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2 Settembre 2019

Rovine o macerie

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Nel 2004 Marc Augé pubblicò un libro nel quale si interrogava sul senso del tempo e sulla differenza tra una rovina, monumento di un tempo passato, fermo, puro, non databile, e le macerie, costruzioni che non hanno il tempo di diventare tali ai nostri giorni. C’è un’Italia fatta di tante macerie, quella dei ‘non-luoghi’, dove il senso dello scorrere del tempo viene accelerato, insieme al dissiparsi delle relazioni intra-personali. Ci sono luoghi, invece, fatti di rovine, dove il ‘non-tempo’ fa in modo che ci si fermi, ci si finga fermi, e si provi ad ingannare lo scorrere inesorabile dello stesso. Luoghi che raccontano al di fuori della storia, luoghi che sanno parlare senza la necessità di dire, luoghi di cui non si sa nulla, ma che ugualmente risultano familiari. Rovine dalle quali il silenzio fa trasparire il suono di un tempo che fu. Rovine che migliorano la vita, circondate dalle macerie di un’esistenza senza il senso del proprio tempo/non-tempo, luogo/non-luogo.

 

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Jonatas Di Sabato

Giornalista, Anarchico, Essere Umano

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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