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Ambiente. Stop alla plastica nei fiumi e in Adriatico, in campo l’Agenzia regionale di Protezione civile. L’assessore Priolo: “Un tassello del più ampio piano che punta alla costruzione di un’economia sempre più circolare e all’insegna della sostenibilità”

La Regione ha stanziato un milione di euro per la realizzazione del programma di interventi. I tempi e le modalità di attuazione. Insediata la Cabina di regia della Strategia regionale PlasticFreeER

Bologna – Via la plastica dai fiumi per salvaguardare la salute del mare Adriatico. É una delle 15 azioni del piano regionale PlasticFreeER, uno dei punti qualificanti del programma di legislatura della Giunta di Viale Aldo Moro per ridurre la dispersione e l’impatto della plastica usa e getta sull’ambiente, che troverà presto attuazione grazie all’intervento dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile.

Obiettivi e modalità di realizzazione dell’intervento sono indicati nella delibera con la quale la Giunta regionale ha trasferito all’Agenzia le risorse finanziarie per l’avvio del progetto. Si tratta di un finanziamento di un milione di euro, fondi che dovranno essere utilizzati prioritariamente in due direzioni: la pulizia e il recupero dei rifiuti di plastica abbandonati negli alvei e lungo le sponde dei corsi d’acqua; l’installazione di barriere o altri dispositivi mobili – in gergo tecnico, anti marine-litter -, per intercettare i rifiuti galleggianti prima che finiscano in mare.

Non a caso l’attuazione del piano riguarderà soprattutto i fiumi di competenza regionale in prossimità della costa adriatica e del Delta del Po, in modo da ridurre al minimo la dispersione dei rifiuti di plastica nell’ambiente marino.

“La pulizia dei fiumi dai rifiuti di plastica- sottolinea l’assessore regionale all’Ambiente, Irene Priolo- rientra nella strategia regionale PlasticFree. Un tassello di un piano molto ampio che tocca tanti aspetti del vivere quotidiano, a partire dalla progressiva sostituzione degli oggetti di plastica monouso come bottigliette e bicchieri negli uffici pubblici, nei bar e nelle mense. Il tutto sarà accompagnato da campagne di educazione rivolte ai cittadini, per contribuire all’affermazione di una maggiore sensibilità rispetto a questi temi e alla costruzione di un’economia sempre più circolare e all’insegna della sostenibilità ambientale”.

Proprio nei giorni scorsi si è insediata la cabina di regia regionale che ha il compito di valutare la validità dei progetti e di coordinare gli interventi. Un organismo di cui fanno parte, oltre a diversi assessorati regionali, i rappresentanti di enti pubblici, sindacati, associazioni imprenditoriali, mondo della ricerca e dell’Università.

L’Agenzia regionale per la sicurezza e la protezione civile dovrà ora predisporre un piano degli interventi per la rimozione di rifiuti di plastica dai corsi d’acque.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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