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Da: Ufficio Stampa Regione Emilia-Romagna

Economia e sviluppo. Ripartenza post Covid, l’Emilia-Romagna punta su export e internazionalizzazione delle imprese. Bonaccini incontra il sottosegretario Di Stefano: “Il nostro sistema territoriale contribuirà al rilancio del Paese”

Oggi in Regione incontro con il sottosegretario agli Affari esteri con delega all’internazionalizzazione delle imprese. Visita con gli assessori Colla e Salomoni al Tecnopolo di Bologna, l’infrastruttura di livello internazionale che ospiterà il Data Center o del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine e pilatro dell’Emilia-Romagna Data Valley continentale

 Per la ripartenza, l’Emilia-Romagna punta sull’export. L’obiettivo è stato ribadito oggi in occasione dell’incontro, in viale Aldo Moro a Bologna, tra il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e il sottosegretario agli Affari esteri con delega all’Internazionalizzazione delle imprese, Manlio Di Stefano. È stato fatto il punto sulle misure messe in campo dal Governo a partire dal Patto per l’export, che stanzia risorse per circa 1,4 miliardi. A questo si aggiunge Italia Going Digital, proposta delle Regioni per un programma multilivello 2020-23 dedicato allo sviluppo dell’e-commerce nell’ambito dello stesso Patto, sul quale si chiede di investire complessivamente 80 milioni di euro.

Dopo l’incontro con il presidente della Regione, al quale hanno partecipato diversi esponenti della Giunta, nel pomeriggio nelle torri regionali si è tenuto anche un incontro con le associazioni imprenditoriali e Università, introdotto dal presidente Bonaccini. Quindi,gli assessori Vincenzo Colla (Sviluppo economico) e Paola Salomoni (Università, ricerca e agenda digitale) hanno accompagnato il sottosegretario Di Stefano al Tecnopolo di Bologna, l’infrastruttura di livello internazionale che ospiterà uno dei Data Center più potenti al mondo, quello del Centro Europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf), organizzazione internazionale con sede a Reading (UK) che vede la partecipazione di 22 Stati membri, fra cui l’Italia, e 12 paesi cooperanti. Il Tecnopolo sarà la casa anche dei principali enti scientifici nazionali, dell’Agenzia Italia Meteo, e del supercomputer Leonardo, diventando il perno dell’Emilia-Romagna data valley europea e piattaforma internazionale dei big data, digitale e nuove tecnologie.

“Il sistema territoriale contribuirà al rilancio del Paese proprio ripartendo dalle esportazioni: lavoriamo affinché l’Emilia-Romagna sia ancora una volta protagonista di questa nuova sfida. Il Patto per l’Export– ha detto il presidente Bonaccini– è sicuramente uno strumento importante e necessario, un insieme di azioni che come Regione consideriamo strategico per il riposizionamento del nostro Paese sui mercati internazionali. In questo quadro, anche la proposta della Conferenza delle Regioni di utilizzare parte delle risorse del Patto per un programma di interventi per sostenere le imprese nell’accesso ai canali del e-commerce, è un tassello importante, soprattutto in questo momento. Digitalizzazione e commercio elettronico si stanno confermando come strumenti fondamentali per consentire una rapida ripresa delle esportazioni ed è quindi importante aiutare le imprese a colmare i ritardi che ancora si registrano su questo fronte”.

L’export è fondamentale per i prodotti made in Emilia-Romagna: nel 2019, con 66 miliardi di euro di esportazioni su 165 miliardi di Pil regionale, le esportazioni e più in generale l’internazionalizzazione del sistema produttivo regionale hanno rappresentato il fattore centrale per lo sviluppo economico del territorio. L’Emilia-Romagna è da anni la prima regione italiana per valore pro-capite e la seconda per volume di export.
Le conseguenze del Covid-19 sul commercio mondiale avranno ripercussioni anche sull’economia regionale benché il sistema delle imprese emiliano-romagnole abbia già iniziato a reagire, mostrando solidità nella sua struttura a filiera con settori come biomedicale, automotive, meccanica, packaging, moda, ceramica e alimentare.

Emilia-Romagna e internazionalizzazione
La Regione sostiene l’internazionalizzazione del sistema produttivo su quattro direttrici: la promozione e il rafforzamento delle principali filiere produttive con misure di aiuto alle imprese sia per l’internazionalizzazione che per il loro rafforzamento competitivo attraverso gli investimenti, la ricerca e innovazione e la formazione; il sostegno al sistema fieristico regionale, uno di più importanti del Paese per qualità e rilevanza degli eventi internazionali organizzati, che costituisce uno strumento di promozione dell’intero sistema produttivo regionale. Quindi l’internazionalizzazione del sistema della ricercainnovazione e alta formazione, il sostegno alla proiezione internazionale delle Università e dei centri di ricerca per promuovere sia lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione sia per attrarre i migliori talenti a livello internazionale e valorizzare quelli emiliano-romagnoli e, infine, un forte investimento nella banda larga e nelle infrastrutture di ricerca.
A queste direttrici si aggiunge il tema dell’attrazione degli investimenti, attraverso strumenti regionali, come la Legge regionale 14/2014, gli accordi di innovazione e gli accordi con Ice per la promozione internazionale delle opportunità di investimento.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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