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Peruffo: «5 mesi di chiusura del ponte sul Po? Impensabili senza la salvaguardia di chi lavora»

da: ufficio stampa Leonardo Rosa

Il ponte sul Po sta per riaprire. Quella che sembra una notizia positiva, è invece il preludio a uno scenario ben più preoccupante per i pendolari e per tutti coloro che, per un motivo o per un altro, sono costretti a far la spola tra Emilia Romagna e Veneto, passando per il viatico Pontelagoscuro-Occhiobello.
Si parla, secondo quanto riportato dalla Prefettura di Ferrara, di 4-5 mesi di chiusura per lavori nel 2017, per eseguire il grosso dei lavori di ristrutturazione.
Prima di intraprendere una strada del genere, occorre, a mio avviso, valutare seriamente gli strumenti di salvaguardia da offrire ai cittadini che si trovano, ancora una volta, a far fronte a carenze infrastrutturali davvero paurose e che sono uno dei motivi per cui Ferrara è il fanalino di coda di tutto il Nord Italia. Quali? Sgravi per la percorrenza in autostrada, aiuti a quegli esercizi che vedrebbero annullate le loro prospettive economiche durante quei mesi, oltre a ogni altra contromisure per limitare al massimo i disagi.
Più in generale siamo di fronte a una piramide di responsabilità: parlamentari, consiglieri regionali, giunte provinciali e comunali, non hanno mai ragionato seriamente sulla rete viaria di Ferrara. I risultati sono evidenti se pensiamo che la circonvallazione in città è sempre stata un miraggio, la Romea si porta appresso una scia di criticità più e più volte ribadite, la Cispadana rimane avvolta dalle incognite, per non parlare della superstrada del mare.
Ma visto che il passato è passato, occorre perlomeno guardare avanti con un occhio ben focalizzato sul presente e su progetti concreti e urgenti dopo anni di trascuratezza e mancanza di lungimiranza.
E non ritengo nemmeno corretto contrastare la concorrenza commerciale di Occhiobello (dove peraltro lavoreranno centinaia di giovani ferraresi nda) mantenendo per altri decenni una viabilità da medioevo. Il rilancio del commercio a Ferrara deve necessariamente avvenire in altro modo, partendo proprio dalle infrastrutture.
Auguro a tutti coloro che affrontano l’attraversamento del Po, in particolare quelli costretti a percorrere quei pochi chilometri per portare a casa un salario, di non essere soggetti a odissee quotidiane a costi vertiginosi, finendo per passare più tempo in auto che non con i propri cari.

Paola Peruffo
Vicepresidente Commissione Pari Opportunità
Comune di Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo



PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)