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Da: Comunicazione del Sindaco

A Ferrara il centrodestra si conferma punto di riferimento dell’elettorato. I dati di queste elezioni regionali sono chiari: la Lega ha vinto sia a livello provinciale che nel Comune di Ferrara. Il buon governo dei territori ha dato grandi risultati. Ringrazio tutti gli elettori che hanno partecipato al voto e faccio le mie congratulazioni a Fabio Bergamini, primo tra gli eletti per il centrodestra all’interno della lista Lega, in Regione Emilia Romagna. Congratulazioni, per il risultato ottenuto, a Stefano Bonaccini, al quale voglio ricordare che il buon amministratore deve avere la capacità di raccogliere le istanze di tutti i territori”.

Così Alan Fabbri, Segretario provinciale della Lega Ferrara commenta i risultati delle consultazioni regionali, in provincia e nel Comune di Ferrara.

“Il merito di questo successo va innanzitutto ai sindaci e agli amministratori che con il loro lavoro, importante e quotidiano, hanno dato, nel tempo, la dimostrazione concreta della capacità della Lega di saper amministrare con efficacia, buon senso e trasparenza. Ringrazio tutti per il grande impegno e per le capacità messe in campo per il bene della nostra bellissima e preziosa terra che continua ad essere il simbolo di un cambiamento che corrisponde davvero alle esigenze dei cittadini”, aggiunge il segretario provinciale.

“Per quanto riguarda Ferrara, alle recenti polemiche di alcuni esponenti del Pd locali, rispondiamo con dati concreti. Anche se si tratta di consultazioni tra loro differenti, il confronto tra le regionali e le amministrative dello scorso giugno dimostra che, a fronte di un calo dell’affluenza, la Lega non ha perso voti, anzi, ha guadagnato in punti percentuale. Lo scorso giugno, infatti, con il 71, 45% di cittadini alle urne la Lega ha raccolto 22.093 voti (30,94%), in questa tornata elettorale con il 66,98% degli aventi diritto che si è espresso, i voti raccolti sono stati 22.078 (34,45%)”.

Ottima, per Fabbri “la risposta degli elettori anche sulla coalizione a sostegno della candidata Borgonzoni che ha ottenuto il 50,12% staccando nettamente i risultati delle liste a sostegno di Bonaccini che si sono fermate al 44,77%”.

E il segretario conclude: “Continueremo a lavorare con serietà ed impegno come abbiamo fatto fino ad oggi per costruire un legame sempre più solido con i territori e per essere sempre più vicini alla gente”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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