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Le recenti vicende, relative all’inceneritore di Hera e ai disegni del pittore settecentesco Giuseppe Antonio Ghedini, rendono necessaria una seria riflessione sull’opportunità di mantenere le deleghe agli  assessori all’Ambiente, Balboni, e alla Cultura, Gulinelli. A nostro avviso il Sindaco dovrebbe trarre le logiche conseguenze da questi due gravi episodi.

L’assessore Balboni, dopo aver accuratamente celato per mesi alla cittadinanza la discussione in corso in Conferenza dei Servizi sulla richiesta di Hera di aumentare in modo significativo la quantità di rifiuti da incenerire, nonostante l’assenza di una tale esigenza a livello territoriale, si è prodotto in fantasiose giravolte e imbarazzanti salti mortali nel tentativo di evitare la protesta dei cittadini. Alla richiesta di Hera il Comune di Ferrara ha dato parere ufficiale favorevole, proprio per questo non ha potuto ricorrere al Tar, e l’annuncio, oltre tutto tardivo, di un ricorso al Presidente della Repubblica è in questo quadro, francamente, ridicolo.

Balboni ha dimostrato di non essere in grado di proteggere né l’Ambiente né la cittadinanza e di avere idee molto personali sul concetto di “trasparenza”.

Ribadiamo che ora è indispensabile che la Regione fermi il progetto di Hera; che per le esigenze di un territorio i cui cittadini hanno raggiunto un’alta percentuale di raccolta differenziata è sufficiente far funzionare una sola linea dell’inceneritore, in previsione di una totale dismissione dell’impianto.

Il secondo, l’assessore Gulinelli, ha compiuto un atto se possibile ancora più grave, poiché sembra aver agevolato e favorito un privato a danno del Pubblico.

Egli, infatti, prima ha raccolto da alcune prestigiose associazioni ferraresi l’informazione della ricomparsa in una bottega antiquaria di Milano di quei trentun disegni del pittore del Settecento Ghedini, donati dall’artista alla Biblioteca della Pontificia Università di Ferrara, ma scomparsi dalla Biblioteca Ariostea non si sa quando; poi ha preso impegni per l’acquisto degli stessi, affinché tornassero a far parte del patrimonio della città; infine, dopo lunghi silenzi e sollecitazioni, ha informato le associazioni di aver avuto la brillante idea di farli acquistare ad una Fondazione privata che li avrebbe “donati” al Comune. Di quale Fondazione si trattasse, ovviamente la Cavallini – Sgarbi, è stato lo stesso Vittorio Sgarbi a rivelarlo, chiarendo che i disegni verranno “prestati” al Comune. Altro che “donati”. Gulinelli continua a confondere Pubblico e Privato. In questo caso, tuttavia, la vicenda è ancora più grave del solito.

L’assessore avrebbe potuto e dovuto procedere all’acquisto dei disegni per conto del Comune, e non venga a raccontare che ventimila euro avrebbero messo in difficoltà il Bilancio, che questa è una barzelletta. Ma se avesse preferito una Fondazione perché non una pubblica come Ferrara Arte? In questo modo i disegni sarebbero tornati alla città. Un paio di anni fa Ferrara Arte acquisì, ad esempio, un’incisione Goupil del 1883 tratta da un celebre dipinto di De Nittis e un pregiatissimo libro di Robert de Montesquiou, mecenate di Boldini. Ma di Ferrara Arte ora è Presidente proprio quel Vittorio Sgarbi che ha annunciato l’acquisto dei disegni – un’operazione “brillante” l’ha definita – da parte della Fondazione Cavallini – Sgarbi, che potrà  decidere ulteriori prestiti e trasferimenti di opere che l’autore voleva, invece, divenissero patrimonio della città di Ferrara.

Se il conflitto d’interessi era evidente da tempo, ora è divenuto intollerabile. Questo episodio mostra non solo l’inadeguatezza della condotta dell’assessore Gulinelli, ma anche che Vittorio Sgarbi non  sembra adatto a ricoprire il ruolo di Presidente di Ferrara Arte dal momento che parrebbe non riuscire ad anteporre l’interesse pubblico a quello privato.

Il Sindaco Fabbri dovrebbe rifletterci.

Associazione Piazza Verdi – Ferrara 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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