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Da: Regione Emilia-Romagna

Contenere le rette dei nidi e degli altri servizi educativi a carico delle famiglie. Saranno destinati a raggiungere questo obiettivo i 531 mila euro attribuiti dalla Stato all’Emilia-Romagna per il 2016, provenienti dal Fondo per le politiche della famiglia finalizzato a contrastare il trend negativo della natalità attraverso una serie di aiuti concreti alle giovani coppie.
Con il provvedimento approvato dalla Giunta, la Regione Emilia-Romagna ha deciso di utilizzare la propria quota del Fondo nazionale per le politiche della famiglia, che ammonta complessivamente a 7,5 milioni di euro, per sostenere l’azione degli enti locali nella gestione dei servizi per la prima infanzia (nidi, micronidi, piccoli gruppi educativi e servizi integrativi per la fascia d’età 0-3 anni).

“Destiniamo un po’ di risorse in più ai servizi per la primissima infanzia- dichiara Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e assessore al welfare-. Piuttosto che dar vita a progetti frammentati e magari poco efficaci di promozione della natalità, preferiamo optare per il sostegno di servizi che già esistono e funzionano molto bene nella nostra regione, gli asili nido. Ci rendiamo conto- sottolinea la vicepresidente- che la cifra non è enorme, ma è pur sempre superiore a quella del 2015 e consente di consolidare un servizio per noi fondamentale come quello educativo per i più piccoli”.

Le risorse verranno assegnate dalla Regione direttamente ai Comuni, e alle loro forme associative, ripartite in base al numero dei bambini iscritti ai servizi educativi, con l’obiettivo di contenere le rette a carico delle famiglie. Il costo delle rette, assieme ad altre cause sociali e culturali, starebbe infatti alla base della diminuzione delle iscrizioni nei servizi per l’infanzia registrata in regione negli ultimi anni. Recentemente la Regione Emilia-Romagna è già intervenuta in modo significativo per sostenere la gestione e la qualificazione del sistema educativo dei bambini nella fascia 0-6 anni di età stanziando oltre 11 milioni di euro, dei quali, 7.581.000 euro destinati proprio ai servizi per la prima infanzia (zero-tre anni).

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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