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Da Lega Nord

“Non devono spegnersi i riflettori su chi lotta con dignità per ottenere giustizia. La Lega è sempre stata, e rimarrà, a fianco dei risparmiatori che hanno subito la vicenda Carife e che ancora non hanno ottenuto risposte, se non quelle dettate dall’arroganza di Renzi. Il Pd, anche quello ferrarese capeggiato su questo tema da Luigi Marattin, non offre soluzioni. Noi faremo il possibile perché il governo emani un decreto prima della conclusione della legislatura”.

Alan Fabbri, capogruppo Lega Nord Emilia Romagna, è stato invitato dai rappresentanti dei comitati degli azzerati Carife ad un incontro durante il quale il gruppo ha illustrato il proprio documento programmatico. All’incontro che si è tenuto, questa mattina, a Ferrara era presente anche Giovanna Mazzoni, la risparmiatrice zittita da Matteo Renzi, una settimana fa, alla festa dell’Unità di Bologna.

“Ho incontrato personalmente la signora Mazzoni e i rappresentanti del gruppo risparmiatori azzerati Carife e ho potuto apprezzare la tenacia e la dignità, che dimostrano, come tipico dei ferraresi, nella loro battaglia. Una settimana fa, dimostrando una grave mancanza di stile, l’ex premier ha apostrofato in pubblico la signora Mazzoni che invece ha tutto il diritto di essere arrabbiata: sono più di 30.000 i risparmiatori rimasti schiacciati tra il fallimento Carife e il salva-banche che li ha esclusi da qualsiasi forma di tutela. Appoggio in pieno la loro lotta e ho confermato la massima disponibilità a sostenere le posizioni che mi sono state illustrate”, conferma il capogruppo Lega Nord. “L’intero territorio di Ferrara è stato danneggiato, in termini economici dal fallimento della Banca e le briciole concesse ai ferraresi dal governo che, invece, ha investito 17 miliardi per salvare altri istituti, non bastano certo a rimediare”, prosegue Fabbri

“Il Pd, anche a livello locale ha fatto poco e niente, abbozzando iniziative sono all’ultimo momento. La Lega Nord, invece è già attiva da tempo in modo concreto, insieme alla lega Consumatori, che ha riportato nelle tasche degli obbligazionisti ben 2,5 milioni di euro. E ora siamo intenzionati a proseguire la battaglia anche per gli azionisti”.

In realtà “il governo potrebbe risolvere semplicemente la questione, basterebbe volerlo. Invece stiamo ancora aspettando che vengano messe in pratica le promesse fatte dal viceministro dell’economia Morando nel lontano aprile 2016, dal palco del teatro Comunale di Ferrara”, quando promise che “l’esecutivo avrebbe convinto il nuovo acquirente a intervenire a favore dei risparmiatori azzerati”, aggiunge il capogruppo.

“Saremo a fianco dei cittadini beffati anche nella prossima campagna elettorale. Nel frattempo però, per evitare che i tempi si allunghino ad ulteriore danno di chi ha perso tutto, siamo i primi a chiedere al governo di mettere in campo azioni immediate, con un decreto che possa entrare in vigore prima della scadenza naturale del mandato e che rifonda del dovuto chi ha affidato i propri risparmi a quella che era la banca del territorio”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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