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da: Ufficio Stampa Ferrara Art Festival

Sarà un esordio con un doppio aperitivo poetico quello della sezione “letteraria” dell’Underground Art Festival venerdì 15 luglio alle ore 19.
Alle Grotte del Boldini dove si sta svolgendo il Ferrara Art Festival ed il suo collaterale Underground Art Festival arrivano due interessanti poeti contemporanei: il ferrarese Matteo Bianchi e il milanese Carmelo Pistillo che presenteranno, nel corso di un coinvolgente aperitivo, le loro rispettive opere: “La metà del letto” e “Perché tu mi dici: poeta?”.
L’ingresso è libero, con un primo giro di aperitivo offerto dal Festival.

MATTEO BIANCHI
“Scivolo ed elevazione, sono queste le traiettorie inesplorate ed esaltanti della raccolta di Matteo Bianchi, che nel panorama della poesia italiana, ‘ora’, è un episodio da non perdere di vista, ma da leggere, da pedinare. Non tanto per la sua età anagrafica (è del 1987, un pesce ancora invernale), ma per quell”ora’ che riconosce a Bianchi la capacità di far allamare alla poesia non la memoria, neanche il presente, ma il suo stare al mondo quotidiano. Il fragmento. Non v’è fragmento in questa collezione in cui l’autore non ascolti, adocchi e branchi, scippi, divori, ingerisca, ami, scalci o abbracci il suo sentire dentro e intorno. Cioè il sentimento, che lui assorbe e dice in forma fisica e intellettuale, non importa. In un singulto o in un fracasso, perché sua è l’età panica della pulsione, così che ogni ragione o istinto abbia un sapore o un rumore.”

Ha scritto Diego Marani: “La poesia de La metà del letto si divide in due grandi tematiche, l’amore e il dolore. In entrambe la vena lirica di Matteo Bianchi rivela innanzitutto la sua spudorata gioventù. Una gioventù ovviamente inesperta, che prende per coltellate le prime punture di sentimento e sperimenta i primi lutti con la sorpresa attonita di chi comincia appena ad affacciarsi sul baratro del dolore umano. C’è sempre una velata meraviglia nelle parole asciutte, quasi parlate, di Matteo. La sua è a tratti una conversazione con la vita, a tratti un’invettiva. Cambiano gli interlocutori, le persone care, gli amici, gli amori, ma Matteo è alla vita che parla, in faccia, senza peli sulla lingua, con la spudorata spontaneità di un metro che si sente pensato a lungo, forse ripetuto a bassa voce nel buio di tante sere. Matteo non esita, non aspetta la mannaia, lui. Corre fuori a inseguire male, amore, delusione, speranza per le strade di una Ferrara che sembra essere stata appena evacuata. Qui non c’è tempo per esitazioni: l’altra metà del letto, quella vuota, non è sopportabile. La morte e la malattia vanno tirate sotto la luce della poesia e fatte a pezzi loro, finché ce n’è, finché fanno male. Questa e l’illusione e la forza di ogni gioventù che nei versi di Matteo corre radiosa e irruente cercando un finale, un ultimatum, una sentenza senza appello o una promessa che qui può solo essere mantenuta. Non c’è posto per i tradimenti nelle parole di Matteo. Qui c’è un patto fra chi scrive e chi legge, qui l’interpellato dovrà rispondere: della delusione che suscita, dell’amore che ha sciupato, del dolore che ha lasciato crescere come un’erba cattiva. Ma nascosta fra versi moderni e pieni di richiami sanguinettiani, nella poesia di Matteo serpeggia la squama di una malinconia tutta ferrarese, quel nostro drago interiore che a San Giorgio deve essere sfuggito e che non ha mai smesso di crescere sotto terra, ramificandosi fin dentro di noi. Nessuno ce lo vede addosso a guardarci, solo noi ferraresi lo sentiamo. C’è chi passa la vita a cercare di prenderlo per il collo, se almeno avesse un collo. Lo ha rincorso a lungo Govoni, rassegnandosi poi a lasciarlo scivolare via, nei canali della sua campagna. Ha cercato di placarlo Bassani, raccontandone sempre solo la scia che lascia passando e che la mattina troviamo lucente sui ciottoli delle strade, sull’erba piegata lungo i fossi. Matteo ogni tanto prova a sorprenderlo nel fango del dolore che tanto lo ripugna scagliandogli l’arpione di una parola vendicatrice. Con l’irruenza sfrontata della giovinezza, che ancora non può avere paura, ma che già tasta la sua impotenza. Di verso, in verso, Matteo scopre che la vita richiede compromessi e che a questo prezzo una felicità condizionale è possibile. Ma le sue sono parole che si guardano indietro e che a fine raccolta già rimpiangono la durezza dei primi versi. La rassegnazione non è una via praticabile. Se le poesie dell’inizio sono così piene di neve è proprio per questo. Solo coperta di bianco, invisibile agli occhi e all’anima, la nostra pianura è sopportabile. Speriamo sempre che dal disgelo emerga diversa, magari neanche più piatta e invece erta di cime, che porti anche noi in alto, via di qui e da questo drago”.

