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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

L’assessore Petitti: “Tappa importante. Grazie per il contributo di istituzioni, forze politiche, sociali ed economiche e degli amministratori. Ora il passaggio in aula”. La consigliera Zappaterra: “In commissione è stato fatto un lavoro straordinario nei tempi e nei modi di discussione”

Bologna – Via libera della prima commissione regionale al progetto di legge sul riordino istituzionale presentato dalla Giunta regionale.
“Un’altra tappa importante è stata raggiunta”, sottolinea l’assessore regionale a Bilancio e riordino istituzionale Emma Petitti. “Ringrazio la prima commissione e le forze politiche per il contributo dato e per gli approfondimenti che sono stati fatti, anche grazie alle audizioni che si sono svolte, che ci hanno consentito di arrivare ad un testo che, pur mantenendo l’impianto strategico condiviso con gli amministratori locali e le forze sindacali, ha visto dei miglioramenti. Importante è stata anche la grande condivisione delle forze sociali ed economiche. Ora ci attende il passaggio in Assemblea legislativa – conclude Petitti – che ci permetterà di avere una legge che potrà indirizzare i territori verso una prospettiva strategica, più snella e innovativa, per i prossimi anni”.
“Con questa legge in pochi mesi garantiamo posti di lavoro e un sistema istituzionale che funziona assumendoci la responsabilità di andare oltre l’abolizione delle province”, spiega la consigliera e relatrice di maggioranza del progetto di legge Marcella Zappaterra. “Oggi in commissione è stato fatto un lavoro straordinario nei tempi e nei modi di discussione dei numerosi emendamenti presentati che hanno arricchito il testo già condiviso con gli amministratori dei territori, le forze economiche e sindacali maggiormente rappresentative e il Comitato Autonomie Locali con molte proposte emerse in udienza conoscitiva. Va dato atto ai gruppi assembleari di non aver scelto la strada dell’ostruzionismo, ma quella del confronto, peccato che qualcuno abbia deciso di chiamarsi fuori. Naturalmente il parere della commissione è solo una tappa del percorso che si concluderà in aula nelle prossime sedute che ci auguriamo sia proficuo nell’interesse delle comunità che attendono soluzioni e una riforma efficace sul riassetto istituzionale”.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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