Accordi /
Bologna Jazz Festival: Ron Carter, maestro unico
Tempo di lettura: 3 minuti
Bologna Jazz Festival: Ron Carter, maestro unico.
Se esistesse lo strumento jazz per antonomasia io credo sarebbe il contrabbasso.
È uno strumento imponente, bello, caldo, armonioso.
Ricordo che, tempo fa, il bravo contrabbassista Adriano Brunelli mi raccontò che il contrabbasso, in dialetto ferrarese, si chiama “liron” (lirone) probabilmente a causa delle due “effe” di risonanza sulla cassa armonica, ai fianchi del ponticello, che assomigliano al simbolo delle lire.
Se esistesse un vocabolario visuale, alla voce “contrabbassista di jazz” sicuramente ci troveremmo la fotografia di Ron Carter.
Lui, che oggi ha 86 anni, è il più bravo ed apprezzato da ormai 60 anni per diversi motivi: possiede uno stile inconfondibile, ha una potenza ritmica unica, ha risorse tecniche inesauribili, esegue la cavata in modo perfetto ed elegante, riesce a coniugare delicatezza e forza in modo personale ed è un ricercatore musicale instancabile.
Ha suonato in migliaia di dischi con centinaia di musicisti ma il suo periodo più famoso rimane quello con Miles Davis negli anni 60 insieme a Herbie Hancock, Wayne Shorter e Tony Williams.
Se esistesse un quartetto jazz ideale, io credo che, fra i migliori degli ultimi anni, ci sarebbero i Foursight Quartet, il gruppo con Ron Carter al contrabbasso, Jimmy Green al sax tenore, Renee Rosnes al pianoforte e Payton Crossley Jr alla batteria.
Il Bologna Jazz Festival li ha ospitati quest’anno al Teatro Auditorium Manzoni il 12 novembre scorso dove hanno dato vita ad un concerto musicalmente perfetto ed emozionalmente potente.
L’esibizione di questo quartetto è stata meravigliosa; andrebbe riascoltata e riascoltata per apprezzare a pieno la ricchezza di spunti tematici, la precisione delle trame ritmiche, la varietà di citazioni musicali, la finezza esecutiva, la cura dei dettagli e la bellezza dell’armonia fra musicisti.
Il primo brano, della durata di 40 minuti circa, potrebbe essere usato come libro di testo nelle scuole per musicisti: una vera e propria antologia di cosa vuol dire suonare insieme.
In un brano successivo, caratterizzato da un dialogo fra il piano e il contrabbasso, la delicatezza e la dolcezza sono state di una intensità unica.
Gli omaggi alle composizioni di Miles Davis sono stati chiari.
Il pezzo assolo di Carter ha impreziosito un concerto già stupendamente elegante.
Ascoltare quel concerto jazz ha fatto bene al mio io interiore perché lo ha fatto viaggiare alla scoperta di armonie inaspettate. Credo che, quando è suonato divinamente, il jazz può diventare davvero terapeutico.
Lo verifico anche a scuola, con i bambini e le bambine, perché spesso ascoltiamo il jazz in sottofondo ai momenti di concentrazione in classe o in primo piano quando proviamo ad intrepretare il significato di quelle note sincopate con i disegni, le parole o i movimenti.
Certamente nei prossimi giorni farò ascoltare in classe le note di quel fantastico Maestro unico che è Ron Carter perché possano trasmettere direttamente e far sentire il vero significato della parola “classe”, intesa sia come ottima qualità che come interscambio di relazioni che può arricchire ciascuno dei componenti, che siano di un quartetto jazz o di una classe.
Ron Carter – Foursight Quartet at Jazz San Javier 2019
Tutte le foto, compresa quella di copertina, sono di Mauro Presini
Cover: Primo piano delle mani di Ron Carter sul suo contrabbasso – Ph Mauro Presini
Mauro Presini
Comments (1)
Lascia un commento Annulla risposta
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
Periscopio è proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.
Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto.
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante. Buona navigazione a tutti.
Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.
Francesco Monini
direttore responsabile
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
Felicità per un direttore di un piccolo ma intrepido quotidiano anti-mainstream come Periscopio è anche avere fotografi come Mauro Presini, come Valerio Pazzi, come Romeo Farinella, come Ambra Simeone, come tanti altri collaboratori e fotografi amatori, attenti sensibili e intelligenti. Poi ci sono le parole. E c’è il grande Jazz di Ron Carter e degli artisti mito entrati per sempre nel nostro moud. Grazie a voi Periscopio vede quello che altri non hanno voglia di vedere.