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Riusciremo ad “abitare poeticamente la terra?”, si chiedeva Karel Kosík, filosofo della Primavera di Praga. Spesso sentiamo il desiderio di riappropriarci della dimensione umana e di volerci un po’ più di bene, ma generalmente predomina in noi la paura che la sorte dell’uomo sia tutta segnata dalla devastazione del mondo.

Ci sono dei luoghi però che potrebbero aiutare l’uomo a vivere meglio. Luoghi come l’agriturismo di San Patrignano “Vite” che si trova a Cerasolo sopra Rimini, e di cui vi voglio raccontare. Immersi nel verde, in un’oasi di pace, i ragazzi coltivano, producono e vendono prodotti biologici, primo fra tutti il vino (Aulente, Monte Pirolo, eccetera), ma anche farine di kamut, di segale impastate con lievito madre, formaggi fatti col latte munto in caseificio e stagionati in grotta, e carni (chianina, maiale brinato…). Le parole d’ordine sono biologico, no Ogm, presidio Slow food e chilometro zero. Il ristorante è una struttura moderna è molto accogliente. Quello però che mi preme riportare è l’ospitalità che ho trovato, e il sorriso (naturalmente biologico). Il sorriso, questo semplice gesto sempre più raro tra gli androidi impersonali che troviamo in fila alle poste o al supermercato. Il sorriso è stato il primo ingrediente che ho mangiato.

La struttura è gestita dalla comunità di San Patrignano e “Vite” significa le loro. “Vite, come la pianta che riveste le colline di San Patrignano. Vite, come le vite che rappresentano il centro della proposta educativa della comunità. Vite, che una volta erano emarginate e che qui ritrovano entusiasmo, passione e volontà di cambiare”. Hanno trovato il coraggio di ricominciare a crescere e progettare il loro futuro come cuochi, pasticceri e maître di sala, partendo dal sorriso.

Solo in un altro posto ho trovato gli stessi sorrisi, alla Città del Ragazzo di viale don Calabria. Tutti i ferraresi sanno dov’è, ma pochi conoscono la ricchezza che la abita. E’ una comunità educativa, un insieme di valori e di persone che cercano la seconda chance, aiutati dall’impegno e dalla professionalità di tutti coloro che vi operano fin dal 1973. La fede eventualmente è un utile optional.

Personalmente trovo rincuorante trovare il sorriso in questi luoghi. E sarebbe bello che in questo giornale venissero riportati spesso, magari aprendo una specifica rubrica, esempi come quelli descritti, che ci aiutino a vivere meglio. Sorridendo.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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