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Da: Ufficio del sindaco

Ho letto con attenzione l’appello che mi è stato rivolto dalle associazioni del territorio, alle quali riconosco un valore fondamentale di sostegno ai servizi e un ruolo insostituibile nel campo dell’assistenza alle fragilità e alle criticità sociali nonché un compito importante relativo al mantenimento di quella coesione sociale di cui tutta la città beneficia.

Tuttavia non posso non riscontrare, da parte di alcune delle stesse associazioni, ora preoccupate per la situazione e per il destino delle famiglie di via delle Bonifiche, la mancanza, in queste settimane di un approccio concreto e fattivo ad un problema che la nostra amministrazione ha ereditato, ma che in realtà esiste da decenni. E questo è un dato spiacevole, soprattutto davanti all’abbondanza di alloggi e sistemazioni individuate, con solerzia e immediatezza, quando, in passato, si trattava di ospitare sedicenti profughi e richiedenti asilo, catapultati sul territorio senza alcun preavviso.

Da amministratore di questa città, da sindaco di tutti, non posso permettermi di tollerare ancora una situazione di grave degrado e di potenziale pericolo nella quale vivono minori, anziani e persino disabili, nè tantomeno di farlo, come vorrebbe qualcuno, in nome della “diversa cultura” di appartenenza dei soggetti interessati.

In una città che si rispetti le regole sono uguali per tutti e a nessuno verrebbe, di norma, concesso di abitare, per anni, in un’area pubblica, ridotta nelle condizioni in cui si trova il campo nomadi. La soluzione va trovata e non è certamente quella di rimandare ancora un intervento nel nome di una disponibilità dei residenti a sfalciare l’erba nel campo…

Come molte delle associazioni che mi scrivono sanno bene la maggior parte dei nuclei familiari in questione da tempo fanno affidamento su varie forme supporto economico pubblico, dal sostegno al reddito, al pagamento delle utenze fino a progetti di inclusione e avviamento al lavoro. Inoltre, è scontato che a queste famiglie verrà garantito l’accesso agli stessi servizi e alle stesse formule di aiuto di cui possono godere tutti gli altri ferraresi che dovessero trovarsi in difficoltà abitativa. Ricordo alle associazioni che mi scrivono che il Comune è ancora aperto alla collaborazione con le realtà che volessero rendersi disponibili all’accoglienza, con la possibilità di contribuire, in misura compatibile e necessaria, a eventuali spese per il periodo di transizione verso nuove sistemazioni o, ancor meglio, verso l’ autonomizzazione di questi nuclei familiari. Che, nel rispetto delle differenze, dovrebbe essere il primo obiettivo di tutti.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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