“E’ davvero il momento del confronto tra ristorazione tradizionale e sagre”: l’intervento della Fipe Ferrara
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da: ufficio stampa Ascom Ferrara
“E’ arrivato il momento di stabilire davvero un percorso di confronto e dialogo comune sul tema sagre – auspica il presidente provinciale della Fipe Matteo Musacci – soprattutto ora in occasione del Misen (che ne metterà ai fornelli circa un centinaio) che si svolgerà dal prossimo 25 aprile nel quartiere fieristico a Ferrara. Sia chiaro che – come sindacato che tutela la ristorazione tradizionale – non siamo certo contro la sagre che valorizzano il prodotto tipico, i centri storici del territorio e che si muovono pienamente nel rispetto delle regole sanitarie e lavorative.
Come Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi del sistema Confcommercio – in rappresentanza sul territorio provinciale di settecento soci tra ristoranti, bar, pizzerie – ci opponiamo alle sagre che promozionano prodotti non di certo tipici e che non rispettano le norme igienico-sanitarie e quelle in materia di lavoro, condizione necessaria per un ristoratore tradizionale per poter aprire un’ attività, creando così una concorrenza sleale. Non siamo contrari alle sagre in modo pregiudiziale: il nostro obiettivo è di creare un albo certificata delle sagre, in accordo con la loro Associazione. che condividano davvero il nostro disciplinare e che raccolga davvero solo quelle di qualità: infatti giusto a settembre scorso – proseguono dalla Fipe di Ferrara – abbiamo lanciato una proposta di decalogo, articolata su una decina di punti, per disciplinare in modo propositivo il mondo delle sagre in modo da aprire scenari di collaborazione, veri e rispettosi, tra la ristorazione tradizionale e le sagre autentiche. Un tema sul quale peraltro siamo intervenuti a più riprese come Ascom e Fipe durante il 2013 proprio per sottolineare l’urgenza di trovare una soluzione. Perché non trovarci a conclusione del Misen, a fine aprile, per iniziare davvero a confrontarci e creare le basi per un disciplinare condiviso che realizzi davvero Sagre dalla Qualità Certificata che oltre a prevedere il rispetto rigoroso di tutta una serie di requisiti igienico sanitari preveda una loro collocazione nei centri storici e soprattutto che puntino alla promozione del prodotto tipico? Al presidente dell’associazione Sagre e Dintorni, promotore del Misen, lanciamo la sfida della collaborazione per il bene del territorio in tutte le sue componenti” concludono dalla Fipe.
Riceviamo e pubblichiamo
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Cari lettori,
dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .
Tanto che qualcuno si è chiesto se i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.
Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
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