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Da ufficio stampa regione Emilia-Romagna

La Regione risponde al segretario generale del sindacato Ugl Emilia-Romagna che ha lanciato l’allarme sulla presunta carenza, nei prossimi anni, di medici di famiglia per la mancata sostituzione di quelli avviati al pensionamento

Bologna- “L’attuale rapporto medico/popolazione residente (il cosiddetto “rapporto ottimale”), così come definito dall’ Accordo collettivo nazionale per la Medicina generale del 23 marzo 2005, viene rispettato in tutti gli ambiti territoriali di questa regione e addirittura, negli ultimi anni, il numero di medici in graduatorie disponibili all’accettazione delle zone carenti è risultato superiore alle zone carenti assegnate. Infatti, per quest’anno nella graduatoria regionale per l’assistenza primaria sono presenti 1.542 medici”.

E’ quanto sottolinea Antonio Brambilla, responsabile del Servizio Assistenza territoriale della Regione Emilia-Romagna, sul tema della carenza di medici di famiglia, sollevato dal sindacato Ugl Emilia-Romagna.
A fare un po’ di chiarezza e a ridimensionare le previsioni allarmistiche del sindacato la Regione snocciola alcuni numeri. Ad esempio, considerando il pensionamento a 70 anni, entro il 2020 nella nostra Regione cesseranno l’attività 245 medici di medicina generale. Inoltre, sottolinea Brambilla, per facilitare l’accesso alla professione il nuovo contratto di lavoro, tuttora in discussione sui tavoli nazionali, prevede la modifica delle attuali regole di assegnazione degli incarichi al fine di favorire un maggiore e più veloce ingresso nel mondo del lavoro dei medici. E’ inoltre in discussione la possibilità, per le singole Regioni, di innalzare il numero massimo degli assistiti per ogni medico di base in particolare in presenza di particolari condizioni, ossia per i medici che operano in sede unica con altri medici di assistenza primaria oppure nelle Case della Salute, con personale di segreteria e infermieri a disposizione.
Quest’ultima possibilità risulta essere particolarmente interessante in Emilia-Romagna dove quasi il 50% dei medici di medicina generale opera in sede unica (“Medicina di gruppo”) con disponibilità di personale di segreteria e infermieri. A questo si aggiungono le 104 Case della Salute attualmente attive, che rappresentano un punto di riferimento rivolto ai cittadini per l’accesso alle cure primarie: un luogo di accoglienza, orientamento ai servizi, continuità dell’assistenza, gestione delle patologie croniche e completamento dei principali percorsi diagnostici che non necessitano di ricorso all’ospedale.
Sul tema corso di formazione specifica in medicina generale, Brambilla sottolinea che “questa Regione non ha mai perso occasione per esprimere in tutti i contesti nazionali competenti la necessità di aumentare il contingente dei medici da ammettere ai corsi regionali. A tal proposito, al momento della definizione del contingente stabilito per l’accesso al corso di formazione specifica, la Regione Emilia-Romagna è riuscita anche con risorse regionali ad incrementare il numero di posti disponibili sin dal 2015: da 60 posti nel 2015 a 100 posti nel 2018. Abbiamo presentato in Commissione Salute una proposta finalizzata ad incrementare stabilmente il numero di borse di studio per la frequenza del corso di formazione specifica. La proposta prevede circa il raddoppio delle borse di studio nel corso dei prossimi anni”./Ti.Ga

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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