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Da: Camera di Commercio

Govoni: “Lavoreremo tutti insieme affinché la “nuova” Camera di commercio passi dalla valorizzazione dei territori e delle comunità che in essi vivono e lavorano, in base ai princìpi della maggiore efficienza, delle più ampie economie di scala, della garanzia di servizi di qualità e dell’autonomia finanziaria”

Camera di Commercio: 21 i voti a favore di Ravenna, 7 i contrari.
Superata dunque, sebbene non richiesta, la maggioranza dei due terzi

Si è tenuta ieri mattina, alle ore 11.00, presso la sede della Camera di commercio di Ferrara, la riunione del Consiglio camerale chiamato a dare avvio al percorso di accorpamento con la Camera di commercio di Ravenna. Nel corso dei lavori, svoltisi in un clima di fattiva collaborazione e di grande soddisfazione per i progetti e le tante attività posti in essere in questi anni dall’Ente di Largo Castello per le imprese, il Consiglio ha espresso, tra l’altro, la volontà di formalizzare in tempi rapidi ad Unioncamere i propri indirizzi operativi affinché possano essere prontamente inseriti nella proposta che la stessa Unioncamere formalizzerà, entro l’8 giugno prossimo, al Ministero dello Sviluppo economico.

21 i voti a favore dell’accorpamento, 7 i voti contrari: superata dunque, sebbene non richiesta dal recente decreto di riordino, la maggioranza dei 2/3. La nuova Camera di commercio conterà complessivamente 93.048 imprese, con un valore aggiunto (PIL) di oltre 14 milioni di euro e proventi superiori ai 7 milioni di euro. Preservate, inoltre, le due sedi per garantire alle imprese il presidio territoriale di prossimità.
“Non c’è dubbio – ha sottolineato Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio di Ferrara – che il sistema camerale si trovi di fronte ad una fase di svolta particolarmente importante per il proprio futuro e che la direzione del cambiamento passi, di necessità, per la capacità di creare valore per la società, di assicurare l’erogazione di sevizi di qualità e di realizzare politiche efficaci, nonché di svolgere un ruolo chiave di governance in contesti complessi, cogliendo le opportunità di innovazione e orientando i comportamenti dei diversi soggetti pubblici e privati. Il voto di ieri – ha proseguito Govoni – si inserisce, dunque, in quel profondo processo di cambiamento di cui c’è bisogno – e subito – per dare un volto nuovo al Paese, in risposta a un mondo imprenditoriale in continua trasformazione e che chiede istituzioni vicine e amiche, con le quali dialogare e con le quali trovare soluzioni nuove per fronteggiare le sfide del domani”.

Ravenna e Ferrara condividono la presenza di un polo chimico-energetico di rilevanza nazionale e sviluppate filiere nei settori dell’agroalimentare, delle costruzioni, della logistica e dell’economia del mare. Nei due territori il turismo e il suo indotto ricoprono un’importanza fondamentale non solo nel segmento balneare, ma anche in quello delle città d’arte e della cultura, grazie ai flussi di visitatori attratti dalle città capoluogo, patrimonio dell’umanità. In entrambe le province una straordinaria attività culturale e un patrimonio storico e paesaggistico per ampi tratti in comune, rafforzano il processo identitario, generano sviluppo sociale, attirano visitatori e producono reddito. Non a caso Ravenna e Ferrara appaiono ben posizionate per cogliere molte opportunità legate al successo mondiale del ‘Brand Italia’. Prospettive comuni di sviluppo sono, inoltre, legate al potenziamento delle infrastrutture stradali e ferroviarie in grado di consentire alle industrie locali, anche attraverso il porto di Ravenna, di avere un efficiente collegamento, tra l’altro, verso il Nord Est e l’Europa orientale attraverso il corridoio Baltico-Adriatico.

Le ‘nuove’ Camere di commercio

Il decreto di riordino delle Camere di commercio n. 219/16:
• attribuisce un ruolo nuovo agli Enti camerali ponendoli sulle frontiere dell’economia (digitale, start-up, scuola e università in collegamento con il mondo delle imprese, qualità e ricerca dell’eccellenza, cultura, turismo e sostenibilità);
• individua nel Registro delle imprese la dorsale di un rapporto più moderno tra imprese e Pubblica amministrazione, non più basato sui bolli e le autorizzazioni;
• garantisce nuove logiche di premialità per le Camere di commercio più virtuose, che avranno così modo di ottenere risorse aggiuntive ed investire sempre di più sui territori e le loro straordinarie potenzialità;
• salvaguarda le sedi territoriali, consentendo quella presenza capillare sul territorio che rappresenta una caratteristica fondamentale per una istituzione dedicata al servizio delle imprese, soprattutto di media e piccola dimensione;
• non prevede percentuali di tagli lineari del personale camerale, che, con il suo elevato livello di professionalità, rappresenta un patrimonio fondamentale su cui dare seguito alle indicazioni normative.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Cari lettori,

dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .

Tanto che qualcuno si è chiesto se  i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.

Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle élite, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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