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Da Regione Emilia Romagna

I fondi regionali finanzieranno iniziative e interventi sui beni confiscati. L’assessore Massimo Mezzetti: “Abbiamo quasi raddoppiato i fondi stanziati nel 2016”. Finanziati 139 progetti nello scorso quinquennio, con un impegno di oltre 2,8 milioni di euro

Bologna – Quasi un milione di euro (958.900 euro) di contributi a enti pubblici per la realizzazione di iniziative e progetti per la prevenzione del crimine organizzato e mafioso e dei fenomeni corruttivi, la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile, interventi di restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia e arredo di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata e mafiosa.
E’ quanto determinato dalla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna, che ha varato le modalità e i criteri per la concessione dei contributi a enti pubblici e locali finalizzati all’attuazione della Legge 18 del 2016, il “Testo Unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili”.
“Siamo riusciti quasi a raddoppiare il finanziamento rispetto al 2016– ha dichiarato l’assessore regionale alle Politiche per la Legalità Massimo Mezzetti–, per cui da subito diamo impulso a una serie articolata di misure di prevenzione del crimine organizzato e mafioso nel territorio regionale, nello spirito del Testo Unico sulla Legalità, prima esperienza in Italia in questa materia. Dobbiamo tenere alta la guardia, creare una mobilitazione di opinione pubblica, sensibilizzare le coscienze, isolare la cultura mafiosa come complemento ineludibile dell’azione investigativa, cui va aggiunta una serie coordinata di interventi volti a promuovere i diritti, il rispetto per l’ambiente, la democrazia partecipata e la restituzione alla collettività per fini istituzionali o sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata”.
I progetti per la legalità
Dal 2011 al 2016 sono stati finanziati dalla Regione Emilia-Romagna 139 progetti, con un impegno finanziario di oltre 2.800.000 euro.
Con la sottoscrizione di protocolli di intesa o accordi di programma, la Regione ha sostenuto Enti Locali e le istituzioni formative in un ampio spettro di azioni.
Sono stati aperti dei “Centri per la legalità” ed attivati Osservatori locali e centri studi sulla criminalità organizzata e per la diffusione della cultura della legalità. Ne è stata sostenuta la creazione nelle province di Rimini e Piacenza, nelle amministrazioni comunali di Forlì e Parma e nell’Unione dei Comuni Terre d’Argine.
Dal 2011 ad oggi in particolare sono stati sottoscritti dalla Regione Emilia-Romagna sedici Accordi di Programma riferiti a nove beni immobili confiscati, con un contributo regionale di oltre 1 milione di euro. Gli interventi finanziati hanno riguardato il recupero per finalità sociali di beni immobili confiscati nei comuni di Ferrara, Forlì, Ravenna, Pianoro (Bo), Gaggio Montano (Bo), Pieve di Cento (Fe), Berceto (Pr), Salsomaggiore Terme (Pr) e Cervia (RA).
Alcuni esempi aiutano a chiarire la portata complessiva dell’intervento.
A Cervia un alloggio confiscato alla criminalità organizzata è oggi utilizzato come casa rifugio per donne vittime di violenza.
A Pieve di Cento, un edificio è stato trasformato dall’Unione Reno Galliera, con il supporto della Regione, in una struttura di accoglienza temporanea di nuclei familiari con minori ed in emergenza abitativa e in una nuova sede della Polizia Municipale.
Ancora, a Berceto una villa confiscata ad un esponente della camorra è stata trasformata, con una serie di interventi coordinati, in piscina coperta, palestra e biblioteca comunale. /Va.Ma.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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