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da: organizzatori

Dopo l’ottimo riscontro ricevuto a Europa Power Yoga di Firenze, dove la mostra che doveva concludersi il 9 ottobre è stata prorogata per un ulteriore mese, “All is White” di Silvia Rossi sarà visibile dal 21 novembre al 3 dicembre 2015 a ExpArt studio&gallery di via Borghi 80, a Bibbiena (Ar).
Un’opportunità unica per osservare da vicino la serie che nasce dopo quasi due anni di stop e dopo un periodo di cambiamenti nel percorso artistico e di vita della talentuosa artista casentinese.
Silvia Rossi veniva da anni di astrattismo pressoché puro e da una sopita passione per l’anatomia, in particolar modo quella femminile. Cercava quindi un modo per riassumere queste due facce in un unico lavoro che sapesse unire armonicamente tutti i fattori di suo interesse: il mondo naturale, quello artificiale, l’interno e l’esterno, la geometria della natura, la natura stessa.
Questo processo non è stato semplice. Risultati appaganti si alternavano ad altri insoddisfacenti, finché nel bianco è stata trovata la chiave di volta.
In “All is White” Silvia Rossi fa confluire un punto di collegamento tra emotivo e razionale. La pelle diventa il “crinale” che simboleggia il passaggio tra cielo e terra, tra interiore ed esteriore. La stessa pelle ci accompagna nel continuo dentro/fuori di emozioni, dove si confrontano realtà e fantasia, dove si incontrano il sacro e il profano, dove l’artista comincia una nuova e stimolante pagina pittorica ancora tutta da scrivere.
BREVE BIOGRAFIA:
Silvia Rossi nasce a Bibbiena (AR) nel 1987. Frequentando l’Istituto d’arte di Arezzo comincia a venire a contatto con varie realtà artistiche, tra cui il teatro. Queste esperienze incideranno molto nel suo sviluppo personale e artistico.
Nel 2006 approda all’Accademia di belle arti di Firenze e, nel luglio 2009, si diploma con il massimo dei voti. Dal 2010 gestisce ExpArt studio&gallery a Bibbiena, uno spazio legato all’arte utile a soddisfare le esigenze di chiunque creda nella creatività come forma essenziale di libertà. Il suo percorso artistico è ricco di scansioni eterogenee, che si muovono liberamente tra il mondo figurativo e quello astratto.
www.expartgallery.com

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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