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Da: Le Torri Dell’Acqua

Il mio vero tempo, quello in cui il vino verrà ritrasformato in acqua, non è ancora venuto

Cesare Baracca, Carloni / Franceschetti, Giacinto Cerone, Matisse Intervistato Da Apollinaire, Morena Chiodi, Salvatore Lavecchia, Mirco Tarsi, The Faccions, Jacques Toussaint, Erich Turroni, Verter Turroni, Mattia Vernocchi

A cura di Rodolfo Gasparelli

Inaugurazione sabato 17 settembre ore 18

Apertura 17 settembre – 23 ottobre 2016
Giovedì, sabato, domenica h 16-19
Sabato 15 ottobre 2016 – Giornata del Contemporaneo: apertura straordinaria h 16- 22
Per appuntamenti: 051 801205 – info@letorridellacqua.it

Promossa da:
Torri dell’Acqua / Comune di Budrio / Fondazione Cocchi / Gasparelli Arte Contemporanea

La stagione degli eventi delle Torri dell’Acqua 2016-2017, Dialoghi tra Musica, Immagini e Parole, si apre ufficialmente con l’inaugurazione di una mostra che si presenta originale sin dal titolo: Il mio vero tempo, quello in cui il vino verrà ritrasformato in acqua, non è ancora venuto, di un collettivo di artisti che, a conclusione di un itinerario di mostre realizzate fuori dalla dimensione più consueta della galleria, approda alle Torri dell’Acqua per confrontarsi con questi spazi, per rappresentarli ispirandosi all’interpretazione di Rudolf Steiner del Vangelo di Giovanni.

Un dialogo a più voci, sguardi diversi sugli ambienti delle Torri dell’Acqua, così particolari, dai quali partire verso un nuovo cammino. Un cammino che a sua volta ci propone una visione dell’evoluzione dell’uomo nel suo continuo procedere verso la conoscenza, nel suo significato di strumento di liberazione, scopo della nostra esistenza terrena. L’acqua, come suggerisce il titolo, diventa la rappresentazione simbolica di questo approdo ideale e le Torri si riappropriano, in questo caso, della loro funzione di contenitore per dare forma alle idee e renderle vive.

Il curatore della mostra, Rodolfo Gasparelli, spiega: «L’interpretazione dell’antroposofo Rudolf Steiner del Vangelo di Giovanni come esemplare libro di iniziazione alla conoscenza quale scienza dello spirito, tratteggia la storia dell’uomo nei suoi gradi evolutivi e nelle sue facoltà.
Tali gradi evolutivi partono da una chiaroveggenza atavica, da una capacità di vedere immagini delle cose vere, che sfuma nell’avanzare dei tempi e, a causa della tradizione e dell’eredità di sangue, solo una sapienza oscurata viene tramandata alle generazioni che si succedono, ma senza più un’esperienza diretta alle verità.

La simbologia adoperata per rappresentare questa saggezza è quella del vino, che si esemplifica nella stirpe e nei Padri, ed è ricollocata nell’ambito dell’ebraismo. L’avvento del Cristo muta il corso dell’evoluzione e pone sulla scena del mondo il ruolo del Figlio, di un sapere non più acquisito, e non solo trasmesso, ma spalancato all’interno dell’attività della volontà e del libero arbitrio. L’acqua è la rappresentazione simbolica di questo approdo generativo, in cui l’uomo compie la sua evoluzione in rapporto alla propria natura, ed essa, all’interno di entità spirituali cosmiche.
Raggiungiamo le Torri dell’Acqua di Budrio, storico acquedotto e luogo dedicato alle arti, a conclusione di un itinerario di mostre realizzate fuori dallo spazio più consueto della galleria. Troviamo i simboli che tessono la storia, gli artisti misurano i loro strumenti nel flusso orchestrato del destino»

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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