalla Pro Loco di Bosco Mesola guidata dal presidente Alessandro Pozzati. “Un’edizione che ci soddisfa sotto molteplici punti di vista” – dice Pozzati – “Il bel tempo sicuramente ha giocato a nostro favore, facendo arrivare tanti turisti anche dalle regioni limitrofe, soprattutto il giorno dell’inaugurazione e la seconda domenica. Lo stand gastronomico ha contato circa 2500 coperti, e molto apprezzati sono stati i piatti come la zia ferrarese, il risotto al radicchio, il cervo in umido con la polenta e la torta rustica con mandorle e radicchio. Tutti piatti che richiamano la tradizione contadina della zona e per i quali sono utilizzati oltre al radicchio, altri prodotti locali come il riso di Jolanda di Savoia. Anche la collaborazione con l’associazione di promozione sociale Più Felici, che ha gestito uno dei due stand gastronomici, è stata di certo un’iniziativa che ha suscitato ulteriore interesse riguardo alla Sagra.”
Ottimi risultati anche per le escursioni, che hanno dato la possibilità ai turisti ma anche alle persone del luogo di scoprire aspetti importanti del territorio, parte dell’area MAB UNESCO del Parco del Delta del Po. “Richiestissima e sempre sold out è stata Boscone al chiaro di Luna” – dice Pozzati – “i visitatori hanno avuto la possibilità di fare una suggestiva passeggiata serale guidata nella straordinaria atmosfera del Boscone della Mesola, scoprendone un aspetto sconosciuto ai più”. Obiettivo centrato quindi per gli organizzatori, che credono fortemente nella Sagra come punto di partenza di una più ampia valorizzazione del territorio. Oltre 9000 le cartelle vendute per le tre tombole, e un grande successo anche per gli spettacoli serali – tra cui la cena con delitto, novità 2019 – che hanno riscosso il plauso del pubblico presente.
“Una Sagra ben riuscita” – conclude Pozzati – “resa possibile anche grazie al lavoro di un gruppo affiatato di oltre 120 volontari, al quale va un grandissimo grazie da parte della Pro Loco”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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