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da: Associazione Culturale Balamòs

In occasione della Giornata Mondiale del Teatro, Venerdì 27 Marzo 2015, Balamòs Teatro promuove due iniziative dentro e fuori la Casa di Reclusione Femminile di Giudecca.

Queste iniziative sono promosse anche dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e l’Istituto Superiore di Studi Penitenziari che ha istituito la data del 27 Marzo 2015 come Seconda Giornata Nazionale del Teatro in Carcere in concomitanza con la 53a Giornata Mondiale del Teatro, promossa dall’ITI-Unesco (International Theatre Istitute)

Il testo da rivolgere alla comunità internazionale del teatro per tale occasione quest’anno è redatto dal regista polacco Krzysztof Warlikowski e tradotto dal Centro Italiano dell’ITI.

Il programma di Balamòs Teatro a Venezia:

Mercoledì 25 Marzo , ore 16.00, Casa di Reclusione Femminile di Giudecca (ingresso riservato): proiezione videoSTORYboard la ri-nascita nell’incontro di Mattia Canovi, musiche di Matteo Rossetti e Mirco Lamperti. STORYboard è latestimonianza dei progetti di teatro svolti nelle prigioni del Camerun ad opera dei Frati Minori Cappuccini di Lombardia. Segue incontro con Fra Stefano Luca, responsabile dei progetti e regista teatrale.


Venerdì 27 Marzo
 , ore 15.00-19.00, Università Ca’ Foscari di Venezia, Palazzo Ca’ Dolfin, Aula Magna Silvio Trentin, in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e il Coordinamento Nazionale di Teatro in Carcere: incontro pubblico sul teatro in carcere e sul progetto teatrale “Passi Sospesi” di Balamòs Teatro alla Casa di Reclusione Femminile di Giudecca.

Nel corso dell’incontro saranno presentati il lavoro svolto nel 2014 da Michalis Traitsis nell’ambito del progetto e la relativa documentazione audiovisiva: la mostra fotografica Scatti Sospesi di Andrea Casari e il documentario Passi Sospesi di Marco Valentini.

A seguire interventi di:

Giulio Baffi, presidente Associazione Nazionale dei Critici di Teatro

Massimo Ongaro, direttore artistico del Teatro Stabile del Veneto

Valeria Ottolenghi, responsabile relazioni esterne Associazione Nazionale dei Critici di Teatro

Giovanni Maria Pavarin, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia

Paolo Puppa, Università Ca’ Foscari di Venezia

Daniele Seragnoli, direttore Centro Teatro Universitario di Ferrara

Gabriella Straffi, direttrice Casa di Reclusione Femminile di Venezia.

in conclusione dibattito e domande

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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