MATTEO BIANCHI è nato nel 1987 a Ferrara. Ha pubblicato le raccolte Poesie in bicicletta (Este Edition 2007, Premio Lascito Niccolini 2010, finalista al Premio Rhegium Julii 2008) e Fischi di merlo (Edizioni del Leone 2011, Premio Rabelais 2011, segnalato al Premio Città di Massa 2011). Ha inoltre ottenuto buoni risultati in vari concorsi letterari per testi inediti – a livello nazionale – vincendo le edizioni del Premio Caput Gauri 2006 e 2009. Suoi testi sono apparsi in alcune antologie, tra le quali Oltre le nazioni (CFR-Poiein, 2011),La giusta collera (CFR-Poiein, 2011), In questo margine di valigie estranee (Giulio Perrone Editore, 2011), Quel poco che sappiamo (Giulio Perrone, 2011), Animali diversi (Nomos Edizioni, 2011), Alfabeto Animale (Fondazione Zanetto, 2011), sui quotidiani “Il Resto del Carlino”, “La Nuova Ferrara” “Corriere delle Alpi”, e in periodici cartacei come “L’arrivista”, “Secondo Tempo”, “La clessidra” e “Poesia”, e on-line, tra cui “Tellus folio”, “Pagina tre”, “Poetarum Silva” e “Poeti e Poesia”. Ha inciso l’audio-raccolta in versi Con altra voce. Ventiquattro poesie insieme a Rita Montanari, Alessandra Trevisan e Gianmarco Busetto.
E’ tra i curatori di “In gran segreto. Rassegna di poesia contemporanea a Ferrara”. E’ tra i fondatori del litblog Corrente Improvvisa, e dal 2009 presiede l’Associazione Culturale Gruppo del Tasso. Collabora con “Red Magazine”, bimestrale d’arte moderna e contemporanea, e con “SITI, Unesco World Heritage Sites Journal”. Ha curato la prefazione della silloge Poesie dimenticate(TLA, 2010) di Giosuè Arnone. Nel corso dell’appuntamento dell’Underground Art Festival Bianchi ricorderà anche la figura del poeta Antonio Porta, grazie anche ad un aneddoto che, indirettamente, lo lega al poeta scomparso nell’ormai lontano 1989.

CARMELO PISTILLO
“Perché tu mi dici: poeta?” è l’opera che Pistillo ha scritto insieme ad Antonio Porta ed è pubblicata dalla casa editrice La vita felice in occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita di Porta. Ben lungi dal proporre un canone o dallo stabilire gerarchie, questa accattivante “antologia d’autore” si sottrae alla convenzione per testimoniare la visione della poesia di due scrittori appartenenti a due diverse generazioni, Antonio Porta e Carmelo Pistillo, che, negli anni Ottanta, per primi crearono due drammaturgie poetiche destinate al teatro: Penultimi sogni di secolo, sulla poesia italiana del Novecento, e Oratorio Notturno, sul Romanticismo. Quel “Teatro di poesia”, come scrive Maurizio Cucchi nella sua bella prefazione, era “ricchissimo di implicazioni” e, “visto il qualunquismo teorico e formale imperante”, proprio oggi sarebbe il caso di riproporre.
Corredate da un fondamentale apparato di note, commenti, sinossi, riflessioni, aneddoti, documenti inediti e fotografie, curato dallo stesso Pistillo e Fabio Jermini, Perché tu mi dici: poeta? riunisce quelle due partiture, dando vita, così, a “un libro nel libro” assolutamente originale, un’innovativa opera sulla poesia dell’Ottocento e Novecento da sfogliare e consultare come un manuale che offre soprattutto emozioni.
Un libro pensato per i giovani e per coloro che hanno a cuore il bene della poesia e il canto di voci dimenticate come quelle, per esempio, di Gerard de Nerval, Friedrich Hölderlin e Dino Campana, a un certo punto della loro vita senza più un apparente centro, tuttavia ancora capaci di precisione, o quelle di autori favoriti da una mente meno incatenata ma ugualmente divisa tra maniacalità e ossessione o inconsapevoli del fatto che Dio, mancandoci, sembra aiutarci a dedicare i nostri giorni a quell’impalpabile disegno interiore che chiamiamo Poesia.

