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Da: Regione Emilia-Romagna

Nessuna disparità di trattamento, al contrario la necessità di definire una nuova governance per il prelievo del seme che si insedia nelle ‘aree nursery’ della Sacca di Goro.

Nessuna disparità di trattamento tra le cooperative di pesca, né tantomeno nessun rifiuto di accesso agli atti, quando formulato in modo corretto. Così risponde la Regione alle polemiche apparse in questi giorni sulla stampa a proposito della gestione delle aree di nursery della Sacca di Goro. In particolare l’invito ai tavoli di confronto non è rivolto abitualmente alle singole cooperative, ma alle associazioni di rappresentanza, compresa la Agci cui appartengono ‘Co.al.mo’ e ‘La Valle’. Nei pochi casi in cui siano state convocate riunioni con le cooperative, sono state ovviamente invitate tutte, comprese ‘Co.al.mo’ e ‘La Valle’.
“La discussione ed il confronto sulla nursery – sottolinea l’assessore regionale all’agricoltura, caccia e pesca Simona Caselli – lo stiamo conducendo con le Associazioni di rappresentanza, come sempre. E come sempre ascolteremo le ragioni di tutti, grandi e piccoli e prenderemo decisioni volte a garantire la continuità economica dell’allevamento della vongola nella massima trasparenza, con regole chiare che vadano a beneficio di tutti gli allevatori della zona”.
“I principi su cui si muoverà il bando in preparazione – spiega l’Assessore regionale, anticipando le linee guida che saranno illustrate alle associazioni stesse lunedì prossimo in occasione di un incontro a Bologna – saranno incentrati sul criterio che il seme che si insedia nelle aree nursery dovrà alimentare le semine nelle concessioni di allevamento; vi sarà una proporzionalità diretta tra aree date in concessione e il prelievo del seme; tutti ne avranno diritto grandi e piccoli; il prelievo sarà guidato da principi rispettosi della biologia della vongola e dell’area di tutela biologica riportati in un preciso piano di gestione; il concessionario dovrà garantire il rispetto dell’ambiente e un’equa ripartizione della risorsa”

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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