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Aumentare lo stipendio ai docenti

of. Romano Pesavento – presidente CNDDU

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in considerazione delle tante responsabilità previste dai protocolli COVID 19, sulla cui sicurezza abbiamo espresso diverse perplessità, chiede al Ministero dell’Istruzione un aumento degli stipendi, ritenuti molto inferiori rispetto al carico di lavoro prospettato.

Attualmente, come risulta, l’incremento stipendiale, per un reddito annuo pari o inferiore a 28 mila euro, al netto del bonus di 80 euro di Renzi eliminato dall’attuale normativa, è pari solo a 20 euro, cifra veramente ridicola quanto offensiva. Soprattutto in considerazione delle spese esorbitanti sostenute da tanti docenti costretti dalla legge 107/2015 a permanere fuori dalla propria città di residenza / regione. Certo, con 20 in più si può fare colazione in un bar di Milano centro. Che soddisfazione, quale riconoscimento pubblico, dopo anni di studio e di gavetta in giro per l’Italia! Con il Covid 19 la prospettiva diventa ancora più confortante per i docenti.

Gli educatori nella rappresentazione semplicistica di alcuni media oscillano tra la figura del fannullone criminale intento a bivaccare senza impegnarsi nella propria professione o il martire che dovrebbe lanciarsi tra le fiamme, lacero e sporco, in ossequio a una sorta di missione divina, che è l’insegnamento, “gratis et amore Dei”.

Il docente non può identificarsi in tali stereotipi; si è consapevoli del fatto che il proprio ruolo comporti maggiore sensibilità e delicatezza, ma non per questo si deve incorrere nello svilimento delle proprie prerogative; diversamente, il processo di squalificazione cui sta andando in contro tale figura da circa due decenni non avrà più fine, con detrimento non solo dei “privilegiati” insegnanti, ma di un’intera società, privata di un’agenzia educativa determinante per il progresso civile.

Tornando alla stampa e alla politica, da ogni parte si sente parlare di ripresa economica e di maggiore ottimismo connessi alla riapertura delle scuole, senza le quali il Paese “collasserebbe”, per vari motivi. Intanto “gli eroi” hanno nel portafoglio un aumento di 20 euro e tanta probabilità in più di ammalarsi sul posto di lavoro di altri dipendenti. C’è da riflettere.

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Riceviamo e pubblichiamo



PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)