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Ieri è venuto un giornalista di La casa indipendente a intervistare la zia Costanza. L’oggetto dell’intervista era l’ultimo libro di poesie della zia che s’intitola Alba sul fiume. Una raccolta di liriche che ha scritto stando seduta sugli argini del Lungone e che risente di dell’atmosfera rarefatta e meditativa che il fiume genera e porta con sé verso la foce. A differenza di molti racconti per cui ha usato lo pseudonimo di Alba Orvietani, in questo caso Costanza ha firmato la raccolta con il suo nome di battesimo. Le ho chiesto il perché di quella scelta e lei mi ha detto:

– Cara Valeria, non sempre si vivono le cose nello stesso modo. In questo caso ho pensato che ciò che sono riuscita a scrivere sia molto introspettivo e personale, così personale che non può essere attribuito a nessun altro, nemmeno ad un alias. Le possibilità erano quindi due, o non pubblicare nulla e mettere la raccolta in un cassetto per poi lasciarvela in eredità, oppure pubblicarla con meno filtri possibili, nome dell’autrice compreso

Mah, mi sembra un discorso che può valere anche per tutte le altre cose che ha scritto, sono tutti lavori suoi, non capisco questa necessità di usare a volte un alias e altre volte no, ma comunque non importa, se lei è contenta così, va bene così. Del resto, si sa che la zia Costanza è un po’ strana e ha un modo di vedere le cose molto originale. È straordinaria proprio per questo, nonostante affermi sempre che lei ama la normalità, in realtà lei la normalità non sa assolutamente cosa sia. Si illude da sola, come a volte facciamo tutti.

Il giornalista che è venuto a casa nostra è un signore sulla sessantina, di media statura, con i capelli grigi e gli occhi azzurri. Si chiama Luciano Cigog ed è uno dei capiredattori del giornale. Un signore gentile che si è trovato subito a suo agio nella casa di via Santoni Rosa 21.

Prima di mettersi a parlare della nuova pubblicazione, Costanza gli ha mostrato le sue ortensie ormai sbocciate e gli ha spiegato il perché delle varie sfumature di colore che i sepali stanno assumendo. Nel giardino ci sono ortensie bianche, azzurre, rosa chiaro e scuro, bordeaux. Quest’ultimo colore è il più nuovo della collezione e la zia continua ad ammirare l’arbusto con molto orgoglio.

Inoltre, ha un’ortensia azzurra davvero particolare. I petali dei sepali non sono tondeggianti ma acuminati e l’inflorescenza a palla assume una strana forma con più punti di luce ed ombra che dipendono dalla posizione dei sepali lanceolati. Una novità e una rarità. L’ha comprata la nonna Anna lo scorso anno da uno dei tre fioristi di Pontalba e l’ha regalata alla zia per il suo compleanno, il 20 aprile.

Dopo il giro in giardino, la zia e il giornalista sono entrati in casa e si sono seduti in soggiorno. Costanza sul divano giallo a fiori e il suo intervistatore sul divanetto d’Adelina, che si trova esattamente di fronte.

– Perché si è seduto lì? – gli ha chiesto la zia

Perché mi è sembrato un divano comodo e poi è di un bel rosa antico

– Mi dica cosa vuole sapere da me –

Come lei sa bene, il suo ultimo libro Alba sul fiume sta avendo molto successo. Sono venuto a parlare con lei proprio di questo. C’è una domanda che ho nella testa e che precede tutte le altre, la faccio sempre quando mi capita di incontrare qualcuno particolarmente bravo. Uno scrittore chi è? Cosa distingue uno scrittore da chi non lo è?

– Bella domanda – dice la zia – Uno scrittore è una persona che usa la parola scritta come mezzo privilegiato per comunicare. C’è chi parla, chi suona, chi danza … e così via. Uno scrittore scrive.

Ma ci sono molte persone che scrivono e che non saranno mai degli scrittori. Non foss’altro perché a nessuno interessa leggere le loro opere – dice il giornalista.

– Si è vero. Oltre a usare la scrittura come mezzo privilegiato per la comunicazione, serve una forte dimestichezza con il mezzo che si usa. Tale dimestichezza deriva in parte dallo studio e in parte da un esercizio costante. Io, ad esempio, scrivo tutti i giorni e quelle poche volte che mi capita di stare una settimana senza scrivere sento subito la differenza. È come se le parole non fluissero più, come se fossero più rigide e meno disposte ad adattarsi alla frase che si sta componendo. Una difficoltà di armonizzazione che con una sola settimana di stop si sente. Mi accorgo che quel che ho scritto funziona quando, leggendolo, avverto una sensazione di musicalità. Come se le parole a loro modo suonassero, quando succede questo so che il lavoro è buono.

Quindi uno scrittore è uno che ha forte dimestichezza con le parole scritte? – dice il giornalista.

– No, non è solo questo, uno scrittore deve avere qualcosa da dire. Deve avvertire quella forte necessità di comunicare con gli altri. Uno scrittore è sicuramente un comunicatore. Non si scrive mai per sé stessi, si scrive per gli altri. Per trasmettere pensieri e scoperte che possono far pensare le persone, che possono reindirizzare alcune tendenze, o comunque allargare gli orizzonti verso nuove verità e nuove strade.

Quindi lo scrivere ha anche un valore etico?

– Secondo me sì, ma non sono sicura che tutti gli scrittori pensino questo e comunque ognuno di etica ha la sua. Per quel che mi riguarda non credo di aver mai scritto nulla per convincere le persone ad essere negative, pessimiste o cattive. Se l’ho fatto era inconsapevole e sicuramente non voluto. Io credo nella tolleranza, nell’equità e nella trasparenza. Ho messo tutto questo in ogni cosa che ho scritto. Ed è per questo che spero che tante persone mi leggano, è un modo per diffondere ideali che ritengo giusti.