Al libro è stata riconosciuta la Menzione Speciale per la Poesia italiana – Premio letterario Camaiore 2016.

CARMELO PISTILLO, considerato dalla critica come un autore di primo piano della poesia italiana, vive e lavora a Milano. È anche narratore, drammaturgo, e, occasionalmente, regista e attore.
Nel 1982 per la casa editrice Società di Poesia di Milano ha promosso e presentato il primo Festival di Poesia italiano, in Piazza Duomo a Milano dopo Castelporziano, con la prestigiosa partecipazione di Rafael Alberti, Edoardo Sanguineti, Luciano Erba, Franco Loi, Roberto Vecchioni, e altri numerosi poeti e artisti.
È stato coofondatore di HYSTRIO, trimestrale di spettacolo diretto da Ugo Ronfani, indiscusso maestro di giornalismo, dove ha svolto l’attività di critico teatrale e letterario.
Dal 1984 al 2001, insieme al fratello Luigi, è stato direttore artistico e produttore di spettacoli teatrali e festival. Dal 1994 al 2000, sempre con Luigi, ha creato LOMBARDIA FESTIVAL, manifestazione multidisciplinare di Teatro, Musica e Poesia a cui hanno partecipato attori come Rocco Papaleo,Ugo Pagliai, Paola Gassman, Luigi Pistillo, Mita Medici, Marco della Noce, cantautori come Roberto Vecchioni, Biagio Antonacci, Vinicio Capossela, Enrico Ruggeri, Marco Masini, Tullio De Piscopo, Daniele Silvestri, Riccardo Fogli, band storiche come i Nomadi e gli Area, scrittori e intellettuali come Fernanda Pivano, Massimo Fini, Giancarlo Majorino, Maurizio Cucchi, ecc.ecc..
LOMBARDIA FESTIVAL ha pure prodotto il film TRINCEA di Luigi Pistillo, inserito nelle più importanti rassegne cinematografiche internazionali come New York, Berlino, Tokio, ecc..
Per molti anni ha lavorato con Antonio Porta, una delle principali voci della poesia del secondo Novecento, scrivendo spettacoli di poesia portati in tournée nelle scuole e nei maggiori teatri italiani. È stato, in assoluto, il primo teatro di poesia.
Suoi testi teatrali, come Sosia in nero, Lirica notte, Danzando Galileo ed altri, sono stati messi in scena con la sua regia all’interno di teatri (Teatro Coccia di Novara, Teatro Out Off di Milano, Villa Ghirlanda a Cinisello Balsamo ecc.) e castelli (Melegnano, San Colombano).
Le sue poesie sono presenti nelle principali antologie poetiche.
Pubblicazioni:
L’INTER- ESSE PER LA PSICANALISI (Portfolio, 1981)
LA LOCANDA DELLA CHIGLIA (POESIA, 1986, Premio Camaiore Opera Prima)
L’IMPALCATURA (POESIA, 1992, Premio Speciale Guido Gozzano)
QUADERNO SENZA RIGHE (POESIA, 2008)
MABUSE (TEATRO, 2009, Premio teatrale Alessandro Fersen)
I PONTI, I CERCHI (POESIA, 2011).
TI DICO CHE NON HO SOGNATO (NARRATIVA, 2012)
QUARTETTO SULLA BELLEZZA in La nascita della quarta Grazia (POESIA, 2013)
LE DUE VERSIONI DEL CIELO (POESIA, 2013)
PASSIONE VAN GOGH (TEATRO, 2014)
PERCHE’ TU MI DICI: POETA? insieme ad Antonio Porta (POESIA, 2015)

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it