Quindi, riassumendo, uno scrittore è una persona che usa la parola scritta come mezzo privilegiato per comunicare, che scrive in maniera accattivante in modo che tante persone lo leggano e che trasmette principi etici che lui ritiene fondamentali

– Si esatto. Uno scrittore è tutto questo –

Ma come si diventa scrittori?

– Credo che serva bravura, amore per il proprio lavoro, costanza (qui la zia sorride da sola), determinazione. Non bisogna lasciarsi scoraggiare se arriva qualche fallimento, non sempre quello che si scrive viene capito e apprezzato subito. Ma col tempo le cose si sistemano, è come se un po’ alla volta tutto andasse al suo posto, come se i vari tasselli di un mosaico si assemblassero in belle forme.

Che consigli darebbe a un giovane che vuole fare lo scrittore?

– Nessun consiglio, ognuno deve trovare la sua strada. È un lavoro impegnativo e pochi riescono a farlo. Ma è difficile capire prima chi ci riuscirà, quindi, nessun consiglio se non quello di non lasciarsi scoraggiare se arriva qualche fallimento –

Lei di fallimenti non ne ha avuti.

-No, per ora. Ma nessuno sa cosa riserva il futuro. –

Li guardavo mentre discorrevano, la zia vestita di viola con un foulard verde al collo, il giornalista con i jeans, una camicia bianca e il PC sulle ginocchia. Scriveva mentre la zia parlava e si sentiva il rumore delle sue dita che pigiavano sui tasti. Tec, tec, tec ….

Un bel quadretto in quel soggiorno antico che vede transitare le più svariate professionalità, tutti amici della zia. Pittori, musicisti, fotografi ma anche cuochi, fioristi, botanici e anche ingegneri e architetti. Un’umanità varia e curiosa che si diverte con i discorsi della zia e che lei accoglie con cordialità e ascolta con attenzione.

Costanza cerca sempre di capire quello che i suoi ospiti dicono, ritiene un dovere prestare la massima attenzione ai loro problemi. Spesso anch’io partecipo a quelle conversazioni, cercando di dire qualcosa, facendo qualche domanda quando non colgo il nocciolo della questione.

La zia mi permette sempre di stare là e si accerta che tutti mi rispondano cordialmente. Lei ospita volentieri amici nel suo soggiorno, ma loro devono ospitare me nei loro discorsi. Quelle conversazioni che avvengono sui divani gialli di via Santoni Rosa 21 sono il suo esperimento antropologico quotidiano. Buona parte delle sue riflessioni sulle stranezze umane ma anche sulle sue potenzialità, nascono proprio là.

È così che le vengono idee che le permettono di scrivere racconti e poesie adatte a scalare le classifiche dei libri più venduti. È la gente che frequenta la sua casa che viene trasformata in parola, pensiero, sentimento e diventa un personaggio che anima le sue opere. Poi lei sa usare, a parer mio, una grazia e una sensibilità degna di candidature a premi importanti. Adesso è stata candidata all’Elen di Stoccarda. Non che le importi molto di tutti quei riconoscimenti, ma se glieli danno, li va a ritirare. Le sembra giusto fare così.

Nel frattempo, la zia e il giornalista hanno parlato un po’ dell’Alba sul fiume, il libro in uscita. Stanno continuando a discorrere e il giornalista scrive. Tec, tec, tec …. La zia è protesa in avanti per fare il modo che il suo interlocutore senta bene le sue parole e lui sta bello dritto davanti al suo PC mentre scrive sempre più veloce e annuisce con la testa.

Se lei dovesse iniziare un nuovo romanzo in questo momento come lo inizierebbe? – chiede

– Mah .. non so. –

La zia guarda nel vuoto per qualche minuto, mentre con una mano si attorciglia una ciocca di capelli lunghi e dritti come un mazzetto di spaghetti.

Poi dice: – La protagonista sono io, entro in una stanza completamente vuota, con una finestra sul fondo. Dalla finestra si vede una pianta piena di foglie verdi e tra le foglie verdi si intravede il cielo azzurro. Attraverso la stanza vuota e mi avvicino alla finestra. La apro e guardo meglio la pianta. Mentre guardo l’albero vedo annidata tra i rami una volpe verde

Poi si ferma e scoppia a ride.

– Bell’inizio – dice

E poi cosa succede? – la incalza il giornalista

– In questo momento non lo so e non so se lo saprò mai –

Luciano Cigog si ferma, guarda la zia, guarda me, si guarda le scarpe. Smette di scrivere, chiude il pc, si alza in piedi e dice:

Grazie davvero per la disponibilità

– Prego – dice la zia

Se mai ci fossero sviluppi sulla volpe verde, la prego di farmelo sapere

– Certo – dice bugiardamente la zia e poi si mette a guardare il muro bianco del suo soggiorno con un atteggiamento assorto e i pensieri chissà dove. Io che la conosco bene so cosa sta facendo. Sta inseguendo una volpe verde.

Costanza e il suo mondo sono solo apparentemente diversi e distanti dal mondo che usiamo definire “reale”, e quasi sovrapponibili ad ogni mondo interiore.

Chi fosse interessata/o a visitare gli articoli-racconti di Costanza Del Re, può farlo cliccando [Qui]

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Costanza Del Re

E’ una scrittrice lombarda che racconta della vita della sua famiglia e della gente del suo paese, facendo viaggi avanti e indietro nel tempo. Con la Costanza piccola e lei stessa novantenne, si vive la storia di un’epoca con le sue infinite contraddizioni, i suoi drammi ma anche con le sue gioie e straordinarie scoperte.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Cari lettori,

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Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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